Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: jortinifeels    07/07/2016    3 recensioni
"Qual'è la tua più grande paura, Jorge?"
"L'amore."
[...]
"La verità è che la amo, ancora, e forse troppo. Così tanto che mi sta già sfuggendo di mano la situazione, e quando è presente ti giuro che non capisco più nulla. Ed è questo il punto. Finalmente le ho confessato che la amo, le ho parlato del mio passato, le ho mostrato lo schifo che ho dentro, le ho permesso di entrarmi dentro completamente leggendo le mie debolezze, e adesso è diventata anche lei una di queste. È diventata come una droga per me: crea dipendenza e mi uccide lentamente."
[...]
"Ho sempre desiderato essere il tuo rifugio dagli inverni che attraversano il tuo cuore."
[...]
"...spero solo di non averti fatto soffrire troppo con queste mie fottute paure."
"So per cosa lottavo. Per quello che assomiglia tanto a un arcobaleno dopo una tempesta, per quel giro di vuota che non si ripete, per la metà mancante di me stessa. E se ogni singola lacrima, ogni singolo singhiozzo, ogni singolo istante in cui mi sono sentita smarrita mi ha portato inconsciamente da te, in questo caso non rimpiango nulla."
[...]
"Lasciami provare questo dolore che finalmente tutto questo prende un senso."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Martina Stoessel, Violetta
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tini Pov
Candelaria e Ruggero se ne erano appena andati quando entrai nella camera degli ospiti e avvicinandomi allo specchio solleva i lembi della maglietta. Deglutii nel vedere la mia pelle, il mio corpo marcato da quelle ferite che erano destinate a diventare cicatrici indelebili nel mio cuore ed iniziai a piangere silenziosamente, quasi senza forze. Due braccia esili mi fecero calmare accogliendomi in un abbraccio che sprizzava amore e comprensione da ogni poro."Ti prometto che tutto questo passerà. Te lo prometto, piccola mia." Sussurrò zia Clara tra i miei capelli stringendomi forte a se "Faremo l'impossibile, Tini." Mormorò Ezequiel entrando in stanza seguito da Diego che in tutto quel tempo era andato a prendere una boccata d'aria e ci attirò tutti in un abbraccio che sapeva tanto di famiglia. 

Jorge Pov

Continuavo a camminare con lo sguardo in cerca di Ruggero per avere notizie di Tini finché non la vidi. Distesa sull'erba e con la schiena appoggiata sul muretto scorticato di scuola intenta a perdersi tra le righe di un libro che custodiva gelosamente tra le sue esili mani. Mi avvicinai e mi sedetti cautamente accanto a lei mentre lei mi lanciò un'occhiata sprezzante "Che ti prende, Blanco? Hai smesso di avitarmi ora che hai scoperto che mio padre mi picchiava?" Il tono era calmo e pacato, in contrasto con il fuoco che ardeva nei suoi occhi. Da vicino notai che era coperta dalla testa ai piedi, indossava una felpa enorme che avrebbe potuto avvolgere più volte il suo corpo minuto e non riuscii a dire una parola. "Sia chiaro: io non voglio la compassione di nessuno e tanto meno ho bisogno del tuo aiuto, Blanco. Ho imparato a cavarmela da sola." Il rancore, la rabbia, l'angoscia, la tristezza che aveva dentro erano palpabili e smascherati dai suoi occhi spenti e vuoti che mai avrei voluto vedere così. Rimasi immobile vedendola andare via, e contraendo la mascella e stringendo i pugni ripensai alle parole che mi aveva detto Clara il giorno prima. Dovevo essere diverso, ma in che modo non riuscivo a comprenderlo e la paura di essere inutile e impotente in quella situazione si fece strada dentro di me.

