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Autore: Crepuscolina13    15/07/2016    0 recensioni
E se Emma fosse un angelo custode con il compito di vegliare, e di rendere di nuovo buona la famosa Evil Queen ?
Ovviamente SwanQueen.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando tornai Regina era già sveglia e la trovai seduta davanti allo specchio, intenta ad osservarsi.

Mi avvicinai in punta di piedi per coglierla di sorpresa ma il mio riflesso mi tradì e lei si girò sorridendomi.

-Emma sei tornata- constatò con gioia alzandosi in piedi.

-Buongiorno- abbozzai in imbarazzo.

Eh si ero molto in imbarazzo, non per ciò che era accaduto la notte scorsa ma più che altro era che non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo adesso.

La nostra normale routine era stata stravolta, per fortuna, però adesso tutto sembrava così nuovo, inesplorato ed un po' mi spaventava.

Anche adesso per esempio cosa avrei dovuto fare?

Abbracciarla? Baciarla sulla guancia? Sulla bocca??

Per fortuna ci pensò lei avvicinandosi e facendo intendere molto bene le sue intenzioni.

Io chiusi gli occhi e poi sentì le sue labbra sulle mie.

Il baciò durò poco e quando finì cercai ancora la sua bocca invano.

-Come è andata con gli anziani?- chiese ritornando a sedersi sulla sedia per infilare degli stivali di colore nero.

-Bene,bene- risposi accomodandomi sul bordo del letto che era ancora sfatto.

-Non hanno causato altri problemi, mi hanno solo affidato il nuovo protetto e poi abbiamo fatto alcuni esperimenti-

-E chi è? Quali esperimenti?- domandò subito con curiosità.

-Si chiama Genoveffa, è una ragazza un po' viziata che ha bisogno di alcuni buoni consigli, non abita nella Foresta Incantata ma non ho problemi a spostarmi velocemente-

-Capisco...e quali esperimenti avete fatto?-

-Erano preoccupati sulle incognite della mia nuova forma così sotto la loro supervisione ho interagito un po' con gli umani, mettendo alla prova entrambe le parti che adesso fanno parte di me e devo dirti che mi è stato molto d’aiuto, ho imparato a conoscere meglio me stessa- commentai infine, ripercorrendo mentalmente gli eventi della giornata.

Alzandomi avevo fatto attenzione a non svegliare Regina e poi mi ero catapultata dagli Anziani che mi aspettavano nella stessa stanza del processo, solo che questa volta era vuota.

Non perdendo tempo mi avevano riferito la loro volontà di volermi affidare qualcuno relativamente semplice da custodire, visto che d’ora in poi avrei dovuto dividere il mio tempo tra Regina e la mia protetta, il mio orgoglio, sempre alla ricerca di nuove sfide ne aveva sofferto un po' ma alla fine avevo accettato e gli avevo anche ringraziati per il premuroso pensiero.

Dopo ciò eravamo stati da Genoveffa e poi ci eravamo spostati in un piccolo villaggio per poter testare le mie nuove abilità.

-Ne sono felice, racconta allora- chiese con entusiasmo.

-La ragazza potrà vedermi quindi non mi sarà possibile stare 24 ore su 24 al suo fianco, anche perché adesso io o te- precisai fermandomi per guardarla, a quelle parole lei si alzò dalla sedia e venne ad accomodarsi accanto a me, sul bordo del letto ed io continuai.

- Proprio per questo mi fingerò una sua domestica, e passerò con lei il tempo che riterrò necessario per lo svolgimento del mio compito- Regina annuì con la testa ed io le strinsi le mani che aveva in grembo.

-Sai...gli Anziani mi hanno detto che non era necessario che io custodissi qualcuno, adesso posso sopravvivere anche col cibo però io ho insistito per averlo, per avere qualcosa che mi riportasse alla mia vecchia vita, qualcosa che fa ancora parte di me, non ti dispiace vero?- domandai preoccupata che non fosse d’accordo con le mie scelte.

-No, va bene- rispose sincera – e poi sai che noia averti intorno tutto il santo giorno?- sorrisi a quelle parole.

