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Autore: Baka Rangers    20/04/2009    0 recensioni
KibaHina ispirata a Invincible di Jesse McCartney: se Naruto e Sakura dovessero decidere di sposarsi, cosa succederebbe ad una Hinata perennemente innamorata di lui?
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Prima pubblicazione delle Baka Rangers
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Mi avevi abbracciato, innondandomi con il tuo profumo, dopo un sorriso che volevi far passare per rassicurante, eri sparita dietro a quella porta, lasciandomi con l’amaro in bocca, ancora una volta.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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invincible

 

 

 

 

-Invincible-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I said don't do it babe
Said it ain't worth it babe
But you did it anyway
Four or five drinks and you were on your way

 

 

 

 

Avevo detto di non farlo tesoro…
Detto che non ne valeva la pena tesoro
Ma tu l’hai fatto comunque
4 o  5 drink ed eri sulla tua strada

 

 

 

-Sicura che non vuoi che ti accompagni? Non mi dispiace, davvero.

Quante volte te lo avevo ripetuto quella sera? Tante, troppe…

Forse era proprio perché insistevo tanto che tu avevi rifiutato…

Non doveva finire in quel modo. Se me lo avessi permesso avrei impedito ogni cosa.

-No Kiba… è meglio se sto da sola per un po’. Ho bisogno di riflettere.

Avevi buttato giù l’ultimo bicchiere con un sorso, chiuso gli occhi per un attimo e poi mi avevi rivolto lo sguardo più triste e sconsolato che avessi mai visto.

I tuoi occhi erano troppo belli per esprimere una tale disperazione.

Avevi preso la tua giacca stropicciata e la borsa con mani tremanti, appoggiandoti allo schienale dello sgabello per non cadere.

Avevo fatto finta di non vederle.

Che idiota.

-Grazie lo stesso però, sei un tesoro…

Mi avevi abbracciato, inondandomi con il tuo profumo, dopo un sorriso che volevi far passare per rassicurante, eri sparita dietro a quella porta, lasciandomi con l’amaro in bocca, ancora una volta.

Perché ho lasciato perdere? Perché non ti sono corso dietro?

 

 

     

September 1st, 2003
It took the
life right out of me
Hung up the phone
And raced out the door
Broken
I tried to believe that it wasn't true
But in my heart I always knew
That being the life of the party would catch up to you
Your family was waiting and crying for three damn hours


 

 

1° settembre 2003
Mi ha portato via la vita
Lasciato lì il telefono
mi sono precipitato fuori dalla porta
a pezzi
ho cercato di credere che non fosse vero
Ma nel mio cuore ho sempre saputo
Che essere sempre l’anima della festa ti si sarebbe ritorto contro
La tua famiglia stava aspettando e piangendo per tre maledette ore

 

 

Quel giorno, quel primo settembre, quella telefonata ha segnato la mia vita, per sempre.

-Kiba!! Hinata… lei, con la macchina… è in ospedale, lei… lei è gravissima! Un incidente, io… era troppo veloce… adesso, Hinata…

Tuo cugino era in preda al panico, parlava in modo confuso.

Eppure mi ci vollero pochi secondi per capire cosa fosse successo, appena pronunciò il tuo nome mi fu tutto chiaro.

Sentii chiaramente la carne lacerarsi dentro di me e preso da una furia cieca uscii di casa lasciando tutto e arrivai in ospedale pochi minuti dopo, temendo di essere arrivato troppo tardi.

Urlai chiedendo dove fossi, spalancando la porta ancora con il casco in testa.

Tutti erano così tranquilli e composti, mentre tu lottavi contro la morte, che persi ulteriormente il controllo.

-Ditemi dov’è!- sbraitai alla povera ragazza che si trovava all’accettazione.

Un’infermiera mi indicò dove andare con un’insopportabile pietà stampata sul volto.

Non avevo bisogno di pietà.

Avevo bisogno di certezze. Dovevo sapere che tu stavi bene.

Non avevo bisogno di altro.

Eravamo tutti lì, seduti su delle scomode poltroncine.

Non riuscivo a stare seduto nella stessa posizione per più di qualche minuto: era frustrante saperti sotto i ferri solo a pochi metri da me, senza poterti raggiungere per via di una stupida porta che ci separavi.

Non sapevo cosa fare lì fermo, completamente inutile; non riuscivo a pensare a qualcosa che non fossi tu; cercavo disperatamente un posto dove andare a sbattere la testa! Non potevi lasciarmi in quel modo, così stupido e… non potevi lasciarmi.

Tu dovevi vivere.

Continuavo a ripetermi che tutto si sarebbe aggiustato, a cercare di convincermi che anche se qualcosa fosse cambiato, sarebbe stato in meglio.

Eppure, c’era sempre, incessante e martellante, una voce che mi diceva che era tutto inutile, che il tuo destino si era scritto nel momento in cui siamo entrati in quel bar, quando tu hai ordinato da bere.

Mi diceva che era solo questione di tempo, che presto avresti smesso di combattere e ti saresti lasciata avvolgere dalle mani invisibili della morte, lasciandomi.

