Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: heuchelei    14/07/2016    4 recensioni
{amuro/sera | generale | 4000 words}
Sera Masumi pensava che la sua giornata non potesse peggiorare ulteriormente. Ovviamente si sbagliava per una semplice, irritante ragione, chiamata Tōru Amuro.
♦︎ ♦︎ ♦
«Se credi che i tuoi modi da gentleman e il tuo sorriso affascinante siano sufficienti ad ammaliare anche me, ti sbagli di grosso, Amuro-san» Sera aggrottò le sopracciglia, notando l'espressione vittoriosa che stava sbocciando piano piano sul volto di Tōru e, con un moto di imbarazzo si rese conto che era troppo tardi per rimangiarsi quello che aveva detto.
«Era un complimento?» la punzecchiò, appoggiando il viso sul palmo e puntellandosi con il gomito.
«Non era decisamente un complimento!» sbuffò lei, cercando di mantenere la parvenza di nonchalance e riportando lo sguardo sul pavimento. Non era una giornata fortunata e questo era certo, ma non aveva intenzione di comportarsi come una tsundere delle medie e mettergli il broncio. Con un sospiro, si ricordò di ignorare il suo sarcasmo tagliente.
«A me sembrava un complimento, invece» la serata stava andando di male in peggio e se quell'uomo si ostinava a continuare così, Masumi non poteva garantire per la sua incolumità.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Sera Masumi, Tooru Amuro, Vermouth
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

anything that can go wrong, will go wrong

 

 

 

 

 

 

La giornata di Masumi Sera aveva preso una piega decisamente interessante.
Era un lunedì, e come tutti i lunedì, per qualche stravagante ed ingiusta legge cosmica legata alla sfortuna, qualcosa doveva per forza andare storto --
che fosse il tempo o la sua colazione, c'era sempre un piccolo particolare che stonava.
Ad essere sinceri, quello doveva essere un lunedì piuttosto sfortunato, se non il più sfortunato di tutti: il pane da toast si era bruciato, lo specchio era caduto a terra e si era infranto, aveva dimenticato il cellulare a casa ed aveva dovuto tornare a prenderlo, pioveva a dirotto, aveva rimediato un votaccio in storia e, dopo due intense e stressanti ore di shopping sfrenato, non aveva ancora trovato il regalo ideale per la festa di compleanno di Sonoko.
La ragazza sospirò, appoggiandosi sconsolata contro uno dei pilastri, l'umore sotto i tacchi delle scarpe. Il lunedì era il giorno peggiore di tutti, e sembrava che le cose non potessero andare peggio.
Gentili clienti, vi informiamo che il centro commerciale chiuderà in dieci minuti. Sera aggrottò le sopracciglia alla voce meccanica che aveva continuato a ripetere quelle parole per un po'.
Meno dieci alle otto e il supermercato era già semi-deserto, negozi di dolciumi, fiori e vestiti che abbassavano le saracinesche per concludere la giornata. Sera aveva fame ed era stanca, per non parlare della pila di compiti di algebra che ancora la aspettava sulla scrivania.
Niente da fare. Tornerò domani.
Be', ragionò mentre si avviava verso l'ascensore, al massimo posso tornare domani o farle un regalo con Ran.
Normalmente una tipa sportiva come lei avrebbe preferito le scale ma, al diavolo, non aveva la minima intenzione di farsi cinque rampe in discesa e le scale mobili erano ferme da un pezzo.
Gli ultimi clienti si stavano già affrettando fuori dalle grandi porte scorrevoli trasparenti. Sera pigiò distrattamente il pulsante dell'ascensore e le porte si aprirono con un sibilo di protesta mentre lei estraeva il suo cellulare, controllando i messaggi.
Ran le aveva scritto.

Ciao!
♥︎ Cosa ne dici di fare un regalo insieme per il compleanno di Sonoko? (^人^)

Ironia della sorte, pensò Sera, mettendosi a digitare una risposta con le sopracciglia aggrottate. Magari facendo shopping con Ran avrebbe avuto più fortuna.

