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Autore: WillofD_04    07/07/2016    3 recensioni
Questa storia è il seguito di "Lost boys". Per leggerla non è necessario aver letto "Lost boys", ma è consigliato.
A quanto pare, l'avventura di Cami non è affatto finita, anzi, è appena cominciata! Che cosa le è successo? Sarà in grado, questa volta, di risolvere la situazione? Questo per lei sarà un viaggio pieno di avventure e di emozioni, che condividerà con persone molto speciali.
Non posso svelarvi più di così, se siete curiosi di sapere cosa le è capitato, leggete!
DAL TESTO:
Poco ci mancò che non caddi all’indietro dall’incredulità. Infatti dovetti reggermi agli stipiti della porta che era dietro di me per rimanere in piedi. Dieci paia di occhi mi fissavano, tutti con un’espressione diversa. C’era chi era divertito, chi indifferente, chi curioso e chi stupito.
«Oh cazzo...è successo di nuovo!» esclamai, al limite dell’esasperazione.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’isola Shogyoshima era bellissima. Il porto era pieno di navi, alcune delle quali ben più grandi della Sunny e c’era un via vai di persone e merci incredibile. Era un’isola viva e vitale, che ti metteva il buonumore. Forse era solo l’aria frizzante della primavera che c’era lì a rendermi allegra, ma sospettavo che mi sarebbe piaciuto soggiornarvi.
«Aspetta di vedere il centro della città» mi disse Nami, che aveva notato la mia meraviglia e che la accrebbe ancora di più dopo quella frase.
Dieci minuti dopo eravamo tutti scesi dalla nave, tranne Chopper che era rimasto a guardia di essa. Ero sempre contenta, ma ora ero anche spaesata. La rossa mi aveva dato i miei duecento berri e mi aveva lasciato lì da sola come tutti gli altri. Rufy aveva esplicitamente detto che andava in qualche locanda a mangiare, Zoro era di sicuro andato a bere e Sanji a comprare le provviste per il viaggio. Tutti gli altri si erano volatilizzati nel nulla. “Ricordatevi che questa è solo un’isola di passaggio. Staremo qui solo per il tempo necessario che ci serve a rifornirci delle provviste. Ci rivediamo alla Sunny alle due di pomeriggio per poi salpare alle tre.” aveva detto la navigatrice. Perfetto, considerato che non avevo idea di che ore fossero. Non avevo un orologio con me e stupidamente non avevo nemmeno regolato l’ora del telefono con quella attuale. Pazienza, in qualche modo me la sarei cavata, come sempre.
Mi ritrovai a camminare per le vie della città senza sapere bene dove andare. Alla fine, però, scovai una zona con parecchi negozi e cominciai lo shopping. Per prima cosa comprai un po’ di vestiti. Considerato che lì c’erano sedici stagioni e io ero molto preveniente, si può dire che mi risparmiai. Comprai un cambio normale per la stagione mite come quella, un paio di bikini per le isole estive e per fare il bagno, dei vestiti più pesanti da mettere sulle isole autunnali e poi sciarpa guanti e cappotto per quelle invernali. Comprai anche abbastanza biancheria intima e un pigiama, che non poteva mancare. Per quanto riguarda le scarpe, invece, dovetti ridurre al minimo le spese. Acquistai giusto delle infradito e degli stivali un po’ pesanti. Come previsto finii i soldi prima di aver preso tutto ciò che mi serviva. Chiesi l’ora ad un passante, che mi rispose che era l’una. Avevo ancora un'ora di “libertà”. Tutti quei pacchi mi ingombravano parecchio, così decisi di ritornare alla nave e posarli, anche nella speranza che la tenera renna avesse qualche soldo da prestarmi.
 
Come pensavo, Chopper non aveva soldi con sé. A me però servivano assolutamente per comprare saponi e cose varie per l’igiene personale. Non avevo intenzione di rinunciarvi, né di chiederli in prestito e di certo non avrei aspettato fino alla prossima isola anche perché tra Jack, Kaido e Big Mom non c’era da stare tranquilli nemmeno un attimo e vattelappesca quando saremmo sbarcati di nuovo. Per cui optai per la soluzione più pratica che mi venne in mente in quel momento, che era anche la soluzione più piratesca. Mannaggia a Nami e alla sua influenza negativa. Dissi al piccolo medico che mi sarei tolta la cintura e avrei temporaneamente lasciato in infermeria i pacchi. Si stupì un po’ ma non chiese nulla e mi lasciò andare.
