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Autore: JacobStark    16/07/2016    2 recensioni
ATTENZIONE, IL CAPITOLO 7 E' STATO RICARICATO A CAUSA DI UN PROBLEMA DEI SERVER
Davanti a lui c’era una ragazza dall’aria stranamente familiare, profondamente addormentata nonostante le urla di Akane. La dormiente era rossa di capelli, ben dotata, snella ma muscolosa e cosa più importante, o imbarazzante, Ranma sul momento non seppe dirlo, era completamente nuda.
Ma la cosa che riuscì a pietrificare il ragazzo fu un’altra. Perché il volto, il volto era quello di lui in forma di ragazza!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuove esperienze per Ranma

 

 

Ranma

 

La sera della sua, a quanto pare, grande vittoria, Kasumi aveva preparato un’incredibile banchetto, composta da un sacco di piatti che non ricordava di amare, ma che divorò con gusto pari a quello del fratello. Come era prevedibile, avevano praticamente gli stessi gusti. Non a caso erano gemelli! La rossa con il codino cercò di darsi un contegno e di mangiare in modo civile, imitando le sorelle, provando un punta d’invidia per il fratello, che si strafogava come un animale senza preoccuparsi di nulla e nessuno. Anche se fosse, da come lo guardava Akane avrebbe dovuto darsi un decoro, visto come lo guardava lei. Avrebbe dovuto trovare un modo per civilizzare il fratello. Chissà se anche lei si comportava così prima dell’amnesia. Avrebbe dovuto chiedere, si disse. Continuò a mangiare per la sua porzione, continuando a ricevere i complimenti delle sorelle Tendo e di Ranma, gonfio d’orgoglio, nemmeno fosse stato lui a sconfiggere Shampoo. Finirono la cena lei si diresse in bagno, per darsi una ristorata. Si immerse nella vasca, rilassandosi. L’acqua calda la faceva sentire bene, ma, presa da uno strano impulso, uscì dalla vasca e si fondò sotto un getto d’acqua fredda, che la fece sentire più viva che mai. Gli diede una scarica d’energia incredibile, quell’acqua. Chissà perché? 

Uscì dal bagno e si stava dirigendo verso la camera di Akane, quando sentì dei rumori provenire dal dojo. Si sporse dalla porta, e vide il fratello che si allenava a petto nudo nella palestra. Decise di fargli uno scherzo. “Ranma…” disse, imitando la voce e il tono di Akane. Ranma fece un salto e si coprì il petto nudo, rosso come un peperone.  “Ed ecco il mio coraggiosissimo fratellone ha la fifa di farsi vedere mezzo nudo dalla sua ragazza!” disse, sorridendo. Ranma prima sembrò arrabbiato, poi sorrise, ma era un sorriso serio. “Sorellina, ascoltami: Nostro padre è un’uomo estremamente stupido, avido e meschino. A questo scopo, una volta che mi ha rivelato di avermi fidanzato a sorpresa mi sono battuto con lui per impedirgli di farti lo stesso scherzo, tra l’altro ho fatto bene. Quindi da un po’ di tempo a questa parte l’unico che ha l’autorità di prometterti in sposa a qualcuno. Ma tranquilla, non ho intenzione di fare nulla del genere.” La ragazza rimase un po’ confusa. Per impedire a suo padre di fare qualche imbroglio strano con lei l’aveva affrontato e sconfitto. Doveva tenerci davvero tanto a lei. Sentì un’improvviso calore nel mezzo del petto. “Davvero hai affrontato nostro padre, che poi sarebbe il nostro maestro, solo per impedirgli di farmi quel genere di scherzi?” “Si, quindi non preoccuparti.” La rossa non era proprio sicura di quanto questo fosse importante l’atto in sé, ma capiva che ci voleva un grande coraggio per affrontare il proprio padre. Abbracciò il fratello, grata per ciò che aveva fatto. 

