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Autore: RoyalDreamer91    09/07/2016    1 recensioni
[Il paradiso delle signore]
[Il paradiso delle signore]
Questa storia è frutto della mia invezione e i personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della fiction "Il paradiso delle Signore", mandata in onda dall RAI. Cerco di dare un seguito ai vari personaggi che popolano la serie tv. Questo sequel è pura fantasia e in nessuno mod rispecchia la seconda stagione della fiction. Inoltre, è il mio primo approccio alla scrittura, quindi tutte le critiche ed osservazioni sono ben accette, purchè siano esposte con garbo ed educazione! Grazie!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Toc toc. “Posso?” disse una voce spavalda. “Entra” rispose Pietro. Quando Jacobi fece un passo avanti, si accorse che il suo vecchio amico aveva l’aria stanca, e si stava massaggiando le tempie con veemenza, ad occhi chiusi. “Allora amico mio, quand’è che mi presenti la “siura”?” A queste parole seguì un silenzio imbarazzante, e una nuvola di fumo lo colpì in pieno. Bruno non fece nemmeno in tempo a girarsi che una mano curata gli si presentò davanti agli occhi. L’uomo la sfiorò e alzando lo sguardo, la vide. Eccola Rose, finalmente. Anche la donna pareva scrutarlo interessata e per niente intimorita. “ La siura sarei io signor… signor?” “Bruno Jacobi al vostro servizio”. “Mi perdoni, il mio italiano è alquanto buono visto che sono italiana per metà, ma siura è un termine che non capisco”. Un colpo di tosse fece girare i due. Ah già, Pietro era ancora lì. “Mi spiace interrompere questo sfoggio di convenevoli, ma vorrei chiarire la questione il prima possibile”, rispose seccato Mori. Non era seccato per le smancerie di Bruno, (non amava più Rose, l’aveva forse mai amata davvero?) ma per quello che la moglie aveva detto. Aveva rivelato di essere per metà italiana, cosa che non era sfuggita a Jacobi, sicuramente. Fu così che i tre si misero a confabulare per quasi un’ora, di affari, azioni, di cosa spettava a chi. Alla fine, ciò che ne uscì, fu un accordo niente male: per Jacobi non cambiava assolutamente nulla. Durante il colloquio era sembrato solo preso da Rose: la squadrava con vivo interesse, e le aveva offerto più di una sigaretta, con somma irritazione di Pietro. Anche Rose era stata piuttosto accondiscendente e aveva addirittura smesso di seguire il discorso non appena l’accordo era stato raggiunto: Rose avrebbe ricevuto la percentuale dei guadagni che provenivano dal reparto di cosmetica. Quando Jacobi si congedò,-non senza l’ennesimo baciamano a Rose- Pietro realizzò che il momento tanto atteso e sperato da lui era arrivato. “Bè, direi che adesso possiamo anche ragionare io e te.” Si, ammetto che l’idea del reparto cosmetici è stata piuttosto brillante”, affermò Pietrò,azzardando addirittura un sorriso”. “A queste parole, Rose sfoderò i documenti per il divorzio, e senza tante cerimonie, firmò. Poi, rivolgendosi a Pietro disse” Ecco fatto. Vedi, non è tanto difficile. Basta una firma Pietro, una firma, e la Sacra Rota potrò procedere”. Pietro ci aveva riflettuto tanto e si lascò sfuggire la domanda che l’aveva tormentato “Vorrei sapere la motivazione data per la richiesta… lo sia che la Sacra Rota è piuttosto restia a concedere annullamenti”. Rose, leggermente in imbarazzo, rispose balbettando” Ecco, io… visto che non abbiamo avuto figli… ho pensato che… che…” A Pietro gelò il sangue. Seguì un minuto in cui i due si guardarono, forse per la prima volta, intensamente negli occhi. Alcol, uno schiaffo, valigie, la macchina… tutto tornò alla mente di Pietro. Senza una parola, si accinse a firmare quei documenti in fretta e furia. Prima cancellava il passato e prima avrebbe potuto rifarsi una vita, riprendersi Teresa. Consegnò le carte a Rose, che senza guardarlo in faccia, visibilmente scossa, raggiunse la porta. Li si girò e stranamente parlò, con voce roca” Hai fatto la scelta giusta. Spero che entrambi saremmo persone libere presto. Buona giornata Pietro”. Gentile? Aveva voluto essere gentile? Pietro sospirò, e, al telefono con Galli esclamò con tono piatto ma deciso” La signorina Iorio subito da me. No, non mi interessa se non è qui, la rintracci”. E riattaccò bruscamente.

