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Autore: Calya_16    09/07/2016    4 recensioni
Scritta per il "FAN FICTION FEST" della pagina fb "Caryl Italia"
Prompt: "Continua a ripetertelo"
Un gesto che Carol ripete da sempre, che l'accompagna durante la sua vita. Forse non più solo suo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era limpida, sembrava di poter toccare ogni stella.
Carol adorava che non vi fosse più inquinamento luminoso la notte: le piaceva uscire e andare a sdraiarsi sull’erba, nascosta agli occhi di tutti e osservare le stelle.
Era una cosa che aveva sempre fatto, sin da quando era piccola: quando stava con Ed si metteva sul terrazzo di casa sua e iniziava ad immaginare il suo matrimonio, la sua vita futura, poi quando nacque Sofia si fermava alla finestra con lei in braccio, la cullava fino a che non si addormentava e poi stava lì, con la sua bambina e il suo respiro profondo.
Quando iniziarono i maltrattamenti da parte del marito Carol non aveva molto tempo per sé, per poter trovare un po’ di pace se non alla notte, chiusa in bagno e sempre alla finestra.
Si era accorta che ci passava delle ore, e una volta si era perfino addormentata fino a mattina, svegliata poi dall’insistente bussare rabbioso alla porta: Ed non aveva preso bene il fatto che lei fosse rimasta chiusa in quella stanza tutta la notte e non nel letto con lui e le ripercussioni si sentirono, per giorni.
Da allora stava sempre ben attenta a non lasciarsi cullare troppo da quel senso di pace che il cielo le dava.
Ora finalmente con il gruppo avevano trovato un posto da poter chiamare casa: la prigione era la cosa migliore che avessero mai potuto immaginare.
Tutti stavano dormendo nelle loro celle, mentre lei era sgattaiolata fuori silenziosamente: aveva attraversato il cortile ed era andata vicino all’orto, in modo da non poter esser individuata facilmente in tutto quel buio.
Certe cose erano rimaste come sempre, e lei non voleva rinunciare a quella parte di sé che l’aveva sempre accompagnata, che la seguiva in ogni momento e cambiamento della sua vita.
Gli occhi le si stavano chiudendo, quasi senza rendersene conto, quando una voce bassa la fece voltare in fretta.
“Cosa fai lì a terra?” Daryl le si avvicinò, chinandosi sulle ginocchia e osservandola.
“Lo fai quasi tutte le notti, da quel che ho potuto notare”
‘Non ti lascio sfuggire niente Dixon’ pensò Carol, accennando un sorriso.
“Mi spii per caso?”
Daryl le diede in cambio uno sbuffo, sedendosi vicino a lei.
“Noto quando non ci sei”
Carol lo invitò con la mano a sdraiarsi accanto a lei. Quando furono vicini lei iniziò a indicargli le stelle.
“A volte immagino di essere da qualche altra parte, forse un’altra persona. O magari ci sono sempre io che mi sto indicando, con te al mio fianco. Le stelle sembrano indicarmi sempre la via”
Daryl voltò il capo a guardarla alzando un sopracciglio.
“Fantastichi troppo”
“E tu troppo poco” Carol gli diede uno sbuffo scherzoso sul braccio, per poi fermarsi di nuovo con la mano vicino al suo braccio: sentì Daryl inizialmente irrigidirsi, poi man mano che lasciava la mano morbida sulla sua pelle lui iniziò a rilassarsi.
Rimasero in quella posizione fino a che il vento non si alzò un poco e Carol rabbrividì.
“Entriamo, altrimenti domani sarai raffreddata” l’uomo l’aiutò a mettersi in piedi, porgendole una mano.
Stava per girarsi verso la prigione, pronto a lasciarla andare, ma Carol non era della stessa idea.
“Grazie”
“Per cosa?” Daryl la guardò, cercando di non perdersi troppo nelle loro mani ancora unite.
“Sei stato qui con me. Mi è piaciuto”
Daryl scosse le spalle, anche se voleva solo sorridere e abbracciarla.
Mentre erano stesi a terra avrebbe voluto tuffarsi su di lei e tenerla stretta senza lasciarla andare.
“Andiamo” Carol lo riscosse dai suoi pensieri.
Insieme si avviarono all’interno della prigione, senza lasciarsi la mano.
 
