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Autore: Otacon_96    07/07/2016    0 recensioni
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il fumo saliva vorticosamente, ondeggiava pigramente nell'aria e sfocava i colori di quella sala.

Un fiume di persone si riversava nel bancone, uno sciame scomposto e compatto di corpi.

I boccali si alzavano chiassosi, tra le urla e gli schiamazzi della folla.
Sul palco si avvicendavano splendide danzatrici e uomini disordinati, che fallivano miseramente nel cercare di seguire il tempo, colpa dell'alcol e anche del fatto che in effetti erano pessimi a ballare anche da sobri.

Ogni suono si confondeva e si attutiva nel caos della serata, ogni voce, ogni rumore, ogni bicchiere infranto, ogni colpo di tamburo ed ogni soffio di tromba.
Un unico coro scomposto e disordinato che, in qualche modo, riusciva a trovare una qualche armonia ed ordine musicale.
In effetti anche i corpi, cosi' stretti ed ammassati, iniziavano ad apparire come un unica grande
matassa, un groviglio di uomini e di donne, di pensieri e di desideri.

Eppure c'era un uomo, un singolo uomo, che in quella matassa riusciva a sentirsi solo.
In effetti era materialmente solo, chiuso in un silenzio profondo.

Vincent J. Non partecipava alle dinamiche umane di quel luogo, in alcun modo.

Addirittura ormai non salutava neanche più il barman, che gli serviva in silenzio il suo scotch.
Stava fermo, fisso, come in attesa, tanto che spesso il posto accanto a lui rimaneva libero per tutta la serata.
In quella baraonda generale, nessuno si avvicinava a quell'uomo solo, come se il suo silenzio potesse essere contagioso.
Nella terra del caos la più grande paura degli uomini era il silenzio.

Cosi' Vincet J. Era totalmente inconsapevole di destare cosi' tanto interesse rimanendo zitto.

Dal canto suo stringeva tra le mani il bicchiere di scotch, fissandolo con sguardo febbrile ed intenso.
Poteva anche sembrare morto ed immobile, ma i suoi occhi tradivano un enorme movimento interiore.
Il suo animo era incredibilmente irrequieto, eppure non trovava alcun modo umano per esprimerlo.
Un universo di pensieri, di eventi vissuti e sognati, di speranze e sentimenti, si riversavano in quel piccolo uomo.
Si sentiva incredibilmente insignificante, un evento tra le infinite variabili della vita, piccolo rispetto a tutto ciò che lo circondava.

Frequentava posti affollati per non sentirsi addosso la vastità del mondo, uno spirito solitario in un ammasso di corpi scomposti, per poter ritrovare in qualche modo la propria dimensione materiale.
Non aiutava in alcun modo i tratti depressivi di quell'uomo, ma almeno era qualcosa.
Poi lentamente alzò il bicchiere, spezzando la fissità del suo sguardo, e ne consumò il contenuto in un sorso.
Posò in modo goffò un paio di monete sul bancone si alzo, facendosi strada fra le onde della folla, respirando l'aria asfittica della sala, mentre il sapore amaro dell'alcol gli bruciava ancora lo stomaco .

   
 
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