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Autore: Skred    09/07/2016    0 recensioni
«Diventiamo una squadra. Partecipa alle corse con me, aiutami a vincerle, a liberare le creature che i collezionisti mettono in palio durante le gare. Se vuoi… non ti chiedo nemmeno di stipulare un contratto con me!»
«Mi stai trattando… come un tuo pari? È ridicolo.»
«È il mondo che voglio.»
«Un’utopia.»
«Possiamo renderla una realtà. Se non ci proviamo… non potremo mai saperlo.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Tu... sei un Icaro?»
Nonostante avesse posto quelle parole formulando una domanda, non poteva avere chissà quanti dubbi. Le due maestose ali che spuntavano da dietro le spalle del ragazzo, i folti capelli grigi che sfumavano occasionalmente in un nero corvino, la lunga toga bianca che gli cingeva i fianchi, cadendo poi lunga fino alle caviglie, lasciando il petto completamente scoperto, soprattutto per non intaccare il movimento delle ali.  Bastavano come risposta.
«Io non sono "un" Icaro... io sono il Icaro.» Precisò subito quello, sentendosi in qualche modo sminuito. Era vero, c'erano tanti gnomi, fate e anche folletti. Ma di lui non potevano esserci né copie né repliche, era unico. Inimitabile. E per questo tanto desiderato. «P-perdonami... ero solo un po' sorpresa.»
Abbassò lo sguardo, l'essere ripresa così prontamente da quello la fece un po' sentire a disagio. Non si sarebbe mai aspettata che lui potesse soccorrerla. Non per il fatto che fosse un essere umano, ma... «Sei un domatore, maledizione.» Volse velocemente lo sguardo altrove, e lo stesso fece la ragazza, nascondendo il viso fra le mani.
«M-mi dispiace.» I suoi occhi, di base violacei, si erano improvvisamente tinti di un azzurro similare a quello delle iridi del ragazzo. Questo era ciò che accadeva quando un domatore incrociava lo sguardo di una creatura. Era una reazione temporanea, ma era un monito che metteva all’erta entrambe le razze. Una aveva l’input di scappare, l’altra di rincorrere. «Non… non dovresti indossare occhiali o qualcosa del genere? Non sei molto sveglia.» Si fece scappare una risata. Se all’inizio avesse l’intenzione di scappare subito via per non farsi catturare, ora era del tutto convinto che quella ragazza non sarebbe stata capace di acciuffare un bel niente. «Oh, sì, sì, giusto! Però, capisci. Sono orribili!» Tirò fuori dalla tasca della felpa un paio di occhiali dalla lente molto, molto grossa. Un fondo di bottiglia, in pratica. Era strano, una persona del genere aveva davvero bisogno di una lente del genere? Quant’erano potenti i suoi occhi? Iniziò a domandarsi il ragazzo. Lei li indossò, sorridendo imbarazzata. Si rese subito conto che una delle lenti si era scheggiata, diventando inutilizzabile. «E si sono anche rotti, che peccato.» Li ripose dov’erano prima, certa che una volta tornata a casa li avrebbe buttati via. Non sembrava per niente dispiaciuta da ciò. Infatti, non era la prima volta che succedeva, non li sopportava per niente. «Allora… ho fatto più del mio dovere. A mai più rivedersi.» Le motivazioni che tenevano Icaro ancora legato a quel posto erano ormai nulle e il pensiero di essere così vicino ad un domatore lo rendeva sempre più irrequieto. Si volse di spalle e spiegando completamente le ali, fece per muoverle.
«No, no, no!! Aspetta, aspetta!» L’altra si alzò subito in piedi, scattando.
Lo afferrò per un braccio: se avesse voluto spiccare il volo, lei sarebbe andata con lui.
«Che altro vuoi? Non farmi pentire ancor di più di averti salvata!» Chinò di poco il capo all’indietro.
«Io… ho una proposta di farti!» Disse quella, diventando incredibilmente seria.
«Non diventerò un tuo schiavo.» Controbatté subito quell’altro.
«Ti chiedo… di diventare mio alleato.» chiarì quella «Mi chiamo Taiyou, ma gli amici mi chiamano Tai! Cioè… mi chiamerebbero così se solo ne avessi…» sul finale, il suo tono di voce iniziò ad abbassarsi gradualmente, fino a diventare un semplice sussurro, un sospiro. «Ma la cosa importante è… che io ho bisogno di te!»
«Di me?»
«Sì! Capisco che già discutere con un domatore possa farti venire il voltastomaco… ma io, io non sono come gli altri! Vorrei… vorrei aiutarvi. Ho perso la mia creatura nell’ultima corsa. Non posso… non voglio che accada più. Voglio proteggervi. Ma da sola non posso. Tu sei la prima creatura che mi si è avvicinata dopo tanto tempo. E per di più sei Icaro!» Non sembrava mentisse. I suoi occhi si erano inumiditi, forse ricordando quel momento in cui a causa della sconfitta, la sua creatura le veniva brutalmente sottratta.
«Mi stai confondendo. Parliamoci chiaro, Taiyou. Cosa vuoi da me?» Mosse con forza il braccio a cui la ragazza era aggrappata, liberandosene. Successivamente, portò entrambe le mani sui fianchi e si voltò verso la ragazza. Nonostante si fosse voltato per poterle parlare in faccia, il fatto che lei fosse così incredibilmente bassa rispetto lui non rendeva il tutto più semplice. Piccola, minuta, piena di graffi dovuti alla caduta e come se non bastasse, quasi certa di farsi male, aveva sul naso un ingombrante cerotto. Ispirava tutto fuorché fiducia. Lei, un corridore? Era uno scherzo?
«Diventiamo una squadra. Partecipa alle corse con me, aiutami a vincerle, a liberare le creature che i collezionisti mettono in palio durante le gare. Se vuoi… non ti chiedo nemmeno di stipulare un contratto con me!»
«Mi stai trattando… come un tuo pari? È ridicolo.» Ridacchiò, amaramente. Pensare che un domatore chiedesse di poter collaborare con una creatura, e per di più senza la stipulazione di un contratto. Cose del genere non erano mai esistite: fin dall’alba dei tempi, le creature erano sempre state le prede, i giocattoli, i trofei degli avari domatori.
«È il mondo che voglio.»
«Un’utopia.»
«Possiamo renderla una realtà. Se non ci proviamo… non potremo mai saperlo.» Sembrava che qualsiasi fosse stata la risposta da parte dell’altro, lei non si sarebbe mai arresa. Allungò una mano verso di lui, attendendo trepidante. «Accetta questa sfida.»
Lui la fissò ancora una volta negli occhi e quella smorfia che prima dipingeva il suo viso, fu subito sostituita da un sorriso. Tese la mano verso di lei, che tuttavia non andò a sfiorare quella della ragazza, bensì sprofondò fra la sua chioma arancione, che scompigliò più volte. «Me ne pentirò?» Le disse, sorpassandola. «Nah, andrà tutto per il meglio, te lo prometto!» Sorrise, non credeva che ce l’avrebbe fatta. Aver convinto Icaro a far squadra con lei, quando, fino a poco fa, si trovava a cadere nel vuoto giù da un dirupo. Scattò, inseguendo subito il ragazzo.

 
   
 
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