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Autore: MadogV    08/07/2016    10 recensioni
Gazelle fa un annuncio e questo si ripercuote sul distretto di polizia, dove si trovano i nostri eroi: Nick e Judy
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ancora Zootropolis e ancora una dedica.

Dedico questo lavoro ancora una vola a DeniseCecilia, autrice di particolare talento, di cui non sarò mai sazio di leggerne i lavori. Menzione speciale anche per Freez Shard, altro autore bravissimo, e per Mergana, una delle mie prime “fan” (sempre che possa chiamarti così).

Nonostante il loro matrimonio e due bei cuccioli di “volpiglio” (così erano stati ribattezzati i due cuccioli), Nick e Judy continuavano a svolgere il loro regolare servizio al dipartimento di polizia di Zootropolis, anche se ormai casi eclatanti non ce n’erano più stati.

E infatti quel giorno Benjamin Clawhauser se ne stava più stravaccato del solito, mettendo a dura prova la resistenza della poltrona rinforzata, trangugiando ciambelle glassate e guardando Muu Tv, il canale di musica H24, perché stavano passando in loop tutti i video di Gazelle, per festeggiare i 25 anni di carriera della cantante.

Ma quando l’ennesimo videoclip ebbe fine, non ne venne mandato un altro, ma venne annunciato che subito dopo la pubblicità ci sarebbe stato un messaggio importantissimo.

I jingles pubblicitari passarono troppo lentamente per Clawhauser, ma quando arrivò il comunicato stampa la notizia si rivelò una doccia fredda.

Fu come se il tempo si fosse fermato, o andasse a rallentatore, anche la ciambella mezzo mangiucchiata, che gli cadde dalla bocca, sembrò andare giù con estrema lentezza.

Prima che potesse accorgersene, il suo “NOOOOO!” si era sparso per tutto il distretto, facendo accorrere molti dei suoi colleghi verso la sua postazione.

“Che è successo?” chiesero una volta arrivati.

E con un fil di voce, quasi mogio, Benjamin rispose:” Gazelle si ritira dalle scene.”

E come a fargli eco, la cronista ripeté la notizia: “Per chi si fosse collegato solo ora, abbiamo per voi una notizia s-c-o-n-v-o-l-g-e-n-t-e: GAZELLE SI RITIRA DALLE SCENE A SOLI 39 ANNI!”

Per quanto Clawhauser tendesse all’esagerazione, nessuno in quel momento ebbe da recriminare sul comportamento del portiere, perché per tutti Gazelle era più di una star, era un simbolo, il simbolo dell’ideale di coesione e integrazione di Zootropolis.

E ora la bandiera che sventolava alta su Zootropolis si ammainava per sempre.

In mezzo a quel bailamme, Judy, che era accorsa anche lei al grido del ghepardo, si accorse che Benjamin non era il solo ad aver preso male quella notizia; con la coda dell’occhio infatti vide il capitano Bogo chiudere la porta del suo ufficio con una profonda tristezza negli occhi.

Capì subito che per il bene del distretto doveva fare qualcosa, così prese il telefono e simulò di aver ricevuto una chiamata urgente da casa.

“Come, Jeremy non sta bene, arrivo subito Nick”, disse gridando per farsi sentire e poi scappò verso casa.

Quando arrivò a casa, trovò Nick addormentato sul divano con la piccola Bonnie sopra di lui, anche lei addormentata, mentre in cucina il piccolo Jeremy era alle prese con le prime moltiplicazioni.

Quando vide la mamma, il piccolo le corse incontro gridando festante: “Mamma, mamma. È tornata la mamma!” svegliando così la sorellina e il papà.

Nick si svegliò, si mise seduto, facendo attenzione a non far cadere la piccola Bonnie, si stiracchiò, si passò una zampa sul muso e guardando l’ora disse: “Carotina, ma non dovevi rientrare tra due ore”

Nick e Judy infatti non erano più partner sul lavoro e vi si alternavano, in modo che almeno uno dei due fosse a casa per badare ai cuccioli e, in casi estremi, potevano comunque contare su Stu e Bonnie.

