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Autore: Little Cookie    10/07/2016    0 recensioni
[P.O.D.]
Una storia semi-autobiografica, che tratta di me e tanti personaggi che hanno cambiato la mia vita.
Se anche voi avete incotrato persone fantastiche che hanno in qualche modo rivoluzionato il vostro modo di vivere e di essere, beh... tutto questo fa per voi!
Senz'altro, chi ha vissuto o sta vivendo la mia stessa esperienza, potrà capire ancora meglio ciò che intendo...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Erano otto maledettissimi anni che soffrivo a causa di quella bestia di malattia.
Tutte le volte cercavo un luogo verso cui fuggire... sia che appartenesse alla mia mente o alla realtà circostante. Abito in una bellissima città e di luoghi dove poter trovare pace e stare bene con sé stessi ve ne sono in abbondanza: Chula Vista, nella contea di San Diego.
Per l'ennesima volta mi sentivo a pezzi e decisi di uscire da casa per non pensare alle mie costanti ossessioni. Ero un'amante della natura, così scelsi di recarmi in uno dei tanti parchi presenti a San Diego. Proprio nel mio parco preferito, dove c'era tutto ciò di cui avevo bisogno: pace, tranquillità, serenità, tanto verde e un fiume, nonché gli uccelli, che contribuivano a rendere magica l'atmosfera con i loro cinguettii.
Restare in casa mia sarebbe stato equivalente ad essere costretti in una prigione a crogiolarmi nei miei dolori e deliri, ma ne avevo abbastanza di essere rinchiusa e incatenata! Dovevo trovare un po' di libertà! Dovevo sfogarmi, anche semplicemente rilassandomi standomene per conto mio.
Fu così, che una volta raggiunto il parco, guardai attorno a me, ammirando la bellezza di quel luogo a me tanto caro e prezioso. Avevo perso tutto in quegli anni e mi sentivo abbandonata da tutto e tutti. Proprio per questo, ad un certo punto, caddi in ginocchio e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Talvolta piangere fa più che bene, ti aiuta a sentirti meglio e a buttare fuori tutto ciò che hai represso per un'infinità di tempo.
Non dovevo essere sola, probabilmente, perché pochi istanti dopo sopraggiunse un uomo verso di me e si accorse che stavo piangendo forte. Prima si abbassò e poi mi sussurrò qualcosa nell'orecchio: "Hey, ragazzina, che ti succede? Per quale ragione stai piangendo?".
Ero quasi tentata di mandarlo a quel paese, proprio per il motivo che volevo starmene da sola, ma poi alzai lo sguardo e lo vidi... Quanto era bello! Era vestito di nero, era tatuato, portava un rosario al collo, indossava gli occhiali da sole e portava con sé una Bibbia, il che mi colpì alquanto, così mi soffermai a guardarla. Lui mi sorrise e si ritrasse leggermente: "Posso aiutarti?" mi domandò. In quel momento provavo un misto di sentimenti: spavento, ansia, inquietudine, tristezza, rabbia... ma la vista di quell'uomo quasi mi rassicurava. "Tu chi sei?" gli chiesi con le lacrime agli occhi e con la voce rotta dal pianto. Lui fece per tendermi la mano e io la presi: "Mi chiamo Sonny Sandoval. Piacere di conoscerti. Tu sei...?". Io mi asciugai le lacrime e risposi: "Sono Miriam. Sei di qua, Sonny?". Lui annuì e mi appoggiò una mano sulla spalla, dopodiché si sedette vicino a me e rimanemmo insieme a guardare in direzione del fiume. Tutto d'un tratto, Sonny si voltò verso di me e mi disse: "Come fai ad essere in un posto così meraviglioso e piangere? Se ti va di parlarne io sono qui". Io, per provocarlo, incalzai sulla sua Bibbia: "E tu che ci fai in un posto così meraviglioso con una Bibbia? Spero tu non sia uno di quelli che fermano la gente e la costringono a sentire tutte quelle frottole!". L'espressione di Sonny si fece parecchio cupa: "Beh, tanto per cominciare, non sono una di quelle persone e poi, no, non sono frottole. Tutto quello che c'è scritto qui dentro non è come se fosse un dolcino. Il Vangelo non è un dolcino. E' verità, tutta la Bibbia è verità. Magari starai pensando che sono pazzo, che quello che ti dico è una scemenza, ma credimi, anche a me piace andarmene in posti come questi per rilassarmi e fare quello che più mi piace. Penso che lo stesso valga per te, per cui, non credo che tu sia venuta per piangere in questo bellissimo parco. Penso, invece, che sia venuta per trovare le stesse cose che sto cercando io. Quindi, se ti va di dirmi cos'hai, non c'è nessun problema. Io ti ascolto, ma non voglio farmi i fatti tuoi per forza. Inoltre..." poi battè la mano destra sul libro sacro: "Questa ti può aiutare perfino meglio di me".
