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Autore: odamei    09/07/2016    0 recensioni
Traduzione dell’omonima fan fiction di lexa_lives_in_us, della quale la stessa autrice aveva in precedenza pubblicato il primo capitolo.
Nel caso vi interessasse leggere la pubblicazione originale, dove i tre capitoli costituivano tre parti distinte della serie, trovate il link dopo il titolo di ogni capitolo.
Chiedo scusa per eventuali errori o imprecisioni dei quali sarò responsabile.
Ringrazio l’autrice per avermi permesso di tradurre e pubblicare questa storia, e per averla scritta, contribuendo così a tenere vive quelle emozioni che le protagoniste credo non smetteranno mai di suscitare in noi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Oh dry your eye (soulmates never die)
 
Pubblicazione originale su Archive of Our Own  http://archiveofourown.org/works/6212089.
 
 
Nel momento in cui uscirono dalla casa, incontrarono quattro vaganti.
Alicia imprecò sottovoce, ma Elyza sorrise solamente.
“Vuoi vedermi mentre gli faccio saltare il culo?” chiese, allacciandosi il fucile intorno alla spalla e prendendo la pistola nella fondina sul fianco.
 
 
*****
 
“Come mai lo smokey eyes?”
 
Elyza non si voltò, la guardò nel riflesso dello specchio che stava utilizzando. Le sue dita erano sporche di kohl ed il trucco era ancora lungi dall’essere completato, ma il sorriso sul suo volto era schietto.  
 
“E’ una pittura di guerra, dolcezza”.
 
Alicia derise il soprannome e giocherellò con le cuffiette che uscivano dalla sua tasca destra.
 
Resistette all’impulso di tirare fuori l’Ipod e ascoltare un po’ di musica.
 
“Okay, Xena.” replicò. “Come mai la pittura di guerra?”
 
Elyza terminò di sfumare l’occhio destro con quello strano disegno particolare e si mise a ridere.
 
“Xena non portava pittura di guerra”.
 
Alicia alzò gli occhi al cielo, nascondendo il proprio divertimento.
 
“Sto per ficcarti questo coltello nel culo.”
 
La bionda si leccò le labbra, voltandosi semplicemente per guardare la sua compagna e rispose: “Chi lo sa? Potrebbe piacermi.”
 
Alicia sentì la mascella caderle a terra ed Elyza non riuscì a contenere oltre la sua risata.
 
*****
 
“Non hai risposto”
 
Elyza la guardò, confusa in volto. Erano quasi pronte per lasciare la casa. Il sole era sorto un’ora prima, diffondendo la luce sui loro corpi intrecciati.
 
Alicia era rimasta sveglia dalle tre del mattino, per fare la guardia, mentre Elyza si era abbandonata al sonno, ma nessuna delle due aveva trovato il coraggio di rompere il loro abbraccio.
 
Lei era rimasta raggomitolata tra le braccia di Elyza, con l’orecchio premuto sul suo petto e il battito del cuore della bionda le aveva tenuto compagnia durante il trascorrere delle ore.
 
Era stato rassicurante.
 
Alicia voleva sentirlo di nuovo quanto prima.
 
“Uh?”
 
“La pittura di guerra.”
 
Dal volto di Elyza fu subito evidente che aveva compreso, ma la ragazza non fece niente per soddisfare la curiosità di Alicia.
 
“E allora?”
 
Alicia allargò le braccia, esasperata.
 
“Sei irritante!”
 
Elyza, scrollò le spalle, premendo la sua felpa nello zaino insieme a una bottiglia d’acqua che aveva riempito. Alicia aveva notato che portava con sé perlopiù provviste e armi e nessun effetto personale.
 
Si chiese quanto a lungo Elyza fosse stata obbligata a vagare da sola, lottando per la propria vita.
 
“Ho capito. Non è niente, davvero” rispose la bionda, chiudendo la cerniera del suo zaino e facendolo scorrere sulla spalla. “Mi piace e basta. Mi fa sentire sicura.”
 
Alicia incrociò le braccia sul petto, mordendosi il labbro.
 
“Mi piace” confessò “Sembra che tu stia piangendo sangue nero.”
 
Elyza sembrò quasi sorpresa. Si voltò a dare un’occhiata al suo riflesso nello specchio dell’ingresso.
 
“Sì, è vero” esclamò con un sorriso fiero. “Non ci avevo mai pensato a quel modo, ma immagino che la tua alternativa sia molto più tosta della mia”.
 
Alicia sorrise.
 
“Qual era la tua alternativa?”
 
Il sorriso di Elyza non fece altro che allargarsi.
 
“Pensavo di sembrare un procione.”
 
*****
 
Nel momento in cui uscirono dalla casa, incontrarono quattro vaganti.
 
Alicia imprecò sottovoce, ma Elyza sorrise solamente.
 
“Vuoi vedermi mentre gli faccio saltare il culo?” chiese, allacciandosi il fucile intorno alla spalla e prendendo la pistola nella fondina sul fianco.
 
Alicia si domandò quante armi quella ragazza portasse su di sé.
 
“Sei pazza?”
 
Alicia si mise davanti a lei, posizionandosi tra la bionda e i vaganti che si stavano avvicinando pericolosamente.
 