-Ah c’è un altra cosa, ovviamente questo non ho potuto sperimentarlo, ma secondo le teorie della custode Granny adesso io posso sognare, non è grandioso?? Voglio dire so cosa significa sognare ma non l’ho mai provato veramente sulla mia pelle, non so cosa voglia dire sognare qualcosa che appartenga al mio inconscio, qualcosa che sia solo mio- spiegai entusiasta di questa novità.

-Allora il nostro incontro non ha causato solo guai- commentò Regina a bassa voce.

-Dai non dire così, abbiamo dovuto superare degli ostacoli ma a chi non succede?- domandai retorica.

-Si scusa, hai ragione, sono solo rimasugli di alcuni pensieri negativi- e scosse la testa come a voler buttar via tutti i cattivi pensieri.

-Continua a raccontare! Se puoi fare sogni tutti tuoi deduco che tu non possa far parte di quelli della tua protetta- ipotizzò Regina cercando di cambiare discorso.

-Aspettavo questa domanda!- esclamai entusiasta come una bambina.

-Sempre secondo le teorie di Granny, poi bisognerà vedere se sono giuste, comunque secondo lei sarò in grado di entrare nella sua mente intrecciando il mio sogno al suo, come se li fondessi per crearne uno tutto nuovo, non so bene come, direi che lo scoprirò quando mi capiterà l’occasione- spiegai emozionata ma trattenuta, in fondo quelle erano solo teorie.

-Wow sembra piuttosto….elettrizzante- disse Regina non sapendo bene come descrivere la cosa, poi però sul suo viso passò un dubbio.

-Aspetta un attimo..hai detto che lo capirai quando capiterà l’occasione, e quando dovrà essere questa occasione?- chiese perplessa e forse avevo già capito dove volesse andare a parare.

-Te l’ho detto sono libera di gestire come più credo il tempo che passo in sua compagnia, ed è probabile che alcune notti dorma con lei, ma poche….- aggiunsi per addolcire la pillola amara e subito guardai il suo viso per riuscire a capire cosa le passasse per la testa.

-Oh perfetto, dovrò condividere la mia donna sia di giorno che di notte con questa stupida sconosciuta- esclamò infastidita alzandosi in piedi, io la seguì a ruota.

-Mi dispiace...se ti crea fastidio posso mollare tutto non…-

-Noo non devi rinunciare a niente, credo solamente di essere gelosa- ammise abbassando il tono della voce ed abbozzando un sorriso, dandomi poi le spalle, e ciò insieme alle sue parole mi fecero molta tenerezza.

-Sai non dovresti esserlo, non è molto bella-

-L’hai vista?- domandò avvicinandosi e costringendomi ad arretrare verso il letto.

-Si, avrà una quarantina d’anni, ha degli occhi color marrone fango, è spelacchiata, con le rughe, la gobba ed e pure zoppa e poi ha degli enormi sopraccigli a cespuglio-

-Mi stai per caso prendendo in giro?- domandò con un sorrisino furbo ed io ormai anche se scoperta decisi di continuare il gioco.

-Noo, ma cosa dice maestà, non mi permetterai mai-

Fingendosi arrabbiata mi spinse sul letto e cadendomi sopra mi strozzò il respiro con il suo peso.

-Non so se doveva essere una cosa romantica ma mi hai quasi rotto una costola- sussurrai con poca voce e lei si tolse subito da sopra di me per accoccolarsi al mio fianco.

-Scusa- disse non trattenendo però alcune risate per la mia faccia che evidentemente doveva essere molto buffa.

-Diciamo che me lo sono meritata- risposi tranquillizzandola.

Rimanemmo per un altro po' distese sul letto.

Viso contro viso con la costante tentazione di unire le nostre labbra eppure con il costante timore di farlo, per testare la nostra resistenza ,come se fosse presente una barriera invisibile tra di noi, come a voler rievocare la nostra iniziale relazione, come per ricordare ad entrambe che non dovevamo mai dare niente per scontato, che anche un semplice sfiorarsi di dita per noi valeva come cento baci messi insieme.

