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Autore: Luce_Della_Sera    06/07/2016    0 recensioni
(Sequel di “L’amore è sempre amore” e di “La vera essenza delle famiglie”)
Dal terzo capitolo: "L’amore per i figli è l’amore più grande: è infinito, così infinito che ti lascia senza fiato".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 13: La manifestazione

“Mamma, posso averla anche io la bandiera?”
Sara e Irene si guardarono. “Ma sarà opportuno? Non sarà troppo pesante per lui?”, sembrarono chiedersi a vicenda. Alla fine, Sara abbassò lo sguardo verso il bambino.
“Non lo so, tesoro. Possiamo vedere se ne troviamo qualcuna piccola strada facendo, però intanto tieniti i palloncini, dai!”.
Gabriele teneva infatti sei palloncini colorati, tre in una mano e tre nell’altra: erano rispettivamente uno rosso, uno arancio, uno giallo, uno verde, uno azzurro e uno viola. Quello indaco purtroppo non era stato trovato… intorno a loro, però, i colori dell’arcobaleno risplendevano.
Carri, bandiere, autobus, persino le magliette di alcune persone riflettevano quei sette colori; e c’era davvero molta gente.
“Quanto scommettete che, come al solito, la televisione riprenderà solo i partecipanti più eccentrici?”, domandò Vittoria, sistemandosi meglio il cappello verde che aveva in testa: lo aveva scelto appositamente perché si intonava con il colore dei suoi occhi.
“Oh, sì. Sennò come fanno gli omofobi a parlare, poi? ‘Il Pride è una sciocchezza, guardateli come vanno in giro questi deviati’ “. Irene cambiò voce, mentre impersonava un’ipotetica persona molto bigotta. Poi tornò seria.
“A proposito di omofobia… sei sicura che verrà?”.
“Certo… anche perché non ha idea di dove Jasmine, Kevin e Isabel lo porteranno. Gli hanno detto che è una gita in famiglia!”.
“Oh mamma mia… mi fa quasi pena, diventerà più verde del tuo cappello quando capirà dove è capitato!”.
“Forse, ma secondo me gli farà bene”.
“Di chi parlate?”.
Gabriele si era intromesso nella conversazione.
“Stiamo parlando del mio…”, Vittoria aveva cominciato a rispondergli, quando vide una figura familiare, completamente vestita di fucsia acceso, che si avvicinava sorreggendo un passeggino doppio: vicino a lei, un uomo, e poco distante, due uomini adulti e un ragazzo.
“Oh, sono arrivati gli altri”, disse, indicandoli. “Zia Sofia è sempre la solita esagerata, si vede quasi solo lei tra tutta la folla!”.
La famigliola ebbe appena qualche istante di libertà prima di essere travolta dal fiume in piena di nome Sofia.
“Ciao a tutti! Gabriele, ma come sei cresciuto! Vittoria, tu ti fai sempre più bella, non so davvero come ci riesci…a scuola tutto a posto, vero?”.
“Sì, zia. Ma non mi parlare di esame di maturità, ti prego… ogni volta che ci penso mi prende l’ansia, anche se ormai gli scritti li ho fatti e manca solo l’orale. Mamma Irene e mamma Sara a volte mi dicono che farei meglio a prendere un tranquillante!”.
“Ah davvero?”. Sofia rivolse tutta la sua attenzione alla sorella, mentre Sara coglieva l’occasione per salutare Riccardo e coccolare un po’ Alessandro e Leonardo, che avevano ormai dieci mesi e mezzo; anche Gabriele era concentrato sui suoi cuginetti acquisiti, e così Vittoria si spostò, praticamente senza essere vista, verso gli altri tre: salutò con calore sia Marco che Tommaso ma, in realtà, la sua attenzione era tutta per Davide.
“Ciao”.
“Ciao”.
I ragazzi si guardarono per qualche istante, poi si abbracciarono; i due adulti si erano dileguati, ma loro non se ne erano proprio accorti.
“Come va? Tuo padre si è visto?” chiese il quindicenne.
“No, non ancora”.
Vittoria si sciolse dall’abbraccio. “Spero solo che non gli prenda un infarto!”.
“Ma no, tranquilla. Figurati, da quel che mi è parso di capire in questi mesi, direi che ha la pelle piuttosto dura!”.
Vittoria scoppiò a ridere; mano nella mano, i due raggiunsero le loro famiglie.
 