“Tu spari e avremo dozzine di loro attaccati al culo in meno di un minuto.”
 
Elyza rise, ignorando sfacciatamente i quattro vaganti che in quel momento stavano risalendo lungo il vialetto e frugò nell’altra fondina prima di estrarne un cilindro metallico lungo non più di quattro pollici.
 
“Vedi questo?” chiese. “E’ un silenziatore o soppressore. Comunque lo chiamino oggigiorno.”
 
Mentre parlava, lo attaccò alla canna della pistola.
 
“Riduce il rumore e aumenta leggermente la velocità del proiettile.”
 
Con il braccio libero, allontanò Alicia ammiccando e puntò svogliatamente l’arma.
 
“Uno.” Quando il proiettile attraversò il cervello morto del vagante più vicino, la sua testa esplose letteralmente.
 
“Due” contò nuovamente Elyza. Non sorrideva più. “Tre”.
 
Era rimasto solo un vagante, che continuava ad avvicinarsi sempre di più.
 
Gli occhi di Elyza incontrarono quelli di Alicia al di sopra della pistola.
 
La bruna non disse una parola e malgrado il suo viso fosse pallido, la sua espressione era rimasta risoluta.
 
“Quattro.”
 
Al tonfo sordo che il corpo fece quando ruzzolò a terra, Alicia si limitò a sbattere le palpebre.
 
Elyza abbassò lentamente la pistola e la rimise nella fondina.
 
Senza dire una sola parola, le ragazze s’incamminarono lungo il vialetto e la mano di Alicia sfiorò la schiena di Elyza.
 
Non potevano permettersi di compiangere i morti, ma questo non rendeva più facile uccidere.
 
*
 
Dopo qualche minuto di cammino in silenzio, Elyza recuperò il suo atteggiamento insolente.
 
Alicia non sapeva come facesse, ma amava quell’aspetto della sua personalità.
 
La bionda iniziò a parlare del suo fucile e delle sue pistole e Alicia avrebbe davvero voluto zittirla, ma si ritrovò troppo occupata a guardare il suo sorriso per chiedere di fatto alla ragazza di smettere di parlare.    
 
Alicia sapeva che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato in quella ragazza.
 
Sapeva che avrebbe dovuto essere preoccupata, perché la sensazione che aveva nei suoi riguardi era troppo intensa per essere ignorata.
 
Ma Elyza continuava a guardarla e a rivolgere sorrisi gentili nella sua direzione e Alicia sembrò dimenticare che erano nel mezzo di un’apocalisse.
 
“Non ti ho nemmeno chiesto se volevi una pistola, ma ho immaginato che non fossi interessata”
 
Alicia fece sbattere la sua spalla contro quella di Elyza.
 
“E questo perché?” chiese.
 
Se qualcun altro avesse provato a dare per scontato qualcosa che la riguardava senza effettivamente chiedere la sua opinione, Alicia avrebbe reagito con ostilità.
 
Ma Elyza era diversa. Le supposizioni di Elyza più che idee erano conoscenza. Sembrava che Elyza conoscesse tutto di lei e, per qualche motivo, ad Alicia non importava.
 
“Semplicemente, non mi sembri il tipo.” rispose Elyza con un sorriso.
 
Alicia annuì, giocherellando di nuovo con le cuffiette in una delle sue tasche. Afferrò il coltello che le stava lentamente scivolando fuori dalla cintura e lo rimise al suo posto.
 
“Non mi piacciono molto le pistole. Non c’è un motivo preciso. Almeno, non ora.” Ironizzò “Non è che io possa sollevare una rivoluzione per la regolamentazione delle armi durante un’apocalisse zombie.”
 
Scrollò le spalle.
 
“E’ più come una vibrazione... Un istinto. Ogni volta che ho dovuto impugnare una pistola ho avuto la sensazione che fosse… sbagliato”
 
Elyza annuì semplicemente, in modo tale che fece pensare ad Alicia che la bionda riuscisse realmente a capire cosa intendeva dire.
 
“Però non hai problemi con quel coltello” osservò Elyza, lanciando uno sguardo all’ampia lama che Alicia portava sul fianco.
 
Alicia finse di non vedere che gli occhi di Elyza si erano fermati sulle sue gambe seminude.
 
Ringraziò chiunque ci fosse lassù per aver deciso di indossare quegli shorts il giorno prima.
 
“Allora forse nella tua vita precedente eri una specie di rivoluzionaria lanciatrice di coltelli.”
 
Alicia ridacchiò ed Elyza sorrise in modo incontrollato.
 
Sembrava che si divertisse a farla ridere.
 
“Sì. Sicuramente.” fu la risposta ironica di Alicia. Mentre camminava prese a calci una pietra.
 
*****
 
Avevano camminato per più di un’ora, evitando strade in cui avevano individuato diversi vaganti che vagabondavano senza meta e il sole era quasi al suo culmine.
 
Dovevano trovare un posto in cui fermarsi, mangiare e riposare.
 
“Ma mi racconti di te? Dove hai imparato a sparare a quel modo?”
 
Elyza scrollò le spalle con noncuranza, tamburellando con il dito lungo la lunga canna dell’arma che teneva ancora allacciata attorno alla spalla.
 