Certo, Ran. Mi farebbe molto piacere. Hai qualche idea per caso?

Era talmente intenta a scrivere che si accorse solo all'ultimo momento che uno sconosciuto si era infilato in ascensore con lei proprio prima che le porte si chiudessero. Non ci fece caso.
Dopotutto l'ascensore era una scatola di metallo con qualche pulsante che si illuminava ed una parete a specchio
decisamente un luogo pubblico.
«Stai scendendo al piano terra?» Sera non si preoccupò neppure di alzar lo sguardo dal telefono per rispondere.
«A quanto sembra» mormorò, appoggiata contro la parete.
«Ottimo, anche io» lo sconosciuto premette il bottone '0' e Sera percepì la familiare sensazione delle sue budella che si attorcigliavano e del suo peso che diventava inferiore a quello di una piuma.
Con la coda dell'occhio, Masumi si rese conto che lo sconosciuto la stava fissando.
Che fissi pure, pensò, se ha intenzione di fare qualcosa di divertente, lo metterò al tappeto.

Messaggio non inviato. Credito insufficiente.

Sera sentì le imprecazioni che le salivano alle labbra. Che stupida, aveva scordato di ricaricare. Ecco l'ennesimo fatto sfortunato in una giornata iellata.
Fu in quel momento che il suo ospite aprì la bocca.
«Bene, bene, bene» quella voce. Quella sarcastica, suadente, irritante, melliflua, pungente voce che avrebbe saputo riconoscere tra mille «Chi abbiamo qui? Vedo che ci incontriamo ancora, Sera-san»
Masumi sgranò gli occhi, intascando il cellulare e rendendosi conto di con chi esattamente stesse parlando.
«Amuro Tōru» le parole le sgorgarono dalla bocca prima ancora che potesse accorgersene. E infatti, eccolo lì, una mano infilata con nonchalance nella tasca dei jeans e una borsa nell'altra, ovviamente vestito con un impeccabile maglione bianco e un giubbotto firmato. Inclinò la testa verso di lei, in cenno di saluto.
Solo a vederlo, la giornata di Masumi peggiorò ulteriormente.
«Anche tu al centro commerciale?»
«Cercavo un regalo per un'amica» soffiò lei con un gesto della mano. L'ascensore si bloccò improvvisamente e Sera fu felice di constatare che quella situazione imbarazzante stava per finire.
«Non ti facevo tipa da regali» commentò lui «Ma se hai bisogno di qualche consiglio su cosa regalare ad una ragazza, puoi chiedere a me»
«Per tua informazione» sottolineò Sera, innervosita. E perché diavolo non si aprivano le porte?! «anche io sono una ragazza, quindi non ho bisogno dell'aiuto di un bellimbusto come te, Amuro-san»
«Scioccante. Chi l'avrebbe mai detto che fossi una ragazza?» ridacchiò Tōru.
«Vai a--
» Sera, avvampando, aprì la bocca per mandarlo in un posto poco carino, ma fu fermata improvvisamente dallo spegnersi delle luci.
E... quello era per caso un tremito?
Sera sgranò gli occhi rendendosi conto solo all'ultimo istante di aver perso l'equilibrio, e che il pavimento si stava rovinosamente avvicinando alla sua faccia. In un frammento di istante si maledì tra sé e sé. Anni di allenamenti di Jeet Kune Do e si faceva trovare impreparata alla prima scossa su un ascensore? Suo fratello l'avrebbe sbeffeggiata a vita.
Chiuse gli occhi, preparandosi all'impatto che non arrivò mai. Al contrario, sentì due mani forti afferrarla per le spalle, il suo volto ora premuto contro qualcosa di soffice che la ragazza registrò subito dopo come il maglione di Tōru. Oh, no, no, no.
«Attenta» sibilò lui con un sorrisino divertito, mentre si raddrizzava per tornare in equilibrio «Non vorrei dover curare un trauma cerebrale in un ascensore. Ne, l'equilibrio non è il tuo forte, Sera-san?»
«Molto simpatico» tagliò corto la ragazza, spingendolo via in malo modo. La luce era spenta di nuovo e l'ascensore aveva ripreso ad oscillare con un cigolio snervante. Sera aveva una brutta sensazione, ma cercò di respingerla nel fondo della sua mente. Avrebbe sicuramente ripreso a funzionare in qualche secondo, giusto?
«Un 'grazie' sarebbe stato sufficiente» mormorò Amuro, poggiando la sua borsa sul pavimento e schiacciando nuovamente il pulsante, accigliato.
Niente.
La luce dei tasti era spenta, il che non era un gran segno.
Tōru poi passò al pulsante di apertura delle porte. Niente.
Quello di chiamata? Niente di niente.
«Non sono un'esperta di ascensori, ma non penso che sia un buon segno» Masumi contemplò con un cipiglio irritato e inquietato il rapido balugino delle luci, che si accesero e spensero rapidamente con un crepitio, per una, due, tre, volte, per poi farli piombare nell'oscurità.
