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Autore: jacksonrauhl    11/07/2016    1 recensioni
Wendy Casey trascorre gli ultimi anni della sua vita insieme ai suoi figli e nipoti nella casa che l'ha vista crescere, a New York. Giorno dopo giorno ricorda gli anni della sua adolescenza spensierata, ma soprattutto del suo primo vero amore, Justin, conosciuto quasi per caso una notte d'estate nel 1950. Sono trascorsi più di sessant'anni e Wendy è ormai prossima a lasciare tutto ciò che ha di più caro, ma ha ancora un ultimo compito da svolgere: tutte le sue più profonde emozioni e avventure amorose sono custodite gelosamente in un libro intitolato Tutto Il Coraggio Del Mondo che nessuno è mai riuscito a leggere, neanche i suoi figli o familiari. Scritto negli ultimi anni di vita, dopo essere tornata a New York, il libro narra di una ragazzina di città piuttosto timida, semplice e del suo più grande amore, un ragazzo affascinante e sicuro di sé con un grande sogno nel cassetto.
Spetterà a Wendy decidere: raccontare finalmente la sua storia a coloro che ama o custodire ogni ricordo.
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Ogni diritto è riservato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'altra Faccia Del Successo

 

Il sole stava tramontando all'orizzonte, oltre le case della piccola cittadina di Rock Hill: Wendy si era appisolata per ore, proprio come Justin che ancora dormiva beatamente sul comodo letto. La giovane si chinò per indossare anche l'ultima scarpa e quando alzò il capo, non potette far a meno che intravedere la stessa bustina di plastica che giaceva indisturbata sul comodino, di fianco una bottiglietta d'acqua semivuota. 
La fissava attimo dopo attimo in silenzio, scrutandone per quel che era possibile il contenuto. Nella stanza era percepibile solamente il respiro pesante del biondo, né un singolo altro suono. La giovane si voltò lentamente, perdendosi tra i perfetti lineamenti di Justin, rilassati e per niente tesi come lo erano sempre: le labbra socchiuse di poco, il petto che si innalzava e poi abbassava regolarmente, la figura coperta da un paio di boxer insomma, uno spettacolo da mozzare il fiato. Era bellissimo.

Accarezzò dolcemente il capo di Bieber, facendo scorrere tra le affusolate dita i morbidi capelli, godendosi al massimo quel momento; quante volte aveva desiderato potersi svegliare di fianco a lui, restando interi minuti a fissare la sua figura inerme, a ripetersi che lo amava con tutta sé stessa e che mai lo avrebbe lasciato. Finalmente era accaduto, dopo tanto era riuscita a realizzare uno dei suoi più grandi sogni.
Si distaccò dopo interi minuti, intenta a non svegliarlo per nessuna ragione al mondo, lasciandolo riposare dopo la mattinata di pura passione. Si alzò dal letto, afferrando istintivamente la bustina e portandola all'interno delle tasche dei pantaloni, buttò un'ultima occhiata rivolta verso Justin e uscì di casa, nonostante gli abiti fossero ancora umidi. Chiuse la porta alle sue spalle senza far rumore e si incamminò dritta verso le scale che scese velocemente, tenendo le braccia conserte al petto a causa del freddo; oltrepassò la hall abbassando il capo, cercando di non dare assolutamente nell'occhio e a quanto pare ci riuscì, nonostante il solito uomo moro si fosse accorto di lei. Avrebbe dovuto chiedergli come si chiamava, magari lo avrebbe ringraziato per tutte le volte che l'aveva supportata e sopportata. 
Una volta raggiunta la porta d'ingresso, si bloccò di colpo notando non solo una, ma ben quattro guardie del corpo intente a scrutare la assurda situazione circostante: cosa ci facevano tutti quei giornalisti e paparazzi lì fuori? Si tirò indietro spaventata, cercando di mantenere il controllo nonostante la tensione stesse crescendo a dismisura. Riconobbe la fedele guardia del corpo di Justin e questo la intimorì ulteriormente, capendo che tutte quelle persone erano lì fuori solo ed esclusivamente per accaparrarsi la prima pagina di una qualche rivista sportiva con foto di Justin e magari in compagnia di Wendy in prima copertina.
Quando si voltò per tornare frettolosamente in camera da Justin, la figura di Sebastian le si piantò davanti facendola sussultare di terrore. Portò una mano sul letto percependo il battito irregolare, accelerare di secondo in secondo.
"Non volevo spaventarti" ammise sincero. Wendy scosse il capo, facendo intendere al ragazzo di non preoccuparsi.