“Ho trovato questo fucile e ho sparato, proprio in mezzo agli occhi di un vagante, mentre stavo scappando dal campus UCLA.” Si voltò e le fece l’occhiolino. “Cosa posso dire? Ho un talento naturale.”
 
Si fermarono sotto un’enorme palma per mangiare ed Elyza scoprì il suo nuovo hobby: lanciare erba sulla testa di Alicia e guardarla diventare matta per gli steli d’erba tra i suoi capelli.
 
Alicia non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui si era sentita così libera.
 
*****
 
“Okay, è evidente che così non funziona.”
 
Alicia si fermò, voltandosi per lanciare un’occhiata confusa ad Elyza che stava già armeggiando con una delle fondine che aveva sulla gamba.
 
“Di cosa stai parlando?” chiese la bruna, sistemando il suo coltello per l’ennesima volta.
 
Ed era il coltello ciò a cui si riferiva Elyza.
 
“Mi stai facendo impazzire. Continua a scivolarti fuori dalla cintura. Ti distrae.”
 
Elyza terminò di liberare la fondina dalla gamba e si avvicinò a lei. Prima che Alicia potesse dire qualunque cosa per fermarla, Elyza si era inginocchiata ed aveva avvolto la sua coscia nella fondina.
 
Alicia trattenne il respiro.
 
Le dita di Elyza, che stavano lavorando per legare l’indumento intorno alla sua gamba, erano fredde.
 
Nessuna delle due disse nulla, ma la mano di Elyza lavorava lentamente
 
Più lentamente di quanto aveva fatto quando si era tolta la fondina
 
e stava tentando di godersi il momento e di farlo durare il più a lungo possibile.
 
Alicia non si mosse, limitandosi ad osservare i capelli biondi di Elyza che le coprivano il volto.
 
Non la vide deglutire né mordersi le labbra nel tentativo di rallentare il battito del suo cuore, mentre le sue dita indugiavano sulla pelle di Alicia.
 
“Fatto.”
 
Il sussurro di Elyza era meno sicuro rispetto al suo solito tono, ma Alicia si limitò ad annuire e ad allungare la mano per aiutare l’altra ragazza ad alzarsi.
 
“Grazie”.
 
Le ragazze si guardarono e per un attimo
 
un attimo che sembrò una vita
 
Alicia non sentì l’aria calda né il tipico odore di asfalto e smog con il quale era cresciuta.
Avvertì i brividi scivolarle lungo la schiena e sentì odore di legno e aghi di pino e familiarità che non avevano niente a che fare con ciò a cui era abituata.
 
Ma poi un ringhio gutturale le fece balzare fuori da quell’ “immaginazione”.
 
Si voltarono entrambe e imprecarono alla vista di un intero branco di vaganti che stavano venendo verso di loro.
 
“Sono troppi.”
 
Elyza era abbastanza intelligente da sapere che Alicia aveva ragione. Non potevano affrontarli. Non quando erano così tanti e quando Alicia non sapeva nemmeno come impugnare una pistola.  
 
“CORRI.”
 
Le loro mani s’incontrarono istintivamente e le ragazze iniziarono a correre, sentendo che i vaganti stavano accelerando il passo per cercare di raggiungerle.
 
Gli stivali di Elyza facevano rumore sul cemento e quello fu l’unico suono che accompagnò i loro respiri affannosi quando girarono dietro l’angolo di una casa abbandonata.
 
Quasi inciamparono sul marciapiede e continuarono a correre verso la fine della strada, dove si poteva vedere una piccola cancellata che separava la fine del quartiere da uno skate park.
 
“Non c’è via d’uscita!” urlò Alicia senza fermarsi. La sua mano libera teneva stretto il coltello.
 
Era certa che i suoi movimenti sarebbero stati più coordinati se avesse lasciato la mano di Elyza, ma che fosse dannata se l’avrebbe fatto.
 
Si rifiutava di lasciar andare l’altra ragazza.
 
“Allora tieniti pronta a saltare.” fu la risposta di Elyza.
 
Alicia non aveva tempo di formulare una protesta. Non che volesse farlo. O così o essere presi dai vaganti e sapeva quale alternativa preferiva.
 
Si arrampicarono goffamente sulla cancellata e si voltarono per guardare l’orda di non-morti che le stava seguendo. Si stavano avvicinando.
 
A quel punto, dalla casa alla loro sinistra, arrivò correndo e ringhiando un vagante che aveva la bocca coperta di sangue fresco.
 
“Vai!”
 
Alicia sentì Elyza lasciarle la mano e un attimo dopo stava cadendo, oltre la ringhiera e dritta nello skate park.
 
Atterrò bruscamente, crollando a terra e grattandosi le gambe e i palmi delle mani. Il suo coltello rotolò diversi metri davanti a lei tintinnando.
 
Si rialzò immediatamente, voltandosi per cercare Elyza. Non era lì.
 
E poi udì la pistola sparare.
 
Voltò la testa di scatto. Elyza era ancora sopra all’inferriata in precario equilibrio, con il fucile fra le braccia dal quale stava ancora uscendo il fumo.
 
