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Autore: caith_rikku    20/04/2009    6 recensioni
"La quarta volta che lo vide, aveva cominciato a piovere da poco.
Quella pioggia lieve ma insistente, che ti irrita e per la quale, per sfida, sei disposto a non aprire l'ombrello."
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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pioggia Pioggia.


 

La quarta volta che lo vide, aveva cominciato a piovere da poco.
Quella pioggia lieve ma insistente, che ti irrita e per la quale, per sfida, sei disposto a non aprire l'ombrello.
Ecco, lui non aveva l'ombrello.
Sotto la pioggia, in piedi nelle vicinanze di una fermata dell'autobus, che guardava con voglia una panchina bagnata.
Lei, invece, uscita per caso, era al riparo con il suo ombrellino rosso.

Sembrava fin troppo semplice.

Probabilmente sarebbe andato storto qualcosa.
Probabilmente sarebbe andato storto tutto.
 
Gli si avvicinò con uno strano senso di disagio, poi lo chiamò.
La prima volta, la sua voce si perse nella pioggia.
La seconda, la voce un po' più vicina e più sicura, lui la sentì.

Si voltò, il viso magro ed appuntito, il cappuccio della felpa sopra il cappello che gli nascondeva gli scuri riccioli disordinati.
Lei sorrise di sollievo e tenerezza.
Gli arrivò davanti, coprendolo con l'ombrello senza dire nulla.
Il corpo fino, dinoccolato ed agile, i vestiti larghi, l'ampio sorriso stampato in volto, l'aria vispa e solare.
Come sempre, si rammaricò che lui fosse soltanto appena più alto di lei.

-Cosa fai sotto la pioggia?-
-Aspetto un autobus-
Le venne da ridere, e non lo trattenne.
-Senza ombrello?-
Lui scrollò appena le spalle, senza far disperdere mai completamente quel sorriso.
-Tu, invece?-
-Vago...-
-Vaghi?-

Fu lei a scrollare le spalle, fissandolo per un attimo con sguardo triste e perso, nella speranza che il suo aiuto silenzioso arrivasse a toccare una corda dentro di lui.
Sperando fermamente per qualche intenso attimo, di riuscire a far arrivare qualcosa a quel ragazzo, qualcosa che non lo facesse salire sull'autobus, che lo spingesse a passare un po' di tempo con lei.
Ma l'autobus arrivò e lui, dopo averla salutata con la mano ossuta ed il suo largo sorriso, salì.

Le porte si chiusero dietro di lui e lei lo osservò per i finestrini grigi, mentre si fermava al centro dell'autobus, nascosto alla sua vista.
Pensò seriamente di montare, di seguirlo ovunque lui stesse andando, solo per sentirsi un po' meno sola...
Ma non sarebbe mai riuscita a fare un gesto così avventato.
Solo al pensiero, il cuore le andava in gola e cominciava a sentire caldo.

Inerme, seguì con gli occhi chiari e bagnati di pioggia l'autobus che partiva e si allontanava.
Un senso di vuoto e solitudine la travolse più di prima.
Qualcosa dentro di lei ruggì e fece male.
Il rumore delle ruote delle macchina sull'asfalto bagnato le perforavano le orecchie.
Il suono dei passi della gente che, improvvisamente, sembravano più nitidi.
La pioggia che batteva sul marciapiede, che batteva sull'ombrello rosso, che si rifletteva sui suoi occhi.
Sospirò, mentre un sorriso di sconforto e rassegnazione prometteva di affiorarle alle labbra, ma se lo lasciò morire dentro.

Nemmeno quel giorno la sua vita avrebbe avuto un barlume di cambiamento.

 

 
  
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