Sebastian la fissava quasi furioso, piuttosto severo e la mora non potette fare a meno che mordere il labbro inferiore, sperando di non essere la causa di tanta rabbia. In fondo, cosa mai avrebbe potuto combinare? Però più il silenzio l'aveva da padrone fra i due, più era percepibile la tensione e questo non gioiva affatto alla giovane che avrebbe desiderato con tutta sé stessa prendere una boccata d'aria fresca.
"Siete stati degli incoscienti" ammise portando una mano fra i capelli pieni di gel. "Non tanto tu, quanto proprio Justin. Cosa diavolo aveva per la testa?" domandò quasi più a sé stesso che a Wendy, la quale corrugò la fronte capendoci poco e niente.
In che senso erano stati degli incoscienti? Era stato proprio lui quella stessa mattina a pregarla di pensare alla proposta di tornare a New York con loro, come mai tutto ad un tratto tanto ripensamento?
"Come scusa?" chiese la giovane, cercando di seguire con lo sguardo ogni movimento di Sebastian, il quale era davvero agitato.
"Questa mattina vi hanno beccati proprio di fronte all'hotel mentre eravate intenti a baciarvi" disse il moro, quasi sorridendo. "E credimi, ne sono più che contento..." lasciò in sospeso la frase facendo arrossire Wendy che abbassò il capo sulle sue scarpe. "Ma il punto è che Justin non era mai stato visto prima d'ora in compagnia di una qualsiasi ragazza. Capisci cosa intento?" 
Wendy continuò a mordere il labbro sperando che l'amico continuasse e dopo uno sbuffo sonoro, egli proseguì con la spiegazione.
"È uno scoop! Santo Dio Wendy, immaginati le prime pagine dei giornali: Justin Bieber bacia misteriosa ragazza; sai quanto venderebbero ora come ora? Justin è sulla bocca di tutti, è desiderato da tutte, è acclamato da molti uomini ma nonostante ciò, non si è mai permesso di dare a vedere alcun interesse per nessuno. È una rarità e quelle persone lì fuori -riprese fiato per indicare i paparazzi e giornalisti oltre l'entrata principale- sono qui per catturare la rarità...cioè tu"
Wendy rimase di stucco, a bocca aperta e occhi sgranati: lei la rarità? Lei era considerata la misteriosa ragazza, che era stata in grado di catturare il cuore del pugile Justin Bieber? Al solo pensiero arrossì ulteriormente, cercando di trattenersi dal sorridere.
"È da questa mattina che sono qui fuori, e non hanno alcuna intenzione di andare via. Ho preferito non venirvi ad avvertire prima...ecco insomma non volevo disturbarvi"  abbassò la voce, beccandosi una pacca sulla spalla da Wendy che lo fece sorridere di cuore. "Cos'hai intenzione di fare? Ovunque tu voglia andare, sappi che sarai costretta ad essere scortata da almeno due guardie"
"Cosa?" quasi urlò Wendy.
Come ci era finita in quel casino? Aveva solo baciato Justin, aveva fatto ciò che si era sentita di fare, perché tanto clamore? Non riuscì a realizzare a fondo, finché non si rese conto della serietà dipinta sul volto di Sebastian. Era davvero uno scoop, quasi considerato il miglior scoop del momento? Non potette crederci: non avrebbe mai potuto immaginarlo e se solo ne fosse stata al corrente, molto probabilmente ci avrebbe pensato su due volte prima di baciarlo con foga sotto la pioggia. Come ne sarebbe uscita fuori non lo sapeva, ma in un modo o nell'altro sarebbe sgattaiolata via da quell'albergo. Aveva l'estremo bisogno di starsene da sola qualche ora, non accerchiata da decine di paparazzi e giornalisti.
"Non immaginavo potesse essere tanto acclamato" bisbigliò Wendy, voltandosi un'ultima volta verso i paparazzi che per sua più grande fortuna, neanche si erano resi conto della sua presenza di fianco alla porta.
"Dove hai vissuto tutto questo tempo?" domandò scioccato.
Già, dove aveva vissuto? Rinchiusa in quell'abitazione che definiva casa, isolata da tutti, intenta a costringersi di pensare che quella era la vita migliore da vivere. Spegnendo la radio ogni qual volta parlavano di Justin, strappando i giornali che lo ritraevano sul ring, sperando di non doverlo mai più sentir nominare. Era riuscito davvero a costruirsi un'immagine tanto celebre? A quanto pareva sì, visto e considerato che decine di paparazzi erano pronti a ritrarlo in compagnia di lei, che decine di giornalisti erano rimasti lì fuori tutto il tempo per una misera risposta.
"Ho bisogno di prendere una boccata d'aria" disse Wendy, sentendo il respiro pesante. 
Sebastian le afferrò velocemente la mano e la fissò negli occhi, cercando di tranquillizzarla. Nessuno però ci sarebbe riuscito: non era quello che voleva, non era stata sua intenzione attirare l'attenzione. Era a conoscenza della fama di Justin a livello mondiale, maggiormente statunitense, ma addirittura prendersi la briga di accamparsi sotto il suo albergo? Assurdo.
