Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: supersara    12/07/2016    5 recensioni
La storia partecipa al contest organizzato sul forum da onlyfanfiction "Maschi VS Femmine-Non chiedetemi come andrà a finire!"
AU ambientata ai giorni nostri: Hashirama e Madara sono una coppia fissa da anni e vivono insieme. Tutto sembra essere tranquillo, finché Hashirama deciderà di partecipare a un torneo per coppie insieme al suo compagno, che però non sembra per nulla disposto a prestarsi alla cosa. Riuscirà il Senju a convincere Madara?
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TRAFORO ELETTRICO





Tirai giù dalla macchina l’ultimo scatolone. Una volta portato anche quello in ascensore, sarei salito all’ultimo piano, dove c’era l’attico di Madara e avrei finalmente terminato il trasloco.

Percorsi il marciapiede quasi saltellando per la felicità: ormai io e Madara stavamo insieme da tre anni, ma non mi aspettavo comunque che quest’ultimo mi avrebbe proposto di trasferirmi da lui. Fu una grande e gradita sorpresa ovviamente.

Il mio compagno era un tipo poco incline alle smancerie, ma mi amava, e il fatto che volesse vivere con me ne era un’ulteriore conferma.

Conscio di questa realtà, continuai la mia camminata verso la palazzina. Prima di entrare, però, la mia attenzione venne catturata da un corteo di gente riunito nella piazza del quartiere, che a tratti applaudiva e a tratti rideva. Li raggiunsi incuriosito e vidi due ragazzi che sollevavano una coppa dorata dal gradino più alto di un podio.

Incuriosito, chiesi a un anziano signore cosa avessero vinto.

-Si tratta di un torneo che organizziamo tutti gli anni, possono partecipare soltanto coppie di innamorati. Ci sono molti premi in palio, loro hanno vinto un computer.-

-Wow!- Esclamai tornando a guardare i due vincitori con una punta di invidia. Sarebbe stato bello fare un gioco del genere insieme al mio Madara.
Feci spallucce e tornai da dove ero venuto, deciso a finire di sistemare le mie cose il prima possibile.

……………………….

Un anno dopo

……………………….

Uscii dal supermercato sotto casa con una grande busta per la spesa. Avevo comprato tutto l’occorrente per preparare una cenetta coi fiocchi. Madara diceva sempre che ero una schiappa a cucinare, ma questo non mi scoraggiava: avrei continuato - anche a rischio di avvelenarlo - finché non fossi riuscito a migliorare.

A un tratto lungo la strada vidi un ragazzino che stava disperatamente cercando di appendere un manifesto al muro: non riusciva ad attaccarlo abbastanza in alto. Senza dire una parola, forte della mia statura, lo aiutai risolvendo il problema.

-La ringrazio infinitamente!- Disse il ragazzino, riconoscente.

Gli sorrisi.

Infine accennò un inchino e si allontanò. A quel punto gettai l’occhio sul manifesto e, appena mi resi conto di cosa si trattasse, i miei occhi si illuminarono: era la nona edizione del torneo delle coppie.

Volevo tanto partecipare! Ma ero sicuro che Madara mi avrebbe detto di no. Assunsi un’espressione delusa, poi lessi i premi.

Primo posto: una coppia di smartphone; secondo posto: un week end per due in una spa; terzo posto: un traforo elettrico di ultima generazione per veri appassionati.

Sobbalzai all’idea di avere quel gioiello nel mio laboratorio: lo avevo sempre voluto per dedicarmi al traforo con più velocità e precisione, e adesso avevo l’occasione di vincerlo! L’unico ostacolo era Madara, che non si sarebbe mai “abbassato” a partecipare a una “pagliacciata” simile. D’altra parte non era affatto giusto che non facesse mai nulla per me.

Ogni volta che avevo in mente qualcosa, lui puntualmente mi diceva di no! E per giunta da quattro anni la nostra storia andava avanti così. Diciamo che mi ero sempre fatto andare bene tutto, semplicemente perché non c’era mai stato niente a cui tenessi o su cui mi fossi impuntato. Chiusi la mano destra a pugno e la sbattei sul palmo della sinistra, decidendo che avrei convinto Madara a partecipare con me a quel torneo.

Tornai quindi a casa e cominciai a preparare la cena: doveva essere tutto perfetto!

Disossai il pollo e lo riempii di bacon, capperi, olive, salsiccia, pangrattato, carote, cipolle e formaggio; poi lo adagiai sulla pentola da forno, in cui avevo già preparato un letto di patate e burro. A quel punto infornai, ma mi resi conto solo in un secondo momento che il ripieno avrei dovuto frullarlo tutto insieme, invece io avevo inserito i pezzi separati. Poco male, mi dissi, sarebbe stato buono lo stesso Decisi quindi di preparare un dolce, ovvero l’unico dolce che piaceva a Madara: cheesecake alle fragole. Misi la panna da montare in una scodella, e dopo averla sbattuta leggermente a mano, aggiunsi il formaggio cremoso e lo zucchero e passai tutto al frullatore. Quando riuscii a ottenere una crema abbastanza densa, mi dedicai alla base: sbriciolai i biscotti e li unii al burro che avevo precedentemente sciolto, poi appiattii quella poltiglia sul contenitore che avrei usato per il dolce e misi tutti nel freezer.

Potevo dedicarmi alla tavola! Apparecchiai con i piatti più belli, le posate d’argento di una vecchia zia di Madara, probabilmente defunta da anni, il bicchiere da acqua e il calice da vino. Misi a tavola anche un candelabro d’argento che avevo appena tirato fuori dallo sgabuzzino (non ero mai stato così felice di avere tutte quelle cianfrusaglie) e anche un vaso, ma mi resi conto che dovevo procurami dei fiori freschi.

Uscii per andare dal fioraio e comprai una bella composizione di orchidee. Tornai immediatamente a casa e, dopo aver sistemato i fiori nel vaso, tirai fuori dal freezer la crema e la base del dolce, quindi unii il tutto e spalmai con precisione chirurgica la marmellata di fragole. A quel punto iniziai una delicata opera di decorazione con la crema avanzata. Ci misi svariati minuti, ma alla fine potei ritenermi soddisfatto: era bellissimo!

