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Autore: nikita82roma    06/07/2016    4 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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- Posso dormire con te?

- Cosa.. cioè come mai... Tu... Come... - Castle balbettava non sapendo cosa stesse dicendo. Si era messo seduto sul letto, non era riuscito ad addormentarsi nemmeno lui e, come aveva fatto lei prima, aveva seguito il rumore dei suoi passi scendere le scale e poi tornare in camera. Non si aspettava di trovarla lì, che fosse lei a cercarlo dopo quell'assurda discussione appena rientrati a casa, soprattutto non così presto, non di notte, non con quella richiesta.
- Posso? - glielo chiese ancora. 
Rick pensò a quando Alexis era piccola e faceva dei brutti sogni e allo stesso modo si intrufolava in camera sua e, senza dire nulla perchè troppo orgogliosa, andava stringersi a lui che faceva finta di dormire e solo quando anche lei aveva chiuso gli occhi si girava ad abbracciarla stringendola a se.
- Certo, vieni qua. - Si spostò lasciandole la parte destra del letto mettendo tra loro la giusta distanza di sicurezza per non invadere i suoi spazi. Erano entrambi molto imbarazzati della situazione.
Kate era con le spalle appoggiate sulla spalliera del letto e guardava nella penombra fissa davanti a se. Rick non sapeva cosa dirle, non sapeva perchè fosse venuta da lui a chiedergli di poter stare con lui e poi non parlava, non aveva detto una parola da quando si era messa a letto, nè si era mossa. Si mordeva nervosamente il labbro, lasciandosi scappare qualche sospiro ogni tanto. La sentiva, non aveva il coraggio di voltarsi a guardarla, magari lei poi sarebbe scappata in camera, ci avrebbe ripensato.

- Ok, cosa c'è? - all'ennesimo sospiro di Kate, Rick non resistette oltre a far finta di nulla e si mise seduto nella sua stessa posizione. La luce era spenta e la camera illuminata solo da quella che filtrava dalla tenda della finestra. 
- Nulla, Rick... - la voce di Kate era un sussurro spezzato.
- Prima te ne sei andata arrabbiandoti senza motivo, poi sei venuta qui, ora stai lì immobile e non dormi ma ti stai torturando. Non mi dici nulla. - il suo tono deciso la indusse a spostarsi ancora un po' verso il bordo del letto. Pensò che era stata una stupida ad andare lì senza riflettere ed ora cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che ci aveva ripensato e che era inutile? Non voleva chiudere gli occhi, aveva paura di rivedere sempre la stessa immagine e rivivere le stesse sensazioni.
- Sei arrabbiato con me? - gli chiese infine
- Dovrei esserlo in effetti - rispose serio Castle - però, no, non lo sono.
- Perché ti sei allontanato allora?
- In che senso scusa? - Rick non capiva quale fosse il problema di Kate
- Quando mi hai detto che potevo restare, sei andato lontano, dall'altra parte del letto, lasciandomi sola. - disse tutto d'un fiato lasciando da parte la vergogna per quello che stava ammettendo.
- È questo il problema? Che ti ho lasciato spazio per dormire? - Castle avrebbe voluto ridere ma si trattenne. Kate annuì all'ovvietà di quello che lui aveva detto.
Rick le si avvicinò, la prese tra le sue braccia e la trascinò vicino a se, obbligandola di fatto a sdraiarsi al suo fianco appoggiandosi su di lui.
- Così va meglio? Sono abbastanza vicino adesso?
Si sentì tremendamente stupida mentre lui ridacchiava. Gli passò la mano sul torace nudo e solo in quel momento realizzò che lui dormiva solo con i boxer e che lei era completamente avvinghiata al suo corpo. Non le importava, anzi le piaceva. 
- Cosa è successo Kate? - riprovò a chiederglielo ancora senza successo. Lei non gli rispose ma cominciò ad accarezzargli lentamente i pettorali.
Si sollevò per cercare le sue labbra e farlo smettere, a modo suo, di farle domande alle quali non aveva voglia di rispondere. Passò la lingua sul contorno della bocca di lui invitandolo a baciarla: lui non si fece pregare ed il bacio diventò mano a mano sempre più intenso, ma senza frenesia. Fu Kate a staccarsi da lui, così come lo aveva cercato. Era lei a dettare i tempi di ogni cosa e percorse con le labbra il corpo di Castle baciandogli il collo con una scia continua di baci umidi fino a tornare sul petto e cercare quella cicatrice causa di quell'assurda discussione: ne percorse con le dita il contorno e poi lasciò anche lì spazio alle labbra, mentre spostò la mano dall'altra parte del suo ampio torace continuando ad accarezzarlo sempre più intensamente. Rick era totalmente perso nelle attenzioni che Kate gli stava riservando, mai avrebbe immaginato quello che stava accadendo. Sentì le lunghe gambe nude di lei intrecciarsi con le sue, in quella sensazione così amata e familiare dei loro corpi vicini. Non riusciva, però, a togliersi dalla mente l'immagine di lei quando era entrata nella sua stanza, impaurita ed inquieta. Castle era inerme ai suoi baci e alle sue mani che percorrevano il suo corpo mal celando quella brama che ogni movimento rivelava più di quanto lei volesse fargli capire. La mano di Kate scese sempre più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei boxer di Rick, sollevandolo appena per insinuarsi all'interno e lui solo in quel momento sembrò ridestarsi e riprendere coscienza di se, bloccando la sua mano appena sentì l'indumento scostarsi.
- No Kate. Non ora. Non così. 
Rick non avrebbe mai pensato di doverlo dire e nemmeno che avrebbe mai avuto la forza di farlo. Ma sapeva che non sarebbe stato giusto quella notte, né il momento né il modo, né le motivazioni.
Kate spalancò gli occhi, come se quelle parole fossero state una secchiata di acqua gelida in pieno viso. Ritrasse la mano sfilandola da sotto quella di lui. Si voltò rigirandosi, andando questa volta lei nell'angolino di letto più lontano da lui. Avrebbe voluto alzarsi ed andare via, da quella camera, da quella casa e forse anche da quella città. Non si mosse, non ci riusciva. Si sentiva paralizzata, bloccata dai detriti di se stessa. Si diede della stupida, ancora una volta. 
Rick dalla sua parte fece lo stesso, sognava il momento in cui lei sarebbe stata di nuovo pronta a farsi amare da lui ed ora era lui che l’aveva rifiutata: era una cosa che gli faceva male solo a pensarla. Era, però, sempre convinto che quella era stata la scelta migliore, lo doveva solo spiegare anche a lei. Sapeva che l'aveva ferita, lo capiva da come singhiozzava e gli spezzava il cuore essere lui la causa del suo pianto.

