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Autore: inthebluewind    13/07/2016    3 recensioni
In bilico tra il bianco ed il nero. Soltanto un incrocio può riportare alla luce.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Taylor York, Zac Farro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non le aveva mai fatto paura il nero assoluto, pensò Hayley. Era un bel colore, e poi tingeva tutto di un'unica tonalità, una soltanto. A lei erano le sfumature a metter paura, e il nero non ne aveva. Ci si poteva sdraiar dentro e sentire il tempo scorrere come fango tra le mani, leggera come un pezzo di carta che diventa pesante bagnandosi.  Hayley finalmente vide il mare, e quasi non lo ricordava così blu visto da vicino. Si era sempre arrabbiata, da ragazzina, per quell'inganno meschino del mare, che da lontano sembra una prateria azzurrina che si confonde col cielo e quando ti ci immergi si scolora trasparente. Hayley odiava le cose senza colore, ma il mare che guardava adesso era davvero blu, quasi irreale, anche a pochi centimetri dal naso.
-Davvero in quattordici anni non ti sei mai tuffata da uno scoglio, Hayls?-Zac al suo fianco si portò una mano alla bocca, fingendo plateale stupore-Beh, certo, sei una ragazza..-.
-E con questo?!-.
Odiava quando uno dei ragazzi le faceva notare che non era esattamente come loro, nonostante i jeans strappati e l'aria da maschiaccio ribelle.
Zac ingrossò la voce infantile e si rizzò sulle punte dei piedi imitando il padre di Hayley nei suoi momenti peggiori.
-Con questo, vuol dire che devi stare buona e lontana dal pericolo!-.
-Io sono il pericolo!-.
Zac per poco non perse l'equilibrio per la spinta impertinente di Hayley. Scoppiarono a ridere nello stesso istante, dimenticandosi di essere a chissà quanti metri d'altezza, fin troppo lontani dalla spiaggia di cui ormai vedevano soltanto gli ombrelloni in lontananza. Era bellissimo avere un amico come Zac, pensava Hayley, che non esita a scappare con te nel bel mezzo di una giornata al mare fin troppo affollata e su uno scoglio sconosciuto sa farti ridere anche se tu hai paura dell'altezza e non vuoi guardar giù.
-Ti va di tuffarti con me?-saltò su Zac d'un tratto.
Hayley sbarrò gli occhi. Neanche per sogno. Tremava al solo pensiero.
-Ti faccio vedere quant'è bello, dai! Ti piacerà da morire!-.
In un accenno di pazzia le sembrò che Zac potesse aver ragione, che le cose guardate dalla sua angolazione avessero una luce diversa e che lei fosse persino capace di tuffarsi da uno scoglio come chiunque altro. A stargli intorno ci si sentiva esageratamente leggeri.
-Avanti, saltiamo-.
-Sul serio?-.
-Sul serio-.
L'attimo in cui i suoi piedi si staccarono dalla terra ferma le provocò un'ultima morsa allo stomaco prima che si sentisse improvvisamente incorporea e vibrante come un'onda sonora nel vuoto. Il contatto con la mano di Zac stretta attorno alla sua fu l'unica sensazione che riuscì a provare prima di atterrare nell'acqua salata e sprofondare ridendo ad occhi chiusi.
Li riaprì a fatica. Il divano di pelle rossa era il suo luogo preferito in cui sprofondare dopo un estenuante pomeriggio di prove ed incontri con la band. Riemerse dal peso morbido dei cuscini, appoggiando lievemente la testa all'indietro; le tempie le pulsavano lente, poteva carpirne il battito con la punta delle dita. Riprese tra le mani il minuscolo blocco note blu che teneva sempre a portata d'ispirazione, per ogni volta che sentiva il bisogno di dar definizione alle sue sensazioni informi. Ne lisciò la copertina col bordo della felpa. Nulla. Erano settimane che non un solo pensiero si era materializzato su quelle pagine e ad Hayley sembrò di soffocare. Non avrebbe mai più scritto una canzone di cui esser fiera, eccola la verità. Non ne era più in grado, le sue idee restavano atrofizzate, incapaci di venir fuori con forza. Neanche riusciva più a piangere.
-E' normale che tu non riesca più a scrivere in queste condizioni, Hayls-.
La voce calma di Josh proveniva dalla cucina, ed Hayley si limitò a sospirare confusamente. La verità è che non sapeva cosa replicare. Nè quali fossero le sue condizioni.