Tuttavia un lieve odore di bruciato mi fece raggelare il sangue: il pollo!

Corsi subito verso il forno, ma quando lo aprii mi resi conto che era troppo tardi: una nuvola di fumo si fece largo prepotentemente per tutta la cucina, così corsi ad aprire la finestra con le lacrime agli occhi, un po’ per la disperazione, un po’ perché il fumo mi stava facendo soffocare. Quando fu possibile mi avvicinai al forno e vidi che il piatto che avevo faticosamente cucinato era finito carbonizzato. In un primo momento restai immobile, indeciso se accogliere l’imminente arrivo di una crisi isterica o se cercare di reagire… decisamente la seconda opzione era più indicata! Pulii al meglio tutto il disastro che avevo combinato: erano le 20:08, Madara sarebbe tornato alle 21:00 circa (di solito tardava pochi minuti), non avevo tempo per ricucinare da capo il pollo e di sicuro non ero in grado di pensare a un piatto meno complesso che potesse essere pronto in pochi minuti, quindi presi il telefono e ordinai del sushi a domicilio.

Almeno il dolce sembra essere buono! Pensai assaggiando la crema avanzata con un dito. Appena assaporai quella poca panna, mi venne la nausea: non era del tutto dolce, c’era un retrogusto salato che la rendeva acida. Mi sciacquai la bocca con dell’acqua e mi tolsi l’atroce dubbio che mi aveva colpito, prendendo in mano il barattolo che avevo lasciato aperto sul tavolo: invece dello zucchero avevo messo il sale.

Mi trattenni appena dal gettare a terra quell’affare maledetto, che era praticamente identico a quello dello zucchero se non per la scritta “salt”. Cercai di calmarmi prendendo dei respiri profondi e gettai tutto nella pattumiera. In casa c’era del gelato, avrei usato quello come dessert! E se Madara non lo avesse mangiato, poco male!

Grazie al cielo il sushi arrivò prima del mio compagno, così lo disposi in maniera ordinata sull’apposita barchetta di legno. Nonostante la mia sfortuna, potevo ritenermi soddisfatto almeno di come appariva la tavola.

Fu a quel punto che sentii la serratura della porta scattare, generando in me un sussulto.

Madara entrò tranquillamente e appese la giacca nell’armadio all’entrata. Con disinvoltura lo raggiunsi sorridendo, augurandogli un caloroso bentornato. Lui rispose con un grugnito di approvazione ed entrò in cucina. Osservai con discrezione ogni piccolo mutamento espressivo che la vista della tavola imbandita generò in lui: prima guardò sospettoso il cibo, poi si soffermò per un attimo sullo champagne che sudava goccioline d’acqua perché tirato fuori dal frigorifero da poco, e infine si concentrò sulla cucina che nonostante il mio impegno nel ripulirla, mostrava ancora gli evidenti segni dei miei tentativi di cucinare qualcosa di decente.

-Cosa si festeggia?- Chiese avvicinandosi al lavandino per lavarsi le mani.

Io afferrai i due calici e feci per versare lo champagne.

-Nulla, volevo solo farti una sorpresa, è così str…- mi interruppi quando vidi che aveva aperto la pattumiera e trovato il dolce gettato per intero. Lo sguardo di Madara si fece ancora più sospetto, così decisi di far finta di nulla: -è così strano?- Ripresi la frase e gli porsi il calice con tutta la disinvoltura che potevo ostentare.

Afferrò lo champagne guardandomi fisso con i suoi occhi inquisitori: odiavo guardarlo negli occhi quando tramavo qualcosa, era come se attraverso lo sguardo riuscisse a leggermi la mente, mi sentivo completamente messo a nudo.

Dopo quel piccolo confronto di sguardi ci sedemmo a tavola e mangiammo di gusto. Parlammo di come era andata la giornata di entrambi, di cosa fosse successo alla riunione a cui era stato, di quanto avesse fatto freddo quel giorno, insomma una normalissima conversazione, quindi mi ero un po’ ripreso ed ero convinto d’aver sviato ogni sospetto.

Quando finimmo di mangiare, lui fece per alzarsi e portare il piatto in cucina, ma prontamente lo fermai dicendo che volevo pensarci io, quindi afferrai entrambi i nostri piatti e li portai sul lavello.

A quel punto decisi che era quasi il momento di “attaccare”. Mi portai dietro di lui e lo abbracciai, baciandogli teneramente la guancia destra. Lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco e mi convinsi di averlo finalmente in pugno, quando se ne uscì con una domanda che mi colpì come un fulmine a ciel sereno.

-Che cosa vuoi?-

Dovevo pensare alla svelta: non potevo assolutamente chiedergli quello che volevo in quel momento, altrimenti avrebbe detto di no con una scusa come: “queste cose le fai solo quando devi chiedermi qualcosa in cambio!”. Avevo soltanto una scelta: fingermi indignato.

Mi sciolsi dall’abbraccio e lo fulminai con lo sguardo.

-Sei orribile! Non posso organizzare una cosa carina che subito pensi che voglia qualcosa in cambio! Mi fai davvero incazzare!-

Lui mi guardò incerto e sorpreso, mentre alzava entrambe le mani che contenevano rispettivamente lo champagne e il vino rosso e disse di nuovo, ma stavolta con un tono paziente: -Che cosa vuoi?- Mi si gelò il sangue mentre il mio cervello arrivava a capire cosa fosse successo, poi lui aggiunse per spiegarsi meglio: -Quale vuoi? Cosa vuoi bere?-

Senza osare proferire parola indicai il vino, e Madara mi riempì il bicchiere porgendomelo subito dopo.

Bevvi tutto d’un fiato pensando che decisamente quella non era la mia serata.

-È tutto a posto?- La domanda era più che lecita.

Ero disperato e scoraggiato, senza contare che per tutta la sera non avevo fatto altro che bere nonostante non fossi abituato, e l’ultimo bicchiere, scolato in un attimo, non mi aveva aiutato: mi girava la testa ed ero convinto che se avessi cercato la risposta giusta da dare mi sarei incartato ancora di più. Sospirai e mi misi a cavalcioni in braccio a lui, cingendogli il collo e sperando che non dicesse più nulla. Sentii le sue braccia stringermi la schiena e sorrisi rilassandomi.