Si avvicinò piano, le accarezzò la schiena, lentamente, senza dire nulla. Aspettò che i suoi singhiozzi si calmassero un po', inutilmente, anzi aumentarono.
Voleva essere amata da lui? Lo avrebbe fatto, quanto voleva, come voleva, ma sapeva che non era la cosa giusta e si impose di non cedere, per il bene di lei e di loro
La abbracciò da dietro, facendo aderire il suo corpo a quello di lei. Le scostò i capelli appoggiò le labbra sul suo collo, baciandola come prima lei aveva fatto con lui. Però Rick tra un bacio e l'altro le parlava, le doveva parlarle o si sarebbe allontanata da lui, non solo fisicamente. Immaginava cosa stesse passando nella sua mente, dopo tutte le paure che gli aveva manifestato, dopo tutti i suoi dubbi su se stessa e sul suo corpo. Non voleva essere lui la causa di altre insicurezze, le doveva far capire quello che lui provava, sotto tutti  punti di vista.
- Ti amo Kate. Tu non immagini quanto. 
- Castle ti prego lasciami stare - cercava di mantenere la sua voce ferma ma non ci riusciva.
- No, perchè altrimenti tu trai le tue conclusioni sbagliate, lo so.
- Cosa c'è da capire Castle? Quello che hai detto e fatto mi pare chiaro. Tu non mi vuoi.
- Non dire assurdità. Credi veramente che io non ti desidero? Tu non hai nemmeno idea di quanto ti sbagli, di quanto ti voglio. - Ed accostò ancora di più il bacino a lei per farle capire quanto la sua voglia di lei fosse vera ed autentica - Ma non è ora il momento giusto e non sai quanto mi costa dirtelo, perchè fare l’amore con te è la cosa che più desidero. Ma sei venuta qui sconvolta e non voglio che accada per questo. Non deve essere così tra noi, non voglio amarti perchè sei triste e preoccupata, voglio farlo mentre sorridi e farti sorridere di più.
Castle la sentì prendere la sua mano che la cingeva, stringerla e poi calmarsi lentamente. Continuava a darle tanti piccoli baci alternandoli a sussurri che le ripetevano solo due parole: ti amo.

