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Autore: ilariadragonfly    13/07/2016    3 recensioni
RanMasa
Tutti sanno del particolare affetto che Kariya nutre per il suo Senpai, che poi, ora che le loro tre punte migliori se ne sono andate quella dannata fascetta rossa da capitano gli sta dannatamente bene...
Kirino dal canto suo non sospetta proprio nulla, ci penseranno i loro compagni a far incontrare queste due anime in pena.
Andrà Tutto Liscio?
Genere: Comico, Fluff, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gli allenamenti della Raimon sono iniziati e la squadra è posta sotto l’ attenta vigilanza del nuovo capitano Kirino Ranmaru in assenza delle loro tre punte migliori, partite per il campionato mondiale.
Tutti si stanno dando molto da fare, la squadra è parecchio determinata a vincere il Cammino Imperiale che si terrà a breve, sanno bene che le squadre avversarie sono migliorate molto negli ultimi tempi e la Raimon non vuole rimanere indietro.
Anche Kariya è parecchio deciso e si allena con costanza, il suo unico problema è un certo rosato di sua conoscenza a cui deve dire una cosa non poco importante.
Non diglielo equivale a distrarsi sempre durante gli allenamenti e lui non può permetterselo, quindi deve parlagli al più presto, spesso trema e il cuore gli batte fortissimo ogni volta che quel dannato difensore con la maglia numero tre gli si para davanti.
Che poi, se Ranmaru fosse in attacco e lui in difesa sarebbe più semplice non pensare a lui non avendolo davanti, ma visto che devono stare entrambi davanti alla porta fissarlo è diventato fonte di distrazione continua, gira sempre gli occhi nella sua direzione, come se ne accorge li sposta e li concentra sul pallone che sta per arrivare.
Ne sono a conoscenza tutti: Ryoma, Kurama, Hamano, Hayami e persino Minamisawa, che anche essendo dell’ “Accademia Militare Mare Lunare” è molto informato su quello che succede alla Raimon grazie al suo fidanzato Kurama, il quale ama spifferare sempre tutto sulle cotte nate in squadra.
Solo lui sembra non esserne al corrente, con quel suo atteggiamento spigliato è come se tutto gli scivolasse via, senza che riesca a entrarci in contatto. A Masaki, molte volte, il suo Senpai gli sembra proprio tonto, quasi stupido, a non accorgersi del particolare affetto che prova verso di lui da quando si conoscono.
-Ragazzi, vado a prendere i palloni nello sgabuzzino, voi intanto sciogliete i muscoli e riposatevi un attimo- urla a gran voce il capitano aprendo la porta ed entrando nel corridoio dalle infinite stanze che porta al ripostiglio, la corrente non funziona, ma fin che il portone principale è aperto di luce ne entra abbastanza, anche se non è una giornata particolarmente soleggiata questa.
Masaki sta facendo come detto insieme agli altri, è seduto sul prato che allunga le mani verso le punte delle scarpe da allenamento piegando la testa e incastrandola tra le due braccia, completamente immerso nel suo mondo dove le chiacchiere degli altri non lo sfiorano minimamente , poi la voce di Kurama spicca tra tutte le altre e interrompe la sua apnea ambientata nei propri pensieri.
-Ehi? Ma che aspetti? Un invito formale forse?- chiede il turchese, sarcasticamente, dandogli una gomitata sull’ anca per fargli capire di essere l’ argomento principale di discussione in questo momento,  in una frazione di secondo il blu si trova gli occhi di tutti puntati contro con dei leggeri sorrisetti.
Lui in un primo momento non capisce e assottiglia gli occhi com' è suo solito fare, poi tutto si fa più chiaro alle occhiatacce perverse di Hamano, quel cretino che per confessarsi a Hayami ci ha messo dieci secoli deve starsi solo zitto e vergognarsi!
Kaiji passa gli occhi dalla porta del corridoio fino a trovare gli occhi ambra del ragazzo, poi di nuovo: occhi e porta, occhi e porta, muovendo anche la testa, come se gli stesse cercando di comunicare qualcosa.
-dite che dovrei ora?- chiede un po’ spaventato il ragazzo con i capelli celesti rizzati all’ insù dalla paura e con gli occhi aperti e stralunati, come se avesse visto un fantasma.
