Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Evola Who    07/07/2016    2 recensioni
Dopo il caso di Antonio, Eva convive con John e Sherlock e si è ripresa dal lutto e ora vuole vivere una estate tranquilla. Ma il crimine e il male... sono sempre ad dietro l'angolo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di iniziare: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento.

La ripresa

 
 
Baker Street fine Giugno

John e Eva erano seduti del divano nero, in mano avevano un libro e lo stavano leggendo insieme.

Ormai Eva era lì da quasi tre settimane dopo il caso di Antonio, e insieme a John e Sherlock facevano un sacco di cose:

Aiutava il detective con i suoi esperimenti o anche per far distrarlo dalla noia, gli faceva la cavia umana (avvolte anche da assistente), gli perdeva gli organi umani e i liquidi da Bart’s e ogni tanto discuteva con lui.

Con l’ex medico militare in vece, lo aiutava con la spesa, gli faceva da compagnia quando Sherlock lo abbandonava, lo aiutava con i suo blog, si sfogava con lui con i suoi problemi a casa, e lui si sfogava con lei con i suoi problemi con l’amico.

Ma faceva anche la “dama da compagnia” sia alla signora Hudson e a Greg.

Ora John gli stava insegnando a Eva a leggere e scrivere Inglese, mentre Sherlock risolveva un caso da solo.

In fatti il dottore insegnò a leggere con dei audio libri e a scrivere con dei esercizi di grammatica insieme.

“Okay, adesso prova a leggere da sola.” Disse il dottore
.
“Sei sicuro?” chiese Eva non molto convinta.

“Certo. Sono giorni che ascolti l’audiolibro e devi imparare a leggere senza ascoltare il testo, e non devi preoccuparti se la prima volta non ti viene bene. In parerai pian, piano.” Disse John con tono confortevole.

Lei sopirò e disse: “Okay, ci provo. Ma non offenderti se leggo male.”

John rise dicendo: “Okay.”

Cosi prese il libro, lo apri e comico a leggere: “ ‘I una regione in… inaspettata…. In…. .’ .” fece un Soriso nervoso e continuò: “ ‘In una caverna sotto terra… viveva un Hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, pendi di resti di vermi e di trasudo fetido.’*.” Eva si accorse che stava leggendo bene, sorrise e continuò:

‘E anche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna Hobbit, cioè comodissima.’.”
John rimase davvero sorpreso da come stava leggendo ma sorrise e fiero e continuò ad ascoltarla:
“…. ‘Perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva si apriva su ingresso a forma di tubo, come…’.”

Poi si senti la porta del soggiorno ad aprirsi ed era Sherlock con il suo capotto lungo, la scalpa blu sul collo e la espressione vuota.

Eva e Sherlock s guardavano e lui guardavano loro senza dire nulla, e alla fine lei disse: “Ciao Sherlock.”

Ma lui non ripose, entrò della stanza e comico a togliere la scalpa e il capotto.

John lo guardò un po’ male. Detestava il suo modo arrogante e maleducato verso hai altri.

Eva in vece in ci faceva molto caso, ormai era abituata.

“Come è andata il caso?” chiese il medico con tono paziente.

“Noioso. Ho scoperto che alla fine è stata la sorella a uccidere l’amante del cognato. L’avevo già capito quando l’avevo visto le sue calze.”

Mise il capotto e la scalpa sulla sedia della scrivania e si sedette della sua poltrona dicendo: “Perché sto ricevendo solo casi noiosi? Che cosa hanno tutti per stare a casa e non fare dei veri delitti!”

“Beh… Sherlock, anche questi delitti ‘noioso’ anno diritto di aver giustizia” disse John con tono paziente.

“E poi non è meglio un modo tranquillo e senza delitti?”  Chiese Eva.

“Nel mio caso no. E poi avvolte la giustizia è così noiosa.” Rispose lui con tono indifferente.

E i due amici alzarono gli occhi al cielo e non dissero nulla.

“Comunque, prima che arrivassi tu, John mi ha convito a leggere senza audiolibro e indovina? So leggere!” disse Eva allegra.

