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Autore: IamJane    16/07/2016    1 recensioni
La futura signora Stilinski era in pericolo e niente al mondo avrebbe impedito a Stiles di fare qualunque cosa per proteggerla. Poteva sembrare ripetitivo, ma non aveva mica elaborato un piano decennale studiato nei minimi dettagli per poi morire tutti perché lo psicopatico di turno voleva conquistare il mondo.
Così, al grido di "Non pensarci neanche, razza di grassone sociopatico!" tirò una mazzata dritta sulla schiena del mostro. Nel silenzio che seguì, Scott poteva benissimo vedere lo sgomento e la sorpresa del nemico anche nella penombra, dove l’unico lieve rumore erano i frammenti della mazza da baseball che cadevano a terra. Un secondo dopo, Mason ruggì forte dritto in faccia a Stiles, e per poco non fu quello a mettere KO il ragazzo.
“Amico” tossicchiò lui, cercando di prendere aria. “Lo sai che l’igiene orale è importante, si?”
Stydia
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il branco, Kira Yukimura, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Giusy

La mia “editrice”

Grazie per avermi fatto ricominciare a scrivere.

 

 

 

 

Prologo

Quello che Scott McCall sapeva, e data la sua inesperienza era tutto un dire, era come guidare il suo branco. Nonostante tutti si ostinassero a pensare che la prima regola per un capobranco era quella di tenere unito il branco, Scott McCall da Alpha – da Vero Alpha come tutti continuavano a ripetergli - sapeva che la sua regola fondamentale era quella di farli tornare a casa sani e salvi. Anche perché se sua madre lo vedesse tornare di nuovo in un sacco nero per cadaveri avrebbe trovato il modo di resuscitarlo e ucciderlo con le sue stesse mani. Per questo non esitò un secondo a diventare la pallina da lanciare contro il muro di una gigantesca bestia nera incazzata, alias Mason, nel tentativo di distrarlo da Liam e Hayden, che stanchi e ammaccati si tenevano ancora per mano in un angolo della sala.

L’impatto non fu più violento dei precedenti, pensò Scott mentre atterrava con un gemito soffocato. In un punto imprecisato del suo torace si sentì pungere da milioni di spille, segno probabilmente di una costola rotta. Nulla di nuovo, come lupo mannaro aveva dalla sua parte la guarigione veloce e in un paio d’ore la frattura avrebbe dovuto rimarginarsi da sola. Peccato che si trovava nel bel mezzo di uno scontro. Il grosso tubo sul quale Mason continuava a lanciarlo aveva preso così bene la sua forma che se quel posto dovesse venir scoperto, per il resto del mondo, sarebbe stato il mistero del secolo scoprire perché e soprattutto come quelle impronte di corpi di adolescenti erano perfettamente stampate sulle pareti. Un mistero come quello dello Stonehenge oppure… non ebbe il tempo di cercare un altro paragone: il corpo di Malia volò sopra la sua testa, dritto contro un tubo un po’ più in là. Se Lydia non arrivava subito erano in grossi guai. Perché era Lydia, al solito, la soluzione: Lydia che scopriva i cadaveri, Lydia che trovava l’albero del Nemeton, Lydia che decifrava la lista di morte con i loro nomi scritti sopra… Lydia, sempre Lydia.

“Abbiamo bisogno di aiuto.” gemette Malia, mentre si rialzava lentamente. Aveva i capelli arruffati e del sangue le colava da un lato del viso. “Subito!” precisò.

“Abbiamo bisogno di Lydia.” Replicò lui ancora sdraiato per terra e lei gli rispose ringhiando, anche se il capobranco non sapeva se era per la sua risposta o per darsi la carica, prima di correre verso la Bestia.

Sebastian, che controllava il corpo di Mason che si era trasformato a sua volta nella Bete de Gevaudan, afferrò prontamente Malia con quelle enormi mani e la scosse, come se non sapesse ancora se lanciarla di nuovo contro il grosso tubo o contro Liam e Hayden, giocando ad una specie di tiro al coyote mannaro. Era decisamente difficile mettere KO uno dei tuoi migliori amici senza fargli del male. Soprattutto se lui, posseduto da uno psicopatico vecchio di quattrocento anni, cercava di uccidere te. Alla fine la sollevò sopra la testa e come un sacco di patate la gettò in fondo alla stanza, alle spalle dei due ragazzi. Tra i tre fu Liam ad alzarsi, muovendosi lentamente, cercando di mettersi tra la bestia e Hayden. Un gesto davvero romantico, se una montagna con le gambe non avesse preferito sacrificarli per qualche egocentrico piano glorioso che poi si sarebbe rivelato malvagio, dove la parte fondamentale comprendeva loro morti. Normale amministrazione, visto tutto quello che era successo da quando Scott era stato morso.   

Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, la porta accanto al capobranco si aprì. Lydia, Kira, Stiles e Parrish entrarono a passo di carica. E Scott non era mai stato così felice di vederli. Tranne Parrish, che doveva essersi trasformato in Segugio Infernale, perché l’unica cosa che gli era rimasta addosso erano delle mutande bruciacchiate e questo Scott se lo sarebbe davvero voluto risparmiare. Kira sosteneva come poteva Lydia. Aveva un grosso cerotto attorno alla gola, sporco di sangue. L’effetto dell’antidolorifico che le aveva somministrato Melissa McCall sta già svanendo. Un solo grido da Banshee, una sola possibilità di far tornare Mason sano e salvo a casa.

Il suo migliore amico afferrò Parrish per un braccio. “Porta Lydia il più vicino possibile.” Disse studiando per un attimo intensamente il viso della ragazza, come se fosse l’ultima volta in cui l’avrebbe rivista. “Ci penso io a distrarlo.”

Ed eccolo lì, un gesto di vero autentico amore. Stiles avanzò verso Mason. Camminava normalmente, ma a Scott sembrò di ritrovarsi a guardare una scena al rallentatore in stile Baywatch, solo che al posto di una spiaggia assolata e piena di gente in costume rosso erano da qualche parte sotto la città, in una camera sudicia che odorava di sangue, sudore e di un panino rimasto lì a marcire da almeno un milione d’anni. Gli occhi di lui fissi in quelli della Bestia. Senza artigli, senza agilità, senza guarigione-lampo, senza urla che ti stendono meglio di un pugno di Mike Tyson, senza occhi che vedevano perfettamente in quella penombra o i denti affilati. Stiles il sarcasmo è la mia unica difesa Stilinski si dirigeva dritto contro il nemico, solo, in mano la sua fedele mazza da baseball e con l’unico scopo di proteggere l’amore della sua vita, costi quel che costi.

Mason sbraitò ringhiando qualcosa, con una voce roca come se non parlasse da secoli. Alzò una mano e la calò di netto, quasi volesse schiacciare Stiles come farebbe con una formica, che fortunatamente rotolò di lato all’ultimo secondo. O per meglio dire, inciampò sulla gamba di Scott e cadde accanto al suo migliore amico.

“Ehi”

“Stiles, lascia star..” prima che Scott riuscisse a finire la frase il figlio dello sceriffo era schizzato di nuovo in piedi, fissando inorridito la scena che gli si presentava prepotente davanti agli occhi.

La Bete de Gevaudan aveva perso tutta la sua attenzione per quello che per lui probabilmente era un ragazzo magrolino con la camicia a quadri degna di un montanaro e lo stecchino da denti che si ostinava a puntargli contro; ora fissava ostile le uniche tre persone rimaste in piedi, colte mentre cercavano di passargli dietro le spalle.

La futura signora Stilinski era in pericolo e niente al mondo avrebbe impedito a Stiles di fare qualunque cosa per proteggerla. Poteva sembrare ripetitivo, ma non aveva mica elaborato un piano decennale studiato nei minimi dettagli per poi morire tutti perché lo psicopatico di turno voleva conquistare il mondo.

Così, al grido di Non pensarci neanche, razza di grassone sociopatico! tirò una mazzata dritta sulla schiena del mostro. Nel silenzio che seguì, Scott poteva benissimo vedere lo sgomento e la sorpresa del nemico anche nella penombra, dove l’unico lieve rumore erano i frammenti della mazza da baseball che cadevano a terra. Un secondo dopo, Mason ruggì forte dritto in faccia a Stiles, e per poco non fu quello a mettere KO il ragazzo.

“Amico” tossicchiò lui, cercando di prendere aria. “Lo sai che l’igiene orale è importante, si?”

La Bestia, o Sebastian o Mason, non gradì il commento: ruggì ancora e alzando un braccio scaraventò Stiles su uno dei grossi tubi che ricoprivano le pareti. Il suo corpo cadde a terra, rimbalzando lievemente per il contraccolpo. Non gemette per il dolore, n’è se ne uscì con una battuta sarcastica assolutamente fuori luogo, così tipico di lui. Non si rialzò.

“Stiles!” gridò Scott cercando di avvicinarsi all’amico. La costola rotta stava guarendo, ma anche respirare faceva male al momento.