*** 

Quando alle quattro del pomeriggio bussai alla porta della famiglia Rodriguez per le solite lezioni di musica con il signor Ezequiel ero pronto a chiedere a Clara dei chiarimenti riguardanti quella parole che non facevano altro che rimbombarmi nella mente. Ad aprimi fu il signor Ezequiel che con un sorriso forzato  mi invitò ad entrare e ad accomodarmi nel suo studio. Cercai disperatamente lo sguardo di Martina in quella casa in cui regnava la calma più totale e l'uomo sembrò accorgersene "Se cerchi Martina, lei non c'è." Mormorò frugando in un cassetto della scrivania da cui prese alcuni spartiti "E sua moglie?" "Come mai ti interessa se Clara è in casa?" Chiese stupito appoggiando entrambi i gomiti sulla scrivania "Ho bisogno urgente di un chiarimento." Rivelai passandomi una mano tra la mia massa incolta di capelli "Se vuoi puoi chiedere direttamente a me." Annuii e respirando profondamente iniziai a parlare "Riguarda quello che mi ha detto Clara ieri, quando sono venuto a trovare Martina. Mi disse in sintesi che dovevo comportarmi in modo diverso dagli altri nei confronti di Tini in questo periodo." Dissi velocemente gesticolando con le mani che iniziarono a sudare mentre l'aria si fece quasi insopportabile per i miei polmoni che respirarono affannosamente. Ezequiel iniziò ad accarezzarsi il mento meditando sulle parole della moglie "Ti ha detto anche qualcos'altro?" Ci pensai qualche secondo prima di annuire "Mi ha detto inoltre che è proprio per il mio essere 'diverso' che a Martina piaccio." "Credo di aver capito quello che intendeva mia moglie, ma prima devo sapere perché ti stanno così tanto a cuore queste parole." appoggiai entrambi gli avambracci sulla scrivania e risposi incominciando a massaggiarmi le tempie doloranti "Ho paura c-che, insomma, di non poter essere d'aiuto a Martina." Sospirai. L'uomo di fronte a me iniziò a ridere sotto il mio sguardo confuso che attendeva spiegazioni. "Potrà succedere qualunque cosa, credimi, ma la tua presenza o il tuo intervento non sarà mai indifferente per Martina. Mai." "Da quello che mi ha detto Tini sembrerebbe tutto il contrario." Mormorai iniziando a giocare con l'anello che portavo nell'indice "In questo momento ha solo bisogno di certezze, dagliele. Dimostrale che non è compassione la tua, ma affetto. Sii te stesso e vedrai che Tini ti darà ascolto, perché in te non cerca la dolcezza, Jorge."


Tini Pov

Per un attimo mi ero dimenticata dei segni sul mio corpo, degli occhi iniettati di sangue di mio padre, di tutto. Il dolore era stato brevemente sostituito dalla tenerezza. Dalla tenerezza che provai nel guardare incantata Candelaria parlare dei suoi sentimenti ancora non ben definiti nei confronti di Ruggero. "Che ti prende, Tini?" Domandò la rossa sventolandomi una mano in faccia "Niente di importante. Stavo solo pensando ai sentimenti meravigliosi che stai provando, Cande. È meraviglioso essere innamorata, sopratutto se il tuo lui non è-" "Non è Jorge." Mi interruppe "Soprattutto se il tuo lui non è uno stronzo senza sentimenti che pensa solo al sesso o al contatto fisico, volevo dire." Precisai portandomi una ciocca dietro l'orecchio prima di essere accolta da un coloroso abbraccio alla Candelaria Molfese "Vedrai che troverai un giorno uno migliore di lui capace di darti tutto l'amore che meriti. Ce ne sono tanti la fuori, e grazie al cielo Jorge è quasi unico nel suo genere." Ridacchiò la rossa prima di sciogliere l'abbraccio "Lo so, purtroppo lo so." Sospirai e lanciando un'occhiata veloce all'orologio allacciato al mio polso mi alzai di scatto "Credo di dover andare, i miei zii mi staranno aspettando per la cena." Mormorai prima di salutarla. 

Una volta uscita dal palazzo tagliai dritto verso casa mia. Eravamo rimasti con la zia Clara che sarebbe passata lei a prendere i miei vestiti ma toccava in un certo senso a me, sentivo il bisogno di chiudermi alle spalle una porta che racchiudeva la parte più brutta e difficile del mio passato e dire addio a quella casa sarebbe stato il primo passo. Dopo un paio di minuti arrivai davanti la porta principale, estrassi dalla borsa le chiavi e le infilai titubante nella serratura per poi addentrarmi lì dentro. I miei passi erano felpati come se temessi di essere scoperta e per un attimo smisi di respirare vedendo la bottiglia di Vodka rotta in mille o forse più pezzettini sparsi per il pavimento, lievi tracce di sangue ormai secco che avevo macchiato i muri della casa e segnato i muri della mia mente e della mia anima. Lentamente salii le scale ed entrai nella mia stanza da letto. Tutto come lo avevo lasciato. Ogni oggetto al proprio posto in quella stanza che mi aveva visto crescere quando invece dentro di me era tutto talmente confusionario che le certezze su cui potevo contare erano ben poche. Mi mossi cautamente all'interno della stanza osservando un ad uno gli oggetti che erano disposti sulle rispettive mensole. Mi sedetti sul letto e dopo un respiro profondo tirai fuori da sotto di esso un trolley rosso e un borsone dove misi tutti i miei vestiti ed una foto con mio padre. Sorrisi nel vedere i nostri volti sereni forse come non lo erano mai stati ed involontariamente una lacrima percorse la mia guancia. Continuai a sistemare i miei vestiti senza dar peso alle lacrime che stavano inumidendo il viso mentre la gola iniziò a pizzicare. Mi schiarii la voce prima afferrare le valigie e trascinarle al di fuori della struttura sospirando. Sentivo che il cuore avrebbe perforato la gabbia toracica da un momento all'altro mentre le mie gambe tremavano sempre di più ad ogni passo che facevo, i suoni mi arrivavano ovattati e con lo stomaco scalpitante e gli occhi che bruciavano mi accasciai a terra priva di forze. Non so quanto tempo passò prima di essere accolta da delle braccia possenti e familiari e scontrarmi con quegli smeraldi in cui stavo lentamente affogando.