Silenzio.
La fioca luce di emergenza rossastra di accese improvvisamente.
Amuro e Sera si guardarono a lungo, due sguardi ugualmente attoniti nel registrare la situazione disastrosa in cui si stavano cacciando.
Sera prese un profondo respiro, intimando si di rimanere calma.
«Ehi! Ehi! C'è qualcuno qua fuori?» diede un calcio alla parete, cosa che fece traballare la loro prigione ancora di più «Mi sentite? Siamo bloccati qui dentro! Ehi
Amuro roteò gli occhi al cielo, continuando a premere il pulsante di emergenza con la fronte sempre più corrucciata.
«Siamo bloccati» esalò infine, incrociando le braccia sul petto.
«Ma non mi dire?» Sera mollò un altro calcio alla porta e lanciando un'occhiata all'orologio. Le otto e dieci.
Questo significava che il centro commerciale era chiuso e questo significava che...
«Anche se urli non ti sentiranno» spiegò lui con calma, passandosi le mani tra i capelli «È inutile»
«E allora usciamo dalla botola lì sopra» replicò lei, spazientita, indicando l'apertura direttamente sopra la sua testa. Era più terrorizzata dall'idea di essere bloccata in un ascensore con Tōru Amuro che dall'idea di essere bloccata in un ascensore in generale.
«E questo dove l'hai visto, in un film?» Tōru si appoggiò distrattamente alla parete, la voce grondante di disprezzo «Non se ne parla neanche. È scivoloso e se tocchi i cavi potresti prendere la scossa»
«Da quando sei mia madre, Amuro-san?» replicò lei, piccata.
Tōru la ignorò bellamente.
«Spero che tu non sia claustrofobica, Sera-san» commentò con calma, esaminando il pannello con una scrollata di spalle «perché temo ci toccherà rimanere qui per un po'»
«Vuoi stare qui... a non far niente?!» Masumi sgranò gli occhi, sconvolta «Ho delle cose da fare. Non posso rimanere qui»
«Non abbiamo altra scelta» rispose lui, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, mentre Sera fumava di rabbia repressa, desiderando ardentemente di prenderlo a schiaffi «e poi anche io ho un appuntamento, ma non posso farci niente, per ora»
«Hai un cellulare?» la domanda le era uscita più implorante del previsto.
«È scarico» replicò lui, laconico, sventolandole sotto il naso l'ultimo modello di iPhone «Il tuo?»
«Non ho soldi» si morse il labbro nel vederlo stringersi nelle spalle.
«Allora non se ne fa niente. Appena torna la corrente possiamo chiedere aiuto con il pulsante di emergenza. Intanto fa' qualcosa per distrarti, altrimenti andrai in iperventilazione»
«Non sto andando in iperventilazione» chiosò lei, offesa.
«Dicono tutte così prima di svenire» Amuro la guardò di sottecchi con un'espressione cupa «Meglio se ti siedi»
Sera lo ignorò.
«Se sei bravo quanto dici a fare il detective, allora riuscirai a trovare una soluzione anche a» spalancò le braccia, abbracciando la piccola estensione dell'ascensore, mentre camminava in tondo «questo»
«Visto che anche tu dici di essere una detective, non vedo perché non possiamo collaborare» le lanciò uno sguardo arrogante e tronfio. Masumi sentì le mani prudere per il desiderio di prenderlo a pugni «Sempre che tu non abbia troppa paura di confrontarti con me»
«Non ho niente di cui avere paura» lo rimbeccò, stizzita «Ma tu potresti almeno tentare di risolvere il problema»
«Le mie abilità nel campo dell'elettronica sono piuttosto limitate purtroppo...» Tōru inarcò un sopracciglio scuro.
«Oh, quindi c'è qualcosa che non sai fare, Amuro-san?» asserì lei con un fischio divertito «Scandaloso. Non lo dirò alle tue fan, promesso»
«Però» Amuro ignorò la sua risposta pregna di sarcasmo, facendo un passo verso di lei e afferrandole il braccio con sorprendente gentilezza «ne so abbastanza di fisica per dirti che mettersi a camminare come una pazza scatenata in un ascensore sospeso a venti metri nel vuoto, non è decisamente una buona idea»
«Quindi non dovrei fare nulla e aspettare l'arrivo dei soccorsi, che, ripeto» Sera gli sventolò il dito sotto il naso con uno sospiro esasperato «non sappiamo neanche se arriveranno?»
«Per questo, neppure girare in tondo come un leone in gabbia ti servirà a qualcosa» le sorrise, incoraggiante «Siediti e discutiamone con calma»
Molto lentamente, la ragazza scivolò a terra, accovacciandosi nell'angolo opposto, il più distante possibile da lui.
Be', almeno era un miglioramento.
«Bene» Tōru decise che era meglio non invadere il suo spazio personale. Non voleva trovarsi a lottare nell'ascensore bloccato «Ora che ti sei calmata, qualche supposizione sul perché l'ascensore si sia fermato?»
