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Autore: Robass    11/07/2016    1 recensioni
In un paesino sperduto tra le montagne viene commesso un delitto. La bellezza del paesaggio e l'aria pura sono, a questo punto, divenuti punti secondari per Alessandro Maranti, un noto investigatore privato che trascorre le sue vacanze in quel paesino ogni anno. Dopo una prima analisi, sembra che il prezioso cimelio di famiglia - per la precisione, un vaso - sia stato la causa del decesso della vittima, un'anziana signora di circa novant'anni. Maranti inizia ad investigare e, seppur lamentandosi del fatto che debba lavorare anche in vacanza, pone le basi per individuare il colpevole.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il signor Alessandro Maranti, un noto investigatore privato, trascorreva le sue vacanze in un piccolo paese sperduto tra le montagne. L'aria fresca dava sollievo dall'afa presente nella capitale d'Italia, dove l'uomo viveva e lavorava, suo malgrado, circa undici mesi all'anno. Visto il suo successo, ottenuto grazie alle sue brillanti capacità deduttive, gli erano sempre proposti innummerevoli casi e gli era sempre difficile tornare in quel piccolo paradiso, in cui avevano vissuto, circa cinquant'anni prima, i suoi avi.

L'investigatore era stato sempre un amante della natura a cui piaceva fare scampagnate nei boschi e dedicarsi alla ricerca dei funghi. Amava tutto di quel piccolo mondo, tranne la maggior parte dei suoi abitanti. Se da una parte, infatti, v'era la bellezza della natura, l'aria pura e un panorama davvero invidiabile che permetteva di gustare a pieno la bellezza del paesaggio circostante, dall'altra, delle circa cento persone che popolavano quel paesino in estate, quelle che Maranti reputava simpatiche e con un minimo di intelligenza si potevano quasi contare sulle dita. Secondo il suo parere, la maggior parte delle persone si recava lì soltanto per trasformarsi in gente di paese, quando invece si trattava di semplici uomini e donne di città. Tuttavia, se fosse stato soltanto per questo, sarebbe anche riuscito a sopportare quella massa di - come li definiva lui - individui con un quoziente intellettivo non troppo elevato. Le signore (in particolar modo le donne sopra ai cinquant'anni) si divertivano a passare le giornate a pettegolare e a parlare male di ognuno che non faceva parte del loro gruppo ristretto. Quest'ultimo, infatti, veniva chiamato "l'elite" dagli amici dell'investigatore e da lui stesso. Questo nome era, ovviamente, ironico ed era utilizzato per sottolineare la presunzione presente in quelle poche case.

Il discorso cambiava radicalmente tra i ragazzi. Il detective, infatti, aveva appurato che gli adolescenti di quel paesino formavano un unico gruppo unito, privo di disparità. La figlia, una ragazza dai capelli biondi, ereditati senza dubbio dal padre, passava quelle settimane in compagnia dei suoi coetani, alcuni dei quali erano i figli dell'elite. Questi ultimi, però, non avevano (o ancora dovevano avere) quel senso di superiorità tipico dei loro genitori.

Quel giorno, Maranti stava facendo una passeggiata per il paese. La sua figura, grazie all'alta statura e il color biondo lucente dei suoi corti capelli, era distinguibile da svariati metri di distanza. I suoi capelli erano la parte del suo corpo di cui andava più fiero: in quarantacinque anni, non si erano mai scuriti e quel colore era naturale. L'investigatore, benché avesse una corporatura abbastanza robusta, era agile e questo era un altro fattore che apprezzava di se stesso. Aveva le labbra sottili e un neo sulla parte destra della fronte. I piccoli occhiali rettangolari davano al suo volto un'aria da intellettuale che stonava completamente con il suo vestiario abituale: una normale tuta con delle scarpe da ginnastica. Maranti, infatti, amava indossare abiti comodi e i completi eleganti erano usati solo in occasioni davvero importanti.

Quando aveva superato l'abitazione di Alberto (un suo caro amico e uno dei pochi paesani con cui gli piaceva trascorrere del tempo) e stava per giungere in prossimità della piazzetta del paese per prendere un caffé al bar, il detective udì un urlo proveniente casa vicino a dove si trovava. Iniziò a correre, decisamente preoccupato per quel grido. Giunse davanti a una piccola casupola in pietra, una delle poche mai ristrutturate e quindi rimaste a com'erano circa un secolo prima. La persona che aveva urlato era Anna Tanelli, il capo dell'elite. Era una donna dalla bassa statura e gli anni in cui il suo fisico era snello erano ormai passati da tempo. Aveva oltrepassato da qualche anno la soglia dei cinquant'anni, ma i suoi capelli neri erano rimasti tali, anche se qualche capello bianco iniziava ad apparire nella sua capigliatura a caschetto. Quel giorno, portava i suoi soliti orecchini raffiguranti una mezzaluna ed indossava una comoda tuta da ginnastica grigia. Lei e il detective sembravano essere due adulti che avevano approfittato di quella giornata di sole per fare una corsetta, visto che ambedue indossavano capi abbastanza comodi.

La donna volse immediatamente gli occhi, circondati da grandi occhiali rotondi che conferivano al volto un'aria decisamente infantile, verso Maranti ed indicò qualcosa davanti a sé. L'investigatore avanzò di qualche passo e vide che una mano insanguinata impediva all'uscio di quella misera abitazione di chiudersi totalmente. Il detective aprì la porta e lo spettacolo che si mostrò davanti agli occhi dei due sventurati fu raccapricciante: Beatrice Luzzani, una signora novantenne che viveva per tutto l'anno in quel piccolo paesino, giaceva a terra, quasi certamente senza vita. Il sangue partiva dalla testa e, oltre a formare una grande chiazza sotto la vittima, arrivava fino al palmo della mano destra. Vicino al corpo della signora v'era, in pezzi, il vaso in legno raffigurante una figura mitologica orientale, che l'anziana portava sempre con sé. I frantumi presentavano macchie rosse, le quali, molto probabilmente, erano tracce ematiche della vittima. Il vaso era un preziosissimo cimelio di famiglia che veniva tramandato di generazione in generazione, ma, poiché ci era davvero affezionata, non aveva mai concesso ai figli e ai nipoti di ereditarlo, come era tradizione.

Pareva essere stata proprio quella la causa del decesso della povera signora e Maranti sorrise amaramente quanto notò questo particolare: era stato proprio l'oggetto a cui teneva di più a privarla della vita. Sì avvicinò al corpo e constatò che oramai esso era completamente esanime. Si girò e tornò a guardare la signora Tanelli, la quale manteva lo sguardo, fisso e visibilmente impaurito, sul detective.

«Vada a chiamare subito la polizia. Purtroppo, l'ambulanza non serve più.» disse Maranti al capo dell'elite, con voce autoritaria.

«C-certo. V-Vado s-subito.» rispose, balbettando e in preda al panico, la signora Tanelli.

"Qualcosa di buono lo sa fare, allora." pensò Maranti. Era incredibile come riuscisse ad essere sarcastico in situazioni del genere (che non fosse umano al cento per cento?).

Scosse la testa, cercando di dedicarsi a questioni di importanza molto più rilevante. Ancora non sapeva in che modo il vaso avesse colpito la signora e, soprattutto, se fosse stato proprio quell'oggetto a provocare quella ferita mortale.

 

   
 
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