La serata era lunga, potevo benissimo cercare di convincerlo a partecipare al torneo in un secondo momento.

Dovetti ricredermi anche di quell’ultimo pensiero, perché mi risvegliai la mattina seguente nel letto, e Madara se ne era già andato. Mi alzai e andai in bagno sconsolato: era stato un tentativo disastroso!

Dopo essermi dato una rinfrescata, feci colazione e mi misi a pensare a un modo più semplice ed efficace di convincere il mio compagno. Alla fine giunsi a una conclusione che mi sembrò perfetta! Quella sera non avrei fallito!

Al suo ritorno, accolsi Madara con la massima nonchalance. Cenammo insieme e guardammo un po’ di TV, come nostro solito. Verso mezzanotte, finito il film che avevamo deciso di guardare, mi convinsi che era giunto il momento di agire.

Mi alzai dal divano e mi stiracchiai, dicendo che sarei andato a fare la doccia. Madara annuì mentre cambiava canale.

Corsi in bagno e mi infilai a tutta velocità sotto il getto d’acqua, poi uscii e mi diedi un’asciugata, mi lavai i denti e mi spruzzai una quantità industriale di profumo, dopo di che mi avvolsi la parte inferiore del corpo nell’asciugamano e mi assicurai di essere bagnato al punto giusto: l’acqua calda mi aveva anche dato un bel colorito, il mio aspetto poteva andare.

Uscii e mi avvicinai a lui con una certa lentezza.

-Hai già finito?- Chiese senza spostare lo sguardo dalla TV.

Dato che decisi di non rispondere, finalmente si voltò verso di me, vedendomi mentre mi stuzzicavo il capezzolo sinistro con la mano destra e tenevo l’altra mano sull’inguine, guardandolo nella maniera più seducente di cui ero capace (senza un pizzico di timore di sembrare un idiota, devo ammetterlo).

-Che fai?- Chiese sorridendo malizioso.

Risposi al sorriso e mi voltai lentamente per andare verso la camera da letto, ma inaspettatamente lo sentii afferrarmi per il polso e tirarmi con forza verso di lui. Insomma, mi ritrovai sdraiato supino sulle sue ginocchia.

-No, aspetta!- Cercai di dire, ma mi accorsi che la sua mano, scostato l’asciugamano, era andata ad accarezzare il mio scroto. Solo a quel tocco sentii tutto il mio corpo scaldarsi e il mio membro già pulsare senza pudore.

-No, Madara, non ci siamo- cercai di dire di nuovo, ma la mano scese leggermente, andando a stuzzicare con le dita la mia entrata, mentre il palmo premeva ancora lo scroto, generando un massaggio che mi fece impazzire. Volevo andare in camera perché avevo contornato il letto di petali di rosa, ma a quel punto non riuscivo neanche più a pensarci.

Fanculo le rose! Mi dissi abbandonandomi definitivamente nelle sue mani.

Ovviamente fu spettacolare. Il sesso con Madara era sempre spettacolare, nonostante stessimo insieme da molto tempo, il desiderio e il piacere sessuale era ancora acceso come il primo giorno. Mi ritrovai accoccolato fra le sue braccia con la schiena che premeva contro il suo petto. Devo ammettere che per un attimo avevo perso di vista il mio obbiettivo, ma in quel momento me ne ricordai, e capii che era l’occasione giusta: lui era praticamente disarmato e vulnerabile, non mi avrebbe mai detto di no!

-Madara?-

-Um?-

-Partecipiamo al torneo per coppie che fanno tutti gli anni sotto casa nostra?- Chiesi senza troppi giri di parole.

Dopo pochi secondi di silenzio arrivò la risposta, secca, diretta, spietata: -No.-

Restai basito per un attimo. “No”, dopo tutto quello che avevo fatto mi rispondeva così. La stretta calda e piacevole delle sue braccia si trasformò in un’insopportabile trappola, così me lo scrollai bruscamente di dosso e mi alzai guardandolo in cagnesco.

-No?- Chiesi alterato.

Lui mi guardò sorpreso e disse: -Hashirama, è da ieri che sei strano, si può sapere cosa c’è?-

-Cosa c’è? È ovvio! Ogni volta che ti chiedo qualcosa, la risposta è sempre “no”!-

Gli gridai contro.

Lui si alzò e mi rispose tranquillamente: -Non mi sembra affatto che sia così, sto dicendo di no adesso perché è una cosa stupida.-

-Una cosa stupida!?! Quello che voglio io è sempre “stupido”, “insensato” o “inutile”! Sei un grandissimo egoista!-

-Io? Vorrei farti notare che hai organizzato una sorpresa e una serata di sesso solo perché avevi qualcosa da chiedermi! Queste sono cose che andrebbero fatte senza pretendere nulla in cambio in una coppia!- Lo sapevo che se ne sarebbe uscito con un colpo basso (e perfettamente lecito) come quello!

-Tanto se fosse per te potrei anche ammazzarmi!- Sapevo di essere nel torto da quel punto di vista, quindi continuai la mia politica aggressivista, cercando di ignorare quel dato di fatto -Non ti importa niente di me! Buonanotte!- Dissi fiondandomi verso la camera e cercando di richiudere la porta con forza, ma lo ritrovai che bloccava l’uscio con un piede.

-Non dire cazzate!- Il suo tono di voce a quel punto si era alterato, e non potei fare a meno di sobbalzare. Tuttavia i lineamenti del suo volto si ammorbidirono quando, gettato l’occhio all’interno della stanza, vide i petali delle rose -Non è vero che non mi importa! Tu piuttosto sembra che ci godi nel vedermi umiliato a prendere parte a queste pagliacciate! Sai che odio queste cose!-

-Umiliato un corno! Volevo solo vincere il traforo elettrico!- E detto questo scansai il piede che bloccava la porta e la chiusi a chiave restando solo nella stanza.

Aspettai qualche secondo, poi furtivamente mi accostai al buco della serratura e lo vidi che aveva in mano la locandina del torneo che avevo lasciato sul tavolino in soggiorno. Sbuffai scoraggiato e andai a mettermi a letto, ancora più intristito da quei maledetti petali di rosa. Per una volta avrebbe anche potuto accontentarmi, fare una cosa divertente con me. A lui non piacevano quelle cose, era ovvio, ma un sacrificio avrebbe anche potuto farlo.

