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Autore: Immortal Lady    11/07/2016    2 recensioni
Questa storia ha tutti gli elementi per essere definita una leggenda dei tempi antichi, meno un particolare.
Essa non è mai stata narrata, perché nessuno ancora in vita la conosce.
È il momento che venga raccontata, perché è giusto che non si perda.
Che non si perdano i passi, le azioni, le parole e i sentimenti dei protagonisti.
Che possiate rimanere ammaliati da questi immortali sentimenti che ancora una volta prevalgono,
perfino sul tempo.
L'onniscente dittatore che decide quando qualcosa deve finire.
***
Seconda stesura di Progenie Infernale, riscritta e rielaborata in maniera differente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurosaki Isshin, Kurosaki Karin, Kurosaki Yuzu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quella mattina chiunque levò gli occhi verso una finestra vide poco, che fosse complice o meno la sonnolenza.
Già di suo quel giorno era dominato dalla nebbia; vi spirava una brezza fredda, strascico del temporale che aveva frustrato tutta la regione per quasi una settimana.
Un pesante strato d'umidità gravava sulla terra, riflettendosi sulle lente e complicate azioni del risveglio delle membra intorpidite.
Malgrado il tempo avverso la famiglia Kurosaki aveva trovato la forza di levarsi, seppur l'atmosfera non fosse delle migliori per motivi non legati al clima ma alla data di quella giornata.
Perché infine anche quell'anno era giunto l'anniversario e, come da tradizione di famiglia, tutti insieme sarebbero andati a trovare l'ultimo luogo di riposo di Masaki Kurosaki.
Il viaggio verso la loro destinazione lo fecero su una corriera, ivi regnava un tale silenzio religioso da far credere ai Kurosaki di essere gli unici occupanti, oltre all'autista ovviamente.
Ma non erano soli, un ragazzo sui quindici anni e una bambina sui dieci occupavano due sedili in coda al mezzo; gli ultimi arrivati se ne accorsero durante la corsa quando i due iniziarono a parlare tra loro.

Strano che dei ragazzi siano in giro a quest'ora.
Ragionarono Yuzu, Karin e Ichigo, ed essi guidati dalla curiosità insita in ogni bambino, si piegarono in avanti dal loro posto e presero a lanciare occhiate poco discrete.
Isshin posò per un attimo il suo sguardo sui due, seguendo il pensiero comune dei figli, ma non identificò nè il giovane moro che teneva gli occhi fissi fuori dal finestrino nè la bambina interamente coperta da un impermeabile di plastica bianca che gli sedeva accanto.
Dopo qualche minuto la novità del duo si spense e divennero solo un altro elemento di sfondo a quella giornata.
Quando iniziò a lampeggiare la luce rossa sopra la porta scorrevole della corriera, i Kurosaki si alzarono dai loro posti, e quando il mezzo si fermò, scesero uno dietro l'altro senza spezzare il silenzio.
 
Il cimitero era poco lontano dalla fermata, situato su una collina e raggiungibile solo da una strada asfaltata discretamente ripida. Era visibile anche da dove si trovavano il cancello d'entrata in ferro battuto, che in quel particolare giorno risaltava ancor di più sullo sfondo pallido.

Dopo un profondo respiro per riempirsi i polmoni di ossigeno e coraggio, Karin e Yuzu, l'una al fianco dell'altra, fecero il primo passo iniziando a salire la collina; seguite a poca distanza da Ichigo.
Mentre i figli focalizzavano tutti i pensieri nel mettere un piede davanti all'altro, Isshin rimase indietro con l’impalpabile netta sensazione di essersi dimenticato qualcosa; aggrottò le sopracciglia mentre infilava le mani guantate nelle ampie tasche del giaccone.
Al tatto incontrò quei pochi oggetti che aveva preso poco prima di uscire, nulla di più nulla di meno.
Cosa poteva essere allora che gli faceva prudere in quel modo i sensi?
Preso da diversi pensieri l'uomo si accorse tardi di due cose; la prima era che i suoi figli erano già a metà strada e lo stavano aspettando, e la seconda era la pressione di essere esaminato con estrema attenzione da qualcuno, o qualcosa, che aveva il potere di annullare tutte le barriere umane e divine che con tanta fatica si era eretto nel corso della sua longeva vita.
Il tempo di un lento e teso battito cardiaco e Isshin fu affiancato dal ragazzo moro che aveva visto seduto in fondo alla corriera.
Quando egli lo superò senza emettere una sillaba si trascinò inconsapevolmente con se quel brivido premonitore che aveva fatto contrarre i muscoli di Isshin.
Mentre una piccola nuvoletta di condensa gli usciva dalle labbra seguì con gli occhi il ragazzo, e la piccola figura con l'impermeabile bianco rannicchiata contro la schiena.
 
Brivido profetico
Erano anni che non percepiva qualcosa di simile, in grado di travolgerlo lasciando solo una traccia gelida che scema scendendo lungo la schiena. Quei due individui tenevano nascosto il loro reiatsu, occultandolo in maniera perfetta, potevano essere scambiati per un animale selvatico o un anziano in fin di vita tanto era latente.

Ora è impossibile che mi dimentichi di voi.
Avrebbe sicuramente indagato, ma non quel giorno, non quando la sua famiglia lo stava aspettando per andare a trovare Masaki tutti insieme per la loro annuale riunione di famiglia.
Stiamo arrivando cara.


Satire simboliche di una Lady

Come già specificato nella trama della storia questa è una seconda stesura di una storia che scrissi all'incirca un annetto fa. 
Ho deciso di riprenderla da capo partendo dalle basi e di cambiare un po' il modo in cui saranno i capitoli, mi spiego meglio, ciascun capitolo sarà una storia a se stante ed esse si svilupperanno su più passi. Perchè un tale cambiamento? Perchè mio malgrado ho capito di non saper scrivere delle longfic e dividere la storia in questo modo vi permette, a voi, di capirla in primis e di assaporarla meglio in secundis.
Bene ho detto tutto

Saluti e ossequi,
Immortal Lady
 
   
 
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