E mi assillava ancora dicendo che in fondo era solo e unicamente colpa mia, delle mie esitazioni, delle mie paure, della mia debolezza. Perché non l’avevo riaccompagnata, perché l’avevo abbandonata.

Ho pregato, ho sperato fino all’ultimo, ma quella speranza, quel sottile filo che ancora mi teneva stretto a te, si è spezzato. Eri troppo fragile per fare tutto da sola e le mie preghiere non sono bastate per salvarti. Non erano… non erano state abbastanza.

 

Il senso di colpa non faceva che schiacciarmi, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto.

L’ansia. Quasi si poteva toccarla, in quella squallida sala d’attesa, tanto era intensa e presente.

Tuo padre andava su e giù davanti alla sala operatoria, lanciando occhiate nervose alla porta. Non sia avvertiva niente, tranne il ronzare delle macchine e le voci smorzate dei medici.

Mormorava che era colpa sua, che avrebbe dovuto occuparsi te invece di abbandonarti a te stessa.

-Non anche tu… non posso perdere anche te, Hinata…

E tua sorella… lei mi guardava terrorizzata, singhiozzando senza controllo.

-Lei starà bene vero? Guarirà, lei deve guarire! Non può… è troppo giovane! Chi mi aiuterà? Solo lei mi stava vicino nel modo giusto! Chi si prenderà cura di me? Non voglio, lei non deve andarsene!

Continuava a riaperlo, afferrando il mio braccio inerte e scuotendomi, cercando in me rassicurazioni che io non potevo darle.

Sperava che potessi dirle che tu saresti tornata lì con noi, ma il rimorso, il dolore, continuava a sussurrarmi piano di non illuderla, perché sarebbe stata più dura da affrontare poi.

Mi imponevo di non ascoltarla, ma il mio cuore era brandelli e sanguinava. Ogni respiro provocava un dolore indicibile.

Lui sapeva già che era troppo tardi, non sarebbe stato così agonizzante se ci fosse stata anche la minima possibilità di salvarti.

Ma non osavo ammetterlo, soprattutto con me stesso.

Non potevo ammetterlo. Era come arrendersi ai fatti e io non volevo farlo.

Doveva esserci ancora una speranza.

Restai zitto, non dissi neanche una parola, per tre dannatissime ore.

 

 

I said don't do it babe
Said it
ain't worth it babe
But you did it anyway
Four or five drinks and you were on your way
Everything’s cool on the straight away
But you took that turn doing eighty-five in a thirty-five
Why babe?

 

 

 


Avevo detto di non farlo tesoro
Detto che non ne valeva la pena tesoro
Ma tu l’hai fatto comunque
4 o 5 drink ed eri sulla tua strada
Va tutto bene finchè sei su una strada dritta
Ma hai preso quella svolta a 85 all’ora quando era a 35

Perché tesoro?

 

Te lo avevo detto, ripetuto.

Ti avevo rassicurata, tranquillizzata e risollevata tante di quelle volte…

Non era così diverso quella volta, perché non ti sei fidata di me?  

Lo sapevi che ti avrei accompagnata volentieri, che avrei provato a consolarti in tutti i modi e pur di farti dimenticare quella brutta giornata, avrei fatto l’impossibile.

Era questo che volevi evitare? Allora non avrei detto una parola tutto il tragitto, ti avrei lasciato con i tuoi pensieri, non mi sarei intromesso, se solo tu me lo avessi chiesto, sussurato.

Se solo Naruto non avesse fatto la sua proposta in ginocchio proprio lì, davanti a te, senza alcun riguardo per i tuoi sentimenti.

-Sakura, sposami ti prego!

Non lo hai mai avuto il rispetto per te, era troppo egoista per accorgersi del tuo piccolo cuore calpestato e delle tue lacrime versate incessantemente per lui.

Stupido, stupido stupido.

E Sakura? Tu eri stata la prima a cui aveva confidato tutta la sua felicità, distruggendo quel poco di dignità che avevi cercato di salvare.

-Hinata, Hinata!! Guarda che bell’anello mi ha preso il mio futuro marito! Non è stupendo? Pensa tra meno di due mesi ci sposeremo! Hinata? Non sei felice per noi?

-Certo che lo sono! Perché non dovrei? È  una notizia… fantastica.

Troppo buona, come sempre. E lei lo aveva fatto apposta, sai? Per dimostrare quanto lei fosse migliore di te, di come avesse ottenuto qualcosa che tu non potrai mai avere.

Lei non vale neanche un centesimo di quanto vali, valevi, tu.

E se non fossero entrati  proprio nel locale dove eravamo noi, gridando al mondo intero il loro amore e del loro fidanzamento, forse tu avresti smesso di bere e il futuro sarebbe stato completamente diverso.

-Sta sera pago io per tutti! Sono l’uomo più felice del mondo e lei presto diventerà la moglie dell’uomo più felice del mondo!

-Io sono già la donna più felice del mondo! Facciamo una coppia perfetta, non trovate?

Tu li hai guardati, hai applaudito insieme agli altri con un sorriso cortese mentre loro si baciavano davanti a tutti, ma i tuoi occhi erano avviliti come poche volte.