No, non c’era niente da dire: era nel torto!

Ovviamente passai la notte in bianco, odiavo litigare con lui. Quando la mattina presto lo sentii uscire di casa, aprii la porta e andai a guardarmi allo specchio: avevo gli occhi gonfi e rossi, senza contare le occhiaie spaventose. Mi sciacquai la faccia e mi preparai un caffè.

La locandina non c’era più. Che l’avesse portata via lui? Perché? E perché la sera prima la stava guardando? In me si fece viva la speranza che stesse considerando l’idea di accettare!

Cercai di non sperarci troppo per non restare deluso in seguito, in fondo si trattava sempre di Madara, non era uno che cedeva facilmente, tantomeno per me che mettevo il broncio.

Verso mezzogiorno mi arrivò una sua chiamata, e dovetti nascondere il telefono sotto tre strati di cuscini per non cedere alla tentazione di rispondere: la litigata della sera prima mi era bastata, non volevo assolutamente discutere per telefono! Ero già abbastanza disperato di mio.

Nel pomeriggio chiamò di nuovo, e questa volta non riuscii a resistere, quindi risposi.

-Che c’è?- Chiesi con la voce più fredda che riuscii a riprodurre.

-Tutto ok?- Il tono era tranquillo per niente risentito.

-Sì-

-Hai mangiato?-

-No.- Avevo risposto con troppa fretta e avevo detto la verità: quando litigavo con lui abbandonavo le normali abitudini vitali di un essere umano, e lui lo sapeva bene, quindi mi affrettai a cambiare risposta un po’ per non sentirlo rimproverarmi e un po’ per non dargli soddisfazione -Sì! Sì sì!-

-Che cosa hai mangiato?-

-…Non lo so!- Due cavolate di fila e per di più una che richiedesse una risposta più elaborata di “sì” o “no”, non potevo di certo spararle.

-Che vuol dire che non lo sai?-

-Non me lo ricordo, Madara! Ma che vuoi?- Mi alterai.

-Non ti arrabbiare, volevo solo sapere come stavi.- Il suo tono era talmente dolce che mi sentii in colpa per avergli risposto male -Ho una sorpresa per te!- annunciò.

-Ah sì?- Feci senza riuscire a camuffare l’eccitazione nella voce. Pensai che ci avesse iscritti entrambi al torneo.

-Ne parliamo stasera quando torno, ora ti saluto.-

-Ok… Madara?-

-Sì?-

-…Ti amo!- Dissi euforico riattaccando.

Sdolcinata conclusione della telefonata, ma quando mi dava queste dimostrazioni d’affetto non potevo non diventare sdolcinato!

Presi il gelato al pistacchio e me lo mangiai praticamente tutto, aspettando che tornasse.

Quando finalmente lo sentii rientrare, gli corsi incontro e mi gettai al suo collo. Lui mi abbracciò e mi baciò soddisfatto.

-Odio quando litighiamo!- Mi disse.

-Anche io!-

Restai in attesa.

-Beh?- Chiese lui divertito.

-E dai!- Risposi ridendo.

Lui sorrise e mi porse un grosso pacco dall’aria abbastanza pesante. Forse con l’iscrizione gli avevano anche fornito un kit particolare. Aprii la scatola con impaziente euforia. Quando mi resi conto di cosa contenesse, rimasi pietrificato.

-Ti piace?- Chiese lui tutto contento.

Era un traforo elettrico.

-È un modello nuovo, molto migliore di quello in palio al torneo!- Mi spiegò.

Lo richiusi e guardai Madara in un modo che deve essere stato terribile, perché indietreggiò.

-Non lo voglio questo affare! E non voglio neanche vederti!- E feci dietrofront per andare a chiudermi di nuovo in camera.

Lui mi afferrò saldamente, stringendo la presa quando capì che cercavo di divincolarmi.

-Ma che ti prende? Non era quello che volevi?- Chiese quasi disperato.

-Io volevo fare qualcosa insieme a te!- Dissi mentre lacrime di rabbia mi salivano agli occhi.

Riuscii a staccarmi dalla sua presa e andai verso la camera, ma lui velocemente si parò davanti alla porta con un’espressione indecifrabile.

-Hashirama, non passiamo un’altra nottata come quella di ieri!- Disse.

-Guarda che è tutta colpa tua! Non fai mai niente per me!-

-Ma non posso fare una qualsiasi altra cosa? Proprio il torneo di merda dovevi andare a scegliere!-

-Qualunque cosa che avessi scelto io, per te, sarebbe stata “di merda”!- Ero arrabbiatissimo e non riuscivo a trattenere le lacrime.

Madara alzò gli occhi al cielo come per cercare un aiuto divino, poi mi si avvicinò e disse: -Partecipiamo a questo cavolo di torneo!-

A quel punto non potevo sentirmi felice, insomma se per lui era una sofferenza così grande farmi contento, allora poteva anche risparmiarsela.

-Lascia stare!- Dissi.

Lui mi prese per le spalle e disse con impeto: -Senti, hai ragione: quando proponi qualcosa tu, io la boccio sempre! Facciamo questo torneo! Te lo sto chiedendo per favore!- Sgranai gli occhi impietrito. Era ovvio che non voleva partecipare al torneo, ma voleva ancora di meno che fossimo arrabbiati l’uno con l’altro, quindi secondo la sua logica, se me la dava vinta poteva starsene tranquillo per un bel po’.

-Ma tu odi queste cose-

-Ma no! Stavo esagerando! Magari ci divertiremo!- Disse in tono disperato mentre mi abbracciava.

Lo abbracciai anche io, indeciso sullo stato d’animo che dovevo assumere: -Ok, però porta via quel traforo elettrico!-

-E se non vinciamo quello del torneo?-

-Non fa niente!-

E fu così che Madara accettò di prendere parte a questa sfida.

Anche se era stato struggente cercare di convincerlo, soprattutto all’ultimo, quando mi ero praticamente arreso, dovevo ammettere che ero felice: avremmo potuto finalmente dimostrare il nostro affiatamento in una gara contro altre coppie di innamorati! O almeno era quello che pensavo.

