Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: Leonhard    11/07/2016    9 recensioni
Un coniglio ed una volpe che lavorano insieme: solo a Zootropolis si potrebbe vedere una cosa del genere. Ma è solo un caso che Nick sparisca dalla stazione il giorno stesso in cui una sua vecchia conoscenza si presenta davanti alla sua scrivania?
"Questo è un caso che preferirei non affidare a te, agente Hopps".
"Perchè?".
"Perchè ne sei coinvolta: il caso Wilde potrebbe richiedere soluzioni che tu non saresti in grado di attuare...".
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Distopian Zootopia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9. Il mio Nick?

Da quando era entrata nel corpo di polizia si era scoperta in qualche modo dipendente dal caffè. Miscela leggera ovviamente: non era del tutto sicura che i conigli potessero berlo, dall’alto dei suoi oltre duecento battiti medi al minuto.

Ascoltando la macchinetta ronzare non riuscì a stabilire se quello che sentiva fosse preoccupazione, terrore, sconforto oppure un abile miscuglio delle tre, una particolare formula alchemica che mal si sposava con l’idea che si era fatta una buona parte di Zootropolis di Judy Hopps. Al segnale della macchinetta, prelevò dalla vaschetta il suo bicchiere di latte caldo e si arrampicò sulle sedie della zona ristoro senza particolare convinzione. Il latte, perché qualunque altra bevanda selezionabile dalla macchinetta sarebbe stata deleteria per la sua ansia, che le faceva galoppare il cuore ed allo stesso tempo la faceva sentire così mogia e triste.

Il sole entrava attraverso la finestra del corridoio congiungendosi timidamente alla luce fredda dei led che illuminava l’ambiente, come se anche lui capisse la drammaticità della situazione e fosse restio a mostrare tutta la brillantezza dei suoi raggi. Attorno a lei, un viavai contenuto di persone e medici ed infermieri accompagnato da un cicaleccio di voci e versi e guaiti ed uggiolii. In lontananza, lo squillo insistente di un telefono rimaneva inascoltato. Alzò gli occhi verso il corridoio:quella curva ad angolo che portava alla camera di Nick le faceva venir voglia di urlare con quanto fiato aveva in gola.

Di frustrazione, per non essere stata in grado di fare nulla che non fosse tremare e sparargli nel collo quella siringa di vaccino; di preoccupazione, per le condizioni in cui versava il compagno quando era arrivato in quel luogo; di rabbia, per averci messo fin troppo tempo ad aprire uno stupido lucchetto.

E di terrore; terrore per quegli occhi che aveva visto sul muso di Nick quando aveva premuto il grilletto. Terrore per quello che aveva letto in quegli occhi. Terrore per quello che non aveva letto in quegli occhi.

Niente

Sentì una paura nuova salire, una paura provata solo una volta in tutta la sua vita ma in qualche modo diversa, diversa da quella che aveva visto Gideon Gray quando l’aveva marchiata con quei tre graffi nascosti dalla sottile, fitta peluria del muso. Era quella: quella, ma diversa.

Diversa perché da un bulletto prepotente come Gideon Gray una cosa come quella poteva anche aspettarsela; diversa perché era una cucciola e la paura di allora, così acerba e nuova e strana, era stata naturalmente amplificata; diversa perché, oltre a tre graffi sul muso, Gideon Gray non poteva farle.

Ma quella volta non era stato Gideon Gray, ma Nick Wilde; quella volta la paura si era palesata come vecchia amica, un sentimento già provato ma nuovo ogni volta; quella volta, se avesse sbagliato, Nick Wilde non si sarebbe limitato a tre graffi sul muso.

In quei due giorni passati nell’ospedale si era ripetuta talmente tante volte che quello che aveva visto non era Nick da aver perso il conto. E ci credeva, sapeva che non era stato Nick a rivolgerle quello sguardo insondabile, ma

la nemica naturale per eccellenza dei conigli

un’altra volpe, feroce, sconosciuta, con il pelo arruffato, la divisa stracciata ed il muso sporco di sangue. Decisamente, quella volpe non poteva essere Nick. Il suo Nick. Saltò giù dalla sedia e, gettato il bicchiere verso il cestino, si diresse con passo spedito verso la stanza del collega.