“ELYZA” urlò Alicia.
 
Elyza non perse tempo a guardarsi attorno e si buttò semplicemente all’indietro, cercando di girarsi durante la caduta.
 
Atterrò ancora più duramente di Alicia ed il polso che aveva spostato in avanti per rallentare la caduta, si piegò in modo innaturale.
 
Elyza si lamentò per il dolore ma si rialzò in piedi.
 
Alicia la afferrò per il braccio e la trascinò in avanti, mentre ricominciava di nuovo a correre.
 
Quando passarono vicine al suo coltello lo raccolse e uscirono dall’ingresso principale dello skate park.
 
I vaganti dietro a loro urlarono, cercando di trovare un modo per seguirle.
 
*****
 
Dopo averla chiusa con la mano libera, Elyza si abbandonò contro la porta di legno.
 
La casa era silenziosa, ma Alicia corse in ogni stanza con il coltello proteso e controllò la presenza di ospiti indesiderati.
 
Elyza cercò di riprendere fiato, emettendo un sibilo quando il polso le trasmise un’ondata di dolore in tutto il corpo.
 
Lo tastò delicatamente e realizzò che era solo slogato. Un osso fratturato sarebbe stato un grosso problema da risolvere.
 
Inspirò dalla bocca ed espirò dal naso, cercando di calmare il dolore che picchiava nel braccio.
 
Abbandonò la sacca e il fucile sul pavimento ed esitò nella cucina alla sua destra, aprì il frigorifero, sospirando di sollievo quando trovò uno stock di pacchi di ghiaccio.
 
Ne afferrò uno e se lo mise sul polso.
 
“Te ne servirà un altro.”
 
Elyza non si era ancora voltata completamente quando il pugno di Alicia si scontrò con la sua mandibola, facendola barcollare contro il frigorifero.
 
Alicia aveva ancora il coltello nell’altra mano. Era furiosa.
 
“Non fare mai più una cosa del genere.” ringhiò.
 
Elyza la fissava con gli occhi spalancati, il pacchetto del ghiaccio era sul pavimento e lei si teneva la mano sul viso.
 
Alicia puntò verso di lei un dito tremante.
 
Mai più. Mi hai sentita?”
 
Alicia avanzò e la afferrò per la giacca di cuoio mentre teneva ancora il coltello.
 
“Mi hai sentita?!” quasi gridò, e solo allora Elyza poté vedere le lacrime nei suoi occhi. Lacrime che stava orgogliosamente trattenendo.
 
Elyza annuì, lentamente.
 
“Non hai il permesso di morire.” Sussurrò Alicia, con il labbro inferiore che tremava e la paura negli occhi.
 
Elyza annuì nuovamente.
 
“Mi dispiace.”
 
Alicia deglutì e annuì di rimando.
 
Allentò la presa sulla bionda ma non la lasciò ancora del tutto andare.
 
I suoi occhi caddero sulle labbra di Elyza e, all’improvviso, il pensiero di baciare la bionda fu tutto ciò cui riuscì a pensare.
 
Fece un passo indietro e si inginocchiò per recuperare l’impacco del ghiaccio. Lo restituì ad Elyza e si avviò fuori dalla cucina.
 
“Ali.”
 
Alicia si fermò ma non si voltò.
 
“Neanche a te è permesso morire.” Mormorò Elyza, massaggiandosi la mascella. Sapeva che il mattino dopo avrebbe avuto un livido. “Non posso…”
 
Alicia strinse i pugni.
 
“Non posso perderti.”
 
Non di nuovo.
 
Elyza allontanò dalla mente quello strano pensiero.
 
Alicia rimase in silenzio per un po’, quindi annuì e scomparve in cima alle scale.
 
*****
 
Quando emerse dal bagno, con i capelli ancora gocciolanti e un sorriso soddisfatto sul viso, Elyza trovò Alicia che stava disponendo del cibo sul tavolo della sala da pranzo.
 
Elyza la osservò mentre raddrizzava una delle forchette così che corrispondesse con quella dall’altra parte del tavolo e avvertì un improvviso impeto di affetto verso la bruna.
 
Alicia stava ancora lottando per venire a patti con quella nuova realtà. Stava ancora cercando di trovare un po’ di normalità nella sua vita.
 
“Per essere qualcuno che è da solo nel mezzo di un’apocalisse, di certo fai un sacco di docce” disse Alicia senza voltarsi.
 
Elyza era sorpresa. Pensava di essere stata silenziosa, ma apparentemente Alicia aveva un udito fine.
 
La bionda sogghignò e si avvicinò all’altra ragazza, allungando le braccia sopra la testa ed  emettendo un sibilo per il dolore al polso.
 
“Non sono una selvaggia” rispose, insaccandosi su una delle sedie e mettendo i piedi sul tavolo.
 
Alicia alzò gli occhi al cielo.
 
“E’ quello che ripeti a te stessa prima di dormire?” rispose ribattendo.
 
Elyza rise incontrollatamente.
 
“Tra le altre cose. “
 
Alicia scosse la testa e scomparve in cucina. Tornò con due bottiglie d’acqua. Le mise sul tavolo e infine si sedette.
 