------------------------------

Quando ci ritrovammo in piazza fra i concorrenti, entrambi con il nostro numero appeso sulla t-shirt, mi resi conto di quanto la situazione fosse diversa da quella che avevo immaginato.

-Hashirama, ci sono soltanto coppie di donne!- L’acuto spirito di osservazione di Madara non poteva lasciarsi sfuggire un dettaglio così importante.
Il presentatore salì sul palco e, preso il microfono, cominciò a parlare: -Buonasera a tutti! Benvenuti a questa nuovissima edizione del Torneo delle Coppie, che quest’anno, in via del tutto eccezionale, avrà il tema “maschi contro femmine”! Colgo l’occasione per ringraziare gli unici due uomini coraggiosi che si sono messi in gioco oggi: Madara Uchiha e Hashirama Senju!-

Risi nervosamente al suono dell’applauso, mentre Madara probabilmente voleva sprofondare nel terreno.

-Zio Hashirama!- La mia attenzione fu catturata dalla voce di un ragazzo fra il pubblico.

A chiamarmi era stato Naruto, che era insieme a Sasuke. Mi avvicinai ai due seguito da Madara.

-State partecipando alla gara?- Chiese il biondo guardandomi con una punta di invidia mista a infelicità.

-Eh già, sono riuscito a convincere Madara!- Risposi sorridendo.

I due Uchiha si guardarono negli occhi: l’espressione di Sasuke sembrava dire “ti sono vicino nel tuo dolore”.

-Hai visto, teme!?! Soltanto tu ti rifiuti sempre di fare quello che piace a me!- Si alterò Naruto.

Ora fu Madara a guardare Sasuke con la stessa espressione compassionevole.

-Benissimo signori, direi che è arrivato il momento di dare il via alla prima sfida: la cucina! Vinceranno le donne o i nostri due soli uomini? Prendete postazione e cominciate signori! Avete mezz’ora!- Quando il presentatore concluse la frase, ci recammo tutti nelle cucine che ci erano state riservate. Ogni coppia aveva a disposizione degli ingredienti e degli strumenti.

-Ok, che cosa cuciniamo?- Chiesi mentre sentivo l’adrenalina andarmi in circolo.

-Suggerisco di non impegnarci troppo: questa prova è già persa in partenza!-

-Ehi, ma perché dici così? Secondo me possiamo farcela!- Dissi afferrando una patata.

-Tu sei un disastro a cucinare, e io non ho mai imparato!-

-Cucineremo un gâteau di patate!- Dissi porgendogli il tubero -Inizia a sbucciare!-

Lui sospirò, prese la patata e disse: -Ciò significa che dovremo lessarle, schiacciarle, amalgamarle con prosciutto, formaggio e chissà quanta altra roba e poi ancora infornarle! Come pretendi di fare tutto in trenta minuti?-

Ci pensai su. In effetti aveva ragione.

-Faremo le patate, ma l’unico modo per cucinarle in fretta è friggerle!- Afferrò il bacon e continuò: -Mentre le patate friggono cuoceremo il bacon e ce lo metteremo in mezzo, poi ci squaglieremo sopra del formaggio!-

-…Una botta di salute insomma… però non è niente di speciale come piatto!-

-Senti, noi non sappiamo cucinare, quindi dobbiamo puntare tutto sul fatto che sia buono, ed è scientificamente provato che anche una suola di scarpe, se impanata e fritta, diventa buona!-

Non faceva una piega come ragionamento, certo magari era carente dal punto di vista dell’alta gastronomia, ma fondamentalmente aveva ragione. Annuii convinto e mi misi a cuocere il bacon e a sciogliere il formaggio mentre lui sbucciava e affettava le patate.

Quando ebbi finito, soddisfatto del mio lavoro, mi voltai per ammirare l’operato di Madara: le patate erano state tagliate con una precisione maniacale, neanche quelle confezionate potevano essere considerate così perfette, eppure…

-Ma sono solo quattro!- Gridai portandomi le mani alla testa.

-Non si mette fretta all’arte.- Si limitò a rispondermi, mentre continuava flemmatico a lavorare sulla prima patata.

Ne afferrai una anche io e cominciai a tagliuzzarla.

-Non così! Vedi di farlo bene o sarà tutto inutile!-

-No, sarà tutto inutile se non faremo in tempo a friggerle! Dobbiamo muoverci!-

Madara sbuffò e tornò sulla sua patata, per nulla deciso a darsi una mossa.

Alla fine dovemmo accontentarci di una manciatina di spicchi e friggerli, perché non c’era più tempo. Il risultato fu che il formaggio e il bacon erano troppi rispetto alle patate, ma ormai non potevamo fare nulla. Presentammo il nostro piatto mettendolo vicino agli altri (tutti impeccabili, sembravano piccole opere d’arte).

-Ah ah ah! Ma cosa sono patatine del McDonald’s?- Una risata familiare mi fece voltare.

-Tsunade! Partecipi anche tu?- Chiesi sconvolto alla vista della ragazza.

-Ah ah ah! Certo! Io e Shizune vinceremo il secondo premio e ce ne andremo in una splendida spa! Abbiamo già fatto un capolavoro con questa prima prova!- Disse indicando un piatto di pesce crudo tagliato magistralmente e ricamato con diverse pietanze.

-“Abbiamo” è una parola grossa… ho fatto tutto io!- Si lamentò Shizune.

Tsunade le portò un braccio attorno alle spalle e disse: -Andiamo mia cara, fra poco usciranno i risultati!- Ed entrambe si avviarono verso la giuria.
Non volevo perdere contro una mia parente, specialmente se così piena di se e arrogante!

-In questa prova sicuramente saremo ultimi. Ci sono cose in cui le donne sono più brave.- Commentò Madara.

-Stai sopravvalutando le donne! Non devono essere per forza più brave di noi a cucinare!-

-Eppure sono sicuro che, per natura, in alcune cose come la cucina sono migliori! È inutile illuderci, questa prova è persa!-

Sbuffai sonoramente deciso a non farmi sconfiggere da Tsunade.

Quando uscirono i risultati sgranai gli occhi incredulo: eravamo terzi su quindici coppie.

-Ma come?- Fece Madara che era più sorpreso di me.