«È andata via la corrente?» tentò lei, stringendosi le ginocchia al petto.
«Probabile. Per questo non funzionano i tasti» spiegò lui amabilmente «Ma magari le funi si sono corrose»
«E con questo?»
«Quando le funi sono troppo rovinate o usurate, si attiva un freno che fa fermare l'ascensore. Così non cadremo nel vuoto»
«Mettiamo che sia come dici» iniziò lei, giocherellando con i lacci delle scarpe «Pensi che abbiano sentito la richiesta di soccorso?»
«Probabilmente dovremo aspettare un po'. Forse fino a domani mattina» Amuro appoggiò la borsa nell'angolo, per niente irritato. Il suo appuntamento con Vermouth avrebbe dovuto aspettare, ma non sembrava particolarmente dispiaciuto.
«Non ho intenzione di passare la notte qui» con te.
Aggiunse mentalmente Masumi, poggiando le mani sui fianchi.
«Temo tu non abbia altra scelta» Amuro scoppiò a ridere, ribaltando il capo all'indietro «Ma se vuoi puoi dormire contro la mia spalla, così almeno starai un po' più comoda»
Masumi fu grata della luce rossastra che nascondeva almeno in parte le sue guance in fiamme. Per la sua testa passarono almeno una dozzina di insulti diretti contro di lui.
Bastardo. Approfittatore. Idiota.
«Se credi che i tuoi modi da gentleman e il tuo sorriso affascinante siano sufficienti ad ammaliare anche me, ti sbagli di grosso, Amuro-san» Sera aggrottò le sopracciglia, notando l'espressione vittoriosa che stava sbocciando piano piano sul volto di Tōru e, con un moto di imbarazzo si rese conto che era troppo tardi per rimangiarsi quello che aveva detto.
«Era un complimento?» la punzecchiò, appoggiando il viso sul palmo e puntellandosi con il gomito.
«Non era decisamente un complimento!» sbuffò lei, cercando di mantenere la parvenza di nonchalance e riportando lo sguardo sul pavimento. Non era una giornata fortunata e questo era certo, ma non aveva intenzione di comportarsi come una tsundere delle medie e mettergli il broncio. Con un sospiro, si ricordò di ignorare il suo sarcasmo tagliente.
«A me sembrava un complimento, invece» la serata stava andando di male in peggio e se quell'uomo si ostinava a continuare così, Masumi non poteva garantire per la sua incolumità. Se l'indomani avessero trovato due ragazzi vivi o una ragazza ed un cadavere, sarebbe dipeso dai loro battibecchi.
Decise che era meglio rinchiudersi in un silenzio indignato, almeno per non fare altri passi falsi. L'ego di Tōru non aveva certamente bisogno di gonfiarsi ancora di più.
«Se ci fosse mio fratello qui, saprebbe cosa fare» prima ancora che se ne accorgesse, Sera aveva ripreso a parlare a vanvera, la sua immaginazione alla deriva in un oceano di pensieri «Shū-nii sapeva sempre come comportarsi in questi casi»
A differenza di te, avrebbe voluto dire, probabilmente. Per qualche strana ragione il pensiero fece irritare Amuro. Chi diceva che lui non potesse essere migliore di Shūichi Akai? Probabilmente quella mocciosa non sapeva neppure che suo fratello fosse vivo e vegeto e che se la stesse spassando con i suoi amici dell'FBI mentre infilava il naso nelle sue faccende.
La parte crudele di lui
-- quella che aveva coltivato per anni mentre era nell'organizzazione, mentendo e ingannando, ferendo ed uccidendo -- voleva dirglielo. Farla soffrire, vederla crollare come era successo a lui, anni prima, alla vista del cadavere di Scotch.
Amuro ingoiò le parole velenose che gli stavano salendo alle labbra.
«Sembra un bravo fratello» asserì con cautela, mordendosi l'interno della guancia per reprimere una smorfia di disgusto. Stava davvero parlando con la sorellina del suo peggior nemico?
«Lo era» annuì lei, la testa appoggiata contro lo specchio e le mani attorno alle ginocchia «Sai, era un fratello piuttosto figo, con il suo lavoro nell'FBI e tutto il resto. Sempre a fare roba che vedi nei film d'azione. A volte gli chiedevo di portarmi con lui, ma finiva sempre per rimproverarmi. Ho imparato a combattere dai suoi video. Sapeva lottare ed era almeno tre volte più forte di me nelle arti marziali... ma alla fine non è servito a nulla»
«Come mai?» domandò piano Tōru, anche se sapeva perfettamente la storia.
«Gli hanno sparato durante un caso» Masumi sorrise amaramente «Una cosa grossa a quanto pare. Non ha voluto rivelarmi i dettagli. Suppongo non lo scoprirò mai»
Se solo sapessi le cose che ha fatto tuo fratello per il suo fottuto lavoro.