Incrociò le dita davanti a lei e sorrise alla ragazza che la stava già guardando.
 
Rimasero in silenzio per un po’, godendo semplicemente dell’improvvisa calma e della compagnia reciproca.
 
Gli occhi di Alicia caddero di nuovo inevitabilmente sulle sue labbra.
 
E poi un po’ più in basso. La sua attenzione fu catturata dalla collanina che Elyza indossava, ma presto il suo sguardo scivolò dove la collanina si posava.
 
Era difficile non fissarla. Elyza indossava una canotta blu con una scollatura molto generosa ed ampia.
 
Elyza si schiarì la gola.
 
Alicia arrossì e ed evitò i suoi occhi.
 
“Non m’importa se mi fissi. Lo so di avere delle tette fantastiche.” ridacchiò Elyza.
 
Alicia sentì le orecchie andarle a fuoco e decise che il televisore rotto era la cosa più interessante della stanza.
 
“Stavo guardando la collana.”
 
Elyza rise.
 
“Lo stavi facendo di sicuro.”
 
Alicia si leccò le labbra e si voltò per lanciare un’occhiataccia alla bionda che in quel momento stava dondolando sulla sedia.
 
“Fottiti”.
 
“Ti piacerebbe.”
 
Alicia guardò il suo sorrisetto e sorrise in modo innocente.
 
“Davvero.”
 
Elyza cadde dalla sedia.
 
Alicia sogghignò. Anche lei poteva giocare a quel gioco.
 
*****
 
“Stavo veramente guardando la tua collana, prima.”
 
Elyza la guardò al di sopra del suo panino. Aveva la bocca piena di cibo e le ci volle un momento per ingoiare senza strozzarsi.
 
Adorabile.
 
“Ti piace?”
 
Alicia annuì, masticando in modo più aggraziato.
 
“Ma non capisco cos’è.”
 
Elyza appoggiò il panino e allungò la mano per prendere la collana. La sollevò e la esaminò per un attimo.
 
Quindi alzò lo sguardo.
 
“Sai cosa?” borbottò “Nemmeno io ne ho la fottuta minima idea.”
 
Mentre cercava di non ridere, non riuscendoci in maniera evidente, Alicia quasi si soffocò con il suo panino.
 
Elyza rise ancora più forte e spinse la bottiglia dell’acqua verso la bruna.
 
“Scusa” sorrise dispiaciuta. “Ma ce l’ho da quando ero bambina e nessuno si è mai curato di spiegarmi da dove venga.”
 
Alicia afferrò la bottiglia e buttò giù il pezzo di panino che era ancora incastrato nella sua gola.
 
“L’ho sempre avuta, da quando ero una bambina, credo. Mi piace, così non l’ho mai tolta.”
 
Alicia espirò e annuì.
 
“Sembra il pezzo di un orologio o qualcosa di simile.” gracchiò con la gola ancora dolorante, prendendo un altro morso del suo panino.
 
Elyza scrollò le spalle e con delicatezza infilò di nuovo la collana nella sua canotta.
 
“Sì, una specie di robaccia steampunk”.
 
Alicia smise di masticare e la fissò con uno sguardo inespressivo.
 
Elyza sbattè le palpebre.
 
“Steampunk?” ripetè la bionda.
 
Alicia scosse la testa.
 
“Cyberpunk? Universi paralleli?”
 
Alicia si limitò a sorridere ed Elyza sospirò in maniera drammatica.
 
“Ah, mi stai uccidendo, fiorellino.”
 
Alicia ridacchiò del nomignolo.
 
“Sei proprio una secchiona.” sospirò da dietro al suo panino.
 
Elyza si mise una mano sul cuore.
 
“Sono ferita. Mi hai ferita, Alicia.”
 
Alicia tirò alla bionda una delle olive nere che avevano trovato nella dispensa e la colpì dritta in fronte.
 
“Ahia” si lamentò Elyza, continuando a ridere. “Sai, per una principessa che dichiara di non avere capacità sufficienti per un’apocalisse, hai di sicuro una buona mira.”
 
“Una principessa?” Alicia sputò fuori con incredulità. “Mi scusi, Signorina “indosso pittura di guerra da procione.”
 
Elyza puntò la forchetta verso la bruna con uno sguardo severo.
 
“Devi lavorare sui tuoi soprannomi, zuccherino, perché fanno davvero profondamente schifo.”
 
Alicia afferrò un’altra oliva e Elyza alzò prontamente le mani per coprirsi il volto.
 
“Sono troppo carina per morire! Ti supplico.”
 
Alicia rise sonoramente ed Elyza sorrise fra le dita. Amava quel suono.
 
“Lascerò correre.” dichiarò Alicia.
 
“Per ora.”
 
Fece scivolare l’oliva tra le labbra e succhiò la punta delle dita per pulirle dall’acqua.
 
Quando alzò nuovamente lo sguardo, colse Elyza che la stava fissando.
 
La sua bocca.
 
Alicia sorrise leggermente e fece un sorriso radioso quando Elyza arrossì furiosamente.
 
*****
 
“Sei sicura?”
 
Elyza stava guardando ansiosamente la bruna.
 
Alicia annuì e sfregò i palmi delle mani l’uno contro l’altro.
 