 

Rose tornò a casa tremante; era ancora sconvolta per ciò che era successo. Lei aveva evitato il discorso, ma poi Pietro aveva nominato il motivo scritto nero su bianco per cui chiedevano l’annullamento. Che stupida era stata ad aver pensato anche solo per un momento di lasciar perdere, di concedergli l’annullamento senza nulla in cambio, ma soprattutto, senza dar retta al famigerato banchiere. Era più forte di lei: quella scena le tornò prepotentemente in testa. Cerò invano di calmarsi, ma quell’episodio così spiacevole si svolse di nuovo davanti ai suoi occhi: Pietro che le urlava contro, lei che ribatteva ferita, lo schiaffo, “Nemmeno un figlio sei stata in grado di darmi. Mi hai incastrato e nemmeno quello mi hai dato. Meno male che mi amavi”. Poi il buio.  Rose si ritrovò singhiozzante sul divano, con il trucco sbavato e le lacrime che le rigavano il volto in maniera copiosa. Glielo avrebbe fatto vedere  di cosa era in grado di fare, forse quell’uomo non si sbagliava affatto sul conto di Pietro Mori. Senza esitazione allora si mise a sedere,si asciugò il viso, e con la schiena diritta e il volto di pietra, compose lentamente ma con determinazione il numero del suo avvocato. “Avvocato. Si, salve. La chiamo per quella questione. Si, si esatto… Riferisca al signor Mandelli che accetto. Ha capito bene. Accetto. Non so ancora come, ma lo farò. Grazie, arrivederci”.  E con aria trionfale, al donna misteriosa si alzò e disse tra sé e sé, quasi cercando di convincersi” Te lo meriti Pietro Mori. Ti ho protetto una volta, ma adesso basta. Non te la puoi cavare cosi”. La vecchia Rose era ufficialmente tornata.

Teresa stava ancora scrutando il negozio degli zii ormai chiuso, quando un Galli tutto trafelato arrivò,asciugandosi la fronte. “Signorina Iorio, mi dispiace disturbarla ma la vuole il signor Mori. Subito. Mi è parso abbastanza insistente.” Teresa lo guardò allibita. Possibile? No, non ci voleva credere. “Ha detto di che cosa si tratta?” “No, signorina, ma pareva una cosa abbastanza urgente a giudicare dal tono di voce. Sa, speravo di trovarla qui, anche perché non avrei saputo dove cercarla altrimenti”. Teresa abbozzò un sorriso. Certo, dove poteva essere se non nel vecchio appartamento dove aveva vissuto,solo, per un mese  il povero Mario, ora? Per fortuna aveva già portato giù le sue cose. Voleva andare da Pietro, anche perché, nonostante cercasse di negarlo, le mancava terribilmente. Ma voleva andarci con i piedi di piombo,voleva farlo aspettare. Dopotutto era lui che l’aveva fatta soffrire no? E se poi dalla sua bocca non fossero uscite le parole che si aspettava? Non avrebbe sopportato un’altra delusione. Galli annuì e la lasciò sola a riflettere. “Com’è gentile e sensibile”, pensò la giovane.”Ha capito tutto”. Teresa decise che sarebbe andata là a mente fredda, o non avrebbe risposto di sé stessa. Così, decise di passare da Anna: era l’unica delle sue amiche che non aveva ancora abbracciato, e un po’ se ne pentiva. Il motivo principale era che non voleva causarle ulteriore imbarazzo, andandola a trovare nell’appartamento che Massimo le aveva concesso. Ma adesso sentiva la necessità di andare da lei, e forse una chiacchierata non le avrebbe fatto male.