"Vieni con me" le disse prima di correre verso le scale, salendole una dopo l'altra e poi attraversando il lungo corridoio del primo piano. 
Salirono velocemente e senza fiato ben sei rampe di scale e quando finalmente arrivarono a destinazione, Wendy lasciò andare la mano di Sebastian e si piegò sulle ginocchia per respirare regolarmente, sentendo il cuore batterle lesto. Quando alzò il capo, d'istinto corrugò la fronte tirandosi indietro: non si trovavano in uno dei tanti corridoi accoglienti dell'hotel, ma pareva più che altro uno sgabuzzino con un'unica porta in fondo alla stanza.
"Dove mi hai portata?" domandò spaventata.
"Avevi detto di voler prendere una boccata d'aria, giusto?"  chiese lui, sorridente. Wendy annuì incerta: a quel punto non ne era poi così tanto sicura. "Questo è il posto migliore, fidati" le fece l'occhiolino e le afferrò di nuovo la mano, trascinandola a ruota verso la vecchia porta.
Spinse bruscamente la maniglia verso il basso un paio di volte e finalmente dopo qualche altro tentativo, la porta si aprì di poco, facendo sussultare Wendy; una ventata di aria fresca la invase tutta e rabbrividì, sentendo la pelle d'oca espandersi su tutto il corpo: erano sul tetto dell'hotel, lo capì solo quando la porta si aprì del tutto e un cielo dalle sfumature tenue dell'arancione le si piantò davanti. Oltrepassarono la porta e Wendy socchiuse gli occhi, godendosi al massimo il venticello che le accarezzava la pelle, fregandosene della pelle d'oca: a causa dei vestiti ancora umidi si sarebbe come minimo beccata l'influenza ma poco le interessava, la vista di Rock Hill era da mozzare il fiato li su per potersene andare.
"È bellissimo" disse sinceramene Wendy, avvicinandosi al muretto di cemento, al limite del terrazzo. Guardò giù ma dovette tirare subito in alto il capo: era altissimo.
"Ci sono venuto ieri la prima volta, dopo la solita discussione don Justin. È un buon posto per starsene da soli" ammise lui affiancando Wendy che si voltò a fissarlo.
La giovane scrutò i lineamenti di Sebastian: era un giovane molto affascinante, lo era era sempre stato. In grado di trasmetterti simpatia dal primo momento, dal solo sguardo. Un amico sincero, colui che in un certo senso era stato la causa di tutto ciò che era accaduto tra Wendy e Justin in quell'albergo qualche ora prima. Come poterlo ringraziare? Ci aveva sperato più di lei, ci aveva creduto fino in fondo.
Quando si voltò verso il panorama che le si presentava davanti, guardò un'altra volta giù, scrutando i giornalisti per quel che era possibile da quell'altezza.
"È sempre così?" domandò stringendosi il più possibile al muretto.
"A New York sì. Qui la situazione sembrava sotto controllo" cominciò guardando a terra, oltre il muro.
Wendy deglutì rumorosamente, ricordando di punto in bianco la bustina di plastica nei pantaloni. Con mani tremanti la afferrò, sperando con tutta sé stessa di non complicare la situazione; pian piano la estrasse, sotto lo sguardo attento di Sebastian che sgranò gli occhi quando se la ritrovò davanti al volto.
"Dove l'hai presa?" domandò turbato, afferrando l'oggetto, sfilandolo bruscamente tra le mani di Wendy.
"Era sul comodino di camera sua" ammise Wendy, cercando di mantenere la calma.
Sebastian strinse tra le mani la bustina, abbassando lo sguardo su di essa e prendendo un grande respiro. La giovane strinse le mani a mo' di pugno sul muro, cercando di non incastrare le sue iridi in quelle azzurre di lui.
"Pensavate che fossi tanto stupida da non rendermene conto?" chiese Wendy furiosa.
Era delusa. Mai come quella volta si sentì tagliata fuori, non tanto da Justin quanto dal suo amico più fedele Sebastian. Perché non le aveva rivelato un dettaglio così rilevante?
"Non lo penso" si giustificò il moro, portando nelle tasche dei suoi pantaloni la bustina. "Ma non stava a me dirtelo"
Justin non lo avrebbe mai fatto. Orgoglioso com'era, non si sarebbe mai permesso di farne parola con la giovane; a dire il vero, il Justin che conosceva Wendy non si sarebbe mai permesso di arrivare a tanto. Non il ragazzo dolce che aveva conosciuto dieci anni prima, ma in fin dei conti, era stata tanto stupida da credere che il tempo non avesse cambiato nessuno dei due. 