-Scrivere è un po' guardarsi allo specchio, no?-continuò-Cosa puoi pretendere di vederci se ti senti vuoto e trasparente?-.
Paralisi. Ad Hayley la vulnerabilità terrorizzava, come terreno che frana sotto le suole. Non avrebbe mai voluto che qualcuno potesse arrivare a guardarla come sapeva fare Josh. Lui la vedeva. E la riconosceva. Il solo pensiero la scosse fino alle caviglie. 
Un pugno in pieno viso le avrebbe procurato meno dolore delle parole che aveva pronunciato poco prima, e Josh lo sapeva, mentre le sfiorava piano la guancia per lenirle il colpo appena ricevuto e le offriva i suoi occhi come nuovo specchio.
Hayley sentì sulla pelle tutto l'amore di quel gesto e una parte di sè smise per sempre di aver paura.
La stanza buia in cui si ritrovò dopo aver aperto lentamente la porta le riportò un po' di paura nello stomaco. Accese l'interruttore e la luce le mostrò la figura slanciata di Jeremy, mestamente ricurva coi pugni chiusi contro la superficie fredda del tavolo. I muscoli tesi gli si sciolsero a contatto col suo abbraccio caldo, le sue mani congestionate dalla rabbia si aprirono per sorreggere la figura esile di Hayley che versava lacrime silenziose e pesanti. Jeremy bisbigliava parole ghiacciate, imprecava contro Josh e il giorno in cui era entrato nelle loro vite, notava gli occhi vitrei di Hayley ed alzava ancora la voce. Non avrebbe dovuto permettere che le si avvicinasse così tanto da poterla gettare in un burrone con una subdola spinta. Avrebbe dovuto proteggerla, si rimproverava quasi urlandosi contro.
Josh quel giorno era andato via, e con lui Zac, portandosi dietro un pezzo della Hayley che era stata. Pregò che Jeremy riuscisse, con tutta la sua allegria, le magliette sgualcite e il cibo spazzatura, i bassi colorati che si portava sempre dietro e le sue spalle forti, a riempire gli spazi vuoti che sentiva allargarsi all'altezza del petto. Jeremy avrebbe preso sulla sua schiena tutto il peso che ella portava, pur di proteggerla da qualunque male, persino da sè stesso. Era una tacita promessa lunga anni, la sua.
Hayley si sedette indecisa sulla poltrona accanto al camino, mentre lo attendeva avvicinarsi con una tazza calda e rassicurante quanto uno sguardo paterno.
-Non c'è nulla che non possa essere curato con una buona dose di cioccolato fumante e una vecchia videocassetta dello zio Jerm!-.
Gli veniva così naturale farla sorridere, che Hayley l'abbracciò d'istinto, ma qualcosa in quel secondo abbraccio svanì.
Hayley guardò l'orologio appeso alla parete e si accorse di essere in terribile ritardo per l'inizio dello show. Eppure non riusciva a fermare il tremore delle sue gambe. Era passato così tanto dall'ultima volta che le sue scarpe avevano calcato un palcoscenico, così tanto era cambiato. Uscì dal camerino richiudendosi la porta alle spalle. Respirò piano, concentrandosi sul movimento ondulatorio del suo petto per sgombrare la mente. Taylor sbucò dalla stanza accanto facendola voltare con la sua risata rumorosa ed Hayley pensò che quel giorno l'avrebbe ricordato tra i più  belli di sempre, ma come al solito stava facendo fatica a rendersene conto mentre era impegnata a viverlo. Fu una di quelle rare volte in cui si capisce d'essere finalmente felici nell'istante stesso in cui accade. Non c'era nessun altro da attendere se non Taylor, erano rimasti in piedi in due, e forse per la prima volta Hayley si rese davvero conto della forza nascosta ed impetuosa di quel binomio, l'ultima insegna accesa quando sei per strada stanco di camminare e un po' di speranze le hai perse nel buio. Come l'ombra colorata e fedele di buona parte della sua vita, Taylor le prese la mano prima di salire al suo fianco sull'ennesimo palcoscenico che tanto avevano atteso. Il primo da calcare senza Jeremy. Qualcosa nonostante tutto le sussurrò di essere a casa, mentre si appoggiava ai gradini di legno; le voci soffuse della folla la cullarono piano mentre si lasciò abbagliare dall'innumerevole gamma di colori che le invasero la vista e poi gli altri sensi.
