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Autore: Vala    19/04/2009    0 recensioni
Songfic ispirata a "Nessun rimpianto" degli 883.
Una ragazza, la sua stanza ed una radio con uno strano gusto sadico. Quello che la musica può provocare al cuore e alla mente di una persona.

Dedicata ad un amico, con la speranza che se la passi bene.

Genere: Song-fic, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte le radio hanno uno strano gusto sadico nelle canzoni che trasmettono. Chiudo la porta della mia camera perché i miei sono di sotto e non voglio che si preoccupino per i miei occhi rossi e l'aria distrutta. Non voglio essere consolata da loro, mi hanno già consolato a sufficienza le mie compagne a scuola, le amiche per telefono, i miei peluche che hanno assorbito le lacrime. Chiudo la porta della mia stanza da letto, e alzo il volume della radio. Lo speaker smette di blaterare e alza il volume assieme a me. Poche note, non mi è servito altro per riconoscere una delle mie canzoni preferite, una delle canzoni che ho amato di più cantare con le altre quando ancora non aveva un significato così immediato come in questo istante, quando potevo collegarla a un'estranea, a un'altra persona che non ero io.
"Tutti mi dicevano vedrai..." comincio a mormorare con Max mentre mi lascio cadere a terra sul tappeto morbido, abbracciando stretta il mio orsetto d'infanzia in cerca di sostegno.
"...è successo a tutti però poi..." a tutti, come mi hanno detto oggi a scuola cercando di calmarmi dopo il disastro, ma "a tutti" non sono io, non ce la faccio a generalizzare tutto in modo così banale, così facile.
"...ti alzi un giorno e non ci pensi più..." guardo il mio letto che ogni mattina ha visto il mio sorriso salutare la foto sul comodino, la foto di noi della nostra prima uscita da soli senza il gruppo. Non pensarci non è poi così semplice come dicono dopotutto quando per mesi non hai fatto altro.
"...lo scorderai...ti scorderai di lui..." modifico come sempre la canzone, perché io sono una ragazza e le ragazze fanno sempre così. Ma questa volta avrei voluto davvero evitarlo, cantare come se non fossi io quella che stringe l'orsetto fissando come un'idiota la foto sul comodino. Allungo un braccio e la prendo tra le dita, la cornice fredda come il nostro ultimo saluto. Lo scorderò forse, ma chissà quando.
"...solo che non va proprio così..." canto con più forza assieme al mio caro Max mentre apro la cornice, avendo quasi l'impressione che allo stato attuale solo lui possa capire quello che provo. in fondo è stato l'unico a dirmi che le cose non sono così facili da scordare come hanno invece sostenuto tutti gli altri superficiali che mi hanno abbracciato.
"...ore spese a guardare gli ultimi...attimi in cui tu eri qui con me..." la foto tra le mie dita è solida, una realtà che non si può ignorare, la realtà della nostra storia che ora è chiusa definitivamente. Lo so io, lo sa lui, lo sa anche Max che non si torna indietro.
"...dove ho sbagliato e perché..." è qualcosa che in effetti mi chiedo anch'io. Avrei potuto evitarlo se solo fossi stata un po' più forte, un po' diversa da quella che sono? Accarezzo il suo profilo così familiare ritratto per l'eternità su quel pezzo di carta lucida e avverto sulla mia pelle la sensazione di urgenza che ho provato quando abbiamo messo la parola fine.
"...ma poi mi son risposto che..." aumento il volume della radio di un'altra tacca mentre mi alzo in piedi, la foto abbandonata sul pavimento. Le mie dita afferrando casualmente altre foto, altri ricordi di noi. Cose che ormai non mi serviranno più adesso che ho preso la mia decisione.
"...non ho nessun rimpianto, nessun rimorso!" urlo alla mia stanza lasciando cadere a terra i nostri ricordi senza preoccuparmi della loro fine, sovrastando la voce della radio e la mia stessa insicurezza di poche note prima.