“E vero! Stava leggendo benissimo, dovesti sentirla.” Disse John mettendo il braccio in torno a Eva guardando l’amico.

“Certo, impari a leggere la lingua inglese con dei inutili audio libri comprati insieme a e che mette sempre della mia scrivania.” Disse Sherlock con tono normale, andò della scrivania, prese i cd e comico a leggere i titoli: “‘Il ritratto di Dorian Gray’, ‘il fantasma di canterville’, ‘Un sogno di una notte di mezza estate’, ‘Il piccolo principe’ e… ‘Guida galattica per autostoppisti’?”

“L’ultimo devo ancora leggere!” disse Eva e poi continuò: “E poi mi aiutano a imparare sia a leggere e migliorare la mia pronuncia. L’audio sento le parole lette in un modo chiaro e vedendo le frasi cerco di leggere seguendo l’audio. Cosi quando leggo senza audio sulla mia mente è come sentire la voce del audiolibro.”

“E poi questi libri sono dei classici, come poi non apprezzarli?” chiese John.

“È vero! In somma, sei una persona intelligente, come poi non apprezzare la letteratura e non conoscere gli scrittori più famosi. In somma non ti chiedo di recitare ‘Hamlet’ ma almeno conoscere chi lo ha scritto.”  Fini Eva.

Il detective sopirò, si siede della sua poltrona dicendo: “Perché non mi serve. Non mi serve sapere chi ha scritto ‘Hamlet’, quanti canti ha la ‘divina commedia’ o chi era Agatha Christie. È inutile per il mio lavoro.”

John sopirò ma Eva disse guardandolo: “Beh… secondo me ti sbagli, se un giorno un assassino fa lo stesso delitto del libro: ‘I dodici piccolo Indiani’? potresti fermalo leggendo il libro e scoprendo la sua prossima mossa.” E fece una piccola risata.

Sherlock non ascoltò e si mise la mani sotto il mento.

“Comunque, non solo ma grazie a John mi ha insegnato a scrivere.” disse ancora.

“È vero. In questo ultime settimane gli ho insegnato le basi della scrittura e a imparato subito.” Disse il dottore sorridendo.

“Già, visto che l’inglese ha pochi verbi è stato un po’ più felice, ma per il resto John mi ha aiutato tantissimo. E la cosa più strana che con la mia lunga madre scrivo con errori ma senza saperlo, ma con la vostra in vece non faccio errori, guardate.”

Prese il suo cellulare dei pantaloni della tutta e cominciò a scrivere un messaggio e lo inviò.

In tanto il cellulare di John fece il suo suonerai dei messaggini, lo prese del tavolino vicino al divano e legge il messaggio a altra voce: “A Dott. John Watson, grazie per il suo aiuto che mi ha dato e la sua pazienza. E.F.” John sorrise e disse abbracciandola: “Grazie Eva, ma non sono così speciale.”
In tanto lei scrisse un altro messaggio dicendo: “Si, in vece.”

In tanto si senti la suoneria dei messaggi di Sherlock che la aveva della tasca della sua giacca e lesse il messaggio a altra voce: “A Sherlock Holmes… niente, se solo un sociopatico imperativo, arrogante e antipatico E.F.”

Eva e John fece una piccola risata, ma lui rispose dicendo: “Mi hai scritto questo messaggio per dimostrami che sai scrivere ‘Sociopatico’ e ‘Impartivo’ Inglese?”

Lei fece una piccola risata dicendo: “Si, Sherlock, si proprio così.” E rise.

“Comunque potevi anche tu aiutarla, in somma aiutarla a scrivere al modo tuo.”

“No, se avessi usato il mio metodo. Sarebbe stato troppo difficile per lei e piangerebbe perché non riuserebbe a capire.” Disse lui con tono normale.

Eva e John lo guardò stupiti quello che aveva appena detto. Lei voleva dire qualcosa, ma non disse nulla fece una smorfia sulle labbra, chiuse libro e lo guardò male e disse: “Forse è meglio che esco per un po’, vado a cambiarmi.” Si alzò e andò in camera.

“Eva” disse John alzandosi per chiamandola ma lei andò subito via.
Il medico sopirò e abbassò la testa.