Kate si voltò, infine, dalla sua parte. Erano entrambi su un fianco, fronte contro fronte.
- Ogni volta che chiudo gli occhi rivedo la scena del funerale di Roy. Sento lo stesso dolore, la stessa angoscia, ti rivedo terrorizzato su di me. Ho paura. - Kate accarezzava dolcemente il volto di Castle mentre gli confidava le sue paure.
Rick la strinse a se, come prima e lei allo stesso modo si poggiò di nuovo sul suo petto, lasciandosi solamente proteggere dal suo abbraccio avvolgente. 
- Dopo che ti hanno sparato, dopo che mi hai mandato via, per mesi non ti ho sentito. Erano solo i ragazzi al distretto a dirmi come stavi fino a quando sono potuto stare lì con loro a cercare quel bastardo di Maddox. Ogni sera quando andavo a dormire vedevo sempre il tuo volto ed i tuoi occhi che si chiudevano ed io che mi sentivo morire con te. Anche se non volevi vedermi, anche se ero convinto che tu stessi con Josh non cambiava nulla, avevo sempre la stessa paura che ti avevo perso per sempre, lì su quel prato. 
Rick le parlava piano, sussurrandole quasi, baciandola ogni tanto tra i capelli, per riprendere fiato, stringendola tra le sue braccia, cullandola come una bambina. Kate aveva gli occhi spalancati persi nel buio della stanza, era stanca, sfinita dalla lunga giornata e dal continuo susseguirsi delle emozioni. L’abbraccio consolatorio di Castle la faceva stare bene ma aveva paura ugualmente di provare di nuovo quella sensazione di soffocamento e dolore se avesse provato a chiudere gli occhi. Si chiedeva se fosse stata così anche dopo che le avevano sparato, se era questa la sensazione che provava ogni notte prima di addormentarsi e come avesse fatto a dormire sola, senza le braccia di Rick a proteggerla ed il suo corpo a farle da cuscino. Aveva appena provato cosa volesse dire e già le sembrava qualcosa di indispensabile.
- A quell’incubo poi ne sono seguiti altri e altri ancora. - Rick continuò il suo racconto - Ogni volta l’unico modo per calmarmi era aprire gli occhi e vederti dormire al mio fianco, sentire il tuo profumo, ascoltare il tuo respiro e il battito del tuo cuore. Allora mi riaddormentavo vicino a te, poggiando un braccio intorno alla tua vita, per sentirti più vicina, oppure eri tu che ti accorgevi che ero sveglio e ti mettevi così come sei adesso e ti addormentavi di nuovo. A me bastava questo e mi calmavo. Ancora oggi ho gli incubi, ogni volta che ripenso a quel maledetto giorno al loft e ogni volta che mi sveglio non riesco più a dormire se prima non ti vedo, non sono certo che stai bene. Spesso non ho più dormito, ma alcune volte sono stato talmente male che sono venuto fino alla tua camera a spiarti mentre dormivi, ti ho guardato per un po’ e poi sono tornato a letto. 
- Potevi svegliarmi… potevi dirmelo. 
Reclinò la testa all’indietro per guardarlo, avevano entrambi gli occhi lucidi. Castle si piegò per baciarla e lei si sporse verso di lui per raccogliere il bacio sulle labbra. Sembrava tutto ciò di cui avessero bisogno.
- Potevo, certo. Ma non dovevo. Avevi già le tue paure, non potevo darti le mie.
- Tu però stai prendendo le mie paure Rick.
- È diverso. Io le tue le conosco già, le ho già vissute e le abbiamo già superate. Prova a chiudere gli occhi adesso.
Kate si sistemò sul suo petto, il miglior cuscino che potesse desiderare, chiuse gli occhi, si concentrò sul battito del cuore di Rick, sul suo respiro calmo, sulle sue braccia che la accoglievano.
- Castle… perdonami per tutte le volte che sono intrattabile e che mi arrabbio senza motivo.
Lo scrittore sorrise, accarezzandole i capelli
- Perdonata Beckett. Hai paura adesso?
- No.
- Allora dormi, amore.

