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Autore: Phantom13    06/07/2016    1 recensioni
La Dovahkiin di Elsweyr va a caccia di banditi!
Sesta storia della serie "I giorni di Riften"
Genere: Avventura, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dovahkiin, Marcurio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I giorni di Riften'
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Sesta storia della serie "I giorni di Riften






-Il ruggito della Khajiit-
 
Mi’jiit posò cautamente due dita sulla cenere del fuoco da campo. Era fredda e umida di pioggia, sparpagliata dal vento tutt’attorno al cerchio di sassi e ormai quasi inghiottita dall’erba. Opera della stessa pioggia e dello stesso vento che avevano scompigliato e inzuppato la sua pelliccia due giorni prima. Digrignò le zanne. Le loro prede s’erano già allontanate da tempo.
L’aria non recava più nemmeno l’odore di uomini e cavalli. L’acquazzone aveva sciacquato via quasi tutto. Tranne i resti del fuoco, l’erba calpestata da molti piedi e i rami spezzati degli arbusti vicini. Forse, i giorni erano anche tre.
-‘Mbe?- domandò una voce spazientita alle sue spalle.
La khajiit si rialzò, la coda frustò l’aria nervosamente. –I banditi sono andati via due o tre lune fa.- soffiò di rabbia.
-Gioia. Ora che si fa?- Marcurio alzò un sopracciglio. –Dopo la faticaccia per arrivare fino in questo buco di posto scordato da Akatosh, non vorremo mica ritornare indietro con la coda tra le gambe, vero?-
Mi’jiit voltò le orecchie all’indietro, appiattendole contro il cranio. –Marcurio è un povero illuso se pensa che si possa catturare una preda senza prima compiere grandi sforzi e lunghi inseguimenti.-
Lo stregone imperiale non potè far altro che trovare una pietra meno spigolosa delle altre e attendere paziente che la khajiit studiasse i dintorni per cercare di capire in che direzione fossero andati i banditi. Il primo sole di primavera, il canto degli uccelli e lo stormire degli aghi d’abete insonnolirono ben presto Marcurio.
-Mi’jiit ha trovato!- esultò la khajiit, un’eternità dopo, sbucando da dietro un pino.
Lo stregone per poco non cadde giù dalla sua panca improvvisata. Riaprì gli occhi e sbadigliò. –Era ora! E ti definiresti una cacciatrice, tu? Ebbene, da che parte sono scappati?-
-Verso il Reach.- annunciò lei, drizzando le orecchie con fierezza e puntando la coda orgogliosamente verso l’alto.  
-Dici che riusciamo a raggiungerli nonostante il loro vantaggio?- domandò Marcurio.
-Non a piedi. Loro hanno cavalli, cavalli che hanno mangiato tutta l’erba e le foglie qui attorno. Dunque, cavalli freschi e ben riposati.-
-Ma che bello. Idee, gattina?-
Un ghigno tutto zanne distorse il soffice musetto di Mi’jiit. –Oh, sì.-
Marcurio deglutì, un brivido gli gelò la schiena. –Oh, dèi! Che … che hai in mente, ora?-
Le pupille della khajiit erano ridotte a due lame oscure. –Nulla di simile all’ultima volta, Marcurio può tranquillizzarsi.-
L’imperiale non fece nemmeno in tempo a domandarsi se trarre o meno un sospiro di sollievo, che un Urlo squarciò il cielo e sconquassò tutti gli alberi, dalle radici ai rami più alti. –Od Ah Viing!-
Un Thu’um ancora sconosciuto, constatò il povero stregone. Non potè far altro che pregare mentalmente gli dèi che lo risparmiassero da qualunque sciagura stesse per piombagli addosso. Gli unici effetti visibili furono soltanto un’innocua pioggia d’aghi di pino e abete che ricadde loro in testa, e stormi di uccellini di bosco terrorizzati che si slanciarono verso il cielo.
-Mh, strano.- borbottò tra sé e sé Marcurio, dopo aver stabilito che nessuna voragine si sarebbe aperta sotto i suoi piedi e che nessun fulmine avrebbe visitato al suo cranio. –È … uno di quei nuovi Thu’um? Cosa fa?- domandò con cautela, quasi non desiderando ricevere una risposta.
-Chiama i rinforzi!- spiegò la khajiit, stranamente orgogliosa.
L’imperiale sgranò gli occhi. –Rinforzi del tipo … non-morti, spettri o una qualche bestia selvaggia?-
Mi’jiit sorrise. –Più simile a “bestia selvaggia”. Ma Marcurio farebbe bene a non dire questo ad alta voce, se tiene alla sua pelle.-
I minuti gocciolavano senza che nulla accadesse. Infine un ruggito tuonò nel cielo, oltre le vette e oltre le cime dei pini. Tutti gli uccelli, tornati prudentemente ai loro nidi, fuggirono nuovamente in un vortice di ali e fischi di terrore. Ma era una paura assai più feroce rispetto a quella di poco prima, il che era tutto dire. Marcurio scoppiò in una risata nervosa. –Ci mancava una battaglia con un drago, ora!-
La coda di Mi’jiit oscillava, felice e beata. –Nessuna battaglia!- proclamò la voce più gongolante che mai fosse uscita da quella gola felina.
Il mago aggrottò la fronte, dubbioso e istintivamente preoccupato. –Ah, no?-
Una massa di squame rosso fuoco atterrò con un tonfo sui resti dell’accampamento dei banditi. Dalla nuvola di polvere, cenere e aghi verdi si sollevò un lungo collo corazzato di squame, cosparso di spuntoni ossei neri come il carbone. Fauci si aprirono e ali si richiusero con cura contro i fianchi serpentini.
Le iridi di smeraldo liquido di Odhaviing si posarono sull’imperiale per poi scivolare sulla Dovhakiin felina accanto a lui. Una voce senza tempo parlò, in un ringhio indignato. –Pensavo ne avessimo già discusso.- il drago snudò le zanne, avvicinando il muso ai due mortali. –Chiamarmi solo in caso di necessità. Avrei i miei impegni, io.-
Mi’jiit era raggiante a tal punto che Marcurio giurò di averla sentita far le fusa. –Questa è una necessità: banditi pericolosi sono scappati ad ovest e potrebbero fare male a persone innocenti lungo la via.-
-Che peccato.- sibilò il drago rosso fuoco.
-Tu ci porterai in volo fino da loro.-
Odhaviing inarcò il collo in tutta la sua altezza, ringhiando di sdegno. –Dovahkiin o non Dovahkiin, io non sono uno di quei vostri ronzini da noleggio. Né tanto meno uno dei vostri cani da caccia!-
-Alla khajiit non importa proprio. Lei non stava facendo una domanda ad Odahviing.- sorrise amabilmente.
Più veloce di quanto gli occhi di Marcurio poterono distinguere, il drago scattò. La testa squamata si ritrovò ad un nulla dai due mortali. Poi, in un lampo le mascelle si spalancarono e un ruggito forte abbastanza da squarciare il cielo stesso trapassò da lato a lato i cuori e i timpani della Dovahkiin e del suo imperiale.
Le orecchie di Marcurio smisero di funzionare. Un fischio gli perforava il cranio con insistenza. Stordito, vide però la sua khajiit fare due passi avanti e posizionarsi proprio davanti al naso di Odahviing. Le narici del drago sbuffarono, agitando la pelliccia argentea della gattina.
La Dovahkiin appiattì le orecchie all’indietro, snudò le zanne a sua volta e rispedì l’Urlo al drago.
 