(Il mio Nick?) pensò, prendendo coscienza dei suoi pensieri. (E da quando? Da quando è il MIO Nick?). Quel pensiero, quella frase dai risvolti così poco professionali e molto sentimentali la fece rallentare; glissò istintivamente dall’argomento, riconoscendo che semmai il diretto interessato l’avesse mai scoperto non ci sarebbe stato limite alle frecciatine giocose e prese in giro di cui sarebbe stata oggetto.

Dietro alla porta chiusa della camera di Nick sentì un sommesso ed indistinto brusio. Le punte orecchie si drizzarono verso il soffitto in una frazione di secondo e, quando riconobbe la voce strascicata ed esausta della volpe, irruppe nella stanza con una spallata.

Nick era cosciente, gli occhi ancora leggermente spenti ma vivi ed espressivi. Faceva da sorgente ad una coppia di piccoli tubi collegati a delle flebo siglate in modo comprensibile solo ai dottori. Poco lontano dal suo letto, vi era Vixen; spogliata del camice da laboratorio, indossava un abito scuro con una camicia bianca ed una cravatta nera. Il pelo fulvo si sposava stranamente bene con il colletto della giacca nera e la coda aggiungeva un tocco ai pantaloni della stessa tinta.

“Capisco…” stava dicendo Nick, con voce leggermente affranta, guardandola frugarsi nella tasca interna della giacca.



Quando Nick aprì gli occhi la prima cosa che fece fu richiuderli immediatamente, abbagliato da tutto quel bianco che lo circondava: soffitto, mura, pavimento, lenzuola, tutto bianco. Per qualche istante fu colto dal sospetto che anche il suo pelo fosse diventato bianco. Mosse debolmente la coda, che fece capolino dalle zampe posteriori e colorò tutto quel doloroso candore. Volse gli occhi e scorse Vixen seduta sulla sedia accanto al suo letto. La chiamò, schiarendosi la gola subito dopo. La volpe al suo fianco alzò lo sguardo dal suo telefono e gli sorrise.

“Ciao Nick” salutò, con un tono chiaramente sollevato. Gli porse un bicchiere d’acqua. “Come ti senti?”.

“Rotto…” biascicò, con la voce fattasi meno cavernicola. Vixen annuì.

“Beh lo sei…” osservò. “Hai una zampa fratturata e qualche costola rotta. Cosa ricordi?”.

“Un laboratorio…” mormorò lui, passandosi una zampa sul muso. Rimase in silenzio quei pochi secondi necessari a Vixen per cercare intuire quanto ricordasse di quel seminterrato, di quella missione a cui gli aveva chiesto supporto in nome del loro rapporto troppo a lungo trascurato. La volpe allungò la zampa e strinse quella di Nick, cercando di infondergli sicurezza, calma, quella solidità che credette di veder vacillare pericolosamente dentro di lui.

“Nick…” chiamò Vixen.

“...e basta” concluse lui. Lei non rispose: si avvicinò a lui e gli accarezzò la testa, soffermandosi dietro le orecchie. Forse, pensò è meglio così. “Che è successo?”.

“Abbiamo messo Clawhauser fuori gioco” rispose lei. “Adesso è

sotto un lago ghiacciato di Tundratown

in prognosi riservata, ma quando uscirà l'FBI procederà con l'arresto: per un bel po' non ne sentirete più parlare”. Seguì qualche attimo di silenzio imbarazzato: nessuno dei due sapeva veramente cosa dire. Era veramente troppo tempo che la volpe non lo vedeva.

“Sai, quella tua collega…Hopps” disse, cercando di focalizzare la sua attenzione su qualcos’altro. Nick le rivolse la sua attenzione. “Sta bene, non preoccuparti: gli infermieri dicono che non ti ha lasciato solo un istante”. Nick sforzò un sogghignò sul volto stanco.

“Nemmeno una doccia?” chiese.