 

 

Ranma

Quando la sua sorellina lo abbracciò si sentì stupidamente felice. Quello che aveva detto non lo aveva ancora fatto, ma aveva intenzione di farlo. Non avrebbe permesso che quell’idiota di suo padre la desse in sposa a Kuno o peggio ad Happosai? Sapeva che quell’avido codardo del padre sarebbe stato capace di farlo. E lui non aveva intenzione di permetterlo, anche a costo di sconfiggere Happosai in persona. Ed il calore che gli stava trasmettendo l’abbraccio della ragazza davanti a lui non faceva che aumentare la sua determinazione. Era un calore mai provato, nemmeno nei rari momenti romantici con Akane. Era diverso, perché quel calore era come una potente onda che lo travolgeva, lasciandolo incapace di intendere o volere, mentre questo calore lo avvolgeva gentilmente, facendolo sentire desideroso di proteggerne la fonte, come se volesse avvolgere le mani attorno ad una fiammella per proteggerla dal vento. Abbracciò a sua volta la sorella, sentendola piccolissima nelle sue braccia. Quel gesto però gli fece capire quanto quella ragazza fosse stata importante per lui quando erano una cosa sola e quanto sarebbe stata importante per lui in futuro. L’avrebbe protetta, l’avrebbe protetta come proteggeva Akane. L’avrebbe protetta da maniaci che giravano per Nerima. Le avrebbe protette dai maniaci che giravano per Nerima. Certo che Nerima era piena di gente pericolosa, e Shampoo era solo la prima, pensò il ragazzo. Presto ci sarebbero stati gli incontri con Ukio, ma di quello non era preoccupato, e, peggio, con quei pazzi di Kodaci e del preside Kuno. Ed anche quel cretino di Tatewaki sarebbe stato un problema. 

Prese un respiro ed allontanò quei pensieri dalla mente, godendosi il calore di quell’abbraccio. Quando lei lo lasciò andare si ricordò di una cosa. “Ah, sorellina, il doc ha detto che è meglio se non torna ancora a scuola per un pochino. Magari domani rimani a casa e ti riposi ancora un po’, che ne pensi?” La rosse smembrò un po’ seccata dalla cosa, ma annuì, seria. “Se il dottore ha detto così allora significa che è meglio così. Obbedisco.” disse, concordando con il giudizio del medico. Ranma sorrise, rassicurato. “Bene. Ora vai a dormire, Akane ti starà aspettando.” Disse, cercando di fare il fratello grande. Però quello che fece la ragazza lo spiazzò. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacetto sulla guancia. “Buona notte nii-chan!” mormorò lei, con una dolcezza che lui non aveva mai ricevuto. E mentre la sua piccola e nuova sorellina usciva dal dojo, lui rimase lì, con il cuore sciolto e pieno di felicità. Forse la sua separazione da lei era la cosa migliore che gli fosse mai successa, ma non nel modo che aveva creduto. Se davvero era così, allora si sarebbe assicurato di renderla sempre felice. Suo padre, Happosai ed il signor Tendo sarebbero tornati proprio quella notte, e lui li avrebbe aspettati e affrontati prima che l’alba sorgesse. 

