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Autore: Mash    07/07/2016    1 recensioni
È tardi, e dovresti essere a casa dalla tua ragazza, non con me.
La pioggia ti trattiene.
-Fuori piove, Roy.- sorridi leggermente nel dire quelle parole.
Ormai, quando piove, mi trovo a sognarti; mi trovo a pensarti.
[Partecipante al contest "Segui la traccia" di Setsuna]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Maes Hughes, Roy Mustang | Coppie: Hughes/Roy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Mash
Titolo: Pioggia salata
Fandom: Full Metal Alchemist
Personaggi: Roy Mustang, Maes Hughes
Rating: Giallo.
Generi: Malinconico, introspettivo.
Avvertimenti: Missing Moments
Prompt: “E fuori piove,”.
Introduzione:
NdA: Torno a scrivere di FMA, di Roy e Hughes nel particolare, avvicinandomi a una pseudo relazione clandestina tra i due. Il momento si colloca poco dopo la morte di Hughes, ma il sogno/ricordo è ambientato parecchi anni prima, quando ancora i due hanno questa relazione che li unisce (a mia fantasia) dai tempi militari. Non so se abbiano effettivamente smesso quando Gracia e Hughes si sono sposati, nella mia mente sì, ci hanno provato a interrompere il tutto. Ma... non ho specificato per bene. Quindi pensatela come volete.
Questa storia partecipa al contest "Segui la traccia"  di Setsuna


Addormentarsi, da quando te ne sei andato, non è più facile come prima.
Le poche volte che riesco a non pensare alla vendetta, al trovare la persona che ti ha ucciso, cerco di concentrarmi su quello che c’è da fare al lavoro.
Ma sebbene mi piaccia far pensare agli altri di essere forte, di non aver bisogno di niente e di nessuno, anch’io devo dormire ogni tanto.
Quando ci riesco, mi capita spesso di sognare il passato.
Un passato in cui tu, sei ancora vivo.
In cui io, mi sento ancora vivo.
Ogni volta, in quei sogni, la prima cosa che vedo è la tua schiena.
Sei seduto alla scrivania del mio appartamento, mentre fumi una sigaretta.
Granuli grigi cadono nel posacenere che ho comprato per te, stufo di vedere sempre sporcizia per terra.
Nonostante sia un sogno, nella mia mente, riesco a sentire l’odore del tabacco che mi arriva alle narici, vedo perfettamente le spirali di fumo che si disperdono per tutta la stanza. Sento la tua risata quando ti dico di smettere perché sai benissimo che detesto quell’odore e la tua solita risposta, che mi rinfaccia l’aver comprato un oggetto inutile se non voglio che fumi.
Malgrado sia ancora a metà, spegni la sigaretta e ti alzi in piedi, gettando un’occhiata veloce all’orologio appeso sul muro.
Gocce di pioggia battono sul vetro dell’unica finestra, anche se non voglio, mi vedo aprirti la porta per farti andare via.
È tardi, e dovresti essere a casa dalla tua ragazza, non con me.
La pioggia ti trattiene.
-Fuori piove, Roy.- sorridi leggermente nel dire quelle parole.
Già sai che non ti farò andare via.
La tua voce risuona nei miei ricordi come se fossi ancora lì.
Era come se sapessi già in anticipo che sarebbe venuto a piovere.
Che utilizzassi la pioggia come scusa per restare, l’ho sempre sospettato, ma come facessi a saperlo ogni volta è ancora un mistero per me.
Venivi solo quando le nuvole erano cariche d’acqua, sicuro che sarebbe scoppiato un temporale di lì a poco. O quando questo era appena iniziato, con la scusa che casa mia era più vicina dall’ufficio.
Ogni volta, in quel sogno, chiudo la porta, sapendo che quei momenti non potranno durare.
So che quella donna ti ha rubato il cuore, e so che lei può darti ciò che io non ho mai potuto; una famiglia.
Ma, anche se ci siamo detti di smettere quando hai proposto a Gracia di sposarti e lei ti ha risposto affermativamente, sei tornato di nuovo.
E io ti ho fatto entrare, di nuovo.
Nel sogno, continuo a guardare i tuoi occhi, scandagliare ogni centimetro del tuo viso, indugiare sulle tue labbra, appena alzate in un sorriso complice.
Separare la distanza iniziale tra noi è sempre stato difficile. Anche nei sogni.
Ti vedo davanti a me, mentre avvicini una mano verso il mio volto, e prima che tu possa sfiorarmi i capelli, sono io che frantumo la distanza.
Il sapore dei tuoi baci è ancora vivido nei miei ricordi, sanno di tabacco, decisi ma allo stesso tempo dolciastri.
Eravamo presi dalla foga e dall’eccitazione. Mentre fuori la pioggia copriva i rumori, noi andavamo avanti, pensando solo al piacere e continuando qualcosa che sapevamo, essere sbagliata. La separazione tra le nostre labbra era momentanea ma creava in me una sensazione di mancanza. Il tocco delle tue mani era caldo, così come lo era il tuo corpo.
Ci muovevamo incastrandoci perfettamente, seguendo ognuno il ritmo dell’altro, come fossimo un’unica entità.
Da sempre unita ma separata.
Mi sveglio sempre troppo presto da quei sogni.
La sensazione di mancanza è l’unica che persiste, come se, svegliandomi, avessi perso una parte di me stesso.
Ogni volta, mentre lentamente riapro gli occhi, sento che sono umidi, segno che la pioggia sta infuriando.
Ormai, quando piove, mi trovo a sognarti; mi trovo a pensarti.
Quello che nessuno sa, è che non piove soltanto fuori.
È come se ci fosse uno squarcio sul tetto e la pioggia inondasse tutta la stanza, bagnandomi da capo a piedi. O almeno, ogni volta che mi sveglio e ricordo gli stralci di quanto ho sognato, è così che mi sento.
È una pioggia salata quella che scende.
Scende sul mio volto, sulle mie guance, infilandosi fin dentro le mie ossa; lasciandomi addosso, solo il rimpianto.
E in questo, oltre la mancanza, c’è la voglia di porre fine a tutto.
Di trovare il colpevole.
La vendetta è ciò che rimane quando, lentamente, la pioggia finisce di battere sul vetro, finisce di scendere dai miei occhi.
  
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