“Positivo. Ho bisogno di sapere come combattere e nessuno ha mai voluto insegnarmi.”
 
Avevano spostato il tavolo e il divano contro il muro in modo da poter avere un grande spazio vuoto nel mezzo della stanza.
 
Avevano lasciato il tappeto perché, come Alicia aveva detto, sarebbe stato carino non cadere con il culo sul duro pavimento.
 
“Però, non voglio farti male.”
 
Alicia le lanciò un sorriso dall’altra parte della stanza.
 
“Non lo farai. Andiamo.”
 
Elyza espirò attraverso il naso e scosse la testa. Non era ancora sicura che fosse una buona idea, ma sapeva che probabilmente Alicia aveva ragione e dal momento che lei non era molto amante delle armi, quello era stato il risultato.
 
“Va bene. Facciamolo.” mormorò, facendo cenno ad Alicia di raggiungerla in mezzo alla stanza.
 
“Per ora, non ti insegnerò il combattimento corpo a corpo. E’ piuttosto inutile perché quando lotti contro uno di quegli schifosi non vorresti proprio avere una ferita aperta, quindi è meglio se eviti di colpirli a mani nude.”
 
Alicia annuì, le sopracciglia corrugate per la concentrazione.
 
Elyza prese un profondo respiro e si spostò dietro di lei, avvolgendole le braccia attorno al tronco e stringendola.
 
“Proveranno a catturarti…” sussurrò, provocando un brivido lungo la schiena di Alicia. “Sono forti. Tenteranno di mordere ogni parte del tuo corpo che possono raggiungere. Il tuo interesse principale è scrollarteli di dosso.”
 
Alicia quasi rimpianse la sua decisione.
 
La voce di Elyza era bassa e roca, e il suo respiro caldo le accarezzava il collo.
 
“Non puoi prendere la pistola, anche se ce l’hai. Non puoi muovere le braccia perché lo stronzo ti tiene stretta. Cosa fai?”
 
Alicia provò a pensare. Non era per niente facile.
 
La voce di Elyza
 
La presenza di Elyza
 
la distraeva parecchio
 
“Io non…”
 
Elyza la strinse di più e Alicia giurò che il suo cuore stesse per saltarle fuori dal petto.
 
“Non pensare, Alicia. Non dirmi cosa faresti. Fallo e basta.”
 
Alicia si leccò le labbra e fece un profondo respiro, provando a chiarirsi le idee. Non sapeva cosa fare. Si sentì stupida.
 
“Non so cosa fare.” sbottò, frustrata. Non riusciva a vedere una via d’uscita che non comportasse l’essere morsa da un vagante o comunque essere graffiata da esso.
 
“Usa il tuo istinto. So che non ti fidi di te stessa ma io sì, quindi…” esitò Elyza
 
E poi…
 
“Fidati di me.”
 
E Alicia non era più nel soggiorno. Elyza non era più dietro di lei.
 
Era di fronte a lei ed era più giovane e distrutta e la stava guardando con speranza e tristezza.
 
Fidati di me.
 
La stava guardando come se dentro di lei ci fosse una guerra e Alicia fosse la sola a poterla fermare.
 
Fidati di me.
 
La stava guardando come se la conoscesse, come se conoscesse la sua anima.   
 
Elyza era di fronte a lei ed era vicina e allo stesso tempo così lontana, Alicia non era più nel soggiorno e al tempo stesso era…
 
… E qualcosa accadde dentro di lei, quelle tre parole risuonarono nella sua mente e Alicia non era più se stessa.
 
O forse
 
decisamente
 
Era se stessa più di quanto lo fosse mai stata.
 
La sua gamba si alzò e poi andò all’indietro, mentre le mani afferrarono un braccio della sua assalitrice e lo tirarono. Alicia si accovacciò e sollevò il corpo sulla propria spalla, inchiodando al pavimento la sua avversaria.
 
La sua mano raggiunse il coltello e Alicia lo estrasse dalla fondina sulla gamba con un agevole movimento, puntandolo alla gola del corpo sotto al suo.
 
Un paio di occhi blu incontrarono i suoi.
 
E Alicia avvertì il tappeto sotto alle ginocchia e la pelle soffice sotto al suo palmo sinistro e intrappolata, sotto al suo coltello, riconobbe Elyza.
 
Coltello che cadde sul tappeto con un suono soffocato quando Alicia realizzò ciò che aveva appena fatto.
 
Quasi scattò via da Elyza, coprendosi la bocca con le mani.
 
Elyza si mise a sedere, lentamente, senza distogliere i suoi occhi da quelli di Alicia.
 
“Okay…” disse, con cautela. “Che cazzo era quello?”
 
Alicia scosse furiosamente la testa.
 
“Non ne ho idea e mi dispiace tanto
 
Elyza la fissò.
 
“Non ti azzardare a scusarti, Ali. E’ stato maledettamente fantastico!” esclamò.
 
Alicia scosse nuovamente la testa. Non poteva credere a se stessa.
 
Nick aveva sempre detto che lei era una specie di ninja, talvolta, ma una cosa del genere non era mai accaduta prima.
 
Un paio di pugni ben assestati, sì.
 