Poche ore dopo, all’ingresso della palestra, Ranma vide tre figure alla porta. Erano le ombre di un uomo alto e magro, di un panda e di un minuscolo omiciattolo. Entrarono nel dojo chiacchierando, la fastidiosa voce gracchiante di Happosai che raccontava un qualche aneddoto sganasciandosi di risate. “E allora Genma ha…” Ranma attirò l’attenzione dei tre. “Scusate, ma devo parlarvi di una cosa. Una cosa seria, quindi non fate gli idioti, per favor…” “ZUCCHERINO!” urlò Happosai, lanciandogli contro un secchio d’acqua gelida. Ma non ebbe effetto. Infatti il minuscolo manico si ritrovò a palpeggiare solo i pettorali di Ranma, cosa che gli causò non poca delusione e schifo. “Ma come? Dov’è il mio sexy zuccherino? L’acqua non era forse abbastanza fredda?” disse, in preda ad un ridicolo panico. “Proprio di questo devo parlarvi quindi, quindi evita di interrompere vecchiaccio!” disse, colpendo il vecchio maniaco e schiantandolo a terra. Poi guardò verso suo padre, in forma di panda, ed il signor Tendo. Entrambi si sedettero a terra. Non avevano mai visto Ranma così serio. Lui gli spiegò tutto ciò che era successo nei tre giorni precedenti: la sua separazione in due, le parole del dottor Tofu, la sua decisione di occuparsi della ragazza. Tuttavia accadde esattamente quello che il ragazzo temeva. Happosai partì in quarta. “GENMA! Se davvero Ranma si è diviso dalla sua parte femminile, allora significa che lei tua figlia, e tu la darai in sposa a me!” disse, espandendo il suo ki per intimidire Genma. Peccato non avesse considerato Ranma, che, appena dietro di lui, lo colpì con tutte le sue forze, mettendolo a terra per un secondo, il tempo necessario però per immobilizzarlo del tutto con una corda che aveva preparato in precedenza. Il tono del ragazzo era furibondo. “NON OSARE  NEANCHE PENSARLO VECCHIO! Magari lei non è più me, ma se tenterai di toccarla mi preoccuperò di farti pezzi personalmente, chiaro?” Negli occhi del ragazzo brillava qualcosa di mai visto. Era senso di responsabilità, si chiese Genma? “Papà ascoltami. Lei è comunque una parte di me, ed è una mia responsabilità. Sono disposto a combattere per proteggerla. Quindi in guardia papà!” disse, mettendosi in guardia, pronto per attaccare il padre. Il quale non perse l’occasione per attaccare il figlio, che però reagì con una forza ed una velocità inaspettate, mettendo a terra il padre in pochi colpi*. “Ora lei è una mia responsabilità a tutti gli effetti. A questo proposito, signor Tendo, le devo parlare di una cosa importante. Ho parlato con Nabiki, e mi ha detto che, se dovessimo sostenere un’altra persona ci sarebbero dei problemi economici. Così ho pensato che, magari, potrei cominciare a darle una mano con il dojo. Magari tenendo un corso extra, per i bambini. Ormai dovrei essere in grado di farlo, e così potremmo avere un’altra entrata. Nabiki ha detto che dovrebbe bastare.” Osservò Soun mentre pensava, fissandolo speranzoso. Pochi secondi dopo però sul volto del signor Tendo si dipinse un sorriso. “Ma certo Ranma, mi sembra un’ottima idea. Così farai pratica per quando prenderai in mano il dojo e sposerai Akane!” Disse, felicissimo. Ranma alzò gli occhi al cielo, troppo stanco e troppo felice della buona notizia per ribattere come al solito. Tutto sarebbe andato per il meglio, almeno per un po’. “Bene, ma mi raccomando. Recitate bene la parte domani. E, papà, domani devi venire a scuola, per iscrivere Ranma, quindi vedi di svegliarti in tempo, chiaro?” Disse, andandosene dalla palestra e recandosi in camera, stanchissimo per l’attesa, la tarda ora e seri discorsi affrontaiti. 

*In effetti erano così pochi che non ho perso tempo di descriverli

 

 