          °°°°°°°°°°
 
Alexandria era appena stata ricostruita, erano di nuovo al sicuro.
Daryl Dixon era tornato da poco dalla caccia e ora stava facendo un giro per le poche vie della safe zone per controllare che tutto fosse in piedi, nessuna breccia.
Stanco e con i muscoli indolenziti si stiracchiò, pronto a buttarsi sul divano e a risvegliarsi alle prime luci dell’alba quando vide una piccola figura sul portico: Carol.
Le si avvicinò dal lato, cercando di non farsi vedere: era seduta sui gradini, le gambe al petto e il mento sulle ginocchia.
Daryl sorrise a quella visione: era da tanto che non si fermava a guardarla, era da tanto che non parlavano più come una volta.
Gli tornò in mente il loro incontro alla prigione, quella prima notte dove si tennero la mano; a quella ne seguirono altre, dove Carol gli si faceva sempre più vicina e lui un po’ più aperto: lei gli aveva confidato cosa significava guardare il cielo e lui aveva compreso semplicemente stringendola.
Poi da allora gli eventi erano precipitati, i pochi attimi che avevano per loro venivano interrotti o lui aveva paura di dire e fare la cosa sbagliata.
Ora forse avrebbero potuto parlare, ritrovare il loro rapporto: Daryl si fece forza, oltre quella paura di rovinare tutto, di non fare la cosa giusta e camminò fino a lei, aspettando che lo guardasse.
“Siediti con me” Carol non alzò il capo, solo lo aspettò.
Seduti vicini, sul portico, rimasero in silenzio per minuti, ad osservare le stelle che brillavano sopra di loro, oscurate ogni tanto da una nuvola di passaggio.
Ad un certo punto Daryl si sentì prendere la mano.
“Mi sei mancato” Carol aveva abbassato lo sguardo e si stava facendo triste.
“Anche tu”
Daryl si sentiva a disagio, non sapeva bene che dire: questa nuova Carol era così strana che non sapeva neanche lui come prenderla.
“Hai mai paura? Di perdere qualcuno, o te stesso intendo” Carol sollevò gli occhi nei suoi.
Daryl sentì come un pugno nello stomaco: cosa volevano dire quelle parole? Non stava bene? Stava pensando di andarsene di nuovo?
“Combatto ogni giorno, e ogni giorno ho un po’ di paura. Ma non mi perderai” sperava che quella risposta l’avrebbe messa tranquilla.
“Non ci sono più certezze”
Il cuore di Daryl sprofondò a vedere Carol arrendersi in quella maniera, persino la sua stretta era diventata più debole. Le prese il volto tra le mani, costringendola a guardarlo.
“Carol noi siamo qui. E’ questo quello che conta. Non ci perderemo”
“Ma è già successo!”
“E tu ci hai ritrovato” Daryl avrebbe voluto dire tante altre cose, ma non sapeva come tirare fuori tutto: le parole sembravano poche, il peso di quello che sentiva troppo in confronto.
Così fece l’unica cosa che non si sarebbe mai immaginato: si avvicinò di più a lei e posò le sue labbra sulle sue, attendendo una sua reazione.
Carol s’irrigidì, stupita da quel gesto e soprattutto che fosse proprio Daryl quello che la stava baciando, ma poi si lasciò andare. Rispose al bacio, mentre una lacrima solitaria le correva lungo la guancia e poi sul collo.
Si staccarono lentamente da quel bacio, per poi abbracciarsi e Daryl iniziò a giocherellare con la lacrima sul collo di Carol. Lei sorrise leggermente a quel gesto così semplice eppure così intimo.
“Non voglio perderti” si mise a sedere, tornando a guardarlo.
“Non mi perderai mai”
Carol annuì, più serena. Tornò tra le braccia dell’arciere, per poi guardare in alto.
“Questa sera non si vedono bene le costellazioni”
“Una volta che il cielo sarà limpido te ne insegnerò qualcuna” le disse Daryl.
Sapeva sempre come stupirla, svelandole lati di lui che nessun’altro aveva mai visto.
“Non avrei mai pensato di baciarti sotto questo cielo”
Daryl arrossì alle parole di Carol, benché sapesse che non vi era nulla di cui vergognarsi, solo gli faceva strano parlare così con lei, di quello che era appena successo.
“Se vuoi…bè, potrebbe succedere ancora” si stupì di sé stesso appena quelle parole lasciarono la sua bocca, ma ne fu contento quando lei accolse il suo invito e tornò a baciarlo.
Ogni cosa attorno a loro sembrava svanire, si sentivano come dei ragazzini spensierati, eppure vi era la consapevolezza che dovevano prendere ogni attimo che avevano in quel mondo, perché nulla era certo.
“Una volta mi dicesti che le stelle ti indicano la via” le ricordò poi Daryl.
Carol annuì, sorridendo.
“Forse sono state loro a riportarmi da te. Ti vedevo ogni notte in una stella diversa, quando non eravamo insieme” Carol si lasciò andare a quella confessione, cercando di tornare sciolta come una volta: non voleva più barriere, non con Daryl.
Si era negata troppe volte cose semplici come il parlare con lui, il punzecchiarlo e poi vederlo arrossire e cercare di interrompere il discorso.
Si staccò dal loro abbracciò e si sdraiò sul portico, le gambe leggermente piegate sui gradini bianchi.
“Il cielo l’ho condiviso solo con te, e penso sia giusto così. Sento che mi dicono questo”
Daryl le si sdraiò accanto, come quella notte alla prigione.
“Continua a ripeterlo, forse lo sentirò anch’io”
Attesero così l’alba, pronti a un nuovo giorno, a una nuova notte insieme.









Nota dell'autrice: il tema che mi era stato assegnato era "Continua a ripetertelo" e ho voluto interpretarlo alla mia maniera: non deve essere per forza una parola, una frase. Tutti noi ripetiamo dei gesti, a volte anche senza accorgercene, e penso che Carol sia quel tipo di donna forte, coraggiosa che però si lascia andare solo in certi momenti. Niente, tutto qua, alla prossima e spero che la lettura vi sia piaciuta!
   
 
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