Sentì il corpo di Kate rilassarsi tra le sue braccia ed il respiro più lento e cadenzato, sembrava una bambina. Poche volte aveva visto Beckett così impaurita e bisognosa di conforto e riparo nel suo abbraccio. Era molto stanco anche lui, ma non riusciva a prendere sonno. Si rendeva conto che Kate era molto diversa, più fragile, meno forte. Era la ragazza che aveva conosciuto che si trovava sulle spalle tutte le difficoltà emotive della donna che era diventata, senza aver accumulato la forza interiore che aveva acquisito proprio dalle dure battaglie che la vita le aveva imposto di combattere. Rischiava di perdersi tra le sue paure, di affogare in se stessa. Alcune volte se ne dimenticava di quanto fosse cambiata e non capiva che certi suoi comportamenti, che la sua Kate conosceva benissimo e sapeva interpretare senza bisogno di spiegazioni, per lei ora non erano così. Tutto questo gli faceva pensare spesso anche quanta strada avevano fatto, senza rendersene a volte nemmeno conto e di quanto in realtà tutti quegli anni passati a rincorrersi, a volte anche nel senso letterale del termine, fossero serviti a cementare il loro rapporto, a conoscersi alla perfezione nelle tante piccole cose del quotidiano e trovarsi innamorati e già maturi. Avevano saltato tutte le fasi convenzionali del corteggiamento, delle prime uscite nelle quali ci si innamora, o forse lo avevano fatto a modo loro, non nei ristorantini romantici brindando con una coppa di champagne durante la cena scambiandosi languide occhiate, ma davanti a qualche omicidio con una tazza di caffè e le occhiate taglienti di Beckett che riprendevano Castle: forse sì, si poteva definire anche questo un corteggiamento, dove le prime uscite al cinema erano sostituite da “le prime volte che abbiamo rischiato di morire insieme” o “le volte in cui ci siamo salvati la vita”. E così quando entrambi erano finalmente pronti per amarsi erano già ben consapevoli di un sentimento represso per troppo tempo, che stava trovando solo la strada di casa per accomodarsi ognuno nel cuore dell’altro.
Adesso Rick si ritrovava invece a corteggiare sua moglie, a farsi conoscere da lei come non aveva mai fatto e si trovava davanti una Kate che non sapeva ancora quello che voleva, ma non era sfuggente e distante ed il fatto che fosse lì tra le sue braccia ne era la prova.

Ripensava a quella sera che si presentò a casa sua tutta bagnata, la sera in cui lui e lei erano diventati loro: a quella Kate non avrebbe mai potuto dire di no. Sorrise nel buio per questo. Era arrabbiato, furioso, ma gli era bastato vederla così, davanti a lui, sentirsi dire quello che aveva aspettato da anni per far cadere tutti i suoi propositi e l’avrebbe accompagnata anche all’inferno se glielo avesse chiesto. Si era ritrovato spesso negli anni a pensare cosa avrebbe fatto se non fosse stata lei quella sera a fare il primo passo e ad andare da lui, se veramente avrebbe mantenuto fede alla sua decisione di finirla lì e non vederla più, se ci sarebbe mai riuscito. Tutte le volte che se lo domandava credeva che non sarebbe stato possibile, che alla prima mezza occasione di poterla vedere ci sarebbe ricaduto perché non si può smettere di amare una persona, nemmeno se ci fa soffrire.

Nei momenti di maggiore sconforto, invece, pensava a cosa avrebbe fatto se Ryan non fosse arrivato in tempo su quel tetto. Quando qualche giorno dopo il fatto, l’irlandese gli aveva raccontato come erano andate le cose gli si chiuse lo stomaco. Sentire che era lui che chiamava per chiedere aiuto, che pensava che era la sua mano a tirarla su, che lo cercava con lo sguardo tra chi era andata a salvarla lo faceva star male. Non se lo sarebbe mai perdonato, lo sapeva da quando le aveva detto che non sarebbe rimasto a guardarla gettare via la sua vita e se n’era andato da casa di lei, perché Rick non voleva vederla gettar via la sua vita, voleva riprenderla ogni volta, portarla in salvo e tenerla al sicuro da tutti, soprattutto da se stessa, come doveva fare anche adesso. 
Ebbe la necessità di andarla a cercare e, con la scusa di parlargli di una delle sue teorie, la portò in una stanza al distretto dove secondo lui non li avrebbe visti nessuno e l’abbracciò forte, dimenticandosi della paura che li potevano scoprire, della Gates e di tutto il resto del mondo. Fosse stato per lui l'avrebbe portata via dal distretto, sarebbero andati in un posto qualsiasi e l'avrebbe tenuta stretta a se anche per sempre. Aveva bisogno di aria ed il suo ossigeno era il profumo della sua pelle. Non gli disse mai perchè lo aveva fatto e lei pensò che il suo gesto era solo una delle sue tante follie dettate da quell’impazienza che avevano di stare insieme e che gli veniva difficile anche a lei controllare, ma erano a lavoro e dovevano darsi un contegno. Si abbandonò anche Kate nel suo abbraccio per qualche istante, ma subito dopo lo rimproverò intimandogli di non farlo più e Rick accettò il richiamo senza dire nulla. Si riprometteva, adesso, che appena avesse recuperato la memoria glielo avrebbe detto, gli avrebbe raccontato dell’urgenza di quell’abbraccio.

Quante volte aveva rischiato di perderla? Eppure nonostante tutto lei era sempre lì, con lui, che dormiva sul suo petto. Al momento tanto gli bastava. Era esausto anche lui da quella giornata, dalle emozioni provate e dai ricordi che invadevano la sua mente. Al resto, a come comportarsi dopo quello che era successo quella notte, ci avrebbe pensato dal giorno dopo.

   
 
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