Un mugolio disperato proveniva dall’altra parte della stanza. Quando Scott si girò, scoprì che era Lydia: Kira le aveva prontamente tappato la bocca con la mano libera dalla spada e Parrish la stava trattenendo per un braccio. Guardava disperata il corpo di Stiles, che se ne stava lì immobile, con la faccia rivolta verso la parete mentre dava le spalle alla stanza.

Poi, dopo quel momento di surreale quiete e silenzio disperato, scoppiò il caos. Malia e Parrish attaccarono nello stesso momento, gettandosi all’attacco con un ringhio di guerra. Scott gridando si tirò su, cercando di raggiungere il suo migliore amico. Kira sguainò la spada e cercò di colpire la Bestia, anche se per poco non tranciò di netto la gamba di Malia. Liam aveva aiutato Hayden ad alzarsi ed entrambi, con denti e artigli sfoderati, aspettavano il momento adatto per buttarsi nella mischia. E tutti vollero ricordare nello stesso istante qual era il compito di Lydia, in un coro disarmonico di “Lydia! Chiama Mason!” “Dì: Mason” “Lydia, sbrigati!” .

Anche se il suo cervello le diceva di gridare “AAHH” e correre il più lontano possibile, Lydia rimase ben piantata al suo posto. Non che le gambe l’avrebbero portata altrove, visto quant’erano paralizzate dal terrore. E gridò.

“MASON!”

 

 

La corsa in ospedale fu la parte facile. Quella complica fu lasciar andare Stiles e Mason, mentre Melissa McCall coordinava lo spostamento con le barelle. Anche il patrigno di Liam era arrivato, il giovane Beta non aveva voluto affrontare un battaglia con alta probabilità mortale senza aver detto all’uomo la verità. Trascinò insieme a degli infermieri e Melissa i due ragazzi oltre le porte della corsia d’emergenza, mentre lo Sceriffo spingeva la parte restante del branco nella sala d’attesa. Aveva lo sguardo perso e preoccupato, ma fece sedere i ragazzi e appena Deaton varcò la soglia dell’ospedale, si fecero raccontare tutto.

Mason fu il primo a riprendersi. Era miracolosamente illeso, ma i suoi ricordi erano offuscati, come se li avesse gettati in un pentolone pieno di pozione di una strega e tra il fumo non riuscisse a vederli bene. E continuava a chiedere perdono a tutti, come se fosse colpa sua se il suo corpo era stato posseduto.

Stiles era vivo. Una costola leggermente incrinata, un bel trauma cranico e un polso slogato, ma vivo. Non si era ancora svegliato ma Melissa McCall continuava a ripetere che sarebbe andato tutto bene. Così il branco aveva organizzato dei turni, per tenerlo d’occhio e fargli compagnia, aspettando il momento in cui finalmente si sarebbe svegliato.

Tre giorni dopo, Stiles aveva aperto gli occhi. Scott, che era con lui, stava leggendo ad alta voce la lezione di chimica fino a quando quella del suo migliore amico non l’aveva fermato.

“Stai davvero leggendo chimica al mio capezzale? Che razza di amico sei, dove sono i miei fumetti di Batman?” 

“Sei sveglio!” gridò Scott e per poco non si buttò sul letto per abbracciare Stiles.

Il giro delle chiamate, per avvertire gli altri, durò meno di cinque minuti. Pian piano la stanza si riempì di gente e anche se degli infermieri passarono lanciando occhiatacce per i rumori festanti, Melissa McCall chiuse loro la porta in faccia. All’appello mancavano Kira e Lydia, che stavano parcheggiando. Scott stava raccontando quello che era successo dopo che Stiles era stato messo KO, interrotto quasi ogni secondo da un membro del branco, che aggiungeva parti che il capobranco non ricordava o cose a cui non aveva assistito.

“Così Lydia ha gridato e..” aveva detto Scott, prima di essere interrotto proprio da Stiles.

Il giovane Stilinski aveva scosso la testa, una mano sugli occhi e probabilmente il peggior mal di testa del secolo ci stava dando dentro a martellare fastidiosamente a ritmo di samba nel suo cervello. “Amico, tu continui a ripetere Lydia, ma io non ricordo..”

Il capobranco gettò un’occhiata perplessa all’amico steso sul letto, prima di scambiare uno sguardo preoccupato con il resto dei presenti. “Si, amico, Lydia.. Lydia Martin.” disse, mentre la voce di Kira trillava un “Siamo arrivate!” dalla porta della stanza.

“Ed è proprio questo che non ricordo, amico: Lydia Martin…chi?”

 

 

 

 

NDA

Grazie a tutti per aver letto la mia storia!! Spero vi sia piaciuta!!

Recensite e se avete dubbi o consigli, scrivetemi!

Alla prossima!

IamJane

   
 
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