"soltanto certe volte capita che..." continuo a seguire il ritornello sapendo già che mi farà male cantare ancora, ma decisa ad andare fino in fondo così come sono andata fino in fondo in quel brutto affare. I miei piedi potrebbero calpestare la nostra foto in questo momento mentre faccio pochi passi per aprire una delle ante dell'armadio, ma non mi importa, non ci voglio pensare troppo.
"...appena prima di dormire mi sembra di sentire..." l'anta dell'armadio è aperta davanti ai miei occhi. Mi chino e rovescio una scatola di scarpe facendo fuoriuscire un paio di ballerine nere, regalo di mia zia per la cresima. Con dolcezza, le accarezzo e le sistemo una accanto all'altra. prima di dormire non pensavo quasi mai a lui se non per fantasticare su quello che avrebbe potuto organizzare per la volta successiva, su quello che avrei potuto dirgli per metterlo in imbarazzo o in difficoltà solo per il gusto di giocare un po'.
"...il tuo ricordo che mi bussa e..." le ante dell'armadio si chiudono con un gesto secco, in mano ho la scatola grigia delle scarpe. Non è molto capiente, ma basterà per quelle poche cose che abbiamo insieme e che è necessario eliminare dalla mia vista dato che dalla mia mente non andranno via così facilmente.
"...mi..." mi lascio cadere nuovamente a terra, tra le cose che mi ricordano lui, e gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime. È uno sforzo distruttivo non farle scivolare lungo le guance a bagnare quel peluche che mi ha regalato per S. Valentino anche se non stavamo ancora insieme.
"...fa male..." eccome se mi fa male, poggio la scatola per poter premere con forza le dita contro i miei occhi rossi che minacciano di scoppiare nuovamente.
"...un po'...!" esclamò a metà di un singhiozzo mentre una lacrima solitaria sfugge al mio controllo cadendo sulla nostra foto che ero solita tenere accanto a me. Ora non credo di essere in grado nemmeno di guardarla senza rischiare il collasso. Presto, devo fare presto...
"come dicon tutti il tempo è...l'unica cura possibile..." confermo la voce di Max con la mia rotta mentre prendo tra le dita la foto e la deposito con delicatezza, quasi devozione, sul fondo di cartone della scatola di scarpe. Tempo, chissà quanto ci vorrà prima di poter aprire quel sarcofago improvvisato.
"...solo l'orgoglio ci mette un po'...un po' di più per ritirarsi su..." ed un sorriso amaro mi compare sulle labbra. Orgoglio, sempre l'orgoglio di mezzo. in effetti è sempre stato l'orgoglio l'unico problema pesante tra noi. Ma il mio in questo caso è salvo. Anzi, è proprio per salvarlo che ho dovuto...il suo sarà a pezzi. in questo momento anche tu stai chiudendo il tuo dolore in una scatola?
"...però mi ha aiutato a chiedermi..." parecchie cose in effetti avrei da chiedere e lui avrebbe diritto di chiedermi, spero solo che non abbia mai il coraggio di farlo. Cosa potrei rispondergli dopo tutto quello che abbiamo passato insieme e quello che ora dovremo passare separati per causa mia?
"...se era giusto essere trattato così..." no che non era giusto, io fossi stata in lui mi sarei sentita morire. in effetti anche ora mi sentivo morire mentre depositavo sopra la foto il peluche, l'accendino, la cavigliera, il fiore secco,...
"...da una persona che diceva di...amarmi e proteggermi..." amore, sembra una parola tanto facile da dire ma onestamente non ricordavo una volta sola in cui fossi riuscita a dirglielo con facilità. Lui invece, non aveva mai avuto problemi a prendermi tra le braccia anche nei momenti meno adatti e sussurrarmi all'orecchio quelle che per me erano sempre sembrate frasi scontate. di nuovo una lacrima scende, ma non ho intenzione di fermarla. Lui se le merita, inutile fingere che non mi faccia male mentre finisco di nascondere la nostra storia in una scatola di scarpe.