Con il candore che hanno solo i bimbi, Jeremy disse alla madre: “Lo sai che papà ha provato ad aiutarmi a fare i compiti di casa? Ma non è bravo con le moltiplicazioni, però.”
Judy guardò divertita suo figlio che, se non fosse stato per le orecchie da volpe e il colorito fulvo, sarebbe passato per un coniglio, avendo ereditato dalla madre il musetto, il fisico e la coda a palla.

“Perché siamo noi conigli quelli bravi a moltiplicare” disse sorridente, dandogli un’amorevole carezza sul musetto sbarazzino.

E poi si rivolse alla piccola Bonnie, che era in tutto per tutto una volpe, tranne che per le orecchie e il colorito del pelo, che invece aveva ereditato dalla madre.

La piccolina rispose:” Abbiamo fatto disegni e poi li abbiamo colorati. Io e papà.”

Nick intervenne con ironia: “Se non ci fossi stato, ci avrebbe “riverniciato” tutta casa!”

Judy si avvicinò e gli disse: “Sai a chi sarebbe toccato il lavoro di pulizia, poi, no?”

“A me?” Chiese con leggera ironia Nick.

“Tuo il turno di “guardia”, tua la responsabilità.” rispose lei con la stessa leggera ironia, prima di dargli un bacio.

“Ora, però, sei qui e si fa il cambio della guardia” ribatté con un sorriso sornione Nick.

“Credo di no” rispose Judy: “Siediti, dobbiamo parlare.”

La cosa sembrava davvero seria e così Nick ripulì il suo volto da qualsiasi sorriso truffaldino o beffardo e si fece serio.

Il poter contare sempre su suo marito era una delle ragioni per cui Judy amava Nick, le altre erano: la sua capacità di alleggerire le situazioni critiche e le sue abilità culinarie.

Judy cercò le parole per essere chiara e sintetica e quando le ebbe trovate parlò (odiava, infatti, parlare senza aver prima le idee chiare su cosa dire; gli errori del passato l’avevano ben istruita).

“Gazelle si ritira dalle scene. E tu sai che ci sono due suoi grandi fans nel nostro distretto.” E poi lasciò che l’arguzia di Nick facesse il resto, d’altronde era il compenetrarsi a vicenda che li rendeva una coppia affiatata.

“Si, lo so” -rispose- Benjamin e capitan bufalo muschiat…”. Non finì di parlare, perché il problema gli si palesò rapidamente davanti.

“Esatto” gli diede conferma Judy.

Il distretto centrale di Zootropolis si reggeva tutto sulle spalle di capitan Bogo, che a costo di enormi fatiche e privazioni lo aveva portato avanti sempre a testa alta, ottenendo premi e riconoscimenti per la sua eccellenza. Ma lui da quella fatica e privazione non aveva ottenuto niente, anzi ne era stato lentamente consumato, spolpato come un frutto maturo, divorato dalla burocrazia e stritolato dalla stampa, sempre pronta a cogliere il minimo cedimento.

E ora che anche Gazelle si ritirava, il povero Bogo si ritrovava ancora più triste e solo di prima, senza aver avuto alle soglie dei 50 anni una compagna che lo rallegrasse e gli alleggerisse la pena.

Così derelitto non sarebbe stato più in grado di proteggere la dignità del suo distretto e gli avvoltoi della stampa ci si sarebbero buttati famelici, distruggendo così per sempre il distretto e Bogo stesso, che nella vita aveva amato due sole cose: Gazelle e il suo distretto. Il ritirò di Gazelle, in definitiva, poneva Bogo sulla china che lo avrebbe portato alla sua rovina e a quella del distretto stesso, se non si fosse fatto qualcosa.

Judy sapeva cosa doveva fare e aveva i mezzi per farlo.

Ne parlò con Nick, il quale ne fu completamente d’accordo.

Si diresse quindi a Tundra Town da Mister. Big.