A+ in educazione fisica., erano una cosa.
 
Ma quello?
 
“Era un certo livello di profonda cazzutaggine. Non riesco a sentire la gamba, cazzo!” sogghignò Elyza, massaggiandosi la coscia destra.
 
Gli occhi di Alicia erano colmi di lacrime.
 
“E questo ti rende felice?” strillò, strisciando verso Elyza per controllare i danni.
 
Toccò la coscia destra della bionda e la udì mascherare un lamento.
 
Si sentì male. Incredibilmente male.
 
“Mi dispiace” disse di nuovo. “Non intendevo…”
 
E accadde di nuovo.
 
Elyza, di fronte a lei, cambiata.
 
Ma non era la stessa Elyza che aveva visto prima. Non era così giovane o così innocente.
 
Perché , l’Elyza che aveva visto la prima volta aveva molta più innocenza negli occhi rispetto alla tempesta che aveva ora.
 
Questa nuova Elyza era sporca e disperata e la guerra dentro di lei era insopportabile.
 
E Alicia sapeva. Sapeva che la stava distruggendo.
 
E sapeva che…
 
… era colpa sua.
 
Alicia…
 
Alicia.
 
“Ali? Alicia?”
 
Alicia sbattè le palpebre.
 
Elyza la stava fissando. Confusa. Spaventata.
 
“Cosa…?”
 
Elyza si leccò le labbra. I suoi occhi erano pieni di lacrime e Alicia aveva l’impressione di non essere stata l’unica ad aver visto quello che aveva visto.
 
“Non intendevi trasformarmi in cosa, esattamente?”
 
Aspetta. Cosa?
 
“C-cosa?”
 
Elyza deglutì. Sembrava ancora più confusa.
 
“Hai… hai appena detto… Non ho mai avuto intenzione di trasformati in questo.”
 
Pausa.
 
“Credo.”
 
Alicia sbattè le palpebre rapidamente diverse volte.
 
“Io…”
 
Si guardarono.
 
“Ho detto, non ho mai avuto intenzione di farti del male” chiarì Alicia.
 
Per qualche motivo, quelle parole suonarono sbagliate.
 
“Oh” sussurrò Elyza. Era sembrata quasi… delusa.
 
Alicia inghiottì ricacciando indietro il dolore che la visione aveva lasciato in lei.
 
“Scusami” mormorò, rimettendosi in fretta in piedi e correndo su per le scale per nascondersi in bagno. Elyza non provò a fermarla.
 
Alicia si appoggiò contro la porta chiusa e fece diversi respiri profondi. Si guardò le mani.
 
Stavano tremando.
 
“Che cazzo sta succedendo?” mormorò.
 
*****
 
Quando tornò, diversi minuti più tardi, trovò Elyza che stava accendendo un bel po’ di candele.
 
La sera si stava avviando verso la notte e dovevano prepararsi per andare a dormire.
 
Alla vista dell’altra ragazza, Alicia sospirò.
 
Le mancava la sua famiglia.
 
Le mancava sua mamma, le mancava suo fratello. Le mancavano Ofelia e Chris e diavolo, le mancava anche Travis.
 
Ma con Elyza era felice.
 
Si sentiva felice.
 
Non riusciva a spiegare il perché, non credeva sul serio nell’amore a prima vista, ma si fidava di lei.
 
Non poteva credere che si conoscessero solo da due giorni. Non poteva immaginare una vita senza di lei.
 
Elyza alzò lo sguardo e le sorrise dolcemente.
 
“Ho trovato qualcosa per te” disse.
 
Alicia si morse il labbro inferiore e corrugò la fronte.
 
“Di cosa stai parlando?” brontolò mentre si avvicinava alla bionda.
 
“Dammi un secondo.”
 
Elyza indicò il divano e Alicia si sedette al centro, in attesa.
 
La bionda finì di accendere le candele intorno alla stanza e quindi sparì nel corridoio, per poi tornare con una mazza da baseball.
 
“Taa-daa!”
 
Alicia sbatté le palpebre.
 
“Ma che…?”
 
“Mazza da baseball” Elyza sorrise. “Duh. Ho pensato che dal momento, sai, che non ti piacciono le pistole, dovevamo trovare qualcos’altro che puoi usare.”
 
Le consegnò la mazza.
 
“Voglio dire, il tuo coltello è fico e sai chiaramente come usare quella robaccia, ma finché non troviamo qualcosa che puoi brandire come… non so… un machete… forse dovresti avere questo.”
 
Alicia guardò Elyza con gli occhi spalancati, ma prese la mazza da baseball tra le mani.
 
“Questo è…” mormorò, senza sapere realmente cosa dire.
 
Elyza scrollò le spalle e affondò le mani nelle tasche dei suoi jeans.
 
“Fantastico, lo so” sogghignò.
 
Alicia le lanciò un’occhiataccia.
 
“Troppo piena di te?”
 
Elyza rise e le fece l’occhiolino.
 
“Sai, potrei fare una battuta molto divertente riguardo l’essere piena di me, ma penso che te la lascerò solo immaginare.”
 
Alicia arrossì furiosamente, aprendo la bocca per rispondere.
 
La chiuse.
 