"...prima di abbandonarmi qui..." abbandonato, è esattamente quello che ho fatto. L'ho lasciato da solo, non me la perdonerà mai. Non potrà mai tornare come prima, a dispetto delle mie speranze. È inutile anche solo pensare che possiamo nuovamente scherzare e prenderci in giro senza ricadere nell'errore di ferirci per questo disastro. Restiamo amici, abbiamo detto. Teniamoci in contatto, abbiamo detto. La tentazione di afferrare il telefono e chiamarlo ora è talmente forte che l'ho estratto dalla tasca e guardo il display come se lui potesse uscirvi da un momento all'altro. Un tasto, non serve altro, e potrei tornare sui miei passi, lui me lo permetterebbe di certo, lui probabilmente in quel momento non sta aspettando altro che questo, che io ceda...
"non ho nessun rimpianto, nessun rimorso!" urlo con Max chiudendo di scatto il telefono e gettandolo sul letto. Non cederò, non questa volta. La decisione è presa, non si torna indietro.
"soltanto certe volte capita che..." canto con tono deciso mentre guardo cadere le ultime lacrime sul coperchio chiuso della scatola, gocce che bagnano il cartone recando la firma del mio peccato, del mio dolore, della mia debolezza di donna.
"...appena prima di dormire...mi sembra di sentire...il tuo ricordo che mi bussa..." scandisco bene le parola ora, la mia voce si fa sempre più ferma mentre mi alzo, la scatola tra le mani come un tesoro. L'armadio è lì davanti a me, pochi passi e l'anta si spalanca nuovamente per me. Scosto le lenzuola e mi ritorna in mente il giorno che è stato a casa mia e si è dovuto nascondere nell'armadio per quasi un'ora perché mia madre era tornata in anticipo. Come dimenticare quando l'ho recuperato più tardi, avvolto in quelle stesse lenzuola nel vano tentativo di mimetizzarsi nel caso in cui mia madre avesse aperto. Era così buffo, così adorabile, così terribilmente mio in quel momento. La scatola di scarpe sigillata scivola oltre quelle lenzuola, oltre quel ricordo, per andare a nascondersi dietro, in fondo, nell'angolo più oscuro della mia stanza e del mio cuore.
"...ma io non aprirò!!" sorrido alla scatola salutandola per l'ultima volta mentre chiudo l'armadio e torno verso la radio. Ho preso la decisione giusta, non devo temere. Andrà tutto bene, ora ne sono sicura mentre guardo la cornice vuota e la metto via nei cassetti in attesa del momento in cui riprenderà il suo posto abituale.
"nessun rimpianto, nessun rimorso! Soltanto certe volte capita che, appena prima di dormire, mi sembra di sentire, il tuo ricordo che mi bussa, ma io non aprirò!" canto tutto d'un fiato l'ultima ripresa del ritornello, senza la base musicale e la voce di Max a sostenermi perché l'odioso speaker taglia come al solito la canzone al momento culminante per commentare qualcosa di insulso. Da sotto la voce di mia madre mi chiama con insistenza, probabilmente qualcuno le ha riferito qualcosa, o molto più probabilmente mi ha sentito ed è preoccupata. Lascio la mia stanza con un vago sorriso sulle labbra dopo aver abbassato la radio mentre lo speaker odioso continua a blaterare. Non ha importanza, la canzone è passata e passerà anche il mio dolore. Come dice Max, è solo questione di tempo.

"...canzone popolare di Max Pezzali e gli 883, trasmessa per voi grazie alla richiesta di un nostro ascoltatore del Friuli! -fatemi questo favore, mandate la canzone nessun rimpianto degli 883 il prima possibile, potreste aiutare qualcuno d’importante- Ed ecco a te secondo la tua richiesta questo stupendo brano! Grazie per averci scritto, spero di essere stato utile alla tua persona importante! Buona fortuna e alla prossima, Andrea!". 
  
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