Adesso avevo l’opportunità di osservarla a lungo azione che non potevo fare spesso ed ammirarla era qualcosa che mi riempiva il cuore di amore, espandendolo ancora di più.

-Prima sono venuti ad informarmi che la forca per l’esecuzione di Biancaneve è pronta- confessò interrompendo il magico momento.

-Cosa?!-esclamai sorpresa, in verità mi ero quasi dimenticata di lei.

-Si con tutto quello che è successo non ho mai dato istruzione per liberarla, non potevano sapere che avevo cambiato idea, anzi a dire la verità penso che rimarranno molto sorpresi da questo cambio di piani- rifletté fra sé e sé e sentendo la sua voce un po' turbolenta allungai una mano per accarezzarle una guancia.

-Cos’hai intenzione di fare?-

-Avevo pensato di presentarmi al villaggio, solo che invece di ucciderla la libererò davanti a tutti, in questo modo potrebbero anche vedere che adesso sto cercando di essere diversa, che ne dici?- domandò insicura.

-Dico che è perfetto-

-Grazie il tuo sostegno è importante per me- confessò ed a quel punto decisi che era arrivato il momento di trapassare quel confine e prendermi ciò che desideravo.

Lei non se l’aspettava, ma le sue labbra non impiegarono molto a contraccambiare il bacio.

Misi una mano dietro la sua testa, assaggiai con il tatto i suoi setosi capelli e l’avvicinai a me, anzi per essere precisi spiaccicai la sua faccia contro la mia, tanto che sentì i nostri denti cozzare.

-Ahi- si lamentò lei stoppando il bacio.

-Scusa!- dissi subito, dispiaciuta di averle fatto del male, ma lei scoppiò a ridere.

-Come sei imbranata-

-Ehi non sono ancora abituata ai contatti fisici- replicai mettendo il broncio.

-Di certo non per colpa mia- commentò ridendo per faccia.

-Questo è un colpo basso- le feci notare e lei non rispose ma mi guardò per farmi capire che andava tutto bene, che adesso stavamo bene e che finché lo volessimo nessuno ci avrebbe più separato.

Rimanemmo ancora un altro po' in silenzio, a riflettere e questa volta fui io a parlare per prima.

-Sai Regina stavo pensando a quello che hai detto prima, sul fatto di voler ottenere la fiducia dai tuoi sudditi o che almeno cambino prospettiva con cui vederti e...adesso hai la magia bianca- lei ascoltò in silenzio senza interrompermi -Ricordo che quando tu ancora non potevi vedermi sei andata a piangere nel bosco perché per colpa della tua malvagità non ti era possibile aiutare il tuo popolo, ma adesso puoi quindi perché oltre che a liberare Biancaneve non curi anche i loro campi?? In questo modo non potranno certamente negare che tu ti stia impegnando per cercare di..- ma mi mancò il fiato per finire la frase perché venni strozzata da un suo abbraccio.

-Tu sei un genio e ti amo- il mio cuore fece una capriola ma non feci in tempo a dirle che anche io l’amavo perché con una bella strattonata mi tirò giù dal letto.

-Mentre non c’eri ho già dato disposizione per apparecchiare per due, dai cambiati che andiamo a mangiare-

-Cambiarmi?- chiesi confusa per il repentino miscuglio di emozioni, umori e sensazioni ed inclinai la testa per far recepire meglio il messaggio.

-Certo, non puoi più andare in giro con quell’abito bianco anonimo sporco da chissà quanti anni, traumatizzerai non solo i miei domestici ma anche Genoveffa in questo modo- mi spiegò tranquillamente aprendo l’armadio.

-Ehi il mio abito non è sporco e poi non è bianco anonimo ma bianco candido- ribattei mettendo il broncio.

Con la coda dell’occhio mi guardai allo specchio, in fondo non era tanto male e poi stava così bene con le mie ali.

-Si si come vuoi- disse Regina a macchinetta, troppo impegnata a rovistare nei suoi innumerevoli abiti per costruire una frase più articolata.

-Ecco questo ti starà benissimo- gioì vittoriosa tirando fuori qualcosa dal suo pozzo senza fondo.