 
Runa passeggiava placidamente per il mercato di Riften alla ricerca di grassi borsellini da intascare, quando il sole che aveva scintillato fino a quel momento sparì all’improvviso.
Alzò gli occhi, sorpreso, e gridò di terrore esattamente come tutti gli altri cittadini, onesti o meno che fossero. Due ali di membrana del color del sangue oscurarono il cielo di vermiglio orrore. Due possenti folate di vento sferzarono con violenza i cittadini, le guardie e i ladri di Riften. Qualche mercanzia rotolò giù dalle bancarelle.
Il drago dall’aria più oltraggiata che Runa avesse mai visto era appena atterrato davanti alla fortezza di Mistveil. Sulla sua schiena sedevano il boss in persona, dal pelo sì tutto arruffato ma fieramente raggiante di vittoria e trionfo, e il suo stregone da compagnia, talmente pallido da non sembrare più nemmeno vivo. Serrati tra gli artigli del drago, c’erano due banditi impazziti di terrore. Due capi banda, si corresse Runa notando le loro ricche armature.
Il borsaiolo udì l’eco di antiche parole risuonargli nella mente. Erano parole serpentine e infuocate, ribollenti di offesa e di protesta velenosa, che provenivano dal drago. –Maledetto il giorno in cui volai a Dragonsreach! Maledetto il giorno!- 
  
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