Akane

Lunedì mattina. Non si poteva non odiarlo. Era il primo giorno della settimana, toccava alzarsi presto dopo un paio giorni di riposo, e poi ricominciava il solito tran-tran quotidiano. Che a casa Tendo non era esattamente tranquillo. Si alzò a fatica, e si rese conto di essere accoccolata ad una ragazza, che stavolta riconobbe, e che decise di non svegliare, sapendo del piano di Ranma per farla ammettere alla scuola. Scivolò fuori dal letto in silenzio prendendo i vestiti e recandosi in bagno per lavarsi. Mentre entrava trovò uno zombifico Ranma, talmente tanto assonnato da non riuscire nemmeno a riconoscerla, limitandosi a farle un cenno con la mano per chiederle di uscire. Questo la sfece sentire un po’ offesa. Da quando in qua lui non aveva nessuna reazione? Una qualunque reazione da parte sua sarebbe stata preferibile all’essere ignorata in quel modo. Si girò ed uscì, offesa, mentre Ranma continuava a guardarla stordito. Si chiuse la porta alle spalle e tornò in camera, svegliando la sua amica mentre sbatteva la porta. “Hmmmm, Akane-chan, che cosa c’é ?” disse lei, assonnata e un poco rimbambita. “Tuo fratello, tanto per cambiare.” disse, arrabbiatissima. “Ha sbirciato mentre facevi la doccia?” “Mi ha ignorata!” Troppo tardi si rese conto di cosa aveva detto. “Allora ti da fastidio che lui ti ignori! Quindi vuol dire  che di lui ti importa, vero?” disse la rossa, improvvisamente sveglia e con il suo sorrisetto ironico già stampato sul volto. Sembrava che la prendesse in giro. Era proprio uguale a Ranma, si disse, deprimendosi per un secondo. “Vuoi che vada a vedere se ha finito Akane?” disse la rossa, fraintendendo la sua depressione. “Si, grazie Ran-chan.” disse Akane, per poter restare un’attimo da sola. Non che gli fosse dispiaciuto dormire con lei, ma gli serviva un’attimo per pensare da sola. Per pensare a quel sabato mattina in cui lei e Ranma si erano imboccati con le frittelle, per ripensare all’incontro con Shampoo, per mettere in ordine il suo cuore e la sua mente ignorando gli eventi del fine settimana, per poter affrontare Ranma e il mondo come la solito. Soprattutto il mondo. Alla fine Ran-chan si sporse dalla porta, facendole sapere che il bagno era libero. Si diresse rimuginando verso il bagno, dove trovò un’altra spiacevole sorpresa. Un certo maniaco gnomo che le presentò un paio di mutandine di pizzo “Akanuccia, perché non ti provi questo zuccherino?” Ancora Happosai. Era già tornato! Per un’attimo si preoccupò per Ran-chan, ma poi capì che c’era poco da preoccuparsi. Gli impressionanti bernoccoli che aveva sulla testa erano la conferma che aveva incontrato i nuovi fratelli Saotme. Così lo colpì anche lei, facendolo volare via. “Non ci provare nemmeno, MANIACO!” disse, infilandosi poi nel bagno e lavandosi in fretta. Aveva già perso troppo tempo. Quando scese vide che Ranma era un po’ nervoso, oltre che stanchissimo. Happosi non c’era nemmeno, probabilmente stava ancora volando per i cieli di Nerima, ma erano tornati suo padre e il signor Saotome. Che tra l’altro sembrava stranamente tranquillo, per uno che aveva appena scoperto di avere una figlia. Probabilmente Ranma l’aveva avvertito in qualche modo. Alla fine della colazione il ragazzo cose fuori, prima che Akane potesse raggiungerla. “Ma… Ranma, aspettami!” urlò la ragazza, senza successo. Sembrava che nemmeno l’avesse sentita urlare. Akane guardò verso la famiglia, cercando spiegazioni, ma nessuno gli diede risposta. Suo padre però aveva un sorriso sornione sul volto, come se sapesse di cosa si trattava, ma volesse fare una sorpresa a tutti. Si alzò e e si recò a scuola con Nabiki, come non faceva da tempo. Arrivata in classe fece per chiedere spiegazioni a Ranma ma il professore cominciò la lezione e lei non ebbe modo di parlargli. Nemmeno durante la pausa riuscì a parlagli. Nemmeno i suoi amici avevano idea di dove fosse andato a cacciarsi. Lei odiava quando Ranma la prenda in giro, ma odiava ancora di più sentirsi ignorata da lui. Come ultima opzione si recò sul tetto, nella speranza di trovarlo. In effetti lo trovò. Lo aggredì subito. “Ranma, ascoltami, che diavolo ti è preso da stamattina? Dimmi che diavolo ti è successo!” Il ragazzo alzò gli occhi da un piccolo taccuino su cui stava scrivendo fino ad un secondo prima. La stranezza della cosa fece sbollire Akane, che si avvicinò al ragazzo per vedere il contenuto del taccuino. “Cosa stavi scrivendo?” chiese, curiosa. Ranma chiuse al volo l’agendina, ma la ragazza fece in tempo a vedere, scarabocchiata nella sua grafia orribile, quelli che sembravano degli appunti di una lezione. Ma il ragazzo non rispose, liquidando la domanda con dei borbottii a mo’ di scusa. “Nulla, nulla, non è importante. E’ solo una cosa che sto provando” disse, imbarazzato. Akane provò ad insistere un pochino, ma si arrese quando si rese conto che era un’impresa disperata. E che quel codardo di Ranma se l’era svignata. Fece un sospiro e si arrese. Non aveva senso insistere, visto tutto quello che faceva per deviare il discorso. 