“Abbiamo raccolto dei campioni del siero” disse Vixen, dopo un attimo di silenzio. “Il laboratorio dell’FBI sta già lavorando non solo sull’antidoto ma anche sul vaccino: in un paio di giorni sarà fatto esplodere nell’aria: renderemo inoffensivi gli ululatori notturni. Ottimo lavoro, Nick”. Lui prese un respiro.

“Lo sai che con me solo il meglio” commentò. “Sono o non sono il migliore?”.

“Si, si...” assentì lei, paziente. “Come sempre: il migliore di tutti in tutto”.

“Sbaglierò, ma percepisco del sarcasmo...”.

“Tu dici?”.

“Ehi, sono convalescente!”. Mise un muso fin troppo esagerato per essere vero. “Non senti l'odore di ospedale?”.

“Sono venuta tre volte a controllare che stessi bene in questi due giorni: ormai non lo sento nemmeno più...”. Attimo di silenzio.

“Beh comunque abbiamo vinto, no?” borbottò Nick, sconfitto. Accorgendosi di essere privo della sua risposta pronta si volse verso le flebo. “Ma che è sta roba? Non credo che mi stia facendo bene...”.

“Nick...io adesso devo rientrare...”. La volpe si volse verso lo sguardo affranto della poliziotta e sospirò sconsolato.

“Immagino che nulla cambierà, eh?” osservò. “Capisco...”. Vixen si stava frugando nella tasca interna della giacca: nel suo immaginario, era dove gli agenti segreti tenevano il distintivo, degli occhiali da sole rigorosamente fighi oppure una pistola munita di silenziatore.

L'immaginario di una certa coniglietta ottusa, invece, doveva essere ristretta solo a quell'ultimo elemento: spalancò la porta con impeto e, veloce come una scheggia, si lanciò su Nick. Si aggrappò dolorosamente alle costole incrinate e scoccò a Vixen un'occhiata che, secondo il suo metro, doveva essere minacciosa o almeno intimidatoria.

“Stai lontano da Nick!” proruppe. “Non lo ucciderai senza passare sul mio cadavere!”. Lui si lasciò scappare un guaito e fece per sollevarla da sé.

“Le costole, le costole!” piagnucolò. Judy si volse verso di lui, con il panico negli occhi,

“Ah! Scusa!” esclamò, zampettando e colpendo con un calcio la gamba ingessata. Altro guaito.

“Ma mi vuoi dare il colpo di grazia?” sbottò Nick. “Scendi!”. La coniglietta saltò giù dal letto e si mise tra il suo collega e Vixen.

“Non gli torcerai nemmeno un pelo” decise. Davanti a quella scena, la volpe esplose in una risata talmente forte da farla sussultare.

“Nick...”chiamò, tra una risata e l'altra. “Credo sia convinta che ti voglia sparare”.

“Potresti anche farlo, Vicky...” rantolò lui. Si volse poi verso Judy, impegnata a spostare uno sguardo disorientato su entrambi. “Carotina, mio coraggioso ed impavido cavaliere, ti presento mia sorella Vixen”.

Fu con un esponenziale crescendo di imbarazzo che Judy ascoltò il racconto delle due volpi su quello che era successo dietro le quinte: la scomparsa di Nick, il siero in freezer, gli affari con Bellwether, tutto era servito affinché l'FBI entrasse in possesso di un campione del siero degli ululatori. Vixen la informò dell'amnesia del collega e lei colse il messaggio velato.

Clawhauser era in terapia intensiva e sarebbe deceduto durante la notte per le ferite riportate durante il suo raptus. O per avvelenamento di qualche sostanza con cui era 'accidentalmente' entrato in contatto: andava bene qualunque cosa, purché Nick non venisse a conoscenza di quello che era successo la sotto.

Di quello che aveva fatto la sotto.



“Perché non mi hai detto che era tua sorella?” chiese Judy quella sera, arrabbiata con il partner. Nick volse verso di lei un'occhiata divertita.

“Tu mica me l'hai chiesto” fece presente lui. “Bastava che chiedessi: ehi Nick, mio dolcissimo ed adoratissimo eroe, ma quella volpe era tua sorella?”.