«Immagino sia stato difficile per te» certo, non poteva offrirle compassione per quell'uomo, ma almeno qualche frase riciclata da un necrologio magari l'avrebbe fatta sentire meglio. Non che odiasse Masumi, anzi, era piacevolmente irritante e, dopotutto, non era colpa sua se era nata nella famiglia sbagliata, con il fratello sbagliato. Si avvicinò a lei, con un sospiro.
Controllò l'orologio. Già le nove e mezza?
«Un po'» Masumi si stava odiando per quello che stava dicendo. Tra tutte le persone la sua mente stanca aveva proprio scelto quel tipo per sfogarsi? Si conoscevano appena! «Tu e Shū-nii siete un po' simili. Magari avreste potuto essere amici»
Le memorie alla stazione dei treni la tormentavano. Shūichi e il suo amico, quello della chitarra, e poi quell'uomo sorprendentemente simile ad Amuro.
«Forse. In un mondo parallelo, magari» non seppe reprimere un sorriso caustico che gli affiorò sulle labbra. Lui e Akai? Neanche per sogno.
«Comunque, come mai eri al centro commerciale?» la ragazza cambiò argomento. Sembrava improvvisamente più loquace.
«Acquisti» Amuro scrollò le spalle, ma Masumi riuscì a notare la rigidità difensiva nella sua postura.
«Un regalo?»
«Qualcosa del genere» senza essere invitata, Sera diede una sbirciatina al contenuto della borsa, e il soffice profumo che fluttuava nell'aria la fece sorridere lievemente.
«Fiori? Sul serio?» i suoi occhi verdi vagarono sui piccoli fiori violacei e sulle foglie rigogliose «Non pensavo fossi così romantico»
«Sono giacinti viola» disse semplicemente lui, lapidario.
«Immagino siano per la donna con cui hai un appuntamento» commentò Sera, appoggiando la fronte alle ginocchia.
Tōru la guardò per qualche istante per poi scuotere il capo e scoppiare a ridere fragorosamente. Per Vermouth? Per carità.
«Niente del genere» scosse il capo, le lacrime agli occhi per l'idea assurda. Il suo rapporto con quella donna era semplicemente lavorativo «Nonostante avessi un appuntamento con una donna stasera, non sono per lei. Li ho comprati per un uomo»
«Quindi ti piacciono gli uomini?» commentò lei con una sfumatura maliziosa della voce «Scioccante. Potrei addirittura essere il tuo tipo»
Amuro sospirò profondamente, aprendo e chiudendo i pugni con espressione indecifrabile.
«È morto» bisbigliò a voce bassissima e una calma quasi innaturale scese su di loro. Sera rabbrividì leggermente nella sua uniforme scolastica.
«Mi dispiace» disse sinceramente, odiandosi per quelle parole, perché dopotutto sapeva come ci si sentiva a perdere qualcuno di importante «Se posso chiedere--
»
«Un incidente» tagliò corto Amuro. Tuo fratello lo ha ammazzato «Ma è successo tempo fa. Non ci possiamo fare niente ormai»
Per tutta risposta Masumi socchiuse gli occhi e rimase in silenzio, stendendo le gambe per rilassare i muscoli e controllando il telefono con un sospiro rassegnato. Nessun segno ancora dei soccorsi.
«Arriveranno, prima o poi» rilevò Tōru senza troppa agitazione, appoggiando il capo contro la parete.
«È stato un giorno piuttosto sfortunato» replicò lei, tono assente e remoto, sentendo la piacevole sensazione di torpore prima di assopirsi «Questo è solo l'ultimo in una serie di sfortunati eventi. Il lunedì è sempre il giorno peggiore di tutti»
«Beh, sai come si dice... 'Se qualcosa può andar male, andrà male'» commentò lui con una risata secca.
«Ah?» Sera inclinò il capo verso di lui, le sopracciglia aggrottate.
«La legge di Murphy» spiegò lui pacatamente «Il toast cade sempre dalla parte imburrata. La probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità, Gumperson»
«E se leghi il toast ad un gatto e lo fai cadere? Da che parte atterra?»
«Quello è il paradosso del gatto imburrato» rise lui, scuotendo il capo.
«Povero gatto» commentò lei, sbadigliando mentre la conversazione moriva poco a poco, e rimanevano in un silenzio placido e confortevole.
«Sera-san?» domandò con nonchalance, gli occhi puntati verso il soffitto.
«Mh?» mugugnò lei, rigirandosi nella scomoda posizione.
«La proposta di prima è ancora valida»
Silenzio. Quando si voltò, si rese conto che Masumi Sera aveva già preso sonno, il petto che si sollevava ed abbassava regolarmente come il ritirarsi e il salire della marea.
Tōru Amuro
-- Rei Furuya -- scoppiò a ridere sofficemente, scuotendo il capo.
Immagino possiamo fare una tregua per oggi, pensò con un sogghigno.
Poi lasciò che la sorella del suo peggior nemico gli appoggiasse la testa contro la spalla e, finalmente, chiuse gli occhi anche lui.