Come sempre la villa era sorvegliata dai ferocissimi orsi polari e infatti, entrando, Judy vide l’agente Mc Horn venir scortato all’ingresso in versione “surgelato fresco di giornata”: la sua copertura era saltata.

Entrò, fece i saluti di rito e poi parlò.

“Mister Big vi devo chiedere con rispetto un grossissimo favore.”

“Dimmi pure, Judy” disse il topo-ragno con accento siciliano.

“Ecco, lei deve organizzare un attentato ai danni di Gazelle.”

Il topo-ragno sbiancò e quasi ci rimase secco:” Minchia. Mica voglio fare arrabbiare le mie picciridde. O sai o no che Fru Fru e la piccola Judy sono delle fans accanite di Gazelle, Se sapessero che facisse na cosa del genere, sai l’arrabbiatura!” ribatté sempre in siciliano

“Ma, Mister Big, non si tratterebbe di un vero attentato. È solo una finta.”

IL topo-ragno a sentire come stavano le cose riprese colore e disse, sempre in siciliano: “Ah, se stanno così le cose, allora dì a Donnolesi di rivolgersi allo yak Yax, quello del centro nudisti. Lui saprà cosa fare.”

La prima parte del piano era pronta, ora si trattava di avere pazienza e, se conosceva bene Gazelle, la popstar non avrebbe tardato ad apparire in pubblicò per promuovere il suo ultimo concerto.

E, due giorni dopo, così fu.

La parata più sontuosa che ci fosse mai stata. C’era davvero di tutto: coriandoli, luci stroboscopiche, tigri ballerine, la miglior banda della città, carri allegorici, figuranti ed…esplosioni.

Esplosioni?

Si, perché, mentre la parata procedeva, si sentì un forte boato e poi si vide levarsi alta una nube di fumo e dal fumo si vide emergere uno yak completamente fumato.

“Oh, mica funzionavano stì botti”. Disse con forte accento toscano, prima che due manette gli serrassero i polsi.

Alla centrale della polizia, lo stralunato yak ripeteva la medesima storia con quella forte cadenza toscana:” Bella storia, zio. Cioè, sai com’è? No? Cioè, stavo coi tizi miei, poi si avvicina un altro tizio, mi pareva un pelino camuffato, parrucca, naso finito, barba finta. Ma mica sono sicuro che fosse davvero camuffato. Sai, cioè. Che storia. Mi dice che alla parata volevano i fuochi d’artificio, mi dà codesti fuochi, poi li accendo… e non funzionano. Che storia, zio!”.

Il poliziotto che si occupava dell’interrogatorio dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non strangolare quello Yak molesto, ma alla fine la sua storia si rivelò vera e quindi si pensò che si fosse trattato di uno scherzo di cattivo gusto.

Donnolesi fu pagato, con la minaccia di essere freddato se avesse parlato.

Ora si trattava di passare alla seconda parte del piano.

Judy, qualche giorno dopo “l’attentato” alla parata e qualcuno prima del concerto, si recò in municipio ed irruppe nell’ufficio privato del sindaco.

“Sindaco Lionheart, dobbiamo parlare”, disse con fermezza.

“Che c’è?”. Ruggì il leone: “ho un concerto da preparare.”

“È proprio per il concerto che sono venuta”

“Senta” disse il sindaco, quasi seccato:” Non posso concederle tutti i posti in prima fila per fare un favore a tutta la sua famiglia.”

“Non è questo il motivo” rispose Judy trattenendo la calma.

“Se non è quello il motivo, allora se ne vada!!!” Ruggì più forte il leone completamente seccato.” Ho una maledetta agenda piena e miss Ursaring è in ferie.”

Judy non ci vide più e, perso il controllo, gridò anche lei:” Mi stia a sentire, signor Sindaco. Se lei si ritrova il culo su quella poltrona per il terzo mandato consecutivo è grazie a me e al mio distretto e ai miei amici, che hanno portato avanti il programma di integrazione mammifera, da lei tanto sbandierato. Quindi ora mi stia a sentire”

Al “ruggito” del coniglio, il povero sindaco non poté che sedersi sulla poltrona e porsi in posizione di ascolto, con un forzato sorriso di cortesia:” Mi dica tutto, agente Hopps. Che cosa può fare questo povero sindaco per il suo miglior agente in servizio.”