Entrambi ci voltammo a guardare l’esaminatrice, e io rimasi esterrefatto nel riconoscere in lei una mia vecchia conoscenza: Mito Uzumaki, che incrociando lo sguardo con il mio, mi fece l’occhiolino e un cenno di assenso a cui risposi con un sorriso.

-Chi è?- Chiese inevitabilmente Madara.

-Oh, è una mia vecchia compagna delle medie, sai era la mia ra…- Mi interruppi quando notai lo sguardo omicida del mio compagno fisso su di me -…nocchia! La mia ranocchia! La chiamavo sempre così! Non vedi quanto è bruttina?-

-Ad ogni modo non possiamo lamentarci: come sospettavo non c’è nulla che le donne sappiano fare che un uomo non sappia rifare meglio!- Disse guardando male Mito.

Solo un minuto prima aveva sostenuto tutt’altra cosa, ma non mi sembrava il caso di ribattere.

Quando ci venne comunicata la seconda prova, ci portammo le mani fra i capelli e gridammo disperati: cambio del pannolino. Per ogni coppia era stato preparato un fasciatoio con un bambolotto che indossava un pannolino sporco (di cosa non lo so, so soltanto che nonostante fosse ovvio che non potevano essere vere feci, aveva ugualmente un odore sgradevole) e un pannolino nuovo con il quale bisognava sostituirlo.

Né io né Madara osavamo toccare quell’affare.

-Te ne occuperai tu, sappilo!- Mi disse improvvisamente.

Alzai gli occhi al cielo e mi feci coraggio, andando ad afferrare l’estremità del pannolino per sfilarlo come se fosse una normale mutandina.
-No!- Fece Madara -C’è l’adesivo, devi aprirlo dalla parte dell’adesivo!-

Sospirai e cercai di spostare il bambolotto per staccare l’adesivo, ma quell’affare inquietante cominciò ad emettere versi assurdi.

-Ma è vivo!- Gridai.

Una ragazza della giuria si avvicinò a noi dicendo: -È programmato per piangere quando viene mosso male, proprio come se fosse vero.-

Io e Madara ci guardammo increduli mentre lei si allontanava.

-Mi sta venendo l’ansia.- Confessai.

-Hashirama, sta sereno! Al massimo si rompe!-

-Oddio no! Non possiamo romperlo! Insomma, se fosse davvero nostro figlio?-

-Ma che dici!?!- Tuonò più isterico di me -Noi non avremo mai dei figli! Grazie al cielo aggiungerei!-

Ero perplesso su come dovevo prendere quella risposta, ma alla fine decisi di ignorarlo e presi in braccio il bambolotto.

-Tu sfila, io lo tengo fermo!- Dissi.

Madara rabbrividì, ma si fece coraggio e strappò l’adesivo per rimuovere il pannolino, ma non lo richiuse bene e la sostanza all’interno gli cadde sulla scarpa. Lo vidi tremare per la rabbia ma feci finta di nulla, pulendo il bambolotto con le salviette che ci erano state messe a disposizione. Alla fine cercai di sistemare quella specie di impalcatura che era il secondo pannolino.

Insomma, risultato della seconda prova: ci eravamo sporcati con le “feci” e il pannolino che avevamo messo al bambolotto era troppo stretto, inoltre lo avevamo fatto piangere tre volte. Tutto ciò ci aveva portati all’ottavo posto.

-Questa è andata decisamente male!- Commentai.

Madara era spazientito. Non stava andando proprio secondo i miei piani: avevo pensato che ci saremo divertiti, invece l’avevamo presa troppo seriamente! Tuttavia mi rincuorai non appena seppi in cosa consisteva la terza prova: riparare l’anta di un armadio.

Tutto scodinzolante mi avviai alla nostra postazione e afferrai chiodo e martello dicendo: -Questa volta arriveremo senz’altro primi!-

Vidi che il mio compagno accennava un sorriso, probabilmente soltanto per il fatto di vedermi contento.

Mi avvicinai a lui e cominciai a far roteare il martello fra le mani, come se fesse l’asta di una majorette.

-In questo nessuna donna può essere meglio di me! Fidati!- Mi sfuggì il martello di mano e nessun tentativo di riafferrarlo fu utile: andò a finire dritto sul piede di Madara.

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno di noi due disse nulla, ma lo vidi che tratteneva un urlo.

-M… Madara?- Feci timidamente.

-Mh?- Rispose continuando a tenere le labbra serrate.

-Tutto ok?-

-Mhmh- mugugnò annuendo.

Mentre mi chiedevo come mai, in tutto quel tempo, ancora non mi avesse ammazzato, mi misi all’opera e in pochissimo tempo ottenni un risultato eccellente.

Questa prova ci fece ottenere, sommata agli altri risultati, il quarto posto.

Abbracciai Madara tutto contento del risultato. Lui, anche se ancora sembrava risentire della martellata sul piede, rispose all’abbraccio.

-Stiamo andando bene! Ricorda che a noi serve il terzo posto!- Dissi.

La quarta prova sarebbe stata un quiz di cultura generale: bisognava rispondere a dieci domande, su dieci argomenti diversi scelti a caso. Prendemmo posto al banco che ci era stato affidato e guardammo il nostro occhialuto esaminatore di nome Kabuto.

-Allora signori, risponderete alternandovi, una domanda a testa finché non arriveremo a dieci. Chi vuole iniziare?-

Il mio compagno si offrì subito e io non feci obbiezioni. Kabuto gli mostrò tre buste di tre colori diversi. Madara senza troppi complimenti indicò il rosso, al che l’esaminatore cestinò le due buste scartate e aprì quella scelta.

-Marketing e gestione della produzione.- Sbiancai nel rendermi conto di quale fosse l’argomento. Che razza di quiz era? -Descrivere i metodi attraverso i quali è possibile stimare la domanda futura.-

Ok, decisamente troppo difficile! Già mi ero rassegnato alla scena muta.

-Beh, anzitutto è necessaria un’indagine sulle intenzioni di acquisto (ovviamente intervistando i clienti), poi bisogna conoscere le opinioni della forza di vendita (intervistando i propri venditori), nonché le opinioni degli esperti nell’ambito della propria produzione sul mercato, un’analisi delle vendite passate e infine dei test sul mercato.-

-Eccellente!-

Non ci potevo credere.

