Ciau…ecco qua il prologo.
Sarà Isabel stessa a narrare questa storia, la sua
storia; quando parla, e lo fa al passato, è perché lei racconta i
fatti avvenuti prima. Il suo racconto al passato parte
più o meno dalla fine del secondo capitolo della saga. Per il terzo
ancora non so. Potrebbe essere raccontato da un narratore esterno, oppure
sempre da Isabel al tempo presente solo. Non lo so ancora.
Spero che la storia vi possa piacere.
Buona lettura!!!
Prologo.
Sussurri del passato.
“
Ise…? Ise dove sei?”
“
Sono qui…”
“
Ise…? Ise, ti prego, rispondimi…!”
“
Sono qui…”
“
Ise…? Tesoro…per favore…Ise…!”
“ Sono qui…
…
Mamma…!”
Mi svegliai
improvvisamente e il sole che penetrava nella stanza mi bruciò gli
occhi; voltai la testa dall’altra parte nascondendola nel cuscino e
scansai violentemente le coperte dal corpo.
Mi sentivo
stranamente male, anche se non nel senso esatto del termine. Era più
fastidio quello che si agitava nel mio petto e premeva per uscire fuori in una
sfuriata verso il primo, povero malcapitato che non aveva colpe se non quella
di avermi trovata nella giornata peggiore della mia vita. E dire che di brutti
momenti ne avevo proprio passati in quel periodo che sembrava eterno, e che da
due anni ormai era finito.
Mi alzai a
sedere di scatto e lasciai che il reflusso sanguineo smettesse di darmi
giramenti di testa prima di passarmi una mano tra i capelli e fermarmi ha fare
il punto della situazione.
Da due anni
ormai tutto si era concluso, e le battaglie che a lungo ci avevano stretti
nella loro morsa crudele si erano spente come il fuoco con l’acqua; sulla
Terra regnava la pace e sembrava che le armature fossero state appese al chiodo
per rimanerci.
Ma…allora
perché quell’inquietudine che mi rodeva dentro?
Cos’era
quella bruttissima sensazione al petto che mi opprimeva fino a farmi soffocare?
Mi alzai
dal letto e andai sul terrazzo sedendomi sulla balaustra; il tiepido sole di
maggio m’inondava e scaldava la mia pelle chiara, quasi trasparente, e il
venticello primaverile muoveva sia i miei capelli lunghi sia le fronde degli
alberi. Sembrava davvero di stare in Paradiso, eppure non mi sentivo affatto
bene.
Oh, adesso piantala Isabel! Stai
diventando paranoica!, mi dissi scuotendo la testa e
scendendo dalla balaustra. Alzai e riabbassai le spalle in sincronia di un
sospiro e le spalline della mia camicia da notte blu scuro
scivolarono dalle spalle. Non ci feci caso e decisi di rientrare: entro breve avrei dovuto scendere e mettermi al lavoro, e non era il
caso di tardare.
Mi voltai
pronta a tornare in camera quando un fruscio mi bloccò.
“ Ise…”
Irrigidii i
muscoli d’istinto mentre nella mia mente immagini su immagini si
affollavano confondendosi tra loro e divenendo solo una scura poltiglia
indefinita. Ciò che riuscivo ha vedere erano solo dettagli,
infinitesimali frammenti di scene ben più complesse e grandi; e vedevo
occhi, piccoli gesti di una mano, sorrisi, dei fiori, un cielo di un azzurro
così intenso da non risultare nemmeno vero… E sentivo mille voci,
voci che in qualche modo mi parevano famigliari, vicine, bellissime. Voci che
non avevo mai sentito, ma che sentivo appartenere a me e alla mia vita. Voci
che sapevo avrei risentito un giorno.
Crollai in
ginocchio tenendomi la testa tra le mani nella vana speranza di fermare la
confusione che mi stava ferendo quasi fisicamente; un dolore lacerante in fondo
all’anima, dentro in cuore. Appoggiai le mani a terra e strinsi forte i
pugni, così forte che le unghie mi penetrarono nella carne. Sentii il
cuore pompare più velocemente del dovuto, i polmoni far fatica ad
incanalare l’aria che respiravo; era come se il mio corpo stesse per
spegnersi, come se stessi per morire lì, su quel terrazzo, a causa di
qualcosa che non conoscevo nemmeno io veramente.
TOC TOC
“
Lady Isabel, è sveglia?” chiese la voce di Mylock riportandomi
alla realtà. Com’era venuto, il dolore scomparve.
Mi fissai
intorno spaesata e piena di domande, dimentica dell’uomo fuori dalla
porta che ancora aspettava una risposta da parte mia.
“
Lady Isabel?”
“
S-Si…” balbettai istintivamente e senza sicurezza. “Si, sto bene. Tra poco sarò pronta per la
colazione.” Aggiunsi cercando il tono di voce che da sempre
m’apparteneva ma che sembrava andato perso in quel momento;
l’autorità a cui ero solito si era dispersa come le foglie d’autunno
trasportate dal vento impetuoso.
Deglutii a
vuoto e solo allora mi resi conto del gusto ferroso che avevo sulle labbra:
sangue!
Inconsapevolmente
mi ero morsa il labbro inferiore nel tentativo – fortunatamente riuscito
– di non mettermi ad urlare.
Mi alzai da
terra e mi misi in piedi nonostante le mie gambe sembrassero al
quanto restie a sostenermi. Mi sentivo debole e stanca, ma nonostante tutto l’inquietudine e il fastidio non erano ancora
passati.
Paura o forse terrore. Non saprei
dirlo con certezza nemmeno ora; non riesco nemmeno a ricordare perfettamente, o
forse è solo l’illusione che ho creato ha fare ciò. Ed
è per questo che sto scrivendo queste parole su un foglio che ho trovato
quasi per caso: voglio liberarmi di tutto questo per essere libera di tornare,
altrimenti ciò non mi sarà mai possibile. E non posso…voglio
permetterlo!
E poi…Juri mi sta aspettando
assieme alle altre, non voglio farle aspettare troppo.
Ormai non c’è
più tempo.
Allora? Che ve ne pare???
Ovviamente sono ben accette recensioni,
anche solo per darmi consigli; va benissimo anche se
fate delle critiche che sono sempre costruttive.
Grazie mille.
Baci…Baci…Rain!!!