 

 

Ranma

La sua giornata era stata una vera noia. Era rimasta a casa, aveva dato una mano a Kasumi, aveva picchiato innumerevoli volte Happosai e si era anche scontrata con l’uomo che diceva di essere suo padre. In effetti faticava un po’ a credere che quell’uomo che con loro non ci azzeccava nulla. Davvero, come diavolo avrebbe potuto essere quel tizio loro padre? Probabilmente avevano preso dalla madre. 

Finalmente la giornata scolastica finì, e sia Ranma che Akane tornarono, permettendole di passare del tempo di qualità, finalmente. Inoltre insieme ad Akane erano arrivate anche un paio di sue amiche, Yuka e Sayuri. Le due non la conoscevano, almeno non benissimo, ma ricordavano di averla vista in giro per casa Tendo, ed in effetti aveva senso che fosse la gemella di Ranma. Così passò un bel pomeriggio tra ragazze, e questo non fece che aumentare il suo desiderio di uscire e farsi una bella passeggiata con loro. Chiacchierarono per circa due ore, quando sentirono degli strani suoni provenire dal dojo. Urla di bambini, insieme a quelle di qualcuno che cercava di mantenere l’ordine. Urla che alle orecchie della rossa risultavano molto familiari. “Akane, scusa, ma che succede nel dojo? Non ti sembra di sentire mio fratello che strepita?” Akane e lei sue amiche si zittirono per ascoltare meglio. Le urla però dopo un po’ si quietarono, ma questo non fece che aumentare la curiosità delle ragazze, che scesero nel dojo per vedere cosa fosse successo. Quatte quatte si avvicinarono alla porta, e ne aprirono uno spiraglio per vedere cosa stesse succedendo. E lo spettacolo che si trovarono davanti fu incredibile. Ranma che, con qualche problemino, faceva fare riscaldamento a una dozzina di bambini e bambine, tutti che correvano in cerchio insieme al ragazzo e si scaldavano imitandolo, tutti più o meno obbedientemente, anche se alcuni parlavano tra loro, subito ripresi dal ragazzo. “Seiya, non disturbare Shun e corri!” disse, severo.  “Si Ranma sensei!” disse un bambino dagli occhi dolci e i capelli castani e disordinati, superando un’altro bambino dai tratti un po’ femminili e dai lunghi capelli verdi.

Le ragazze rimasero a guardare affascinate, sopratutto Ranma e Akane. La rossa con il codino vide il fratello in una luce inaspettata, quello del maestro. Ma subito dopo si rese conto che quella che lo stava guardando con maggiore intensità era Akane. Negli occhi della ragazza vide una specie di apprensione. Non capiva molto del perché, ma si ripromise che  avrebbe chiesto. Poi tornò ad osservare la lezione del fratello, notando che anche alcune delle bambine guardavano Ranma adoranti. Beh, vista obiettivamente, forse lo vedevano come una specie di eroe. In effetti faceva la sua figura con il suo kimono e la sua cintura nera. Cavolo, era davvero davvero imponente. E se sembrava imponente a lei come poteva non esserlo agli occhi di dei bambini tra i nove e i dieci anni, che l’avevano, probabilmente, visto dare una dimostrazione delle sue abilità prima della lezione, a giudicare dai mattoni spaccati in un angolo. 

Poi all’improvviso Sayuri scivolò a terra, facendo cadere dentro al dojo anche le altre. Tutti si voltarono verso loro quattro, fissandole. Uno dei bambini fece il commento: “C’è un’altro Ranma-sensei!”, urlò. Era ancora quel bambino che aveva ripreso Ranma prima, Seyia. Anche Ranma stesso sembrava un po’ stupito della loro irruzione. Un altro bimbo, con lunghi capelli neri e lisci e tratti cinesi, si avvicinò ad Akane, offrendogli di aiutarla ad alzarsi. “Serve aiuto signorina?” chiese  alla ragazza, con una cortesia quasi innaturale per un bambino della sua età. Anche il bambino con i capelli vedi si avvicinò per aiutare le ragazze, subito seguito dagli altri maschietti della palestra. “Complimenti Shiryu, ti sei comportato da vero gentiluomo.” disse Ranma, che fece i complimenti al bambino dai capelli neri. Poi si rivolse al suo gruppo di allievi e presentò le nuove arrivate. “Allora ragazzi, la signorina con i capelli rossi è la mia sorellina, e si chiama come me. La ragazza accanto a lei è Akane, e si dà il caso che sia la figlia del signor Tendo, il capo della palestre, l’avete incontrato all’inizio della lezione. Le loro due amiche sono Sayuri e Yuka” disse, indicando di volta in volta le ragazze. “A proposito Akane, noi dovremmo andare, ci vediamo domani a scuola.” Disse Yuka, andandosene con Sayuri. 

