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Autore: __cory__    13/07/2016    5 recensioni
Ron è soltanto un bambino, ma già sogna di diventare famoso e rendere orgogliosa la sua famiglia; perché essere l'ultimo di sei fratelli non è facile, soprattutto se nessuno sembra accorgersi dei tuoi successi quotidiani.
La scoperta del gioco degli scacchi, però, riuscirà a dargli la forza per continuare a sognare.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Durante l'infanzia di Harry
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SOGNI DI GLORIA

 
“Se possiamo sognarlo, possiamo farlo” 
(big Hero 6) 


Ron aveva sempre sognato di diventare famoso un giorno, di fare qualcosa di diverso, di speciale, che avrebbe mostrato al resto del mondo che, nonostante fosse il fratello più piccolo, poteva essere il migliore tra tutti.
Il problema, pensava imbronciato, era che non sapeva fare proprio niente meglio degli altri: e l'età centrava poco, lo sapeva, perché Percy era sempre stato un bambino responsabile, pronto a rendersi utile per qualsiasi cosa, anche tenere d'occhio la piccola Ginny per evitare che si facesse del male ogni volta che la mamma non poteva prendersi cura di lei, così come Fred e George erano sempre stati divertenti - o almeno così dicevano gli altri, lui aveva ancora gli incubi per colpa del loro stupido scherzo!- e amichevoli con tutti; Charlie, da ciò che sentiva raccontare, aveva sempre avuto una certa affinità per gli animali, anche quelli più brutti e pericolosi, mentre Bill a soli tre anni aveva già mostrato i primi sintomi di magia accidentale - cosa davvero rara, che aveva reso i suoi genitori molto orgogliosi.
"E lui?" ogni tanto si chiedeva. "Perché su di lui nessuno diceva mai niente?"
Purtroppo per Ron, vivere in una famiglia numerosa era difficile e ascoltare quotidianamente i successi dei propri fratelli era un po' deprimente, soprattutto se nessuno sembrava accorgersi dei suoi.


**

La prima volta che aveva giocato a scacchi era stato il giorno del suo settimo compleanno quando, come da tradizione, suo padre aveva cercato un modo per distrarlo per un paio d'ore, mentre al piano di sotto il resto della famiglia si dedicava agli ultimi preparativi per la sua festa. 
Suo padre aveva scelto di spiegargli quel gioco perché presupponeva fosse difficile e impegnativo, soprattutto per un bambino della sua età, e sicuramente in grado di tenere - con le sue numerose regole - per un lungo periodo di tempo il figlio lontano dalla cucina. 
Ron però ne aveva subito capito i meccanismi, amando le complesse dinamiche che intercorrevano tra i vari pezzi, accettando e cogliendo la sfida che questi sembravano lanciargli ogni qual volta si mostrasse pronto a fare la sua prossima mossa.
Nel giro di poche settimane era riuscito imparare nuove strategie e battere almeno un paio di  volte tutti i componenti della famiglia.
Non si era mai sentito così felice.
Suo padre era rimasto fin da subito molto colpito dalla sua bravura:
«Farai grandi cose, un giorno» gli aveva detto. «La vita è come una partita a scacchi, dopotutto: cerca solo di ricordarti le cose che hai imparato oggi e in futuro sarai imbattibile.» 
Poi gli aveva scompigliato i capelli e, con un sorriso, lo aveva lasciato da solo davanti alla scacchiera.
Per il piccolo Ron si era aperto un mondo: aveva finalmente scoperto qualcosa che sapeva fare meglio degli altri, ed era deciso a non lasciarsi scappare quell'occasione.


**

Da grande, aveva deciso poco tempo dopo, sarebbe diventato un giocatore di scacchi.
Ogni tanto chiudeva gli occhi e si immaginava con un'enorme coppa in mano, in sottofondo le urla della folla e in tasca così tanti soldi che non sarebbe mai riuscito a spenderli tutti. Riusciva a vedere chiaramente gli sguardi ammirati della sua famiglia riempirsi di orgoglio nel momento stesso in cui veniva nominato il giocatore migliore del mondo.
Quando il giorno successivo, durante la colazione, aveva annunciato orgoglioso i suoi piani al resto della famiglia, i gemelli erano scoppiati a ridere, mentre Bill lo aveva osservato con una strana espressione sul viso. 

«Giocare a scacchi non è un lavoro, Ronnie»
Ron odiava quando i suoi fratelli lo chiamavano così: lo faceva sentire goffo e imbranato. 
Inutile.
E poi, davvero, chi aveva mai parlato di lavorare? Lavorare suonava così noioso alle sue orecchie, avrebbe preferito di gran lunga guadagnare i soldi divertendosi.


«Ragazzi, lasciate in pace vostro fratello!» aveva gridato sua madre, ammonendo con lo sguardo le altre figure sedute attorno al tavolo. «Ron da grande potrà diventare tutto ciò che vorrà»
Nessuno disse più niente al riguardo, ma l'episodio non venne dimenticato dal piccolo Ron: aveva sperato che i suoi fratelli appoggiassero le sue scelte, almeno per una volta, ma non era un problema.
Avrebbe mostrato loro che non stava scherzando, che per lui era importante.
Che ce l'avrebbe fatta.

Sì, sua madre aveva ragione, pensò. 
La vita, alla fine, era solo una partita a scacchi; e negli scacchi, lui era il Re.







***
Ciao!
Ho scritto questa one shot per i seguenti contest indetti sul forum di EFP:
- "Il contest delle regioni" di Tatsuei, con il pacchetto "Marche" che conteneva le seguenti indicazioni:
Obbligo: bambini
Divieto: bullismo
Prompt: giochi
- "Storie sotto l'ombrellone" di maqry_126, con le seguenti indicazioni:
Personaggio: Ron Weasley
Citazione: “Se possiamo sognarlo, possiamo farlo” (big Hero 6)
  
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