 


Si svegliò poche ore dopo al rumore di un piede di porco che piegava il metallo delle porte.
Amuro batté le palpebre non appena la luce fioca dell'alba gli baciò gli occhi. Masumi era ancora tranquillamente addormentata accanto a lui quando la faccia di un tecnico sbucò dall'apertura con un'espressione rassicurante.
«Sono qui!» strepitò al suo collega, facendo un cenno di saluto al ragazzo «Tutto bene? Siamo estremamente spiacenti. A causa del blackout la segnalazione è stata ritardata»
Tōru, nonostante qualche articolazione e muscolo irrigidito, annuì semplicemente, mentre le porte di quella gabbia di metallo di finalmente si spalancavano di nuovo.
«Stiamo bene. La ragazza è un po' stanca, ma non abbiamo niente di rotto» l'operatore annuì alle sue parole. Amuro si alzò con cautela per non svegliare la ragazza ed uscì all'aria aperta. Non si era neppure accorto di quanto l'aria fosse viziata lì dentro.
«Ecco, l'ambulanza dovrebbe arrivare tra poco. Prego, si sieda mentre attende
--» iniziò l'uomo, ma Tōru si limitò a stringersi nelle spalle e a rassicurarlo sulle sue condizioni. Non aveva bisogno di un altro contrattempo.
Dopo un quarto d'ora di conversazione, Tōru era riuscito finalmente a convincere i soccorritori che non aveva alcun bisogno di un check-up medico e che non avrebbe fatto causa alla ditta di ascensori (aveva altri problemi al momento) e aveva lasciato a loro il compito di prendersi cura di Sera. Era uscito dal centro commerciale mente albeggiava, fiori alla mano e un mezzo sorriso vittorioso mentre ripensava alla conversazione avuta con la ragazza. In quel momento non sapeva se fosse più Bourbon o Rei Furuya a sentirsi così euforico.
La cosa che però lo sorprese ancora di più fu trovare un'accigliata Vermouth al posto di guida nella sua RX-7 bianca.
«Sei in ritardo, Bourbon» commentò la donna, seduta sul suo sedile, una sigaretta tra le labbra vermiglie e il finestrino abbassato.
«Colpa mia, sono rimasto bloccato in un ascensore» esclamò lui, alzando le mani in segno di resa mentre faceva il giro per accomodarsi accanto a lei.
«Meglio che ti inventi una scusa migliore. Gin non sembrava molto contento» la donna sorrise algida, inspirando una boccata di fumo mentre lo osservava attraverso lo specchietto.
«Non sto mentendo. Non è stata una nottata particolarmente fortunata» scrollò le spalle, mettendosi la cintura. Il sedile di pelle era molto più comodo della parete metallica dell'ascensore.
«Come vuoi. Sono fiori, quelli?» domandò lei, interessata, mentre il motore faceva le fusa.
«Sono per un amico»
Vermouth arricciò il naso, lanciando un'altra occhiata alle piante.
«Giacinti viola. Una scelta... interessante» commentò monocorde mentre la macchina di un bianco smagliante scivolava fuori dal parcheggio, silenziosa e quasi furtiva sulla strada asfaltata.
«A quanto pare» Bourbon scrollò le spalle, appoggiando il capo contro il finestrino, perso nei suoi pensieri.
«Non ti facevo così sentimentale, Bourbon» commentò la donna con una risatina venata di malizia.
«Non mi conosci abbastanza bene, allora» replicò lui, quietamente.
«Probabilmente no» Vermouth scosse i ricci biondi con espressione annoiata, pensando al significato del fiore «Mi dispiace, eh?»