Ranma ed Akane si ritrovarono avvolti in un bagno di folla, con  bambini, e sopratutto le bambine, che le assediavano facendo domande di oggi tipo. Se sapevano le arti marziali, se erano forti come Ranma, uno addirittura chiese a entrambe se erano libere. Ranma non riuscì ad individuare il colpevole, ma di sicuro lui rimase male quando affermò che Akane era la fidanzata di Ranma. A quel punto tutte le bambine sgranarono gli occhi e chiesero, all’unisono: “Quando vi sposate?” Akane stava per aprire bocca, ma il ragazzo la fermò, portandola in un’altra stanza e lasciando la povera Ranma in balia dei bambini. “Dammi cinque minuti.” gli aveva sussurrato prima di sparire con l’amica. 

Lei non aveva idea di cosa fare, quindi decise di presentarsi.  Ebbe modo di conoscere tutti i bambini, dove sopratutto le femmine, notando i muscoli tonici della ragazza, continuavano a chiedere se lei era fortissima come Ranma, e se loro sarebbero diventate orti come lei. “Bambini, perché non vi presentate?” chiese lei, pregando che questo li distraesse dall’assedio a lei. I bambini si presentato. Alcune erano anche straniere, tra cui una ragazzina mezza greca di nome Tisifone, un anno più grande degli altri, che fissava Seiya con occhi sognanti. “Bene bambini, fatte le presentazioni che ne pensate di continuare con il riscaldamento finché non torna il sensei?” disse, cercando di prendere tempo per lasciare che suo fratello si chiarisse con Akane. 

Alla fine i bambini si rimisero a correre, e poco dopo vennero raggiunti dai due ragazzi, stranamente pacifici. “Bene ragazzi, riprendiamo la lezione. Signorine, volete lasciarci?” chiese, stranamente galante con Akane e con lei. I bambini protestarono in po’, ma si rimisero subito da allenarsi, obbedienti. Le due ragazze invece uscirono per non distrarre i piccoli. “Allora, di cosa avete parlato con mio fratello?” chiese, curiosa. “Mi ha semplicemente chiesto di non dagli del maniaco di fronte ai bambini. Per non avere problemi con le famiglie.” Disse, fredda come il ghiaccio. Chissà che le prendeva, si chiese Ranma.

 

 

