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Autore: Old Fashioned    05/07/2016    19 recensioni
Seconda guerra mondiale, battaglia di Inghilterra. Un leggendario quanto inafferrabile pilota della Luftwaffe, soprannominato "Cavaliere di Valsgärde", compare durante le battaglie più cruente, abbatte il suo avversario e subito dopo scompare senza lasciare traccia.
Il Maggiore Stuart, del 19° Squadron, riesce finalmente ad abbatterlo con uno stratagemma, ma quando l'Asso tedesco sarà al suo cospetto le cose si riveleranno molto diverse da come se le aspettava...
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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IL CAVALIERE DI VALSGÄRDE








Si diceva che il Cavaliere di Valsgärde fosse un algido aristocratico tedesco con il monocolo e la cicatrice della Mensur su una guancia, che bevesse solo champagne e uscisse a cavalcare nelle notti di luna piena in sella a un cavallo bianco.
Si diceva che già tre ragazze francesi, tutte bellissime, si fossero uccise a causa sua, disperate perché lui le aveva rifiutate.
C’erano piloti che giuravano di averlo visto con i loro occhi salutare l’avversario e andarsene se si accorgeva di avere a che fare con qualcuno di livello troppo inferiore al suo.
Altri raccontavano che una volta aveva fatto un basso passaggio su un campo inglese e aveva lasciato cadere un mazzo di rose rosse in onore di un nemico che si era rivelato particolarmente abile in combattimento.
Il Cavaliere di Valsgärde era una leggenda.
Una leggenda vivente, peraltro, dal momento che non era affatto difficile incontrarlo. Compariva nei combattimenti con un Messerschmitt 109 dal muso dipinto di rosso, si sceglieva l’avversario più capace, lo impegnava in un duello e invariabilmente lo abbatteva. Poi scompariva così com’era apparso.
Nessun servizio di Intelligence era ancora riuscito a capire a quale stormo appartenesse o da quale campo decollasse. Gli osservatori inglesi avevano scattato foto di tutte le coste della Francia nel tentativo di scovarlo, ma sembrava che il Cavaliere apparisse dal nulla e vi si dissolvesse di nuovo appena aveva abbattuto il suo avversario.
Non c’era stormo da caccia britannico che non anelasse a eliminare finalmente il Cavaliere di Valsgärde, anche perché la sua potenza mitopoietica stava lentamente erodendo il morale dei piloti.
Correva voce che fosse invincibile, che fosse un’arma segreta del Reich, addirittura che fosse il Diavolo in persona.

Tra i più determinati ad abbattere il famigerato tedesco c’era il maggiore George Stuart, del 19° Squadron.
Il maggiore era un ufficiale piuttosto giovane e molto capace, e soprattutto era un abile pilota, il che gli faceva sperare che presto il Cavaliere si sarebbe degnato di impegnarlo in combattimento.
In realtà non l’aveva ancora visto.
Aveva intravisto ogni tanto nella foga delle battaglie aeree qualche guizzo di rosso, ma invariabilmente a una seconda occhiata aveva incontrato solo il verde quasi nero e l’azzurro chiaro delle mimetizzazioni standard tedesche.
Aveva segnato su una mappa tutti gli avvistamenti del Cavaliere di Valsgärde e aveva notato con soddisfazione che corrispondevano più o meno al territorio controllato dal suo Squadron, ma l’elusivo nemico gli era sempre sfuggito: o compariva quando lui era di riposo oppure c’era un attimo prima che arrivasse o subito dopo che era atterrato con le armi scariche o il serbatoio vuoto.

Stava giusto ponderando il nugolo di puntini rossi della sua mappa quando suonarono le sirene dell’allarme antiaereo: si stava avvicinando uno stormo di caccia tedeschi.
Il maggiore indossò in tutta fretta la combinazione di volo e corse verso la pista constatando che i meccanici stavano già portando il suo aereo in linea.
“È rifornito e pronto, signore!” lo informò un armiere.
Stuart annuì, salì sull’ala e si infilò nell’abitacolo. Caratterialmente tendeva ad essere piuttosto flemmatico, ma il pensiero che avrebbe potuto incontrare il Cavaliere gli dava un’insolita eccitazione, un misto di aspettativa e frenesia venatoria.
Si costrinse all’abituale sangue freddo. Se mai l’avesse incontrato avrebbe dovuto abbatterlo, poche storie. Basta coi romanticismi, le ragazze francesi suicide per amore, lo champagne e i duelli. Sapeva che negli stormi britannici c’erano già piloti che segretamente lo ammiravano e non poche ragazze inglesi sospiravano cercando di immaginare le sue fattezze.
Di Baroni Rossi ce n’era già stato uno nella storia, non era certo necessario che ne comparisse un altro.
Si librò in volo seguito da presso dai suoi due gregari e puntò decisamente a est. Il resto dello Squadron era dietro di lui in formazione compatta.
Era mattina, per cui avevano il sole in faccia. Stuart considerò che i tedeschi avrebbero avuto invece il vantaggio di averlo alle spalle. L’aria era limpida, non c’erano nubi, quindi avrebbero visto i caccia della Luftwaffe da molto lontano. E i tedeschi avrebbero visto loro, ovviamente.
Controllò ancora una volta che le armi fossero tutte cariche e pronte.
Chi spara per primo vive più a lungo, il motto di uno stormo da caccia tedesco che si sentiva di condividere in pieno.
E poi arrivò. All’improvviso, come apparso dal nulla.
Piombò nel bel mezzo della formazione inglese, la attraversò come un fulmine dall’alto verso il basso, cabrò, fece un Immelmann e scomparve all’orizzonte lasciandosi dietro la scia di fumo di due aerei abbattuti.
Il tutto era durato meno di cinque secondi.
Stuart sbatté gli occhi attonito mentre nella frequenza radio si sovrapponevano comunicazioni concitate e gli Hurricane del 19° Squadron si agitavano come vespe inferocite.
Era lui. Finalmente aveva visto coi suoi occhi il Cavaliere di Valsgärde.
Lo cercò nel cielo con lo sguardo, pronto a impegnarlo in combattimento, ma era sparito.
Al suo posto c’era invece un Geschwader al completo, che procedeva nella caratteristica formazione a gruppi di quattro.
Si obbligò a dimenticare il Cavaliere di Valsgärde e strinse le cinghie di sicurezza preparandosi al combattimento.

   
 
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