Giravo per le vie di quella cittadina e mi lasciavo meravigliare ancora da quel clima così sereno e quel paese così pittoresco. Il fatto che ero invisibile agli altri mi aiutava molto. Ah, se solo avessi potuto essere invisibile anche nel mio mondo. La cosa curiosa era che mi sentivo più a casa lì – seppur non visibile, in un mondo non mio e sola in una città di un’isola sconosciuta – che nella mia città natale. Forse la Stella aveva fatto la cosa giusta. Dovetti arrestare lo scorrere dei miei pensieri quando arrivai davanti a una profumeria. Bingo. Una volta dentro, non fu facile atteggiarmi come se nulla fosse. Il commesso era un uomo sulla sessantina con gli occhiali, magrolino e non molto alto. Teneva il gomito appoggiato al bancone della cassa mentre la mano sosteneva la testa. Doveva essere uno di quelli che venivano comandati a bacchetta dalla moglie grassa e frustrata che si sfogava sul marito e se la prendeva con la sua inettitudine. Infatti il povero uomo aveva l’aria annoiatissima, come se preferisse essere altrove. Del resto non c’erano molti clienti. Ero molto a disagio a rubare le cose che mi servivano. Mai l’avevo fatto e mai avrei pensato di farlo. Però era elettrizzante, a dire il vero. In un brivido di pazzia – o di stupidità, chi può saperlo – presi tutto ciò che mi serviva e attenta a non farmi vedere dal commerciante, o meglio, attenta a non far vedere degli oggetti fluttuanti che uscivano magicamente dalla porta del negozio, mi dileguai. Una criminale. Ero una criminale! A metà strada presa dal panico che qualcuno avesse potuto vedermi mi misi a correre a perdifiato. Peccato che non avevo dei polmoni capienti e dopo poco fui costretta a fermarmi, in preda al fiatone. Per precauzione mi fermai in un vincolo defilato dalle strade principali. Posai per terra le varie cianfrusaglie che avevo rubato e appoggiai le mani sulle ginocchia, piegandomi su me stessa. “Neanche avessi corso la maratona. Sei proprio fuori allenamento Cami” pensai tra me. Rimasi in quel vicolo e in quella posizione ad inspirare ed espirare quanta più aria possibile per almeno cinque minuti. Quando ebbi ripreso un po’ di fiato raccolsi i prodotti e mi incamminai verso la nave. Avevo preso parecchia roba e trasportarla senza una busta era faticoso e soprattutto ingombrante. Non capita tutti i giorni di vedere saponi e deodoranti che galleggiano a mezz’aria. Per fortuna su quell’isola ognuno andava per la propria strada e nessuno sembrava notare niente.
«Sei qui da due giorni e già ti comporti da criminale?» tra le altre spiccò una voce alle mie spalle.
Mi gelai. In meno di un secondo mi passarono per la testa milioni di pensieri. Mi avevano scoperto. Ma chi poteva avermi visto? Non ero invisibile? Che dovevo fare? Scappare? Ma tutti quei prodotti mi avrebbero rallentato. Forse era meglio lasciarli cadere a terra e correre via senza voltarsi. Presi un respiro profondo e lentamente, molto lentamente, poggiai a terra la roba che avevo tra le braccia, poi mi girai. Appena vidi di chi si trattava misi una mano sul petto ed emisi un sospiro per allentare la tensione che in quei secondi era cresciuta a dismisura in me. Poi mi arrabbiai.
«Tu.» puntai l’indice contro la losca figura che ora mi era di fronte «tu mi farai morire, Law»
In risposta il chirurgo sogghignò.
«So che per te sarebbe una gioia vedermi morire ma se permetti prima di spirare vorrei avere anche io qualche gioia nella vita»
Dapprima mi guardò con aria perplessa, quasi scettica. «Facendomi incontrare te il destino ha privato per sempre me della possibilità di avere qualche gioia»
A quelle parole incrociai le braccia e alzai un sopracciglio. Lui allargò il suo ghigno e io lasciai perdere l’opzione di mandarlo a quel paese o di trafiggerlo con il mio nuovo pettine.
«Se non c’è altro, data l’inconsistenza della conversazione, io me ne torno alla nave».
Per un po’ rimanemmo in silenzio e immobili tutti e due. Tuttavia quando feci per andarmene, le sue parole mi fermarono.
«Che hai deciso di fare con la proposta di mugiwara-ya?»
«A quanto vedo le notizie corrono veloci» feci, leggermente infastidita. Poi mi ricordai che parlavamo di Monkey D. Rufy, quello che aveva dichiarato apertamente guerra a Big Mom tramite un Den Den Mushi e della sua ciurma scatenata.
«Perché me lo chiedi?» tornai all’attacco, sapevo che stava tramando qualcosa
«Per interesse personale»
«Sputa il rospo Traffy» gli intimai, spostando il peso del corpo sul piede destro, mettendo le mani sui fianchi e fissandolo nel modo più minaccioso che potessi permettermi
«Forse il cappellaio non ti ha messo al corrente della reale situazione»
Che voleva dire? Non capivo. La cosa però non mi piaceva affatto.
«Spiegamela tu allora»
Mi fece cenno di ritornare nel vicolo dove pochi minuti prima mi ero fermata a riprendere fiato. La cosa mi piacque ancora meno. Raccolsi tutti gli oggetti da terra e me li portai dietro per poi posarli di nuovo a terra. Evitai di chiedergli il perché di quel suo gesto e soprattutto evitai di interrogarmi su cosa stesse succedendo. È buffo. Sembra quasi una sorta di contrappasso dantesco. Le persone più paranoiche sono quelle che si ritrovano nelle situazioni potenzialmente più preoccupanti. Comunque, una volta che fummo andati nel vicolo ricominciò a parlarmi.