Judy riprese la calma, soppesò le parole e infine disse:” Visto il recente attentato, lei affiderà la sicurezza del concerto al solo distretto centrale, l’unico ad avere elementi validi…”

“Ok” Asserì il sindaco, pronto a ricevere la batosta, perché era chiaro che quella ostinata coniglietta non era venuta solo per quel motivo.

“E conceda due pass per il dietro le quinte, uno per l’agente Clwahuser e uno per il capitano Bogo. È chiaro, signor Sindaco?”

Dallo sguardo, il leone capì la sottile minaccia implicita in quella domanda: o si faceva in quel modo o addio quarto mandato.

“Si, trasparente.” Disse ingoiando la saliva, per sciogliere il groppo che gli attanagliava la gola.

Quando la coniglietta se ne fu andata tutta soddisfatta, Lionheart si passo una mano sul viso, madido di sudore e pensò: “Questa è fatta, ora pensiamo a come informare gli altri distretti.”

Ora che il piano era pronto, non restava che attendere il concerto e nel frattempo Judy si prese un po’ di tempo da dedicare alla famiglia e a sé stessa.

Una bella gita al mare, un’escursione in campagna, andando a trovare i nonni e, infine, un bel film per tutta la famiglia.

Poi venne il concerto e fu, inevitabilmente sold-out e per ovviare a ciò, il sindaco, sia per accaparrarsi voti, sia perché davvero ci teneva alla felicità dei suoi cittadini, fece piazzare maxi-schermi in tutte le principali piazze della città, pagati con i finanziamenti speciali (cioè i soldi di mister Big, il quale avrebbe goduto di molte franchigie).

Giochi di luce e d’acqua in una policromia davvero folgorante, danzatori e danzatrici, il palco che esplodeva di mille meraviglie e lei, Gazelle, bella più che mai, radiosa di felicità.

Era il suo ultimo concerto e voleva che fosse per tutti i suoi fans un qualcosa di memorabile e tale era il rispetto per quel concerto che neanche Duke Donnolesi si fece vedere a vendere la sua merce taroccata, lasciando agli stores ufficiali la vendita dei prodotti Gazelle.

Il concerto durò 4 ore e fu davvero stancante per Gazelle, la quale alla fine si ritirò per una buona quarantina di minuti prima di concedere foto e autografi a quei pochi fans (8 in tutto) che avevano vinto il backstage pass (anche se due di quelli non erano stati aiutati dalla fortuna, ma da una ostinata coniglietta).

Venne il turno di Clawhauser, il quale era tutto emozionato e agitato, sapeva infatti che ad ogni fan veniva regalato un dono personale e unico, chi sa quale sarebbe stato il suo.

“Ciao, Clawhauser” disse garbatamente Gazelle:” So che tu hai fondato un funclub in mio nome e ti vanti di essere il mio fan numero uno.”

“Si.” Disse con gli occhi illuminati dalla gioia, ciondolando la grossa testa in segno di assenso.

“Ebbene per il mio fan numero uno, ecco qui il regalo: un cd a cinque dischi con tutti i miei successi, più tre inediti, un dvd e il libretto autografato con tutti i testi e una fotografia io e te del concerto di 7 anni fa.”

Poco ci mancò che il ghepardo non svenisse dalla commozione, ma poi si riprese, ringraziò e uscì tutto contento.

Poi ci furono altri fans e altri regali e arrivò quindi il turno di Bogo.

Il capitano, più che teso, era scocciato, odiava quel tiro mancino, non voleva soffrire e ricevere una prebenda alle sue ferite, riteneva tutto questo un raggiro e un insulto.

Entrò torvo, ma poi vedendo Gazelle accoglierlo con garbo, la sua cupezza si sciolse.