Kabuto mi mostrò altri tre colori: rosso, blu e verde. Di sicuro vista la precedente domanda, non avrei mai scelto il rosso! Indicai il verde sperando che uscisse un argomento facile.

-Ah bene! Meccanica quantistica!-

-No dai! Ti prego!- Feci disperato.

-Come?- Chiese guardandomi sorpreso.

-Niente, niente- fece Madara ridendo sotto i baffi -vada pure avanti!-

-Bene… quanto vale il raggio di Bohr?-

-Il che? Ma chi le ha scritte queste domande?-

Il mio compagno rise di gusto, mentre io lo guardavo male.

-Non sa darmi neanche una piccola nozione? Se non risponde saranno zero punti!-

-Senta, cosa le fa pensare che io possa sapere qualcosa di meccanica quantistica!?!- Stavo decisamente perdendo la pazienza.

Kabuto segnò zero per la seconda domanda e ripropose la scelta dei colori a Madara.

-Letteratura: “L’amor che move il sole e l’altre stelle” è una frase presa da…-

-Facile. Trentatreesimo e ultimo canto del Paradiso. Dante Alighieri, Divina Commedia.-

-Ottimo!-

Quella domanda la sapevo anche io, dannazione! Scelsi di nuovo il colore.

-Storia dell’arte!- Bene, poteva andare peggio, di arte qualcosa potevo anche sapere… certo, magari sapevo riconoscere solo Leonardo Da Vinci o Picasso, ma almeno era meglio della meccanica quantistica!

-I Girasoli sono una serie di dipinti a olio su tela realizzati tra il 1888 e il 1889 dal pittore…-

La sapevo! Ero sicuro di ricordarmeli quei girasoli, il pittore era… Gauguin o Van Gogh? Dannazione, li avevo studiati insieme! Chi aveva fatto i maledettissimi Girasoli?

Madara rideva convinto che non ce l’avrei fatta! Dovevo tirare a indovinare e puntare tutto sulla fortuna!

- Gauguin?- Chiesi timidamente.

- Van Gogh.- Rispose l’esaminatore.

Madara rise sonoramente e si beccò un calcio. Non lo sopportavo quando mi faceva sentire stupido! Possibile che non riuscissi ad azzeccarne neanche una? Lui ovviamente rispose bene anche alla domanda seguente, che consisteva nel mettere in ordine di tempo tre presidenti degli Stati Uniti: Washington, Jefferson e Lincoln! Aveva anche fortuna con le domande! Anche se forse io sarei stato indeciso su chi fosse venuto prima fra Jefferson e Lincoln.

La domanda che mi capitò dopo fu una manna dal cielo.

-Chi è l’autore di Dragon Ball e Dragon Ball Z?-

- Akira Toriyama!- Risposi secco e fiero di me.

-Giusto questa potevi azzeccare!- Mi schernì Madara.

Niente, dovevo rispondere almeno a una domanda seria per cercare di metterlo a tacere. Dopo altre figure discutibili, finalmente arrivò una domanda decente alla quale sapevo rispondere.

-Storia: chi è Giacomo Stuart?-

-Giacomo Stuart ascese ai troni di Scozia e Inghilterra con i nomi, rispettivamente, di Giacomo VI di Scozia e Giacomo I d'Inghilterra, e per primo regnò su tutte le isole britanniche, avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda!- La faccia di Kabuto era compiaciuta, quella di Madara sorpresa, quindi sorrisi trionfante, e dato che mi ricordavo che Giacomo era salito al trono dopo Elisabetta conclusi con: -È il figlio di Elisabetta I, la regina vergine!-

Ci fu un attimo di perplessità che inizialmente non riuscii a capire, poi l’esaminatore ruppe il silenzio: -Lei sa perché Elisabetta I era chiamata “la regina vergine”?-

Sgranai gli occhi e dissi sorridendo nervosamente: -Eh eh… perché evidentemente Giacomo non era suo figlio!-

-Evidentemente…- Fece eco Madara.

Kabuto si alzò per consegnare le nostre risposte, e poco dopo uscirono i risultati.

-Siamo saliti al terzo posto? Ma come è possibile?- Feci sorpreso.

-Beh, il quiz non era semplice, e non tutti hanno me in squadra!- Si pavoneggiò il saputello.

-Ma sentilo! Ora va a finire che è tutto merito tuo! Guarda che nella prova dell’armadio ho fatto tutto io!-

Lui rise di gusto facendomi innervosire.

-Odio quando mi fai sentire ignorante!-

-Non fare così! Io penso che tu abbia una grande intelligenza!- Disse abbracciandomi. Mi rilassai, abbandonandomi alla coccola quando continuò la frase con: -Ma sei troppo stupido per usarla!-

Cercai di divincolarmi innervosito, ma lui mi tenne stretto facendosi delle ricche risate. Se non altro sembrava che si stesse divertendo. Alla fine mi arresi e rimasi fra le sue braccia finché non ci venne comunicata la quinta e ultima prova: dibattitto.

In poche parole le due parti (maschile e femminile) dovevano iniziare un dibattito, accusandosi a vicenda e rispondendo alle accuse.

-Ritiriamoci!- Mi disse Madara.

-Ma come? Proprio adesso? Siamo alla fine! Non avrai mica paura di discutere con delle donne?-

-Assolutamente no, ma non devo dimostrare niente a nessuno! Quanto ci scommetti che tireranno fuori discorsi come il femminicidio o la violenza sulle donne?-

-Io dico che possiamo batterle!-

-Hashirama, ti prego, abbiamo giocato fino a ora! Non puoi accontentarti?-

Accontentarmi… certo, potevo, ma perché? Odiavo lasciare le cose a metà! Lo guardai con occhi supplicanti.

Lui sbuffò dicendo: -Io non voglio intervenire!-

-Tranquillo, farò tutto io!- Risposi entusiasta.

Per decidere quale delle due fazioni dovesse iniziare il discorso venne lanciata una monetina e, com’era prevedibile data la mia fortuna, vinsero le donne.

Una di loro si alzò e disse: -Non c’è molto di cui parlare, semplicemente le donne sono migliori degli uomini, e non mi riferisco soltanto alle cose ovvie come la cucina o la pulizia o cucito, noi siamo migliori praticamente in tutto!- Finita la frase vidi i giudici prendere nota del punteggio. Mi sembrava di essere finito in un programma televisivo trash.

