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Autore: Zoechan    13/07/2016    0 recensioni
-Fan fiction dedicata a quei zuccherini di Tsukishima e Yamaguchi dell'anime/manga "Haikyuu!!"
Ovviamente sarà una cosa yaoi e, se la cosa mi garberà, sarà anche spinta. Buona lettura a tutti!-
«E se qualcosa andrà male?» dissi, con voce tremante.
Yamaguchi mi sorrise, come mai aveva fatto prima di quel momento.
«Io sarò sempre accanto a te.»
Genere: Angst, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Kei Tsukishima, Koushi Sugawara, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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15.36
14 – 24
Match point.
Un punto e la squadra avversaria avrebbe vinto.
Non potevo permettere che la palla toccasse ancora il nostro campo. Non io, non il bloccante. Fare da muro è un ruolo dato molto per scontato, ma essenziale per la difesa. Io ero essenziale. Il mio muro lo era.
Eppure…                               
Come eravamo finiti così? Così deboli, così impotenti. Mi sentivo così piccolo davanti agli avversari, nonostante io fossi molto più alto rispetto ad alcuni. Non potevo azzardarmi a provare debolezza, non potevo azzardarmi a provare inferiorità. Gli altri contavano su di me, non potevo fare ulteriori figuracce. In qualche modo dovevamo recuperare.
Gonfiai il petto, a testa alta.
Il sudore scorreva imperterrito sulle mie tempie, per le guance, fino ad accarezzarmi il collo, avente le vene che pulsavano dallo sforzo e dalla fatica. La divisa era incollata al mio corpo per via di tutto il sudore, non vedevo l’ora che tutto finisse.
Lo sguardo era annebbiato ma fisso al di là della rete. Esso non si spostava, fisso sulla palla.
Ero pronta a fermarla, ancora e ancora, non importava cosa.
Lo schiacciatore era pronto a ricevere, era questione di secondi prima che la sua mano colpisse la palla.
15.37
Lo schiacciatore alzò la palla e con un colpo netto essa sfrecciò fino al nostro campo, come una saetta.
Voltai il capo, Noya era riuscito a prenderla alla perfezione grazie ad una delle sue ricezioni.
Se soltanto io avessi saputo far lo stesso…
“Mia!”
…gli avversari non avrebbero segnato…
“Passala a me!”
…evidentemente sono bravo solamente nel ruolo da bloccante.
Mi guardai le mani, umide, sudate, arrossate, in alcuni punti i palmi e i polpastrelli erano lividi. Perché ero incapace di ricevere?! Che cosa ci vuole a unire le mani, piegare le gambe e spedire la palla oltre la rete?!
15.38
«Tsukishima!»
Fra il casino generale, colsi una voce che urlò il mio nome. Non era un incitamento, ma un avvertimento.
Spostai lo sguardo verso la voce che mi chiamò, e tra le riserve notai lo sguardo preoccupato di Yamaguchi. Mi stava indicando qualcosa, peccato che capii troppo tardi ciò che intendeva.
Una schiacciata da parte dell’avversario mi fece arrivare la palla dritta in piena faccia.
«Cazzo!» urlai, stringendo i denti dal dolore. Non avevo mai provato così male per una palla arrivata dritta in faccia. La rabbia salì alle stelle quando i miei occhiali caddero e una lente si ruppe.
15.39
Lì la cosa era diventata sul personale.
Mi sentivo così sconfitto dentro, così umiliato, così debole. I sorrisi maliziosi degli avversari, divertiti, mi divoravano e l’unica cosa che continuavo a ripetermi era “perché?!”. Perché mi facevo così tanti problemi? Perdere è difficile da accettare. Per quanto io non l’avessi mai fatto notare così tanto, avevo sempre odiato quella fastidiosa sensazione di sconfitta. È un po’ come quando, da bambini, tu sei l’ultimo ad essere scelto dal caposquadra per poter completare una delle due squadre per poi dare inizio al gioco.
E non ti rimane altro che chiederti “perché?”.
«Ohi, idiota!» una mano mi prese per la divisa e mi trascinò faccia a faccia verso la voce. Kageyama. Il Re dei poveri. Il suo sguardo in quel momento era capace di abbattere un albero da quanto ti fulminava. Era messo leggermente in punta di piedi per poter raggiungere la mia altezza «Non so che cazzo ti stia passando per la testa, ma vedi di svegliarti, chiaro?! Non ho intenzione di perdere in una maniera così stupida perché tu stai a guardare le farfalle in cielo! Guardati intorno, siamo tutti stremati ma di certo non stiamo a piangerci addosso. Quindi datti una svegliata, intesi?!»
Lo odiavo, lo odiavo da morire. E lo odiavo ancora di più in quel momento perché aveva ragione. Il mio sguardo passò velocemente sugli altri: Hinata era stremato, stava in piedi per miracolo, eppure tutta la determinazione che aveva lo reggeva in piedi, così come fanno i bastoni della vecchiaia; Noya aveva le ginocchia violacee e rosse, i dorsi delle mani gonfi, respiro affannato, ma sguardo determinato; Daichi. Daichi mi guardava e il suo sguardo, in genere dolce, era coperto invece da un sottile velo che in quell’istante era solo rimproverazione. Però mi sorrise, un sorriso pieno di determinazione fino all’orlo.
Determinazione.
Quello spicco che a me mancava, che avevo sempre trovato inutile. Quello che conta è la bravura e il duro impegno, a che cosa serve la determinazione?!
«Tsk… spostati, non mi servono le tue patetiche sgridate da mamma isterica.» dissi, per poi levarmelo di dosso con uno spintone.
Dovevo concentrarmi, e quella era la cosa più importante. Era sicuro che non avremmo vinto, ma la situazione si poteva comunque ribaltare, in un modo o nell’altro.
15.43
L’arbitro fischiò, era di diritto rifare il tiro siccome quello precedente era nullo.
Tutti in posizione.
Ricevuta.
Come in precedenza, la palla precipitò nel nostro campo ed era ancora più veloce e forte. Il lancio era nuovamente in direzione di Noya. Ricezione perfetta.
Respirai profondamente, strinsi i denti più che potevo per non tremare, dovevo sopportare la situazione, la paura e gli sguardi incessanti del pubblico fissi su di noi. Fissi di sicuro sulla mia prossima mossa.
La palla raggiunse il campo avversario, era un lancio alto, lento, perfetto per una schiacciata.
Difatti, come pensai, un avversario schiacciò.
Era il momento.
Saltai.
15.44

   
 
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