“Capitan Bogo, lei difende Zootropolis con tenacia e coraggio, eppure non riceve alcun riconoscimento. So bene che nessun ninnolo potrà colmare la sua tristezza. E so anche bene che questo potrebbe avere ripercussioni sul suo lavoro.”

“Ma lei come…?” chiese stupefatto.

“Una coniglietta molto ostinata mi ha fatto capire quanto lei tenga al suo lavoro e ai suoi uomini, e sarebbe davvero un peccato sei lei si lasciasse andare.”

Bogo era confuso e irritato, odiava chi ingeriva nella sua privacy, ma ancora una volta fu Gazelle a sorprenderlo.

Si poteva vedere quanto sforzo stesse facendo per cercare di dire quello che voleva dire e poi parlò.

“Lei non è l’unico a tenere alla propria privacy! Anche io, per quanto sia un personaggio popolare e aperto, ho i miei segreti.”

“Capisco” ribattè Bogo, che aspettava il ninnolo consolatore.

“Lei non avrà niente, capitan Bogo” disse Gazelle con molta calma.

La faccia di Bogo si contrasse in una smorfia fastidiata.

“Lei non avrà niente che possa essere esposto, mostrato e esibito con orgoglio. Lei avrà qualcosa che nessun altro avrà mai: il vero motivo per cui mi ritiro dalle scene.”

Bogo rimase stupito, era davvero un bel regalo, altro che prebenda o palliativo.

“Confido in lei, saprà mantenere il segreto” aggiunse, poi sospirò come se si fosse alleggerita di un peso.

“Vede, capitan Bogo, la mia compagna aspetta un figlio e io non posso lasciarla più sola.”

Bogo sbigottì:” Come, lei è…”

“Omossessuale?” – “Sì, lo sono, ma anche se fossi stata etero, avrei comunque lottato per un sogno di integrazione e coesistenza qui a Zootropolis, perché è una cosa in cui credo profondamente, come lei, capitano.

Restarono in silenzio per alcuni minuti, il tempo di capire quanto fosse costato rivelare quel segreto.

Poi Gazelle riprese a parlare. “Se tutti sapessero questa cosa, mi accuserebbero di ipocrisia, che promuovo la causa solo perché è un mio interesse”

Sembrava quasi fosse sul punto di piangere.

Ma fu Bogo a risolvere la situazione. Atteggiandosi da duro disse con voce profonda: “Il suo segreto è al sicuro con me, “pupa.”

Poi uscì lasciando la cantante a rifiatare e a far ordine dentro di lei. Cinque minuti dopo era già pronta ad accogliere gli ultimi due fans.

E mentre si avviava verso l’uscita, con quel segreto nel cuore, Bogo si lasciò andare ad un sorriso, che gli diede una sensazione di calore: quel segreto era molto più confortante di qualsiasi ninnolo.

Ma mentre era così assorto nei suoi pensieri, non si avvide di andare a sbattere contro un grosso orso.

L’impatto fu imminente, ma con la sua solita agilità Bogo afferrò al volo il gadget di Gazelle e lo porse al suo proprietario.

“Grazie, capitan Bogo. Sa, quella statua in porcellana è il mio ricordo speciale di Gazelle, sotto c’è anche la dedica personalizzata” disse l’orso.

“Miss Ursaring, è fan di Gazelle, anche l’assistente del Sindaco. Ma che sorpresa!” disse Bogo.

“Già” ribatté l’orsa.

Poi i loro sguardi si incrociarono e scoccò come una scintilla.

Così quel mese si rividero altre due volte, e altre quattro il mese successivo, e molte altre il mese ancora dopo, finché due anni dopo, ormai ufficialmente una coppia, si sposarono, adottando poi una cucciola di Caribù dall’orfanotrofio Gazelle, chiamato così in onore dell’ex pop-star.

E quando la piccola caribù, di nome Berenice, entrò nella loro vita, Bogo lasciò il suo posto di capitano a colui che ritenne essere il suo più degno successore e nessuno ebbe da ribattere.

E Nicolas Piberius Wilde si rivelò degno del posto assegnatoli, guidando il distretto con rispetto e saggezza.

 

   
 
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