 
“Mi volete dire dove stiamo andando, adesso?”.
“In centro, papà! Quante volte te lo dobbiamo ripetere?”. Kevin stava facendo di tutto per mostrarsi seccato: in realtà, gli scappava da ridere.
“Questo lo vedo. Però..”.
“Niente però. Sbrigati, su, Vittoria ci aspetta!”.
“Kevin, ma c’è anche Gabriele?”. Isabel, che sapeva più o meno a cosa stavano andando incontro, guardò curiosa il fratello mentre scendevano tutti dall’automobile.
“Sì. Che c’è, ti piace?”
“E’ simpatico”.
“E’ un bambino molto sveglio e intelligente”, intervenne Jasmine sorridendo alla figlia.
Dario sbuffò, con aria leggermente scettica.
“Che hai da sbuffare? E’ solo un bimbo di dieci anni, non fare l’esagerato come tuo solito. E lui e Isabel non si stanno sposando”
“Grazie Jasmine, l’avevo capito. E ci mancherebbe pure che si sposassero adesso!”.
Avevano cominciato a camminare: ormai, Kevin doveva mordersi il labbro per non piegarsi in due dalle risate.
“Se stai pensando che Gabriele non sarebbe un buon partito per via la sua situazione familiare…”, cominciò, per mantenersi serio.
“Certo che lo sto pensando, Kevin. Hai idea di che vita avrà un tipo così?”.
“Hai ragione, avrà una vita complicata, su questo non ci piove. Ma la avrà solo in mezzo agli ignoranti. La società si evolve, papà, non resta sempre tutto uguale! E la mia generazione per fortuna la pensa diversamente dalla tua su certi temi”. Si interruppe per un attimo, iniziando a sentire il brusio della folla, ma poi riprese: “E comunque, ti accorgerai che Gabriele, Vittoria e Davide non sono i soli ad avere la situazione familiare che tu tanto trovi strana. Guarda un po’ cosa succede se giriamo l’angolo?”.
Girò a destra, e finalmente la risata che aveva tanto represso esplose nel suo petto: non vedeva la sorella e sue le madri da nessuna parte, data la folla multicolore che c’era, ma mentre estraeva il cellulare per chiamarla, pregustava già quello che sarebbe successo di lì a poco.
 
 
“Oh! Sono arrivati!”.
Vittoria attirò l’attenzione delle sue mamme e di tutti gli altri.
“Ah. Ora viene il bello. Aspettate che prendo il mio ventaglio: se qualcuno a caso a breve dirà anche solo mezza parola sconveniente, glielo darò in testa! E dalla parte del manico, ovviamente”, disse Irene.
“E dai, mamma, non ce ne sarà bisogno!”.
“Speriamo, Vee. Con tuo padre non si può essere mai sicuri di niente, fidati!”.
La ragazza scelse di non replicare, e cominciò a muovere la testa a destra e sinistra per capire dove fossero il fratellastro e la sua famiglia.
“Dove ha detto che sono, esattamente?”.
Davide voleva aiutare la sua ragazza, così si mise a cercare con lo sguardo anche lui.
 
 
“Cosa sarebbe questo? Una specie di carnevale fuori stagione?”.
Dario passava lo sguardo dalla moglie ai figli e viceversa: non capiva.
“No, non è un carnevale, papà. E’ una lotta per i diritti di persone che ancora non li hanno: a volte forse assomiglia fin troppo ad una festa, ma la maggior parte della gente che vi partecipa lo fa perché vuole essere ascoltata, riconosciuta dallo stato come persona. Questo, papà, è il gay pride”.
“Che???”.
“Cosa è quella faccia? Sei sorpreso di vedere che per il 90% le persone che ci partecipano non sono in maschera? Eppure dovresti sapere meglio di me che la tv a volte mostra le cose solo per aumentare l’audience e le polemiche!”.
“Sarà, ma non capisco a cosa serve. Adesso ci sono le unioni civili, cosa vogliono di più?”.
“La dignità, ecco cosa vogliono. Tu come ti saresti sentito se ti avessero detto che non potevi adottare Isabel perché sei contro natura? E come ti saresti sentito se il tuo essere eterosessuale fosse stato oggetto di prese in giro continue, e ti fossi sentito dire anche da perfetti sconosciuti che fai schifo? Prima dei diritti, vogliono essere trattati come persone. Non è così assurdo, ti pare?”.
L’adolescente guardò il padre, aspettandosi qualche battuta sarcastica: l’adulto però non disse niente.
“Buon segno”, pensò. “Vuol dire che il messaggio gli è arrivato, e si sta facendo qualche domanda in merito. Sta imparando più in fretta di quanto mi aspettassi, non c’è che dire!”.
“Kevin, guarda! Non è Vittoria, lì?”.
Isabel, incantata dai colori, dai carri e da tutte quelle persone con passeggini e bimbi al seguito, interruppe i pensieri del fratello, indicando con la mano  Vittoria che si faceva largo tra la folla, seguita a ruota da Davide.
“Mamma, quei signori cosa hanno scritto sulle magliette?”, chiese poi a Jasmine, indicando un gruppo di persone, uomini e donne, con delle maglie viola.
“C’è scritto ‘è l’amore che crea una famiglia’ tesoro. Sai cosa significa?”.
“Forse è qualcosa come noi?”
Jasmine sapeva cosa Isabel intendesse dire, anche se era piccola e se non aveva ancora tanta dimestichezza con la lingua italiana: stava parlando della sua situazione come bimba adottata. L’adulta, in quanto figlia di genitori adottivi a sua volta, la capiva sin troppo bene!
“Sì, Isabel. E’ qualcosa come noi. E anche come Vittoria e le mamme, Davide e i papà…se ci sono persone grandi che vivono nella stessa casa, e con loro ci sono anche dei bambini, e tutti quanti quelli che sono nella casa si vogliono bene, quella è una famiglia!”.
Jasmine sapeva che avrebbe avuto tempo per spiegare tutto alla figlia: ma sentiva fosse giusto muoversi a piccoli passi già da allora. Non voleva rischiare che Isabel prendesse consapevolezza di certe cose soltanto in età adulta, come aveva fatto lei; voleva che la piccola avesse ben presente sin da subito che c’erano diversi tipi di famiglia, e che i rappresentati di un tipo di famiglia in particolare in quel momento erano davanti ai suoi occhi: non erano né migliori, né peggiori di altri, ma uguali. E volevano farlo presente!
 
