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Autore: FioreDArgentoWattpad    11/07/2016    4 recensioni
Una ragazza che brama vendetta è pericolosa, impossibile da controllare. Come un mare in tempesta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Persa nel vuoto

Persa nel vuoto

Il freddo dell'acqua penetra nella mia pelle e m'intorpidisce i sensi, ma non cerco di sottrarmi a quella stretta soffocante. In questo momento non m'interessa, non più.
I miei piedi tuttavia si dibattono mossi da quella che forse è l'ultima parte viva di me, una fiamma di speranza che bruciando con veemenza scalda il mio corpo scosso dai brividi. Eppure non arriva a graffiarmi il cuore, ormai annoiato dal frenetico battere.
Non ha senso vivere nel modo in cui ho vissuto io, se la mia esistenza si può considerare tale. Esistere e vivere, due termini che spesso le persone confondono.
Esistere è semplice, può farlo chiunque: si tratta solo di un susseguirsi di azioni disposte disordinatamente sulla linea del tempo. La frazione tra il nostro primo e ultimo contributo al mondo è denominato esistenza.
Vivere è diverso, è di più. 
Vivi quando riesci a godere del soffio del vento sulla pelle.
Vivi quando semplicemente alzandoti al mattino rendi felice qualcuno.
Vivi quando accetti di essere mantenuta in vita e ciò ti basta.
Se potessi esprimere un ultimo desiderio, chiederei di vivere anche solo per un secondo. Provare per un istante quell' ebrezza di cui io non sono lontanamente degna.
Questo è il mio ultimo pensiero, prima che il vuoto gelido mi trascini nel suo mondo, forse non così diverso dal mio.

Mi risveglio in una stanza bianca. Non potrei descriverla in altro modo. Armadio bianco, scrivania bianca, lenzuolo bianco. Quel candore accecante pare voler sottolineare il mio animo sporco. Il mio animo da assassina.
Avevo rincorso la morte per anni senza mai afferrarla e, proprio quando meno me lo aspettavo, mi era stata offerta l'occasione. Un lavoro sottopagato in una nave da crociera, qualche ore con quello scomodissimo grembiule e l'equilibrio donatomi dalla danza classica tanto tempo fa. In fondo sono passati appena cinque anni, non di più; quella parte spensierata del mio passato però è così distaccata dal resto da risultarmi estranea.
Mio padre allora era Mr. Marlowe Quickle, ricco imprenditore dell'impero delle automobili Quickle. Poi arrivò la concorrenza, la sua rovina. Le vendite iniziarono pericolosamente a calare e mio padre iniziò a passare le notti insonni, divorato dalla pressione cui era sottomesso. Lo vedevo ripetere febbrile al telefono sempre la stessa frase "Andrà tutto bene, tutto bene."
Io gli credevo ma riuscivo a percepire l'incertezza nella voce nonostante la mia ingenua età.
Poi un giorno crollò e, quello che sui giornali definirono l'epico finale di una delle industrie più potenti del mondo, segnò la nostra fine. Mio padre smise di lavorare e cadde in un vortice da cui non si riprese mai più.
Rimembro poco della sua trasformazione, preferisco distanziare il prima dal dopo. 
Molti preferiscono pensare che tra il bene e il male ci sia una via di mezzo, semplicemente per giustificare innocui atti maligni. Invece tra il nero e il bianco non c'è il grigio, il grigio è un altro colore. Se si mescolano tra loro si ottiene ma non vuol dire che esso sia un intermediario tra i due. Significa solo che quei due colori opposti possono essere racchiusi in un'unica cosa. Eppure quando si ferisce qualcuno volontariamente, si è neri; quando si cede il posto in autobus a una vecchietta, si è bianchi. Sono due momenti differenti, non si può giustificare l'uno con l'altro.
Io ieri, se davvero è passato soltanto un giorno, ho ucciso una persona. La concorrenza che ha aperto il rapporto di mio padre con l'alcol. La concorrenza che ha distrutto le mie sicurezze.
E questa portava il nome di Ector Scream.
Sono certa di averlo avvelenato, di aver visto la vita scivolargli tra le dita sottile come granelli di sabbia. Sono certa di essermi fermata a guardare soddisfatta il suo corpo agonizzante.
Sono certa di essere stata nera e di non poter più cambiare l'inevitabile realtà.
Rido amaramente di me stessa, con molte probabilità non esisto più nel mondo che conosco. Questo posto non si trova lì, lo percepisco.
"Roxanne Quickle, sapevo che un giorno ti avrei finalmente vista."
Mi volto e vedo un ventenne dagli occhi neri come la pece. Sussulto, come ho fatto a non udirlo arrivare? 
Forse sente i miei pensieri perché immediatamente dice: "Tanto tempo rinchiuso nella parte più recondita della tua mente senza poter mai avere il piacere di guardare il tuo viso. Stressante, non credi?"
"Chi sei?" ribatto ignorando l'ultima parte del suo monologo.
"Lo capirai." Un sorriso ironico gli incurva le labbra.
Mi siedo sul letto e lui si mette accanto a me. Dovrei sentirmi a disagio ma non è così anzi, mi sembra di conoscerlo da tutta la vita.
"Dove mi trovo?" sussurro.
"Nella Sala del Pentimento."
"Le coordinate geografiche?" domando sarcastica.
Lui scrolla le spalle del tutto indifferente e risponde: "Un punto indefinito tra il paradiso e l'inferno."
Non riesco a controbbattere perché lui cambia argomento spiazzandomi: "Ce l'hai fatta dopo tanto tempo, lui è morto."
La sua voce atona mi mette i brividi e paralizza la mia bocca.
"Hai donato pace a un uomo oberato di lavoro, l'hai sollevato da un incarico gravoso. Ti dovrebbe solo ringraziare."
No, non è solamente il tono a mettermi i brividi. È cosa dice, come lo dice.
"Tuo padre sarebbe fiero di te, l'hai vendicato d'altronde."
Mi fissa enigmatico e scoppia in una risata di scherno spingendomi a prendere parola.
"Non sono felice."
"Invece sì, ti ha rallegrato essere l'artefice della sua morte. Non puoi mentirmi!" cantilena giocoso lui provocandomi.
Scuoto con forza la testa:"Ti sbagli, ti sbagli!"
Continuo ad esclamare disperata e le lacrime cominciano a rigarmi il volto. Lui non smette di prendermi in giro, di infastidirmi e sento la mia testa scoppiare. Affondo il capo tra le mie mani bagnando la mia maglietta ma a lui non basta vedermi in questo stato penoso e non cessa di ripetere quella che è diventata una frase di sottofondo.
D'un tratto però una voce sottile, meno potente della sua ma ugualmente familiare s'infila nella mia mente:"Roxanne... reagisci... reagisci..."
Mi alzo con energia dal letto asciugandomi con un palmo il viso, non gli avrei permesso di godere ancora del mio pianto. Sfido con lo sguardo quelle iridi ebano e lui tace di colpo senza scomporsi.
Restiamo per ore a scandagliarci con gli occhi, incapaci di abbassare lo sguardo per il nostro orgoglio.
"Vedere Ector morire non mi ha reso felice." scandisco ogni parola con convinzione.
Lui annuisce inaspettatamente: "Io lo so." Fa un mezzo sorriso e pone una domanda ovvia: "Adesso hai capito chi sono?"
Noto che i contorni del mobilio iniziano a sfumare, le uniche figure nitide siamo io e lui.
"Sei quello che io vorrei sentire." sussurro, prima che anche i tratti del suo viso si confondano e si uniscano al bianco gorgo che m'inghiotte.