Dovetti ammetterlo che dall’aspetto non sembrava tanto male.

Era un abito semplice color turchese, sul davanti però c’era una striscia di tessuto bianco che ricopriva il petto, si stringeva in vita e si riallargava sulle gambe fino in fondo, sulla schiena era presente un cappuccio, in questo modo l’abito aveva anche la funzione di mantello.

Felice della sua trovata me lo porse ma vedendo la mia faccia dubbiosa dovette incitarmi ancora.

-Dai su indossalo-

-Girati- risposi prendendolo in mano.

-Emma guarda che ti ho già visto senza abiti- mi fece notare lei contrariata.

-Si è vero, ma ho visto il tuo sguardo, e qualcosa mi dice che in questo modo non arriveremo presto in sala da pranzo e siccome io sto cominciando a provare un leggero fastidio allo stomaco, sensazione che credo debba essere collegata alla fame, non vorrei arrivare tanto tardi-

Lei per un secondo mi guardò senza sapere cosa dire poi si arrese.

-Va bene va bene- e detto ciò si girò dandomi le spalle.

Velocemente mi cambia, ma se nel mio abito precedente riuscivo facilmente a scogliere i nodi dietro la schiena da sola questo era tutto un’altra cosa.

-Devi aiutarmi a chiuderlo- la chiamai posizionandomi davanti allo specchio, tenendo le braccia unite sul petto per non farlo cadere.

A quella mia richiesta di aiuto si girò raggiungendomi subito, prese i lacci che penzolavano liberi e si prodigò ad intrecciarli ed ad annodarli, partendo dal fondo schiena per arrivare al collo.

Una volta finita l’opera prese un coltello da un cassetto e si riavvicinò.

-Cos’hai intenzione di fare con quello?!- domandai confusa.

-Tranquilla non ho intenzione di ucciderti- rispose ridacchiando della mia espressione che vedeva riflessa nello specchio.

-Non si sa mai, sei pur sempre una ex regina cattiva- dissi tranquillizzandomi, poi mi resi conto di quello che avevo appena pronunciato.

-Scusami, doveva essere una battuta, sono un idiota, scusa- cercai di rimediare sentendomi in colpa.

Lei appoggiò il mento su di una mia spalla, in modo che potesse parlarmi direttamente nell’orecchio e mi guardò attraverso lo specchio.

-Tranquilla, anche se era fatta male, l’avevo capito che si trattasse di una battuta-

Le sue parole mi riempirono di brividi, perché pronunciate in un tono serio e non seppi cosa rispondere, forse perché le parole non servivano, infatti ci guardammo ancora per alcuni secondi e dal suo sguardo capì che non se l’era minimamente presa, anzi era molto tranquilla.

Poi lei abbassò gli occhi e sentì un rumore di strappo.

Finalmente capì, stava facendo dei buchi da cui far passare le mie ali altrimenti sarebbero state pressate tutto il tempo dentro al vestito.

-Non dovevi, così sciuperai l’abito-

-Tu sei più importante del vestito- rispose facendomi arrossire.

Una volta finito con i tagli, delicatamente fece passare le ali dai buchi sistemandomele sulla schiena.

Ciò mi fece impazzire.

Le sua mani erano molto dolci, lente, attente a non farmi male e se per sbaglio strattonava qualche piuma le sue dita erano subito lì a lisciarle ed ad accarezzarle.

Chiusi gli occhi per godermi la sensazione e quando li riaprì vidi nel suo riflesso un sorrisetto furbo.

-Lo stai facendo a posta- l’accusai, non sapendo se dover essere lusingata o infastidita, probabilmente la prima.

-Non so di cosa tu stia parlando- rispose innocente.

-Certo certo- acconsentì sapendo benissimo di aver ragione.

Una volta finito mi voltai e lei rimase ad ammirarmi.

-Forse avrei dovuto farti tenere il tuo amato vestito bianco- commentò incupendosi.

-Mi sta male?- domandai allarmata con una punta di panico.