Sera Masumi odiava gli ospedali e, ovviamente, in una giornata iellata doveva per forza finire in uno di quei luoghi che puzzavano di antisettico e omogenizzati.
Dopo che una serie di rapidi test avevano rivelato che era affamata, ammaccata e parzialmente disidratata (ma per il resto stava bene), i medici l'avevano lasciata andare con la promessa di tornare a casa e riposarsi.
Amuro, a quanto pareva, se ne era andato ore fa, senza neppure salutare.
Non molto sorprendente, visti i trascorsi. Dopotutto era abbastanza logico che dopo l'avventura in ascensore fosse tornato ad essere il solito spocchioso ed arrogante. Be', lei avrebbe fatto lo stesso.
«Sera-chan! Oddio, Sera-chan, sono così contenta che tu stia bene!» appena mise piede fuori dalla porta, andò direttamente a sbattere contro un'agitatissima Ran, che era probabilmente stata ad attenderla fuori dalla porta in stato confusionale per tutto quel tempo.
«Ah, Ran-chan» Sera traballò un pochino sulle gambe ancora addormentate per aver dormito sul pavimento «Uhm, io sto... sì, sì, tutto bene»
«Quando Amuro-san mi ha detto cosa ti era successo non volevo crederci. Sei sicura che vada tutto bene? Se Shinichi lo sapesse...» Sera trovava piuttosto carino che Ran si fosse preoccupata così tanto per lei, ma a quei livelli era persino imbarazzante. A disagio, spostò il peso da un piede all'altro.
«Sì, è stata una giornata particolarmente sfortunata per entrambi, ma non è stato così male come pensavo» Sera scosse la testa, prendendo Ran a braccetto «Cosa ne dici di un buon tè al Café Poirot per dimenticare questa storia?»
Ran annuì calorosamente, seguendo l'amica fuori dall'ospedale.
«Ehi, Sera-chan» Ran si fermò improvvisamente, indicando una macchia sul colletto della sua camicia «Ti sei sporcata?»
Sera sfiorò il punto incriminato, rendendosi conto solo in quell'istante di che cosa fosse quella macchia. Ritrasse le dita, dove era incollato un piccolo fiore violaceo e profumato. Un giacinto viola.
Sorrise lievemente tra sé.
Forse non era andato proprio tutto storto.