-Non sono affatto d’accordo: sono gli uomini a essere migliori, a cominciare dai lavori manuali più pesanti e a finire con la politica; non a caso la percentuale di politici maschi è più elevata! Inoltre siamo migliori anche nelle cose in cui voi credete di avere il monopolio, conoscete il detto “la donna è cuoca, l’uomo è chef; la donna è sarta, l’uomo è stilista”?-

Quasi tutte si portarono una mano sul cuore indignate, mentre la giuria metteva a verbale.

-Pessima scelta- mormorò Madara.

Una donna accanitissima si alzò e disse: -Questa mentalità bigotta ha causato anni di repressione e maltrattamenti! Questo è maschilismo puro!- La rabbia nel suo tono mi fece sobbalzare.

-Chiedo scusa, avete detto voi per prime che siamo inferiori, stavo solo rispondendo!- Mi sentivo dannatamente in torto ma non capivo il perché.

-Noi abbiamo parlato di attività come la gestione di una casa, voi avete tirato fuori il nostro scarso rilievo in politica, che è dovuto solo alla vostra repressione! Che per quanto camuffata dietro tante belle parole, persiste ancora oggi!-

Mio Dio, avevo scatenato dei mostri.

-Ma di cosa state parlando? La parità dei sessi l’abbiamo adottata da anni!-

-Sono tutte stronzate! Quante donne vengono maltrattate, stuprate e uccise? Nella maggior parte dei casi dai propri mariti!-

Come ribattere? Beh, non potevo far altro che difendere gli uomini.

-Beh, diciamo che molte donne sembrano andare proprio a cercarsela, magari comportandosi in modo discutibile o vestendosi in maniera succinta!-

-Ecco!- Gridò una alzandosi e puntandomi il dito contro -È proprio questa la mentalità che fa sentire uno stupratore autorizzato a fare quello che fa!-

-Ma no, con questo non intendevo dire che un uomo è autorizzato a far del male a una donna!-

-Lo hai detto! Hai detto che portare una minigonna equivale a chiedere di essere stuprate!-

-No, aspettate…-

-Dovrebbero introdurre la pena della castrazione!- Disse una di loro mentre le altre l’applaudivano.

Guardai Madara cercando disperatamente aiuto. Lui alzò gli occhi al cielo e prese la parola.

-Perché nessuno spende una parola per il povero vecchio che viene abbordato dalla sfruttatrice di vent’anni solo per denaro? Perché quel vecchio, magari solo e abbandonato, è considerato un “porco” mentre la ragazza no?-

Una donna gli rispose: -Certo che viene giudicata anche la ragazza!-

-Spesso in questi casi la donna avvelena o cerca di liberarsi del vecchio, questa è una violenza per voi?-

-Ovviamente, ma…- tentò di dire una.

-Quindi anche le donne possono compiere violenza nei confronti di un uomo?-

-Ovviamente sì, ma di sicuro non noi!-

-Benissimo, neanche io e il mio compagno! Quindi direi che siamo già giunti a un accordo: non facciamo di tutta l’erba un fascio!-

Tirai un sospiro di sollievo: Madara era un esperto nell’arte di avere ragione, e più di una volta lo avevo capito a mie spese.

-È vero, non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio, e anche le donne possono fare violenza, ma sono di sicuro di più gli uomini a far del male alle donne!-

-Devo smentire questa credenza, mia cara: il 70% delle denunce per violenza psicologica o fisica viene sporto da uomini, contro il 30% delle donne.- Dopo questa affermazione il rumore dei tasti del cellulare che cercavano conferma a quelle percentuali divenne imbarazzante (io stesso mi misi a cercare). Per quanto fosse strano era proprio come sosteneva lui!

-Il tuo compagno ha detto…- cercò di dire una ragazza, ma venne subito interrotta.

-Il mio compagno partiva dal presupposto che un uomo che stupra o fa del male a una donna è un pazzo, un malato mentale: un uomo sano di mente non si sente autorizzato a stuprare una donna solo perché in giro si dice che “si vestono in maniera succinta, quindi lo meritano”; invece un pazzo si sente autorizzato, indipendentemente dall’esistenza di questa frase.- Ok, non ero sicuro che avesse ragione, ma lo disse con così tanto carisma che tutti rimasero in religioso silenzio.

-Detto ciò, maschi e femmine si completano a vicenda: senza l’uno non può esistere l’altro, e sarebbe il caso di smetterla con tutti questi confronti che ci mettono contro: uguaglianza vuol dire essere tutti sullo stesso livello. Un uomo sarà sempre fisicamente più forte di una donna, ma questo non lo rende superiore, lo rende il suo protettore. Non fu forse Dio a creare la donna perché potesse stare con l’uomo e renderlo felice? E un uomo non è forse in grado di rendere felice una donna? Non ci deve essere un vincitore per questa sfida, ci deve essere solo rispetto, parità e uguaglianza.-

Dopo pochi secondi di silenzio (durante i quali mi chiesi quando fosse diventato così religioso da tirare in ballo la Bibbia), scoppiò un applauso da tutta la fazione femminile. Io rimasi inebetito a guardarlo, mentre non riuscivo a pensare a niente se non a quanto fosse figo.

Lui mi guardò e mi mise una mano sulla testa accarezzandomi e dicendomi: -Dopo questa faccenda del torneo, non provare mai più a dirmi che non mi importa niente di te!-

Morale della favola? Il discorso finale di Madara ci fece ottenere il primo posto, e proprio quando mi ero rassegnato al fatto di non aver vinto il traforo elettrico, Tsunade e Shizune che avevano ottenuto il terzo posto scambiarono il premio con noi, quindi nonostante la mia sfortuna cronica, il vero vincitore ero io: avevo partecipato al torneo con Madara, ero arrivato primo e avevo anche il traforo elettrico!

E, dopo il devastante “maschi contro femmine”, finalmente delle gioie!






















-------------------------
SSS (SuperSaraSpace): Ci tengo particolarmente a ringraziare la mia beta Audrey_Ntray http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=897787 per il grande aiuto che mi ha dato e per la pazienza *-* <3 e ovviamente grazie a tutti i lettori per essere arrivati fin qui :D
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: supersara