-No al contrario, sei così bella che attirerai gli occhi di tutti quelli che incontrerai- e a quelle parole arrossì ancora perché era chiaro che fosse gelosa, ma era quel tipo di gelosia dolce che ti faceva sentire ancora più amata.

Lei continuò a scrutarmi poi mosse le mani per fare una magia.

-Cosa hai fatto?- chiesi curiosa.

-Ho fatto un incantesimo per cui tutti ti vedranno come una vecchia rugosa, in questo modo non avrò competizione-

-Cosa??!! Sul serio!?- esclamai allibita ed offesa, strabuzzando gli occhi.

-No certo che no, per chi mi hai presa? Ho solamente occultato le tue ali agli occhi altrui- rispose ridacchiando della mia faccia a pesce lesso.

-Sei troppo credulona- commentò sgridandomi.

-Io non sono credulona è che tu ne saresti veramente capace- brontolai offesa.

-Emma stavo scherzando- spiegò lasciandosi andare ad una risata crepapelle ed io rimasi a bocca aperta, ad osservarla incredula.

Una volta che cessò di ridere mi venne incontro e diede un leggero bacio per poi prendermi le mani.

-Forza dai andiamo a mangiare-

 

Lungo la via incontrammo un signore anziano che aveva una leggera gobba, i capelli bianchi ed un naso rosso e Regina gli andò incontro.

-Lord Marco-

-Maestà- rispose lui.

-Potrebbe farmi un favore?-

-Ma certo- rispose lui piacevolmente colpito, immaginai che prima Regina non avrebbe mai chiesto un favore ma che piuttosto avrebbe ordinato senza farsi scrupoli.

-Dovrebbe scrivere una lettera alla Regina Elsa Di Arendelle e comunicargli che ho intenzione di scogliere il nostro accordo, le dica che non comprerò più ghiaccio dal suo regno e che lei non è più obbligata a ricercare la bandita, hai il permesso di usare il sigillo reale per renderla autentica-

-Lo farò subito- poi aggiunse -Posso chiedere il motivo di questo cambio di accordo?-

-No non puoi- detto ciò mi prese a braccetto e continuammo il nostro tragitto.

-Devo pur mantenere un filo di severità no?- commentò sottovoce strizzandomi l’occhio ed io mi misi a ridere.

Entrando nella stanza trovammo tutto apparecchiato.

La tavola era la solita, lunga e all’apparenza ostile o almeno così mi era sempre sembrata, forse perché Regina mangiava sempre da sola e ciò conferiva al tavolo un’aria gelida e solida ma adesso che erano presenti due piatti di quelle sensazione non ce ne era più traccia, forse perché adesso Regina non sarebbe stata più sola.

Lentamente mi avvicinai ad una sedia ma Regina mi sorprese spostandola per farmi accomodare.

-Wow che gesto gentile- commentai colpita una volta che anche lei si fu accomodata.

Per risposta mi sorrise.

-Non sembri neanche più tu- a quelle mie parole si incupì un attimo e parve riflettere profondamente.

-Hai ragione, neanche io mi sento più me stessa- poi con espressione più rilassata continuò -Voglio dire, mi sento nuova, diversa, migliore...di solito non apprezzo i cambiamenti ma invece questo mi piace e molto ed adesso ho voglia di sperimentare, di seguire il consiglio di Henry- spiegò con gli occhi luminosi.

-E cosa ti ha consigliato Henry?- chiesi curiosa ed allegra, vedere Regina così in pace con se stessa mi alleggeriva il cuore.

-Mi ha detto di fare l’opposto ci ciò che avrebbe fatto la vecchia me-

-Mi pare un bel consiglio, è un ometto saggio il piccoletto- commentai stringendole la mano che teneva sopra il tavolo e quel gesto attirò i suoi occhi nei miei.

-Sai vedere Henry è stato molto emozionante, credo sia stata la cosa migliore che mi sia mai capitata negli ultimi anni-

-Ehi credevo spettasse a me quell’onore- dissi fingendomi offesa, per fortuna capì subito che stavo scherzando, perché ovviamente ero stra felice per quelle confessioni.