• • • 

Ho la fronte madida di sudore e tremo sotto le coperte pesanti fornitemi in quanto personale della nave. Cerco di placare i brividi ma non ci riesco, ho ancora vivido in mente il mio incubo. O forse era un sogno?
Guardo l'ora della sveglia digitale sul mio comodino e sospiro di sollievo, non è ancora ora di cena. Realizzo di essere ancora in tempo per fermare tutto, per non diventare quello che non avrei mai voluto essere.
M'infilo per la prima volta il mio grembiule senza malavoglia, è tutto estremamente bello. Mentre cammino sul ponte passo davanti a coppie di piccioncini innamorati, davanti a un paio di amici che in compagnia di un boccale di birra trascorrono la serata, un padre con una bimba sulle spalle. Mi blocco ammirando quest'ultima scena, a mio parere la più magica di tutte.
La piccola ride gioiosamente, accarezza i capelli del padre e nel frattempo questi la porta su e giù instancabile.
Entro nel ristorante sorridendo a tutti e ricevendo piccoli abbozzi sorpresi. Non posso dar loro torto.
Una delle co-cameriere si avvicina timidamente a me e fa appena un cenno: "Buonasera Roxanne." Mi saluta sempre e io replico altrettante volte sgarbatamente. Mi sorprende che non abbia ancora smesso.
Si sta già voltando per andarsene, le gote infiammate dall'imbarazzo, ma io la fermo: "Buonasera Tracy."
Lei schiude la bocca per dire qualcosa, ma sembra non trovare le parole.
Io ignoro la sua espressione e aggiungo divertita: "Oh, chiamami Roxy. Roxanne è un po' antiquato."
Le faccio l'occhiolino e con un sorriso smagliante mi dirigo dal mio primo cliente, lasciandola in mezzo alla cucina sbalordita.
"Piacere, sono Roxy." lo ripeto a tutte le persone che servo con naturalezza.
Quando però arrivo al tavolo di Ector un nodo mi blocca la gola e sono solo in grado di dire con voce strozzata:"Cosa desidera?"
Lui vedendomi impallidisce, sono anni che lo inseguo, più o meno dalla morte di mio padre. Conosce il mio fine ma non mi ha mai denunciato per mancanza di prove attendibili, o almeno così credo.
Tossisco lievemente per richiamare la sua attenzione e lui tremante ordina un piatto di spaghetti alla marinara e una bottiglia di vino bianco. Io annoto diligente sul taccuino e distrattamente chiedo:"Altro?"
Ha i brividi, m'inorridisce sapere di esserne la causa. Agrotto le sopracciglia e mi sento in dovere di domandare: "È tranquillo?"
"Ho motivi per non esserlo?"
Rifletto per qualche minuto e inclino leggermente il capo. "No" rispondo, dopo qualche attimo di esitazione.
"Bene, allora la prego di farla ben cotta." Fingo di scrivere qualcos'altro sui foglietti, so che non scorderò mai quello che mi ha detto.
"Ah! Piacere, il mio nome è Roxy."
Senza vedere la sua reazione mi volto e mentre corro verso la cucina vedo il mare attraverso un oblò. La superficie, resa cupa dalla notte, è piatta, calma. Mi ritrovo a confrontarla con quella del mio sogno. Può essere una cosa tanto bella così feroce? Lo specchio in cui vanitosa si guarda la luna è lo stesso che turbinava intorno a me schiumoso e violento? 
Anche l'acqua è bianca e nera allora.
Non grigia, sia ben chiaro.
Alcune volte bianca, alcune volte nera: proprio come me.

   
 
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