“Dolcissimo? Adoratissimo?” esclamò lei. “Mi hai fatto preoccupare a morte!”.

“Ah...” mormorò, con divertita espressione dolorante. “Le costole...”.

“Piantala, idiota!”. Judy gli prese una zampa tra le sue, mentre calde lacrime minacciavano di straripare dagli occhi ametista. “Non farlo mai più...”. La voce era tremula, lo sguardo affranto; Nick perse all'istante la voglia di prenderla in giro.

“Carotina?” chiamò. Lei rispose con un singulto.

“Se ti azzardi a rifare una cosa così...” mormorò. S'interruppe, cercando il termine adatto. “...cosi folle da solo...non ti guarderò più in faccia!”. L'aria sembrò svuotarsi di ossigeno; Nick non aveva mai trovato così difficile respirare.

“Guarda che...” mormorò, senza nessuna sicurezza nelle sue parole. “Non ero solo: avevo il supporto dell'FBI. Io sono un agente di un altro livello, cara mia”. Unì le zampe a formare una pistola e puntò gli indici sul viso lacrimante di Judy. “Io sono Owl...James Owl”. Le strappò una risatina, che quasi stonava in mezzo a tutte quelle lacrime non piante.

“Va bene, agente speciale” assentì la coniglietta, asciugandosi il muso. “Ma non farlo mai più...”. Non riuscirei a sopportare l'ufficio senza di te. Quel pensiero se lo tenne per sé, ripromettendosi di analizzarlo ed interrogare sé stessa in seguito.

“Comunque qui si va oltre l'essere emotivi” osservò Nick, con il suo sorriso. “Adesso sfioriamo la paranoia, lo sai?”. Lei lo guardò torva per qualche secondo, poi tirò su con il naso.

“Promettimelo!” pretese. “Una cosa del genere può mettere a rischio il tuo lavoro”.

“Ma dai!” sbottò lui, agitando con noncuranza una mano. “Non possono licenziarmi: io sono Owl...James Owl!”.



“Wilde, sei licenziato”. Il tono calmo ed annoiato di Bogo, la settimana successiva, ebbe il potere di aggiungere ulteriore ghiaccio alla doccia fredda che portarono quelle parole. Judy balbettò parole senza senso, mentre Nick ebbe un attimo di buio.

“Ma signore...” mormorò. “Non può...cioè...io sono Owl...James Owl!”.

“Molto interessante...” commentò il capitano, con il medesimo tono. “Ma lei, James Owl, ha agito in modo indipendente dalla centrale di polizia, ha messo in pericolo la vita dell'agente Hopps, ha partecipato ad un'operazione federale senza autorizzazione e con il suo ricovero mi ha fatto compilare delle scartoffie in più. Senza contare che adesso dovrò trovarmi un nuovo addetto alla reception, visto che Clawhauser è deceduto in seguito alle ferite che la SUA OPERAZIONE gli ha procurato”.

“Signore, non può licenziarlo!” esclamò. “Ha debellato definitivamente la minaccia degli ululatori! Lei...non può!”.

“Oh si che posso” ribattè Bogo. “E lo sto facendo; Wilde, consegna il distintivo”. La volpe guardò il capitano per qualche secondo, cercando qualche traccia nei suoi occhi che indicasse uno scherzo, una bugia, un inizio di ripensamento, anche solo una sottile insicurezza a cui potersi aggrappare: non c'era nulla più di un'incrollabile determinazione ad accompagnare l'ordine, perché quello era un ordine, unita al bruciante rimprovero delle sue azioni. Nick sospirò e si staccò il distintivo dalla cintura.

“Se licenzia lui...” mormorò Judy piano. “Rassegnerò le dimissioni”. I due volsero uno sguardo stupito verso di lei ma proprio quando Nick fece per chiederle se fosse improvvisamente impazzita, il telefono sulla scrivania di Bogo squillò.

“Dipartimento ZPD” rispose il capitano, con voce professionale. Dall'altoparlante della cornetta giunse un frusciante brusio metallico: qualunque cosa volesse dire tradotto, l'espressione di Bogo cambiò. “Che cosa?” sbottò, lanciando un'occhiata a Nick, poi a Judy, poi nuovamente a Nick.

