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Autore: Wilson Walcott    09/07/2016    0 recensioni
La storia d'amore di Victor e Jacqueline.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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... << Allora vuoi veramente questo? >> le chiese Victor, con aria sofferente, insistendo per l'ennesima volta, quasi come se il ripetere costantemente quella domanda riuscisse a cambiare, o in qualche modo aggiustare, le cose tra lui e Jacqueline. Ma non c'era più nulla che potesse fare o dire per smuoverla dalla sua decisione. << Sì >> fu la risposta secca della donna che non fece trapelare alcuna emozione dal viso. La loro storia era finita prima ancora di cominciare, in un turbinio di emozioni contrastanti. Era tutto nella sua testa e agli occhi di lei, per certi versi, lui appariva come un disadattato. Un individuo capace di vivere soltanto di illusioni, speranze ed aspettative.  Con il volto in lacrime tornò a casa: un appartamento di un palazzo appariscente nella periferia di Lione. Aprì la porta: vestiti sparsi ovunque, un cartone di pizza steso sul pavimento del salotto, cartacce di ogni genere, lattine di birra mezze vuote e piatti sporchi sul tavolo della cucina, la televisione ancora accesa faceva da sfondo al disordine imperante. In quel caos, che rappresentava bene il suo disordine emozionale, si gettò sul divano, come uno straccio vecchio. Accese una sigaretta e cominciò a fumare. Si sentiva uno stupido per averla idealizzata in quel modo. Buttò i fiori che le aveva comprato per l'appuntamento, aprì la scatola di cioccolatini ed iniziò a mangiarli, uno ad uno, dopo aver inserito nel lettore DVD un film comico. Accompagnato dallo sconforto più totale sperava che, immergendosi in quella storia, potesse almeno in parte estraniarsi dalla dura realtà dei fatti. Ma fu tutto vano. La tristezza è una bestia fedele che richiama a sé solo altra angoscia. Consapevole di questo e non riuscendo più a mascherare il dolore, scoppiò a piangere. Le persone si abituano alla banalità del quieto vivere quando smettono di sognare. Così continua la loro vita, nell'accettazione o nel rifiuto, nella noia o nell'apparente felicità fin quando, per cause di forza maggiore, non ci si rassegna. Si smette di rischiare, o addirittura di amare, creando un muro che ci distanzia dal mondo, accontentandosi del poco di buono che si riesce a racimolare, quando la paura di mettersi in gioco, mista al terrore di rimanere soli, non prende il sopravvento e ci rende esseri deboli e tristi. Ma l'amore, come un albero di ciliegio, necessita cure ed attenzioni per sopravvivere e mostrare i propri frutti, in modo tale da non appassire alle intemperie del tempo. Jacqueline aveva fatto proprio questo. Lo aveva abbandonato, come un arbusto secco, senza ascoltare le sue ragioni, non credendo affatto alla possibilità di essere felici insieme, diffidando dalle sue parole e non ascoltando il cuore, limitandosi all'apparenza. Lo aveva ferito con parole taglienti, cercando di mascherare il suo interesse con il disprezzo, il suo dolore con la forza. La verità, però, era ben diversa. Aveva semplicemente travisato perché le incomprensioni, come l'orgoglio, spesso ci rendono esseri ottusi, meschini e limitati a ciò che vogliamo credere o pensiamo di aver capito, senza scavare a fondo alla radice della verità. Ma la verità non appartiene a questo mondo. La scusa di una donna dal cuore di ghiaccio non poteva reggere al confronto dei suoi grandi occhi innamorati, profondi come il mare. Non ci sarebbe stata una carezza, un bacio rubato in una sera d'estate o una dolce risata. Era rimasto da solo, con il suo mondo interiore: così facile da capire eppure difficile da amare. La disperazione lasciava posto alla rassegnazione di quei momenti interminabili. Spense la televisione, prese il cappotto ed uscì in fretta e furia da casa, scapigliato e con gli occhi ancora umidi, intento nell'affogare i suoi dispiaceri nell'alcool. Diretto al bar di Sebastian iniziò a camminare, fuggendo da tutto ciò che gli ricordava la donna amata. L'aria fredda gli penetrava nelle narici in maniera decisa, portandolo al passo terreno. All'improvviso cominciò a piovere; una pioggerellina fitta scendeva dal cielo, bagnandolo delicatamente e purificando i suoi pensieri, mischiandosi alle sue lacrime che apparivano ancora più vere ed intense.  Camminando si osservò intorno, notando particolari che gli erano parsi insignificanti fino a poco tempo prima, ma che adesso assumevano tutto un altro sapore: la signora Marianne che si affrettava a mettere i vestiti del marito al coperto, la porta di legno di una cantina bassa ed umida, il cane del vicino che contemplava il calore del camino dalla finestra del padrone. In quell'istante non si sentì più tanto solo, ma capì il ruolo che rivestiva all'interno di quel gigantesco mosaico. Era parte di un tutt'uno. Distese le braccia ed alzò lo sguardo al cielo affinché l'acqua gli bagnasse la faccia e lo rinfrescasse dalle fatiche dell'amore. Fece dietrofront e tornò a casa.
   
 
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