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Autore: Narumi94    07/07/2016    3 recensioni
C’è chi sale, e chi scende dal pullman. Nessuno conosce il suo nome. Lui é l’autista, tanto basta sapere.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meno tre.

Era tutto il giorno che guidava: stesse fermate, stessi luoghi, persone diverse. C’è chi sale, e chi scende dal pullman. Nessuno conosce il suo nome. Lui é l’autista, tanto basta sapere.

Meno tre.

A questo punto mancava poco al capolinea: solo tre fermate, e poi il tanto agognato riposo.
Il pullman non era più gremito di gente. I pochi passeggeri rimasti esibivano un’aria affaticata ma serena, luminosa, quasi euforica:

l’individuo in giacca e cravatta seduto vicino l’entrata anteriore era senza dubbio rincuorato dal pensiero del ritorno a casa, da una moglie premurosa pronta a sottrarlo alle grinfie di un capo sadico e spietato dopo una giornata di lavoro, il piatto caldo pronto sulla tavola, la televisione, il cane in festa, i bambini, le urla;

I due ragazzi sul fondo del veicolo, mano nella mano, gli sguardi timidi, sfuggenti, si sarebbero forse augurati la buona notte alla fermata seguente, col cuore gonfio di gioia e la voglia di non lasciarsi.

E quella signora non più tanto giovane in piedi, la quale a stento manteneva l’equilibrio, senza dare importanza ai numerosi posti liberi, avendo quella cocciutaggine propria degli anziani quando vogliono dimostrare qualcosa: chissà che non si fosse messa in testa di voler apparire un po’ più nel fiore degli annidi quello che in realtà era... Sicuramente avrebbe passato la serata sulla poltrona, o con il marito, o piuttosto con un vecchio gatto sulle gambe da carezzare, cullata dalle parole provenienti da quella scatola magica, luminosa, comunemente chiamata televisione.

E mentre l’autista si soffermava su questi pensieri, rifletteva che forse anche su di lui i
passeggeri concepivano fantasie.

O forse no.

D’altronde dalla stanchezza palesata dal suo sguardo non si riusciva ad intravedere neanche un briciolo di felicità. Rabbia, frustrazione, quelle sì.

Mancavano solo tre fermate. Anzi, due: Ecco la sosta successiva.

L’uomo e la signora scesero, salì un ragazzo, madido di sudore, con un pallone tra le braccia, i capelli bagnati schiacciati in fronte. Obliterò un biglietto spiegazzato tirato fuori da una tasca del pantalone.

Meno due.

Il conto alla rovescia era sul punto di giungere al termine. Di colpo provò una grande invidia per gli ex passeggeri che di lì a poco avrebbero incontrato qualcuno che li aspettava. Chi c’era ad attendere lui, invece? La risposta creava un vuoto analogo a quello del suo appartamento.

I due innamorati si alzarono e si avvicinarono sorridendo all’uscita posteriore. Prenotarono la fermata: la penultima. Anche il ragazzo si avvicinò all’uscita, facendo rimbalzare il pallone, per giocare a mandar via la noia. Era snervante, ma il conducente decise di sorvolare: il giovane trio lo avrebbe presto abbandonato.

In lontananza la fermata. Nessuno in attesa. Il pullman si sarebbe svuotato dei passeggeri e riempito solo dei suoi pensieri.

Meno uno.

Arriva finalmente la breve sosta: apertura delle porte, discesa dei passeggeri, ecco che si richiudono e si va...
No!

Una donna! Una giovane donna aveva appena raggiunto la fermata, ansimando per la corsa, facendo cenno di aprire. L’autista, contrariato, ubbidì.

Lo sguardo spaventato, in lacrime, che salì di corsa sul mezzo di trasporto s’incrociò col suo, e si sentì nudo. Vide sé stesso nell’angoscia riflessa nei suoi occhi, occhi di solitudine.

Partì.

Ed ecco che un uomo li raggiunse, correndo forsennatamente, i pugni in aria, lo sguardo infuocato da un’ira disperata, folle.

L’autista avvertì l’egoistico bisogno di continuare a schiacciare l’acceleratore. L’uomo si aggrappò alla vettura, ululando di rabbia e sputando intimidazioni. Alcuni dei pochi passanti si voltarono ad osservare l’insolita scena: avrebbero avuto qualcosa da raccontare quella sera a cena.

Alla fine l’individuo, che non aveva mai smesso di strepitare, rinunciò all’iniziativa e abbandonò la presa. Le sue urla echeggiarono nella testa del conducente per il resto del breve tragitto.

Erano arrivati al capolinea. Si fermò. Aprì le porte.

La donna rimase immobile, mentre calde lacrime le rigavano il viso. L’autista si alzò, scrutandola con attenzione. Era molto bella. Senza proferir parola, le porse una bandana per asciugarsi gli occhi. Lei alzò lo sguardo, accettò l’offerta e abbozzò un sorriso: tra le lacrime gli parve il sorriso più bello del mondo.

Lei, balbettando scuse – “Grazie, signor…?”

Lui, colmo di stupore e di gioia, rispose e l’invitò a prendere una tazza di cioccolata calda. Lei accettò sorridente ed insieme s’incamminarono per le strade quasi deserte della città. Il vuoto angoscioso era stato rimpiazzato da qualcosa di nuovo;

L’autista pensò che finalmente qualcuno conosceva il suo nome.
   
 
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