-Dai, ti accompagno io, altrimenti torna e tu rimani scapolo!- gli urla il pescatore di pesci, dal sarcasmo dirompente, alzandosi e afferrandolo saldamente per un braccio e trascinandolo con molto sforzo, vista la resistenza spietata del blu, -che non è servita a niente- davanti alla porta.
-Guarda, ha avuto problemi con la serratura, o adesso o mai più! Buon viaggio!- e Kaiji gli tira uno spintone molto forte e gli chiude la porta alle spalle mentre lui è ancora rigido e in forte imbarazzo, nonostante il ragazzo del desiderio non lo avesse ancora visto.
Bell’ amico che si è trovato, sì sì, Hamano Kaiji è proprio uno di quegli amici da voler strozzare con il filo della canna da pesca, tanto per rimanere in tema.
Kariya in un primo momento cerca di aprire la porta, peccato che al di là ci siano i suoi cari compagni di squadra che la bloccano con il corpo, lui non ha la stessa forza di tutti loro messi insieme e senza scelta  finisce molto presto per arrendersi all’ idea che li rivedrà dopo la chiacchierata con il capitano.
Inizia a camminare a passi piccoli e lenti per quel corridoio buio, purtroppo oggi non è una bella giornata e i raggi del sole non entrano dalle finestre per illuminare lo sgabuzzino impolverato e pieno di ragnatele.
“Manco se fosse la casa più vecchia del mondo sarebbe così sporca” borbotta tra se e se il blu, dopo esser andato in contro a delle ragnatele vicino al muro che lui ha raccolto accidentalmente con la mano, ha voglia di vomitare il poveretto.
L’ unico modo per avere una fonte di luce è lasciare il portone principale aperto, ma si sa che i ragazzi oltre la porta sanno essere davvero sadici e che non la apriranno per niente al mondo, a meno che non abbiano un attacco d’ amore, ma è più facile che l’ allenatore Kidou si faccia vedere senza occhiali e in parole povere è una battaglia persa.
-C’ è qualcuno? – chiede Ranmaru dalla porta alla sua sinistra, la sua voce è leggermente rotta ed affaticata, diversa da quella spensierata e allegra che ha di solito e che trasmette sicurezza a tutti.
Masaki prende un lungo respiro ed è pronto a dire quello che medita da tempo al Senpai, la paura è molta e non vorrebbe, ma ormai ha deciso e le condizioni sono molto favorevoli, non deve sprecare questa occasione -i suoi compagni non lo avrebbero mai fatto rimanere in vita-.
Con un gesto forte e abile apre la porta e sta per proferir parola, ma rimane sconvolto da quello che vede.
Ranmaru è sdraiato sul pavimento lugubre e sporco a pancia in giù, i palloni da calcio sono sparsi per tutto il piccolo stanzino degli attrezzi e una gamba è incastrata sotto l’ enorme e massiccia cesta di ferro che, sicuramente, conteneva i palloni da allenamento bianchi e neri.
-Kariya, dammi una mano, la gamba mi fa malissimo e non riesco a muoverla!- esclama il capitano cercando invano di spostarla da sotto il ferro, ma niente da fare, il metallo massiccio che ha sulla coscia non gli fa fare nemmeno un piccolo movimento, come se fosse paralizzato .
-Però, meno male che sono arrivato!- si pavoneggia il blu, lanciando un sorriso divertito e falso al maggiore, steso a terra a mangiare la polvere, senza poterlo uccidere con le proprie mani, che lo guarda male e quasi gli urla contro.
Masaki –un po’ spaventato- decide di sollevare quell’ enorme cestino di ferro giusto il necessario per permettere alla gamba del compagno di uscire, anche se con molta fatica.
Ranmaru emette non pochi gemiti di dolore, il male è davvero molto forte e questa distorsione potrebbe costagli il posto di capitano e coordinatore della difesa, ciò non deve succedere visto che il torneo si avvicina a passi svelti e lui si deve allenare il più possibile.
-Mi spieghi come hai fatto a cadere in questo modo?- urla il blu raccogliendo i palloni, calciandoli, fino a condurli vicino alla cesta in metallo.