Anna l’accolse a braccia aperte, in lacrime: cosa che Teresa non si aspettava minimamente. Si era preparata un’accoglienza fredda e invece il legame sembrava ancora più forte di prima.”Mi sei mancata Teresa”, sussurrò Anna ancora abbracciata a lei”. “Anche io avevo bisogno di te Anna, non sai quanto”. Le due amiche si scambiarono tenere effusione per alcuni minuti, poi quando Teresa finalmente si staccò dall’abbraccio disse” Ma adesso fatti vedere! Oh Anna, sei più bella che mai” “Credi?” rispose amaramente l’altra. “Io mi vedo solo più grossa, e chissà come sarò a Gennaio”.”Non dire così. Hai solo bisogno di uscire un po’. Ci racconteremo tutto per strada”. Anna guardò l’amica incredula:”Uscire? No Teresa, non posso! Ti rendi conto di quello che dici? Sono in cinque mesi! La pancia ormai si vede chiaramente, non c’è vestito largo che tenga!” “ E allora? Non è un crimine aspettare un bambino Anna…e non sei tu quella che deve vergognarsi! Avanti dai, sei con me. Nessuno si azzarderà a fare commenti strani”.Dopo un quarto d’ora Anna si decise a lasciare l’appartamento. Non era rilassata, e questo Teresa lo capiva: lo capiva da come l’amica le stringeva forte il braccio, da come teneva a terra lo sguardo e da  come cercava di minimizzare il pancione che ormai era esploso. Le due ragazze camminarono silenziosamente per un po', assaporando l’aria tiepida di inizio Settembre. Poi Teresa parlò, e raccontò come un fiume in piena tutto ciò che era successo: il ritorno della moglie di Pietro, la proposta di lavorare ancora per il Paradiso, come aveva ripreso pian piano la sua vita a Milano, e di come Lucia e Silvana la sostenevano, nonostante avessero anche loro dei problemi. Anna ascoltava, dava qualche parola di conforto,e solo quando si rilassò quasi completamente, ebbe perfino il coraggio di scherzare” Siamo entrambe in una situazione scandalosa. Tu innamorata di un uomo sposato e io incinta di uno altrettanto sposato”.A quelle parole, Teresa e l’amica si misero a ridere,perché in fondo, quello era l’unico momento in cui avrebbero mai potuto sdrammatizzare. “Anna, è tardi! E’ già pomeriggio inoltrato e io devo andare! Scusami ma ho perso la cognizione del tempo… Anna? Ehi Anna, che hai? Dai, se qualcuno ti ha indicata per strada non fa’ niente… Anna!” Teresa guardava l’amica, che aveva smesso di camminare e guardare impietrita davanti a sé. Teresa, preoccupata seguì lo sguardo dell ‘alta e quello che vide le fece strabuzzare gli occhi. Quinto, decisamente ubriaco se ne stava steso su di una panchina del parco,a braccia aperte… Che fosse ubriaco era evidente, perché il tanfo era insopportabile. Inoltre il ragazzo teneva in mano una bottiglia e fissava a bocca aperta il cielo che si stagliava sopra di loro. “Tu resta qui, non muoverti, arrivo subito”, sussurrò Teresa, la quale si avvicinò con cautela a Quinto. Dopo alcune scosse, il ragazzo finalmente si degnò di guardarla, ma non rispose, anzi,  continuò a fissare il vuoto. “Quinto. Mio Dio, ma che ti succede? Come ti sei ridotto?” Silenzio. “Quinto, mi senti? “.Anna non sapeva cosa le stesse succedendo, ma le sue gambe le dicevano di non muoversi, di evitare che succedesse qualcosa di peggio. Vedeva solo Teresa che scuoteva Quinto, e il ragazzo che continuava a non muoversi. Quinto, dopo l’ennesimo strattone di Teresa si alzò, e anche se aveva la testa che gli girava e non metteva bene a fuoco ogni cosa, la vide. Fu un attimo: i loro sguardi si incrociarono: Anna lo guardava con gli occhi sbarrati, pallida, immobile. Quinto invece la squadrava tutta. Il bel volto pieno, il seno, la pancia…. La pancia… “PUTTANA!” urlò. “ Sei una puttana. Mi hai sentito???” continuò con voce impastata. Poi biascicando parole incomprensibili si accasciò e si addormentò. Nel frattempo, alcune persone avevano visto la scena,e ora fissavano Anna come se fosse il demonio sceso in terra. Solo allora la ragazza si destò, come da uno stato di shock, e in lacrime corse via.

 

 

 

 

 

 

P.S Eccomi qua. Chiedo scusa per l’assenza, ma la vita reale mi ha portato via un bel po’ di tempo. Non so ancora quanto tempo ci metterò ad aggiornare, ma almeno mi sono rimessa un po’ in pista. Spero di non avervi deluso! A presto,spero. E pare che finalmente ho imparato ad usare l'HTML :D

   
 
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