-Beh tu hai il secondo posto-

-Per tutti gli angeli, sono stata battuta da un bambino, mi sa che dovrò impegnarmi di più-

-Mi sa proprio di si- rispose lei trattenendo le risate, poi ci guardammo negli occhi ed insieme scoppiammo a ridere a crepapelle.

Una volta che ci fummo calmate Regina chiamò i camerieri che fino ad ora erano stati presenti nella stanza ma sufficientemente lontani da non poter sentire bene le nostre conversazioni.

Ci servirono il primo che consisteva in un tipo di liquido che però non era liquido, composto da farina gialla, condita con piccolissimi pezzi di carne con alcuni pomodori per decorazione, poi i camerieri si ritirarono tornando al loro posto.

-Allora Emma sei pronta?? Questo sarà il tuo primo vero pasto- mi domandò la mora guardandomi curiosa.

-Dovrei sentirmi nervosa?- chiesi alzando un sopracciglio.

-Non saprei-

Con il suo sguardo addosso presi in mano la forchetta e la soppesai in mano, me l’aspettavo più pesante poi inforchettai un pezzo di cibo e me lo portai alla bocca.

Annusai profondamente e chiusi gli occhi.

Aveva un ottimo sapore, poi lo mangiai e mi godetti i sapori che si sprigionarono nel mio palato.

All’inizio la consistenza della farina mi ricordò la sabbia che avevo visto una volta, quando ero andata al mare con un mio protetto, ma poi i chicchini si sciolsero e sprigionarono un gusto dolce, poi gustai la carne che dava un pizzico di salato ed infine passai a i pomodori che erano così acquosi e succosi che mi rinfrescarono la gola.

-E’ ottimo-

-Sono felice che ti piaccia, si chiama polenta con sugo-

Dopo la mia degustazione anche Regina iniziò a mangiare ed il pranzo continuò così, io che gustavo il cibo, godendomi a pieno quelle nuove sensazioni e lei che mi faceva da maestrina sui nomi delle pietanze.

Una volta finito l’ottimo pasto facemmo un giro per il castello in modo che potessimo digerire e smaltire tutto ciò che avevamo mangiato, anzi rimasi stupita che in uno spazio piccolo come la mia pancia potesse entrarci una simile quantità di cibo.

Ovviamente il palazzo non era disabitato e lungo la via incontrammo parecchie persone, più che altro domestici, che Regina salutò educatamente, alcune però ogni tanto si fermavano per parlare con lei, la maggior parte delle volte erano funzionari di corte che avevano bisogno di accordarsi su qualche politica del regno.

Vedevo che la gente mi guardava con curiosità, si fermavano a scrutarmi, soprattutto le donne, probabilmente le novità erano rare ed appena ce ne era una, si coglieva l’occasione per svagarsi e spettegolare un po’.

Solo una persona, un certo Signor Philip, ebbe abbastanza coraggio da chiedere chi fossi, e fu Regina a rispondere.

-Lei è Emma, la mia compagna-

-Complimenti maestà, non sapevo steste frequentando qualcuno- rispose lui, colto alla sprovvista da quell’informazione.

-Diciamo che era una situazione privata- rispose lei mettendomi una mano sulla vita per stringermi a sé.

-Ma certo Maestà, non deve di certo dare spiegazioni a me- disse subito impaurito, per salvarsi da un’eventuale reazione violenta da parte di Regina.

-Tranquillo non ti mangerò- rispose lei, mantenendo però un tono di voce duro ed inflessibile.

-Posso chiederle allora se avrò il piacere di vedervi spesso insieme?- chiese lui, mascherando con parole gentili la domanda se io sarei venuta ad abitare al castello.

Lei mi guardò e nei miei occhi trovò la risposta che cercava.

-Si, molto spesso- poi ci scusammo e continuammo il nostro giro mano nella mano.

Una volta tornate davanti alla sua camera trovammo alcune guardie ad aspettarla.

Era arrivato il momento di liberare Biancaneve.

 

 

 

P.S E’ di dovere fare gli auguri alla mia amata Lana Parrilla

 

 

  
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