Akane

“Ran-chan possiamo parlare?” chiese, seria seria. “Si. Ma mio fratello ti ha fatto qualcosa di brutto?” chiese l’amica, preoccupata dalla seriosità di Akane. Quando arrivarono in camera Akane sta ancora cercando di mettere in ordine gli strani sentimenti che l’avevano aggredita quando aveva visto Ranma a fare il maestro. Si sentiva come se lui avesse implicitamente accettato l’idea dei loro genitori mettendosi a insegnare, anche se lui aveva affermato che era solo per coprire le spese della sorella. Ma non riusciva ad accettarlo. Più ci pensava e più, vedendolo con quel kimono addosso e quel piglio deciso riusciva ad immaginarlo come a capo della palestra. Ma questo avrebbe voluto dire che accettava anche il matrimonio con lei, anche se era imposto dai loro genitori. Si sedette sul letto, mentre Ranma si mise sulla sedia davanti a lei, appoggiando il petto contro lo schienale. “Allora, cosa è successo?” chiese la rossa, curiosa ed un po’ preoccupata. Akane prese un gran respiro e ripeté alla ragazza con il codino tutti i pensieri formulati in quei lunghi minuti. Gli disse che aveva paura, aveva paura di quel ruolo così prepotente che aveva assunto il ragazzo nella palestra. Se prima l’aveva sempre protetta, sia lei che la palestra, ora si era messo anche ad insegnare, forse ignaro lui stesso del peso che questa sua decisione aveva su di lei. Racconto a Ranma di quanto avesse paura. Aveva paura di non vere più alcun controllo sul suo destino. Aveva paura di essere troppo debole. Troppo debole per difendersi, e per difendere la palestra. Ma poi dai suoi occhi cominciarono a stillare lacrime. Tutte le sue paure, frustrazioni, e timori scorsero fuori come un fiume in piena. Aveva paura. Paura per tutte le volte che lui rischiava la vita per lei, pura per quel futuro che, sebbene fosse programmato, non le dava nessuna sicurezza. Si era preparata tutta la vita per prendere la palestra, anche a costo di farlo da sola. Poi era arrivato lui. E lei l’aveva odiato. Fortissimo, in grado di battere con facilità tutti i più forti di Nerima. Bello, con il fisico scolpito e quegli occhi blu come il mare. Tenero, a modo suo, con la sua strana fobia dei gatti e la sua timidezza che, lo sapeva, troppe volte lei fraintendeva quando altre ragazze gli si appiccicavano. E nonostante lui fosse sempre scortese con lei, la  chiamasse sempre maschiaccio, e cercasse in tutti modi di denigrarla, nonostante lei dicesse di odiarlo con tutte la sue forze, non aveva potuto fare a meno di innamorarsene. Di innamorarsi di quello strano ragazzo con il codino che aveva invaso la sua vita e l’aveva sconvolta, portandosi dietro un sacco di personaggi strani ed assurdi, non ultima Ranma, troppo forte per essere una ragazza qualunque, troppo vitale e dolce per non affezionarsi a lei come ad na sorellina. Esattamente come il fratello era entrata nel suo cuore, travolgendola. E forse proprio con la sua amnesia l’aveva costretta a rendersi conto di quello che provava per Ranma. Del fatto che lei di Ranma era innamorata, e che non sopportava di vederlo circondato da altre ragazze, del fatto che anche lei avrebbe voluto le coccole da lui come le riceveva Ran-chan. Diavolo, era addirittura un po’ gelosa di lei, la sorellina di Ranma. Ma se Ranma l’avesse rifiutata? Se non l’avesse voluta? Se gli insulti che le rivolgeva sempre fossero stati reali? Se lui davvero vedeva il loro fidanzamento come una seccatura? Come avrebbe fatto ad andare avanti? Come avrebbe fatto a guardarlo negli occhi ogni mattina? E se, ancora peggio, non gli avesse risposto e fosse scappato vi a come al solito? 

Akane buttò fuori tutto questo, che ormai da più di un anno si teneva dentro. Lo buttò fuori in un fiume di parole, un torrente inarrestabile, che investì Ran-chan con tutta la sua forza, e che alleggerì di diversi pesi il cuore di Akane. La ragazza si sentiva leggera, come non si era mia sentita prima. Ma in quel momento l’assalì un’altra paura. Quella che, magari, Ran-chan, pensando di farle un favore, andasse a dirlo a Ranma. Ma i suoi dubbi vennero fugati immediatamente. “Akane-chan -disse lei, con occhi scintillanti- ma davvero provi tutto questo per quello scemo di mio fratello?” e la abbracciò. L’abbracciò con una dolcezza che aveva sentito solo in Kasumi fino a quel momento. Gli sussurrò all’orecchio parole dolci: “Tranquilla Akane-chan, io sono qui per te. Ti sosterrò sempre e comunque.” disse, stringendola sempre di più. A quel punto Akane si mise a singhiozzare, commossa ed emozionata. Non si era sbagliata, Ran-chan era davvero un’amica speciale, arrivata nella sua vita dal nulla per, forse, aiutarla ad essere felice. Quando si sciolsero dal quell’abbraccio però vide una nuova luce illuminare il volto della rossa. Era determinatissima. “Ascolta Akane, non possiamo certo lasciare che questi tuoi sentimenti ti ribollando dentro. Sarebbe uno spreco immenso. Scoprirò cosa prova mio fratello, mentre insieme ti trasformeremo nella più grade sogno di mio fratello, anche erotico. Sarà così cotto che non riuscirà più nemmeno a parlare quando sarete insieme da soli. Riuscirà solo a guardarti e restare lì come un idiota. Lungo la schiena di Akane corse un brivido gelido. Aveva trovato un’alleata, questo era certo. Ma a quale prezzo?