Stavo iniziando a pensare che Sonny avesse ragione e aveva intuito il mio problema dal modo in cui mi osservava, dal mio volto scavato, dal fatto che mi ero messa un maglione largo e pantaloni altrettanto larghi, nonostante fosse luglio... Mi alzai in piedi e gli parlai con calma: "Sonny, io sono...". Lui mi fermò mettendomi un dito sulle labbra: "Shhh, non lo dire. Alimenterai ancora di più il tuo dolore, ho già capito tutto" e mi tirò dentro di sé in un forte abbraccio che mi fece commuovere. Scoppiai a piangere sulla sua spalla, bagnandogli la maglietta: "Non piangere, Miriam. Ci sono qua io con te. Non sei sola. E poi c'è un'altra persona molto più forte e consolatoria di me: si chiama Gesù. Anche se ti sembrerà che tutto vada storto, che nessuno sia lì per aiutarti, lui c'è e ci sarà sempre. La sua voce è gentile. Lui ti aspetta per entrare nel tuo cuore, è un gentiluomo. Non costringe nessuno. Tu puoi uscire da tutto questo con il suo aiuto se veramente lo vuoi. Lui è l'unico che ti ama incondizionatamente. Miriam, io lo so che in questo momento non credi, ma ti chiedo per piacere di non pensare che quelle che ti dico siano stupidaggini. Ti prego. Mandami pure a quel paese, allontanami, ma lui veramente ti può salvare e non farti soffrire più questo inferno".
Mi baciò i capelli e in quell'istante avvertii dentro di me un senso di calma e di pace come mai accaduto prima. Una sensazione di una bellezza indescrivibile. Sentivo come se avessi delle bolle all'interno dello stomaco. Mi staccai dall'abbraccio e presi la faccia di Sonny tra le mani, ansimando: "Sonny, ti prego! Aiutami! Ora ho visto e ascoltato! Tutto è entrato dentro di me, provocandomi sensazioni potentissime. Ci credo! Credo a quello che mi dici! Sono stanca di tutto questo! Voglio essere libera! Cosa devo fare? Aiutami, Sonny! Aiutami!".
Mentre mi abbracciò nuovamente potevo respirare il suo fantastico profumo sul suo collo e lui mi accarezzò la schiena: "Oh, Miriam! Com'è piacevole sentirti dire queste cose! Non devi fare altro che rivolgerti a lui, che sempre ti ascolta ed è lì per te. Non ti serve nulla di particolarmente articolato, basta essere semplici, Dio ama la semplicità e l'umiltà più di ogni altra cosa al mondo. Quando io l'ho ricevuto nella mia vita, mia madre stava morendo in ospedale ed è merito suo se ora credo. Quindi, sono uscito e non ho fatto altro che inginocchiarmi e pregarlo di entrare nella mia vita e da lì tutto è cambiato. La mia vita ora è un'altra storia rispetto a prima".
Io continuavo ad essere riluttante, ma le sue parole mi avevano profondamente toccata. "Coraggio" mi esortò Sonny "Se vuoi lo possiamo fare insieme. L'unione fa la forza". Io dissi di sì e mi aiutò a pregare, tenendomi le mani: "Caro Dio, se veramente esisti, entra nella mia vita e cambiami! Aiutami a guarire! Non voglio più la fantomatica sicurezza che mi dà questa bestia, ma voglio la tua, quella che mi fa stare realmente bene e che mi sana! Nel tuo nome potente, Amen!". Sonny si tolse gli occhiali e notai che aveva gli occhi lucidi: "Brava, sei grande!" e mi abbracciò ancora. "Brava, brava, brava!" mi ripetè.
Caspita, erano secoli che non pregavo, anche perché a causa della malattia, la mia fede era andata sempre di più scemando, fino a perderla del tutto. Ora mi sentivo davvero meglio e ringraziai Sonny per il suo aiuto così profondo che mi aveva segnato la vita.
Gli chiesi di leggermi qualcosa della Bibbia e lui optò per un passo dal Vangelo secondo Giovanni: "Senti qui, questo è Giovanni 21:19...". Mi lesse tutto quanto e mi raccontò la sua testimonianza a riguardo inerente all'argomento, spiegandomi anche ciò che quelle parole veramente significavano. Io ne rimasi affascinata e gli chiedevo sempre di più, gli facevo sempre più domande dalla curiosità e lui era costantemente disponibile a rispondere. Mi parlò di come vive la sua cristianità quotidiana e di come sia importante per lui. Era davvero stupendo. Finalmente, stavo ricominciando a vivere.
Una volta dopo aver terminato, io e Sonny decidemmo di giocare a lanciare i sassi nel fiume e ridevamo come due bambini. Ero davvero felice e Sonny lo aveva notato, perché lo era pure lui. Non avevo parole o gesti a sufficienza per essergli grata. Mi stavo divertendo un'infinità a stare in sua presenza, per questo ricorderò sempre quel parco di Chula Vista come il mio luogo preferito. Prima di tutto per aver incontrato una persona magnifica e angelica come Sonny e poi perché fu il primo giorno di una nuova vita.
Alla fine, io e Sonny ci dedicammo a una lunga passeggiata nella natura e io gli stringevo forte la mano, in modo che potessi sentire tutta la sicurezza che quell'uomo e la sua pienezza di Spirito Santo mi trasmettevano. Esitai un po', ma poi decisi di pronunciare queste parole: "Sonny, t-ti-ti voglio bene". Lui mi fece un sorriso grande come il mondo e replicò: "Te ne voglio anch'io, tesoro mio" e mi strinse forte a sé.​

 
   
 
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