Jorge Pov

Non appena la vidi accasciata a terra con gli occhi semi chiusi così come i suoi pugni appoggiati al suo addome la presi cautamente tra le mie braccia sollevandola da terra. Al contatto delle nostre pelli vidi i suoi occhi spalancarsi e le sue labbra curvarsi in un leggero sorriso prima che si aggrappò alle mie spalle conficcando le unghie su di esse, provocandomi una scarica di adrenalina che percorse la spina dorsale. Deglutii prima di appoggiare delicatamente le mani sui suoi fianchi aiutandola a riprendere l'equilibrio "Stai bene, Tini? Cosa è successo?" Chiesi sforzandomi di apparire più calmo possibile quando invece sentivo il sangue ribollirmi ed il cuore battere in modo irregolare "N-non so cosa mi sia preso, davvero." Continuò a guardare in punto indefinito del marciapiede "Cosa ci facevi qui da sola a quest'ora?" Ancora una volta mi sforzai di non trattarla come una bambina non appena vidi le valige accanto a lei "Non ti riguarda, Jorge." 

Tini Pov

"Non ti riguarda, Jorge."  "Porca puttana, smettila!" Sbottò risoluto e con voce asciutta mentre livido in volto afferrò con la mano sinistra i bagagli e con la destra la mia, trascinandomi verso la sua macchina. La vena del suo collo pulsava e la mascella contratta lo rendeva dannatamente attraente, pensai osservandolo guardare dritto la strada davanti a se finché non posizionò la sua mano sulla manovella della radio facendola partire. Le note di Bang Bang riempirono l'atmosfera prima che io potessi cambiare stazione, facendo partire Love Me Like You Do a tutto volume "Mi fanno venire il diabete queste canzoni da femminuccie." Borbottò tenendo salda la presa sul volante "È la sigla di 5o sfumature di grigio." Un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto "Fottuto maschilista pervertito." Iniziò a ridere ed io lo seguii a ruota mentre un ricordo mi offuscò la vista. 




"Mi spieghi il motivo per cui stai facendo così?" Sbottò il ragazzo al mio fianco continuando a guardare concentrato la strada, continuai a guardarlo estasiata finché non incrociai il suo sguardo "Allora?" Insistette ritornando a guardare davanti a se. Mi morsi involontariamente il labbro nel vedere la sua mascella contratta e le labbra rosee e morbide strette in una linea dura e appoggiai una mano sulla coscia iniziando a tracciare cerchi immaginari con il pollice facendolo irrigidire notevolmente e accostare la macchina. "Mi puoi dire cazzo ti prende?" Continuai a non rispondere e scavalcai il sedile finendo a cavalcioni su di lui "C-co-cosa stai facendo, Martina." Balbettò quando iniziai ad accarezzargli il collo, feci scorrere le mani sulle sue spalle per poi passare a tastargli i bicipiti tonici e tesi "Voglio fare l'amore con te, Jorge." Sussurrai sulla pelle del suo collo prima di mordicchiargli il lobo dell'orecchio "Ma?" Continuò lui spingendosi verso lo schienale "Ho paura, ho una stupida e fottutissima paura. Ma voglio provare a lasciarmi andare, voglio farlo per me e per te, Jorge." Portò una mano sulla mia guancia iniziando ad accarezzarla con movimenti dolci, quasi come il sorriso che mi rivolse in quell'instante prima di appoggiare le sue labbra alle mie "Non voglio metterti fretta, Martina. Sai benissimo quanto ti voglio ma il tutto deve avvenire in modo naturale, senza costrizioni di alcun genere." I miei occhi iniziarono a luccicare mentre il mio stomaco faceva capriole prima che lasciò un altro bacio sulle mie labbra vogliose di lui "E poi, per iniziare a farti sciogliere esistono diversi modi." Soffiò sulla mia labbra rivolgendomi un sorriso malizioso prima di far incastrare le nostre labbra in una bacio perfetto, lento e passionale allo stesso tempo con le mie dite intersecate tra i suoi capelli e con le sue mani a massaggiarmi  i fianchi nudi sotto la maglia.



"Un giorno mi dovrai spiegare cosa ci trovi in queste canzoncine da femmine." Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla "Punto primo: io stessa sono una ragazza, o femmina come dici tu, Jorge. Punto due: Quando vuoi." "Cosa?" "Quando vuoi essere spiegato il significato di queste canzoni sai dove trovarmi." Nei suoi occhi verdi vidi accendersi una luce, negli stessi in cui non avevo visto nemmeno un'ombra di compassione nei miei confronti durante questa decina di minuti in cui si era comportato come se non fosse davvero cambiato nulla tra noi, o quasi.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: jortinifeels