-il Kit medico è sopra la mensola, ho messo un piede sulla cassa per arrivarci e questa è caduta verso di me rovesciandomi tutti i palloni addosso- conclude mettendosi seduto con le gambe stese in avanti e massaggiandosi la caviglia, a quanto pare non è niente di grave, ma Masaki decide che è meglio essere prudenti, come dice spesso il suo tutore “Meglio Prevenire Che Curare”, ma diciamo che lui e Hiroto gli danno retta poche volte.
Usando la sua supertecnica “Rete Da Caccia” usa dei sottili fili viola che afferrano il Kit medico da sopra il ripiano e lo portano giù, facendolo cadere perfettamente nelle sue mani.
-Non sapevo avessimo Spiderman in squadra- ridacchia Ranmaru sfottendolo per la sua tanta abilità, non c’ è niente di male, ma visto che il più piccolo lo prende in giro per tutto questa volta lui non vuole essere da meno, e comunque si sa che Ranmaru quando vuole sa essere un tipo vendicativo.
-Fottiti allora- e Kariya appoggia la scatola su un mobiletto dove c’ erano dei pesi e fa per andarsene lasciando crogiolare il Senpai nell’ olio che si era preparato per se stesso come solo un vero idiota sa fare.
Ranmaru non riesce ad alzarsi da solo e con la caviglia dolorante gli è impossibile muoversi, guarda il più piccolo con aria truce, poi decide che forse non è il caso.
-Perché sei venuto a cercarmi?- chiede il rosa prima che il compagno possa abbandonare la stanza.
-Ehm…Ecco…Non tornavi….- balbetta assumendo un colore rosso pomodoro  con gli occhi altalenanti e puntati non saldamente contro quelli del Senpai, che al contrario sono fermi e decisi.
-Non è vero, ero appena andato via- ribatte piccato e il blu diventa ancora più indeciso sul da farsi, vorrebbe dichiararsi al suo unico amore, ma sente che quello non è ancora il momento opportuno.
Poco dopo si precipita alla cassetta delle medicine ed estrae una benda che gli lancia contro in malo modo e poco volentieri.
-Senpai, bendati quella boccaccia che ti ritrovi!- urla dopo avergli tirato il rotolo mettendosi a braccia conserte, anche se Kariya è stronzo fino al midollo, non avrebbe mai lasciato il suo adorato mentore in quelle condizioni.
Seguono interminabili minuti di silenzio, Ranmaru preso a bendarsi la caviglia, apparentemente slogata, con molta cura e attenzione, mentre il blu pensa a quale sarebbe il modo migliore per dichiararsi al suo Senpai.
Non vuole sia una cosa tradizionale, gli piacerebbe sia una cosa diversa e particolare.
Uno di quegli avvenimenti così indimenticabili che sarebbe bello ripetere all’ infinito, come se ogni volta fosse diversa dalla precedente e dalla successiva, sempre con quella magia strana ma che rendeva perfetto e unico quel momento che sarebbe diventato uno dei più importante di tutti.
Il ragazzo dai capelli rosa finisce di bendare la caviglia sinistra -e di conseguenza tutto il piede- cercando poi di alzarsi contando solo sulle proprie forze, ma dopo aver sollevato appena il sedere dal pavimento cade nuovamente, colpito da una tremenda fitta che gli ha preso tutta la gamba, sembra che sia più grave di quello che si pensa.
Kariya corre in suo aiuto –dopo avergli dedicato un “cretino ti fai male”- e gli fa appoggiare il suo braccio lungo e sottile sulle sue spalle non molto grandi, facendo passare il braccio dietro al suo collo mentre lui faceva lo stesso con la mano sinistra tenendolo da sotto le braccia per farlo stare dritto.
Ranmaru zoppica e ogni passo, che per quanto piccolo possa essere, gli provoca un dolore immenso che gli fa stringere i denti e trattenere la voglia di staccarsi il piede.
Camminando con molta fatica, alla bene e alla meglio, riescono ad arrivare all’ angolo sinistro dello sgabuzzino, l’ unico punto a non essere occupato da attrezzi o cianfrusaglie varie, dietro la porta d’ ingresso, creando una specie di spazio quando la porta, aprendosi,  va a sbattere contro il muro troppo vicino.