 

 

Ranma

Era distrutto. Non aveva mai fatto così tanta fatica in vita sua. Tenere a bada dodici ragazzini che urlano, corrono ovunque e non vedono l’ora di darsele era stata una delle imprese più difficili della sua vita. Chissà se era davvero come diceva Soun, e sarebbe diventato più facile con il tempo. Per ora era meglio riposarsi, tra due giorni avrebbe avuto un’altra lezione, e ci voleva una bella notte di sonno per riprendersi. Questo pensava il ragazzo, mentre era steso sul dojo, intento a riprendersi. Però doveva ammetterlo, si era proprio divertito. Forse gli era andata bene, ma tutti i suoi allievi sembravano tutti abili e curiosi, e desiderosi di imparare e disposti ad ascoltarlo. Era buffo vedere come i rapporti tra bambini così piccoli fossero già così intricate. Chiuse gli occhi per un momento, riposandosi un’attimo. Che stanchezza…

*“Ranma, svegliati…” il ragazzo sentì una voce familiare che lo richiamava.    “Hm, Akane, lasciami dormire ancora cinque minuti.” disse, convinto he fosse mattina. “Tesoro, devi preparare la lezione di oggi. Non puoi mica lasciare andare il dojo.” disse Akane, abbassandosi su di lui e dandogli un bacio. Per un secondo Ranma non capì nemmeno cosa stava succedendo, ma poi aprì gli occhi e la vide. Akane era in piedi davanti a lui, con i capelli di nuovo lunghi, gli occhi scintillanti e, sotto un sospetto grembiule da cucina, un lieve gonfiore alla pancia, ancora più sospetto. Stava per parlare, ma la ragazza gli si sdraiò accanto, avvolgendosi a lui. “No, non parlare. Hai ragione, restiamo così ancora un po’.” Ranma rimase lì, come un pesce lesso, incapricciato di fare qualunque cosa che non fosse abbracciare a sua volta Akane. “Akane, sei bellissima”…*

“RANMA, RANMA! Alzati, è ora di cena!” La voce che chiamava aera nuovamente quella di Akane, ma decisamente diversa da quella dolce che aveva prima. Tentando di calmarla allungò la mano e, senza nemmeno aprire gli occhi, la avvolse in un abbraccio, portandola a sé e sdraiandosela accanto. Non fece in tempo ad accoccolarsi addosso a lei che gli arrivò un una sberla da parte della ragazza, che lo svegliò del tutto e gli fece aprire gli occhi. Quella che si ritrovò davanti non era l’Akane di prima. Non era nemmeno nello stesso posto di prima. Era sempre nel dojo, sdraiato sul duro pavimento di legno, abbracciato ad un’Akane che ribolliva di rabbia. Rimase pietrificato per dei lunghi secondi, finché non fu lei a reagire. Li rimise in piedi, lo afferrò per un braccio e lo scaraventò nel cielo, gridando, con tutto il suo fiato, “BAKAAAAAAAA!”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo finito! Yheeee!

Allora, che dire? 

Sono riuscito a finire il capitolo prima di lasciare casa e il wi-fi di buona qualità, lo stesso motivo per cui non potrò postare nulla per le prossime due settimane. Probabilmente scriverò qualcosa, ma nulla di importante o essenziale, e sopratutto non credo che riuscirò a metterlo online in tempo. Quindi spero che vi godiate il capitolo, che vi piaccia la mia scena di confessione dei sentimenti di Akane, e che qualcuno colga la mia citazione. A chi indovina dò un premio! 

Ma non vi dico quale!

Ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto e di avervi regalato almeno un po’ di divertimento e di risate, ciao a tutti e vi auguro delle belle vacanze

Ciao dal vostro 

Jacob Stark di Grande Inverno.

 


 

  
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