-Un gin-tonic, per favore.

E così hai iniziato, respingendo le mie proteste con un gesto stanco.

Se avessi saputo cosa sarebbe successo…

Mi sarei inventato qualcosa, ti avrei recuperato dal baratro dove stavi cadendo, ti avrei preso in tempo.

Ma io non ho mai saputo prevedere il futuro e la vita non sorride a tutti.

Naruto era riuscito a conquistare la sua bella e il loro si stava trasformando in un lieto fine a tutti gli effetti.

Io non avevo fatto in tempo a dirti quanto ti amavo.

Eri uscita da quella porta, malferma nei tuoi passi, dopo tutti quei bicchieri buttati giù come se fossero acqua, ed eri sparita. Per sempre.

È bastata una curva, l’unica curva prima di casa tua e mi hai tolto ogni possibilità.

Perché non mi hai lasciato venire con te, amore mio?

 

 

Every time I'm home I pass that road
Driving alone and the street feels cold
Seeing your face yeah it's haunting me
My mind goes crazy tryin' to figure out
Just where you'd be four years from now
And what you were thinking when the lights came down
The doctors were trying to save you for three damn hours

 

 


Ogni volta che sono a casa, supero quella strada
Guidando da solo e la strada sembra fredda
Vedendo il tuo viso, si, non mi lascia in pace
Divento pazzo cercando di immaginare
Dove saresti in questi 4 anni
E a cosa pensavi, quando le luci si sono spente
I medici hanno tentato di salvarti per tre dannate ore

 

 

 


Quasi tutti i giorni percorro quella strada sulla mia moto, neanche a farlo apposta: è come se l’inverno fosse perenne in quella via.

Lo sento penetrare lentamente dentro le ossa, una gelida lama che mi toglie il respiro.

E poi il tuo viso, il tuo bellissimo volto compare davanti ai miei occhi e non riesco a scacciare quell’ultimo sorriso sconsolato che mi hai rivolto.

Se ti avessi salvata, forse sarei riuscito a renderti felice: ti avrei dato tutto me stesso pur di farti dimenticare tutte le sofferenze che ti avevano inflitto, ti avrei tenuta per mano finchè non fossi stata capace di camminare di nuovo da sola e… ti avrei amata alla follia, non ti avrei mai lasciata.

Lo sai che lo avrei fatto, vero?

Magari avresti cambiato lavoro, o addirittura città, per lasciarti tutto il passato alle spalle una volta per tutte e io ti avrei seguita senza alcuna esitazione, per aiutarti a rimetterti in piedi se fossi caduta un’altra volta.

 

Ti sei resa conto di quello che ti stava succedendo? O è stato tutto troppo veloce, troppo sfocato per capirlo? Io spero solo che tu non abbia patito troppo allora…

Lo sapevi che sarebbe successo?

Non dirmi che aspettavi quel momento… sarebbe l’ennesima pugnalata inflitta lentamente, per rimarcare il dolore.

 

Non posso dimenticare il dottore che veniva verso di noi, lanciando i guanti per terra in un moto di frustrazione per poi guardarci, amareggiato e addolorato, dopo tre maledette ore di speranze infrante.

 

 

 

Who ever said that life was fair
When you live without a care
When you're invincible
When you're invincible
When you're invincible
Who thinks about leaving when you're living

 

 


Chi ha mai detto che la vita è giusta?
Quando vivi senza una preoccupazione
Quando sei invincibile
Quando sei invincibile
Quando sei invincibile
Chi pensa mai ad andarsene, quando stai vivendo?

 

 

 

 

 

 

Cosa dovrei fare adesso? Sono passati 4 anni e ancora non riesco a dimenticare.

Ogni volta che passo davanti a quella lapide bianca, le gambe cedono e non riesco a rialzarmi.

Non ci riesco.

Tu eri sempre così viva, così brillante, così splendente, così… Hinata.

E io non ho fatto in tempo.

Te ne sei andata e io ti ho persa…

Per sempre.

Perché mi hai fatto questo amore mio?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo detto di non farlo tesoro…
Detto che non ne valeva la pena tesoro
Ma tu l’hai fatto comunque
4 o 5 drink ed eri sulla tua strada

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è la prima fiction pubblicata dalle Baka Rangers.

Mi rendo conto che non è un’inizio molto allegro, ma è arrivata così, da sola.

Questa canzone è vecchia e neanche troppo famosa, ma se avete bisogno di deprimervi, può fare al caso vostro.

L’idea è stata tutta mia, Yellow_B, quindi fan delle KibaHina è con me che dovete prendervela (Hikura infatti mi ha guardata scovolta quando le ho detto chi avevo scelto per questa song-fic).

Questo è il mio pairing preferito in assoluto, anche se non sembra, e ho pensato che fosse perfetto fin dal primo mento in cui l’ho preso in considerazione.

Ma il giudizio finale lo lascio a voi, anzi spetta a voi di diritto.

 

Grazie a chi deciderà di recensire o di mettere questa song-fic tra i preferiti, o semplicemente di leggerla.

E grazie a Hikura, senza la quale niente di tutto questo sarebbe stato possibile.

 

Yellow_B

  
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