Kariya lascia lì il compagno e va a recuperare i palloni a terra fatti cadere prima da Kirino, che ora non potrebbe in nessun modo aiutarlo.
-Grazie, Kariya- dice il numero tre appoggiato con la schiena all’ indietro contro il muro torturandosi involontariamente le pellicine che si procura affianco alle unghie quando è nervoso.
Non sa di preciso perché è agitato, apparentemente non c’ è niente di particolare in quell’ atmosfera, scavando più a fondo, però, si può capire quanto quei due siano in forte e infinito imbarazzo senza nemmeno guardarsi.
C’ è tensione, ma è diversa da quella che si crea quando litigano, questa sembra più rigida e quasi soffocante.
-Tz, lo avrei fatto per chiunque- risponde cercando di fare l’indifferente, ma non è vero, se ci fosse stato Kurama al suo posto, sarebbe probabilmente morto lì.
Kirino lo conosce troppo bene, lo sa quando mente spudoratamente e quando invece è sincero, ma in fondo lui è fatto così.
Kariya ha altro a cui pensare, i palloni da raccogliere sono quasi finiti e lui non ha idea di come cavolo dichiararsi.
Ci ha meditato tutto il santo giorno, ma niente, non ha idea su come riuscire a conquistarsi quelle soffici e candide labbra, perché è a quelle che punta da quando ha capito di essere innamorato di lui.
Non si può prendere la liberta di essere timido, non sa quando potrebbero essere così vicini e se questa occasione andasse sprecata e non ce ne fossero altre in futuro lui non se lo perdonerebbe mai.
-Ti fa male?- domanda avvicinandosi a lui per accertarsi delle sue condizioni.
Quando gli è a poco meno di un passo decide che quello è il momento giusto per dichiararsi, sa che non ha più molto tempo e che a momenti gli allenamenti sarebbero terminati.
-Un po’- risponde solamente cercando una via di fuga con lo sguardo, arrossendo ancor di più.
Non si sa con quale coraggio, ma Masaki decide di punto in bianco di mettergli le mani sui  fianchi e di farle scorrere all’ intero della maglietta sul suo fisico asciutto e magro lasciandoci deli graffi e andando infine a sfioragli la schiena stringendol possessivamente.
Kirino è totalmente in balia del suo tocco, che anche lui desidera da tantissimo tempo, e si lascia completamente trasportare dall’ intrusione di Masaki che sta facendo tranquillamente quello che vuole, baciandogli il collo continuando a far scivolare le dita sulla sua schiena molto delicatamente.
E' In Trappola.
Il rosa ansima lentamente,  la caviglia ferita non gli permette di muoversi o di difendersi, anche se non lo farebbe, lui aspetta quel momento da quando si conoscono.
Entrambi in quel momento avvertono un rumore di passi svelti avanzare verso di loro, come un piccolo bambino che saltella infantilmente con aria allegra e spensierata.
Ai due prende un colpo e cercano inutilmente di separarsi, ma la loro forza di volontà è molto poca in confronto alla forte attrazione fisica che avvertono in quel momento di così tanta intimità, forse non ne avranno mai più così tanta, quindi devono essere prudenti.
Il rosa nel tentativo di reagire e mettere fine a quel loro momento, prima che qualcuno li scopra, appoggia il piede dalla caviglia dolorante  per terra mentre Masaki gli sta ancora baciando il collo roseo e liscio, ora tempestato da segni violacei di medie dimensioni.
In quel momento Ranmaru emette un piccolo grido provocato dal dolore e contemporaneamente la porta della stanza si apre completamente chiudendo i due nello stretto angolo e costringendoli a far scontrare i loro corpi in modo da non far capire che c’ è qualcuno in quella stanza.
Per soffocare quel leggero mugolio prima che qualcuno lo possa sentire Kariya si affretta a posare le sue labbra su quelle del rosa, in modo da farlo tacere senza dovergli dire niente, solo farlo stare in silenzio per il solo e semplice motivo che quel bacio va fatto in questo momento, senza che sia importante nient’ altro, se non loro.
L’ intruso ispeziona la stanza dall’ esterno senza entrarci dentro, urlando un “C’ è nessuno?” che non ha risposta,  ovviamente.
