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Autore: coppolina93    20/04/2009    3 recensioni
E’ quando credi che niente nella tua vita cambierà, che all’improvviso essa assume un significato.
è una storia che ho voluto scrivere, non so se piacerà..è una storia normale, niente di strabiliante..leggetela
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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storia

E’ quando credi che niente nella tua vita cambierà, che all’improvviso essa assume un significato.

 

Avere quindici anni non si sa mai se sia un fatto positivo o negativo. Per i grandi l’adolescenza è il periodo più bello e vorrebbero tornare piccoli, per i piccoli essere grandi è l’aspirazione più grande, quindi hanno fretta di crescere. Ma i quindicenni non hanno né fretta di crescere né rimpianto di essere cresciuti, i quindicenni rimangono in una fase di stallo. Ed è questo che li rende introversi, problematici, sensibili, irrazionali, questo rende un ragazzo un quindicenne, non solo l’età riportata sulla sua carta d’identità, ma anche l’indecisione e la confusione che lo accompagneranno fino alla maturità.

 

1.

-Mamma, ma che cavolo vuoi? Sono stanca!-

-Se tu non sistemi questa stanza, non esci di casa!-sempre la solita storia. Per me questo è ordine, per lei no. Secondo me io mi comporto bene, secondo lei no. Perché le madri sono su una lunghezza d’onda cosi diversa rispetto alla nostra? Perché una giornata cosi bella viene rovinata da un suo rimprovero? E perché quando è un giorno nero, arriva lei a mettere il dito nella piaga? Credo che questi perché siano collocati fra i vari misteri della vita, per questo, forse, ogni volta che discuto con mia madre lascio perdere.

 -E fai i compiti!- compiti? Perché me li ha ricordati? Quando uno torna da scuola tenta in tutti i modi di rilassare la mente e il corpo e di distrarsi da quello che ha fatto una mattinata intera e ogni tentativo fallisce davanti alla solita esortazione della propria madre. “Prima delle sette di sera non toccherò libro”, soluzione controproducente e che mi porterà a fare nottata, ma l’unica per convincermi ad aprire anche solo la copertina di un libro.

Accesi il pc, raddrizzai gli oggeti sulla scrivania, feci il letto e mi guardai un po’ intorno. Pianoforte impolverato, vestiti sulle sedie e libri sparsi per la stanza: tutto sommato non era un totale caos, era il mio ordine personale.

Su msn nessuno, messaggi al cellulare altrettanti. O il mondo si dimenticava di me o ero io che mi facevo i complessi. E forse l’opzione giusta era la seconda. Perchè dopo mangiato già una delle mie migliori amiche mi aveva cercata, altri due volevano i compiti, l’altra sapere le novità; insomma gli amici non mi mancavano, non potevo dire di essere abbandonata a me stessa.

Quel pomeriggio fu uno dei miei tanti pomeriggi, aprì la pagina di internet e presi il mio punto giornaliero su yahoo answer, controllai la gazzetta di forks, ma le uniche news erano le foto scattate sul set di new moon, entrai anche nel mio blog, non tanto per vedere se ci fosse qualcosa di nuovo(sapevo che nessuno aveva lasciato commenti di sua spontanea volontà), quanto per avere una musica di sottofondo alle mie conversazioni. Sembra strano ma non sono solo le madri che ricordano di studiare, le compagne ti chiedono se hai già fatto i compiti, la più brava della classe ti chiede se ti sei preparata per il compito in classe del giorno dopo, solo chi ti conosce veramente ti fa la domanda e si risponde da sola per non farti perdere tempo prezioso a rispondere, tempo che potresti usare a oziare per altri trenta secondi.

Chi dice che oziare sia facile, non ha mai oziato come si deve. E chi dice che oziare sia rilassante, non è mai stato stressato. Oziare non è un’arte, non è un pregio o una virtù, oziare è solo il verbo per definire le azioni di una persona che fa altro rispetto al suo dovere. Non è il dolce far niente, è impossibile far niente. Sistematicamente se fai qualcosa, anche se questa non implica un grande sforzo, si impara qualcosa, si pensa, si ragiona e anche solo la produzione di un picolo pensiero è fare qualcosa, ovvero pensare. Io ozio, potrei dire che ozio dalla mattina alla sera, perché raramente e distrattamente studio e per il tempo restante m diverto e basta. Dire che mi diverto, però, è improprio, perché sul mio viso non si delinea alcun sorriso, e se questo accade, è per qualche battuta della mia cara amica Martina che sa sempre come aggirare i discorsi seri con me.

E intanto si facevano le sette e io allora mi decidevo a prendere un libro e fare almeno una lezione decentemente e le altre ad muzzum.

 

- Notte marty, a domani tvb-.

-Fe vado a nanna, notte tadb-.

- Fra notte tadb-.

START -spegni computer- spegni.

Cosi concludevo la mia giornata, spegnendo il computer. Prendevo il pennarello nero e andavo a tagliare il numerino del giorno passato sul calendario, segno che un altro giorno della mia vita era passato, un altro giorno che non lo sentivo.

  
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