Socchiuse gli occhi, chiedendosi il perché, volendo scoppiare a piangere. Perché arrivare a tanto? Perché doversi fare del male in tal modo? Dieci anni erano riusciti a cambiare davvero così tanto il ragazzo di cui era innamorata? Eppure sentiva che in un qualche posto dentro quell'uomo molto più alto e muscoloso, celava ancora l'animo buono e amorevole che le aveva fatto perdere la testa. 
"Da quanto tempo?" domandò la mora, spalancando le palpebre. 
Era ormai sera: il sole stava scomparendo del tutto oltre i tetti delle case, le stelle divennero sempre più luminose minuto dopo minuto e il vento aveva smesso di soffiare, lasciando spazio ad un silenzio tombale, percepibile soltanto da quella terrazza. Persino i motori delle auto e il vociferare dei giornalisti e dei passanti erano tanto lontani da lasciare i due giovani indisturbati.
"Da troppo tempo" ammise Sebastian, voltandosi ad ammirare il volto teso dell'amica.
Da troppo tempo. Cosa stava a significare? Per quanto riguardava Wendy, troppo tempo poteva anche essere dieci giorni prima. Forse dieci anni? Probabile. Dieci anni a torturarsi, dieci anni a farsi del male con le proprie mani, a credere di poter scappare dal mondo reale.
"Perché?" chiese la mora, volendone sapere di più. Sebastian si lasciò sfuggire un pesante sospiro, probabilmente elaborando una risposta.
"Perché la vita a volte è troppo difficile da affrontare da soli" 
Silenzio. Wendy si ammutolì, sentendo le parole pronunciate dall'amico rimbombarle nel cervello: lo sapeva, lo aveva constato sulla sua pelle, ma mai si era permessa di cadere così in basso. Non era a conoscenza però del passato di Justin o meglio, dei dieci anni passati. Non sapeva cosa gli fosse capitato in quegli ultimi anni, cosa lo avesse spinto a compiere tale atto, perché si sentisse tanto solo. 
"E quindi è giusto ricorrere a tanto?" esclamò Wendy, indicando la tasca dei pantaloni di Sebastian. "È giusto drogarsi, rovinarsi la vita con le proprie mani?"  
"No, non è giusto. Ma la vita è sua, il dolore è suo e ognuno di noi sa affrontare i propri problemi in maniera differente. Credi che non ci abbia provato? Credi davvero che io non lo abbia pregato neanche una volta di smetterla? Lo faccio tutti i giorni, tutte le notti quando lo vedo e penso al mio amico, al ragazzo che mi è sempre stato affianco, che mi ha sempre ripreso quando ero a fare delle stronzate" disse tutto d'un fiato, lasciando a bocca asciutta la mora. 
Lui aveva gli occhi lucidi, rossi, pronti a sprigionare decine di lacrime che erano rimaste rinchiuse per troppo tempo. Wendy si avvicinò lentamente, afferrandogli una mano e si buttò fra le sue braccia. Lo strinse a sé con tutte le sue forze, abbracciando quell'uomo a cui voleva un mondo di bene, che era restato accanto a Justin nonostante tutto, che non lo aveva mai lasciato, anche quando a scappare di fronte alle difficoltà era stata in primis Wendy. Non sarebbe mai riuscita ad immaginare il dolore che provava Sebastian nel vedere Justin distruggere la propria vita con le proprie mani ogni singolo giorno e non stava a lei giudicarlo.
Troppo tempo. Justin era stato vulnerabile per troppo tempo, per troppi anni, troppo soppresso dall'immagine che era stato in grado di costruirsi. Non se lo sarebbe ma aspettato è vero, non avrebbe mai neanche minimamente immaginato di vederlo un giorno ridotto in tali condizioni, eppure stava accadendo, era la sporca e triste verità. Wendy si sentì in colpa, la causa di tutto ciò: ancora una volta si ritrovò a maledirsi mentalmente, a dirsi che se solo fosse rimasta al suo fianco, nulla sarebbe cambiato e tutto sarebbe filato liscio.
Tenne stretto Sebastian a sé, mentre il giovane le accarezzava il capo: percepì il bisogno di doversi prendere cura di Justin, di aiutarlo a capire i propri errori, di aiutarlo una volta per tutte a smettere. Di fargli capire che c'era e che mai più sarebbe andata via, di fargli intendere che la vita è un dono troppo importante per essere distrutto in tale modo.
Di salvarlo.
Perché Wendy lo avrebbe salvato, in un qualche modo; lo avrebbe salvato da sé stesso, da quell'immagine di un Justin fin troppo differente rispetto al ragazzo che amava. Da quell'uomo che poco a poco stava seppellendo l'anima di una persona buona, altruista e semplice che meritava di vivere.


 
   
 
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