Era una stanza tutta bianca. Il bianco racchiudeva in sè tutte le possibili sfumature di colore, tutte le strade possibili da prendere, eppure restava incolore ed indefinito. Il bianco era colore in potenza, percorso in divenire, forse questo la spaventava più di ogni altra cosa. Scegliere. Scegliere il corridoio in cui incamminarsi tra quelli che gli si aprivano di fronte. C'erano degli strumenti sul pavimento ed Hayley si chinò per raccoglierne qualcuno. Soltanto allora vide Zac, Josh, Jeremy, e poi Taylor. Si sentì improvvisamente stanca. Con un sussulto raccolse tutte le forze che le rimanevano e cercò di attirare la loro attenzione, uno ad uno, ma non bastò a fermarli. Erano a pochi metri eppure nessuno parve notare la sua presenza. Presero corridoi diversi, ed Hayley desiderò di alzarsi, correre e raggiungerli. Erano i loro strumenti quelli per terra, non potevano lasciarli lì abbandonati, doveva ridarglieli. Aveva così tanta voglia di cantare con loro per riempire quella stanza immacolata, ma le sembrò impossibile formulare qualsiasi suono. Non aveva mai provato sensazione più paralizzante. Con uno sforzo immane, riuscì ad alzarsi sulle sue gambe. Finalmente, urlò.


La prima cosa che i sensi di Hayley percepirono fu un odore penetrante di alcool misto ad un piacevole profumo da uomo, di quelli che ella stessa amava portare addosso. Inspirò a fondo. La seconda sensazione fu visiva, un soffitto leggermente azzurro e una lieve luce d'alba attraverso le persiane semichiuse, poi un senso d'immobilità diffusa a tutti gli arti. Fu sgradevole, ma Hayley fu felice di sentire finalmente tutta la corporeità che le sembrava di aver lasciato per strada secoli prima. Il suono ritmato di uno di quegli apparecchi elettronici di cui non ricordava neanche il nome le confermò che si trovava davvero in una stanza d'ospedale. E che era irrimediabilmente viva.
L'incidente, adesso lo vedeva chiaro di fronte agli occhi come la scena immortalata di un film in videocassetta; e fu soltanto allora che si rese conto della reale provenienza di quella fragranza tanto familiare quanto intensa. Sussultò nel riconoscere Taylor, Jeremy, Josh e Zac nelle figure addormentate tra le sedie ed il minuscolo tavolo bianco della stanza. Cosa facevano lì, insieme e vicini come sei anni prima? Erano davvero lì per lei?
Chissà quante notti insonni aveva speso Taylor restando al suo fianco in quel letto d'ospedale. E chissà quanto ne aveva parlato con Zac, forse avevano intonato nuove canzoni nella speranza che lei potesse sentirle e dichiarare che erano perfette per il nuovo album. E Josh? Era davvero arrivato in quella stanza d'ospedale con il respiro mozzato, dopo tutti quegli anni? Aveva davvero avuto paura di perderla definitivamente? E Jeremy? Aveva forse preso il primo aereo da Londra per rimediare alla sua promessa non mantenuta? Chissà quanto aveva pianto senza versare una sola lacrima, per non averla saputa proteggere. Ancora una volta. Per aver addirittura creduto di poterla cancellare e lasciarla andare. 
Hayley d'improvviso ricordò Zac, il mare e le parole di Josh, l'abbraccio di Jeremy e la mano di Taylor nella sua, come frammenti di fogli sparsi nella mente, di ricordi e sensazioni lontane. Loro. Loro l'avevano tirata fuori da quello spazio sospeso in bilico tra il bianco ed il nero, adesso lo sapeva. Loro l'avevano riportata alla luce. Alla vita.

Li chiamò, e stavolta la sua voce uscì limpida e diretta dalle sue corde vocali e non dovette sforzarla per attraversare i pochi metri che li separavano. Questa volta la udirono voltandosi in un'unica direzione. I fili immaginari dei loro sguardi si incrociarono nello stesso momento, le loro vite avevano appena fatto lo stesso. E in quella stanza d'ospedale smisero di contare gli anni passati, i cambiamenti segnati sui volti e i chilometri che li avevano tenuti lontani. E se i Paramore avevano mai avuto un solo senso d'esistere, Hayley, Taylor, Jeremy, Josh e Zac lo ritrovarono esattamente lì.
   
 
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