 
Irene guardava di sottecchi il suo ex: con la scusa di volergli parlare di Vittoria, lo aveva tirato da parte per prendersi una piccola soddisfazione. Dopo tutto quello che lui le aveva fatto passare, le sembrava il minimo!
“Allora, che te ne pare? Ti è piaciuto?”.
“Insomma, sembra il carnevale di Rio! Cosa pensate di ottenere facendo pagliacciate del genere ogni anno? Ma li hai visti come vanno in giro, certi tizi?”.
“Certo che li ho visti. E pure io pensavo che fosse una carnevalata, finché non ho scoperto cosa c’è veramente dietro al Pride. Non mi risulta che siano tutti in maschera poi, no?”.
“Sembri Kevin: mi ha detto quasi le stesse cose!”.
“Tuo figlio è molto saggio. Di certo non ha ripreso da te! Dimmi un po’, quanti alieni hai visto, esattamente, stasera?”.
“Alieni? In che senso? Ho visto persone, tutto qua”.
“Hai visto delle persone? Non dei pervertiti venuti a fare propaganda e avvelenare le menti dei giovani? Mi sorprendi!”.
“Irene, piantala, non è divertente”.
“Oh, sì che lo è. Allora è vero che per farsi passare le fobie è meglio affrontarle! Avevamo visto giusto a portarti qua, evidentemente”.
“Avevamo?”.
“Sì, carissimo. Eravamo tutti d’accordo. E tu ci sei cascato! Ma spero non te la prenderai con i tuoi familiari, dopo: loro volevano, come noi del resto, che vedessi con i tuoi occhi una parte della realtà con cui i tuoi tre figli, e dico tre perché ci metto pure Isabel, dovranno confrontarsi: esistono le famiglie etero, le famiglie con solo il papà o solo la mamma, le famiglie purtroppo composte solo da nonni e nipoti, le famiglie di divorziati, le famiglie allargate…e le famiglie gay. Nessuna di questa altre famiglie è di intralcio a quella etero, o ‘tradizionale’ che dir si voglia: non la minacciano. Se la gente chiede i diritti, è perché non li ha, non perché vuole sottrarli agli altri. Fino a pochi decenni fa, la famiglia era uomo bianco lavoratore, donna bianca madre e casalinga, con figli: c’era chi diceva che i matrimoni tra persone di razza diversa erano innaturali e contrari al disegno divino, sai? Non so se ti ricorda qualcosa… eppure, tu con chi sei sposato? Neanche tu sei ‘famiglia tradizionale’, in un certo senso, quindi. Vogliamo parlare dei figli, poi? Kevin, Vittoria e Davide sono tutti e tre etero, eppure solo Kevin ha un padre e una madre. Come la mettiamo?”.
“La mettiamo che devi piantarla con questi discorsi: non sono mica un ragazzino, non hai diritto di farmi la paternale!”.
Dario si allontanò dalla madre della sua figlia maggiore, di fatto comportandosi proprio come il bambino che aveva dichiarato con tanta forza di non essere. Irene sorrise tra sé: Dario la faceva stare sempre sul chi va là, perché non era difficile dimenticarsi cosa aveva cercato di farle, e cosa aveva cercato di fare anche a Sara e a Vittoria… ma quel giorno, sotto il sole di fine giugno, aveva avuto la sua piccola rivincita.
Il suo ex si fingeva seccato, ma lei sapeva che aveva capito perfettamente tutto quello che lei aveva detto: stava iniziando a cambiare, ma non l’avrebbe mai ammesso in sua presenza. Certo, difficilmente sarebbe arrivato a fare come Sofia, che da omofoba si era trasformata in gay-friendly sfegatata; ma comunque, considerando i livelli che aveva toccato fino a poco tempo prima, quello di Dario era un gran miglioramento. Ed era dovuto, lo sapeva, al comportamento tenuto da Kevin in particolare, circa sei mesi prima.
“E’ l’amore che fa una famiglia. Forse Dario non lo capirà mai, o almeno non del tutto, ma persino lui, con il suo comportamento verso il figlio, lo ha dimostrato!” si disse, mentre tornava da tutti gli altri per continuare a partecipare alla manifestazione.

  
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