“Sei una causa persa” replicò invece dopo un po’, ed Elyza si limitò a sorridere.
 
*****
 
“E’ finito?”
 
“Sei una rompicoglioni.”
 
“E tu ci stai mettendo troppo.”
 
“Ti disegnerò assolutamente un pene sulla faccia mentre dormi.”
 
“Tu fallo e ti darò in pasto a quelle cose.”
 
*****
 
“Questo è estremamente preciso.” 
 
Alicia si appoggiò contro il petto di Elyza mentre guardava il suo avambraccio.
 
Dove due settimane prima Matt le aveva disegnato un cuore, adesso Elyza aveva tracciato sulla sua pelle un simbolo dell’infinito molto carino.
 
“Disegnavo” spiegò Elyza, chiudendo il pennarello e gettandolo a terra. “In realtà, disegno. Dovevo andare a Yale. A studiare arte e robaccia del genere.”
 
Alicia percepì nella sua voce amarezza e rammarico. Poteva rispecchiarsi in essi.
 
“Dovevo andare a Berkley.”
 
Avrebbero potuto fare così tante cose, avrebbero potuto avere un futuro, facendo le cose che amavano di più.”
 
“saresti stata la prima della classe.”
 
Alicia sorrise tristemente, percorrendo il simbolo dell’infinito con la punta delle dita.
 
Rimasero in silenzio per diversi minuti, Alicia a fissare il disegno e ammirare come lo rendeva la luce delle candele, Elyza affondando semplicemente il viso fra i capelli di Alicia e inalando il suo profumo.
 
Sembrava perfetto.
 
“Ali?”
 
“Mmh”
 
Elyza si sollevò e fece il solletico ai fianchi della bruna per fare in modo che si voltasse di fronte a lei.
 
Quando lo fece, Elyza respirò profondamente.
 
E dimenticò quello che voleva dire.
 
Gli occhi verdi di Alicia la guardarono con una tale intensità che alla bionda risultò impossibile pensare a qualunque cosa da dire.
 
Così la baciò.
 
Prese lentamente il suo volto tra le mani e sfiorò delicatamente le labbra di Alicia con le sue.
 
 
E poi accadde.
 
Un’ondata di pura energia passò fra loro e coinvolse i loro corpi.
 
Sembrava che le loro teste fossero state aperte, e il dolore più grande che avevano mai provato  fosse stato sparato attraverso i loro cervelli, come uno shock.
 
Alicia barcollò fino al divano, con la testa tra le mani, in preda a fitte di dolore.
 
Il mondo intorno a lei cambiò e non si trovava più nel soggiorno, era in una foresta e aveva una spada.
 
Era in una scuderia e sopra alla sua testa si scatenò una tempesta.
 
Era in un letto e aveva le convulsioni.
 
Era su una strada sgombra e stava guidando.
 
Era in un letto di pellicce e una bionda la stava guardando con un sorriso che prometteva vite d’amore.
 
Era di nuovo Alicia ed era rivolta di schiena contro la televisione, con la testa ancora fra le mani, in quella casa che avevano scelto per la notte.
 
Sbatté le palpebre.
 
Il dolore si affievolì e scomparve in fretta, così com’era arrivato.
 
Alicia alzò lo sguardo sulla bionda che era ancora raggomitolata sul divano, tenendosi la testa.
 
Il respiro le rimase bloccato in gola.
 
Ed Elyza alzò lo sguardo.
 
Trascorse un minuto.
 
O forse un’ora
 
forse una vita
 
E poi…
 
“Lexa?”
 
Alicia sentì le lacrime sul suo viso e il cuore in gola.
 
“Clarke.” sospirò
 
Finalmente
 
Elyza cadde letteralmente dal divano nel tentativo di raggiungerla. Finì quasi con la faccia sul tappeto ma non le importava.
 
Non poteva importarle.
 
Alicia si lanciò verso la bionda e i loro corpi si scontrarono in mezzo alla stanza, le loro labbra s’incontrarono, le loro mani si spostarono per afferrare quanto più potevano del corpo dell’altra.
 
“Lexa.”
 
Elyza la baciò intensamente ed Alicia le afferrò una manciata di capelli e il giubbotto, per tenerla stretta più che poteva.
 
Le loro labbra s’incontrarono, ancora e ancora e ancora in umidi baci e sorrisi e sussurri e scuse e scoppi di risa.
 
Alicia inghiottì una nuova ondata di lacrime e tenne Elyza per il giubbotto, premendo la fronte contro quella della bionda.
 
“Mi dispiace tanto” Elyza singhiozzò, baciando ogni centimetro del volto di Alicia che riusciva a raggiungere. “Mi dispiace”.
 
“Ssh.”
 
Alicia premette il palmo delle mani sulle guance della sua anima gemella e asciugò le lacrime con i pollici.
 
Il suo sguardo era offuscato dalle sue stesse lacrime ma era sicura di non avere mai visto qualcosa di così bello come la ragazza di fronte a lei.
 
Elyza scosse la testa e sorrise e pianse e la baciò di nuovo, rubandole il respiro.
 
“Mi dispiace” ripetè Elyza. “mi dispiace di averci messo così tanto.”
 
   
 
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