«L’alleanza tra me e cappello di paglia vale ancora e varrà fino a che non avremo sconfitto Kaido»
«Si, questo lo so»
«Ma non lo combatteremo ora. Prima mugiwara-ya ha espresso il desiderio di combattere contro Jack, il sottoposto di Kaido che ha distrutto Zou»
«So chi è Jack e so anche che Rufy ha intenzione di andare a rompergli il culo» ancora non riuscivo a capire dove volesse arrivare
«Se sai chi è Jack allora saprai anche quale sia la sua potenza»
«Si, ne sono consapevole. Quindi?»
«Non sei pronta per affrontare un nemico di tale calibro»
Dovetti ammettere che per quanto vere fossero le sue parole, un po’ mi spiazzarono. Non tanto perché mi aveva schiaffato la verità in faccia come se nulla fosse, ma per la durezza che aveva il suo tono di voce nel momento in cui me lo disse. Me lo disse quasi con sprezzo e ancora una volta mi fece sentire inadeguata. Quelle parole mi ribollirono dentro e si tramutarono in rabbia, ma cercai di contenermi.
«Pensi che non lo sappia? Ma non mi importa, io voglio farlo lo stesso. Se devo morire morirò»
«Non è questo il problema. Dovresti rifiutare la proposta del cappellaio. La vita da pirata non fa per te»
«Cosa!?» spalancai gli occhi «Certo. Adesso ho capito dove vuoi andare a parare. Non comandi tu qui, non sarai tu a dirmi quello che devo fare solo perché non mi sopporti»
«Non fraintendermi»
«No, no ho capito benissimo quello che stai cercando di fare! Non funzionerà stavolta Law.» ora ero davvero arrabbiata. Sentivo che sarei esplosa in una scenata da un momento all’altro, quindi feci quello che faceva sempre la vecchia Cami quando era troppo arrabbiata per riuscire a pensare lucidamente. Se ne andava e lasciava che la rabbia la consumasse dentro. E così feci io, me ne andai. O almeno ci provai. Come mossi un passo sentii una forte presa al braccio che si stringeva sempre più, quasi fino a farmi male. Mi rigirai di scatto e mi ritrovai il dottore a meno di dieci centimetri dalla faccia.
«Adesso ascoltami bene perché non lo ripeterò due volte» i suoi occhi erano incastrati nei miei, fermi e decisi «qui non si tratta di te. Questa è un’alleanza che coinvolge anche me e i miei uomini. Se un membro di una delle ciurme coinvolte nell’alleanza non è pronto per la battaglia, il peso graverà su tutti»
«Traffy, io ti capisco. Stai cercando di salvaguardare te stesso e la tua ciurma e io ti capisco, davvero. Ma anche tu dovresti capire me. Hai rinunciato a tredici anni della tua vita per pianificare la tua vendetta contro Doflamingo. Io ho rinunciato a tante cose nella mia vita, ora non voglio più rinunciare a niente. So di essere egoista ma non intendo avere rimpianti»
«Li avrai se deciderai di unirti a cappello di paglia. Metterai in pericolo tutti noi»
«No Law, stavolta non andrà così. Non starò ferma su un’isola a mangiarmi le mani dal rimorso per non essere partita con Rufy e per non essere su una nave in mezzo al mare a vivere l’avventura che ho sempre desiderato vivere. E soprattutto non starò a marcire su un’isola perché tu mi hai detto di farlo. La Stella mi ha messo qui per un motivo. Mi ha dato una seconda occasione. L’occasione di poter non condurre una vita mediocre, vissuta nella paura. Sono pienamente consapevole dei rischi che corro e che potrei far correre agli altri e sinceramente non mi importa niente. Mi impegnerò, diventerò forte per non intralciare nessuno e per proteggere i miei compagni. Ma voglio farlo, voglio rischiare e voglio metterci tutta me stessa. E non sarai tu a fermarmi, né tantomeno le tue parole.» lo dissi tutto d’un fiato «Direi che non abbiamo altro da dirci. Me ne torno alla nave. In caso non ci rivedessimo più e ti venisse il dubbio sulla mia identità, io sarò quella con la testa di Jack in mano.».
Raccolsi la mia roba e me ne andai, senza dargli il tempo di replicare. Forse avevo esagerato con quella cosa della testa di Jack, ma ero arrabbiata. Non potevo credere a quello che mi aveva detto.



Angolo autrice
Salve a tutti. Eccomi qui, sono tornata finalmente! Non vedevo l'ora di ricominciare a scrivere e a pubblicare i capitoli di questa Fan Fiction, sono contentissima. Sarei ancora più contenta se dopo tutto questo tempo mi voleste lasciare una recensione, se non altro per sapere che ne pensate!
Mi dispiace per il lungo dialogo che avviene tra Law e Cami, ma il discorso diretto era l'unico modo che potevo usare per far capire la situazione e soprattutto per far capire il pensiero e il punto di vista di Law.
Un saluto, alla prossima!
   
 
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