La porta si richiude e i due si separano da quel bacio, all’ inizio rimasto casto grazie a Kirino per la sorpresa di quel gesto così avventato, poi approfondito dal blu, che lo ha reso molto più intenso e passionale per convincere l’ altro a non parlare.
Kirino si tocca il labbro inferiore leggermente rosso sul quale Masaki ha lasciato un leggero e sadico morsetto piccolo, solo per assaggiarle e assaporarle ancora più in profondità.
-Perchè?- si limita a chiedere il rosa a bassa voce guardandolo stupito con i suoi grossi occhi spalancati alla ricerca di quelli giada dell’ altro che, imbarazzato, guarda da tutt’ altra parte quasi facendo finta di non vederlo.
-Perché…Perché sì!- risponde tutto d’ un fiato con le guance paonazze e lo sguardo sempre rivolto dall’ altra parte.
-Tu mi ami?- chiede a questo punto Kirino schietto senza girarci troppo intorno, non gli va di scherzare su una cosa di questo genere e tanto meno di prenderla alla leggera.
-Sì Senpai, volevi vedermi umiliato? Bene, ci sei riuscito, ora puoi iniziare a ridere se vuoi, tanto non mi interessa!- urla con tutte le sue forze con gli occhi dritti e fermi sui suoi, in attesa di vedere la risata che tanto si aspetta da quando hanno iniziato quella conversazione.
-Sappi che i tuoi sentimenti sono ricambiati, torniamo dagli altri ora? Quello che vuoi dirmi da sempre me lo hai detto, quindi meglio non far preoccupare i nostri compagni- afferma appoggiando la mano al muro e aggrappandosi all’ altro ragazzo che lo sta aiutando, a cui poi sorge una domanda più che spontanea dopo essere usciti dalla porta.
-E tu come facevi a sapere che dovevo dirti una cosa?- chiede stupito guardandolo interdetto mentre camminavano nella semioscurità verso il portone.
-Kurama- risponde solamente sorridendo mentre il blu inizia a pensare a quale modo di morire sarebbe più doloroso per la “Fata turchina”.
Una volta usciti tutti i compagni gli corrono in contro con dei sorrisetti divertiti.
-Kirino, ma cosa ti è successo?- chiede Kurama con una smorfia da cui si può capire cosa sta pensando, fingendosi preoccupato.
-Mi sono slogato la caviglia- risponde, ma diciamo che non è la risposta che vogliono quei maledetti, lo si capisce dal fatto che guardano altrove.
-Capitano, cosa sono quei segni lì?- domanda poi Hamano indicando con il dito il suo collo, per far capire all' altro dove deve guardare, e solito sorriso perverso, seguito subito da Ryoma e Tsurumasa con la stessa espressione.
I due protagonisti della scena si guardano negli occhi e arrossiscono velocemente, poi si sente una piccola voce infantile contare ad alta voce in modo bambinesco e molto giocosamente.
-Uno, due, tre, quattro, cinque… Sì, sono cinque!- esclama poi la vocetta del piccolo Hikaru che si è avvicinato a Ranmaru per contarli segnalandoli senza toccarli con il dito.
-Kageyama! Ma si fanno queste cose!- gli urla con rimprovero il rosa assumendo un colore bordeaux  e alzandosi il colletto della maglietta fino al naso facendo involontariamente scoprire parte del suo corpo sopra l’ elastico dei pantaloni.
A questo punto tutti i ragazzi iniziano a ridere senza controllo alla vista dei graffi procurati da Kariya sul suo ventre prima liscio e roseo ora rosso e con delle piccole pellicine.
Inutile dire che i due arrossiscono ancor di più e Ranmaru sta letteralmente morendo dalla vergogna, poi abbassa la maglietta che teneva su con le mani e lascia un bacio a fior di labbra all’ altro.
Il più bello in assoluto, nessuno dei due lo avrebbe mai dimenticato, questo momento.
Tutti smettono di ridere e li guardano teneramente, come se non avessero mai visto un bacio pieno di passione e desiderio come lo è il loro.
-Masaki?-
-Sì…-
-Ti amo anche io-


 
   
 
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