Dawn Bellwether

Quell'unica parola, quell'unico nome risuonò chiaro e pulito, come se fosse un segno, come se fosse una cosa che tutti in quella stanza dovevano sapere. Bogo rimase in silenzio per qualche secondo, poi formulò un deciso e professionale 'sissignore' e riappese la cornetta.

“Wilde, sei reintegrato nel corpo di polizia a partire da due secondi fa” disse. “Prendi quel distintivo, muoviti!”. La volpe obbedì, smarrita, mentre Judy faceva vagare uno sguardo confuso tra lui ed il capitano.

“Signore...?” mormorò.

“Silenzio, Hopps” sbottò lui. “Abbiamo un emergenza. Stando agli ultimi rapporti, il...”.

“Pensa che sarebbe troppo chiedere qualche informazione concreta?” chiese Nick, sollevato nel sentire nuovamente lo scatto del distintivo alla cintura.

“Vi basti pensare che la persona con cui ho appena parlato non ama essere contraddetta” sbottò lui.

“Cosa c'entra Bellwether in tutto questo?” chiese Judy. Bogo le scoccò un'occhiataccia, ai suoi occhi rea dell'ennesima interruzione.

“Ironico che sia proprio tu a chiedermelo, Hopps...” ringhiò. “Allora, se non vi dispiace vi assegnerei degli incarichi...”. Scrutò il silenzio di entrambi per qualche secondo, poi parlò nuovamente.

“Voi siete gli ultimi arrivati in questa centrale, ma vi siete distinti molto in fretta e con ottimi risultati. Mi hanno chiesto in dotazione i miei agenti migliori: spero per voi che non mi facciate perdere il muso. Prenderete parte ad una squadra di agenti scelti per fronteggiare la minaccia Bellwether; gli altri due membri sono in viaggio per Zootropolis: il ritrovo sarà in questo ufficio”. Judy e Nick erano senza parole.

“Beh...” balbettò infine la volpe. “Passare da essere licenziato al migliore della stazione nel giro di cinque minuti merita una menzione nel curriculum...”.

“I migliori agenti della stazione?” squittì Judy. Il naso le vibrava di eccitazione e le zampe rullavano sul pavimento. “Davvero?”.

“I migliori della città” puntualizzò Bogo. “O almeno questo mi hanno chiesto: vedete di far finta di esserlo”.

“Si ricorda il libro sulle massime, capitano?” borbottò Nick, contrariato.

“Potete andare” sbottò il capitano, ignorando l'osservazione.

“Chi saranno i nostri compagni?” chiese Judy, incapace di frenare la curiosità. Bogo indirizzò loro uno sguardo strano: era scocciato, annoiato, ma c'era anche qualcos'altro. Per un breve, brevissimo istante, Nick ebbe il sospetto che il loro capitano li stesse guardando come se sapesse che non li avrebbe rivisti mai più.

“L'agente segreto Jack Savage” rispose con voce atona. “E Alopex la duecento”.



NOTA DELL’AUTORE:

Bene ragazzi: a quanto pare siamo arrivati alla fine. Non voglio passare per falso modesto, ma sono sinceramente colpito dal successo che questa fic ha avuto; era un’idea senza particolari pretese, venuta in un momento di tranquillità ma il vostro interessamento, le recensioni positive e costruttive ed il numero delle visualizzazioni salito ogni volta con una rapidità mai vista prima mi ci ha fatto applicare seriamente.

So di aver lasciato molti punti oscuri e molte domande aperte, ma prima che mi mangiate di traverso lasciate che io vi ringrazi per tutto l’entusiasmo che mi avete dimostrato per questa storia.

Prossimamente online il seguito, I QUATTRO CAVALLI, che spero verrà accolto con lo stesso entusiasmo dimostrato per THE WILDE CASE. Come sempre, tenterò di utilizzare tutto il mio impegno per dare il meglio.

E come sempre, alla prossima, Stay Tuned

Leonhard
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Leonhard