Sherlock la fissò mentre andava via e disse: “Se la presa?”

“Si Sherlock, se la presa!” disse John con voce irritata verso al detective
“Perché se la presa? In fondo che la detto lei che a scuola quando una cosa era troppo difficile si metteva a piangere per lo sconforto. Ho detto la verità. Non va bene?”

“No, Sherlock. Come lai detto tu non andava bene.” Disse il dottore guardandolo.

“Sherlock hai parlato dei suoi problemi per confidarci, ma non poi ricordali le sue difficoltà.”

“Allora non doveva raccontarlo.” Rispose Sherlock

John cercò di rispondere ma alzò gli occhi al cielo ma sopirò e disse avvicinandosi: “Senti Sherlock, è venuta qui a Londra e ha ricevuto solo delusioni e tragedie. Ma ora sta cercando di trassi su, di aver una bella estate e di dimenticarsi i problemi che ha avuto e quelli che ha, e non che una persona con il tatto da elefante deve sempre ricordare le sue difficoltà!”
Sherlock lo guardò con lo sguardo fisso dicendo: “E lo sai cosa vorrebbe da te oltre la tua ‘verità’.” Disse John.

“Cosa?”

“Il tuo spezzamento.” E lo guardò duro. 
 
Sherlock rimase confuso e guardò in basso.

Dopo arrivò Eva con i suoi Jeans larghi, le scarpe da ginnastica, la felpa e la tracolla dei Beatles e disse: “Okay.”

John e Sherlock la guardò e lei continuò: “Io esco per qualche ora, oh il GPS sul telefono con la mappa del posto, le chiavi di casa e qualche spicciolo.”

John si avvicinò a lei: “Va bene, ma se succede qualcosa chiama il primo possibile, okay?"

“Certo, anzi, posso inviare il messaggio…”  Poi continuò verso a Sherlock: “Perché ora so scrivere!”

Ma non lui non rispose.

“Ma starò attenta” fini lei guardando John.

“Okay, allora poi uscire” rispose lui Dottore sorridendo.

“Grazie, voi qualcosa?” chiese Eva

“No, grazie, te lo scriverò se manca qualcosa in casa” rispose l’ex medico militare.

“Va bene. Sherlock, ti sei qualcosa al Bart’s?” chiese Eva a Sherlock.

“No, per ora non mi serve niente.”

“Okay, tanto non te lo perdevo lo stesso.” Rispose lei con tono calma.

John e Sherlock la guardavano perplessi e lei fece un piccolo sorriso falso al detective, salutò tutti e andò fuori.

John andò sulla finestra e la vide fuori, basso veloce, con le cuffie sulle orecchie e tesa bassa. E la vide fino al allontanassi e sopirò.

“Gli passerà” disse Sherlock rompendo il silenzio.

“Come?” rispose il dottore guardandolo.

“In questo momento è arrabbiata con me per la frase di prima, ma dopo una camminata il via la cento per distrassi se lo dimenticherà.”

John abbassò la testa e sopirò rubrusamente. 

“Comunque dovresti chiederti scusa per quello che hai detto.” continuò John guardandolo con serietà.

“Per cosa? Per una frase che mi ha raccontato lei e che la passerà solo far qualche minuto? Allora perché ce la raccontato se la perdeva così tanto?” chiese Sherlock represso.  

“Perché…” cercò di rispondere, John ma poi ci pensò e disse con tono paziente: “Non porta.”

Sherlock lo guardò confuso e John continuò andò in cucina: “Tanto non capiresti”

E il detective rimase confuso.

--------------------------------------------
Note della autrice:
Bene! Questo è il seguito di una vecchia storia
che trovate della serie.
E qusta volta ho controlato bene!
(Anche se ci sarà quache erore)
Vi averto, i capitoli li pubblicerò solo un avolta
di settimana, cioè di lunedì 
(So che oggi è gioveni ma, questa è una 
ecezione) e la storia sarà un pò
lenta, ma fidatevi, ne vale la pena! ;)
Spero che vi piaccia!
A Lunedì
Ciao
Evola

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Evola Who