dalliance: a brief love affair.

dunque, che dire? partiamo dicendo che tornare a pubblicare è come trovare un’oasi nel deserto, solo metaforicamente parlando, ma con tanti più mal di testa e diottrie sacrificate al dio della scrittura(?). e niente, salve fandom, sono rie, piacere di conoscervi! ~

seguo conan da un bel po’, ma non ho mai avuto l’ispirazione per scriverci qualcosa e proprio ieri sera all’una di notte *puff* mi è venuta la maligna idea di rinchiudere la mia otp in un ascensore per una notte. don’t judge me.

non so da dove l’idea provenga esattamente, ma ho sempre voluto farlo e sera e rei si prestano bene a questo scopo, lel. btw, sono scioccata dall’assenza di fic su di loro ç___ç

che poi, giusto per sapere, questa coppia ha un nome? serei? tōrusera? masurei?

la cosa divertente in detective conan è che i personaggi hanno un sacco di alias, perciò ho sempre una nuova opzione per chiamarli nel testo, lol.

per discolparmi posso dire che se fossi rimasta io in ascensore con rei avrei fatto cose poco caste e pure (il mio personaggio preferito, awww ♥︎) e vabbè, non mi perdo a parlare di quanto sia figo bābon(?), che altrimenti non finisco più. e, niente, dopo aver passato mesi a scrivere in inglese, tornare a scrivere in italiano fa stranissimo, non so perché °u°

comunque se non sbaglio, sera non sa che shuuichi è vivo, amirite? perché seguo le scan e questo dovrebbe essere posizionato dopo il capitolo 940 o cose simili. amo quella ragazza così tanto.

parlando della storia, tutto il discorso sulla legge di murphy è realmente eistente e da nerd quale sono ho voluto infilarcelo dentro. spero che non siano venuti ooc ;---;

oh, e sono all’incirca 4000 parole, per otto pagine di word, che è un sacco secondo i miei standard. mi sento prolifica oggi(?).

detto questo, spero che vi sia piaciuta! ovviamente recensioni/preferiti/ricordati, così come consigli, sono sempre ben accetti ~

rie

 

 

 

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: heuchelei