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Autore: Leonhard    17/07/2016    3 recensioni
"Il Lifestream circola all'interno del Pianeta: vedilo come un corso d'acqua all'interno di un percorso circolare".
"Allora, se io ad un certo punto getto un ramo all'interno del Lifestream, dopo qualche tempo lo vedrò passare nuovamente dal punto in cui l'ho buttato?". Cloud si prese il suo tempo per rispondere.
"Spero di no..." rispose, ma la faccia era seria, preoccupata. Aveva probabilmente colto nel segno.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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10. Come un fiume

Quando Tifa sentì il campanello del bar tintinnare Tifa capì che c’era qualcosa di strano. Non poteva che essere Cloud, su questo non ci pioveva, ma non aveva sentito la moto arrivare e quello le fece aggrottare le sopracciglia. Scese al pian di sotto e trovò il SOLDIER seduto al bancone, impegnato a scrutare lo scaffale delle bottiglie davanti a sé come se fossero colpevoli di qualcosa.

Si sentì le budella torcersi e una vaga sensazione di sfarfallio nello stomaco, ma il buongiorno che gli diede fu contenuto, sobrio. Il ragazzo spostò gli occhi verso di lei e rispose con un cenno della mano.

“Tifa…mi serve qualcosa di forte” disse.

“È quasi ora di pranzo, Cloud” fece notare, ma gli servì ugualmente il drink più torcibudella che trovò. Quando lo vide vuotare il bicchiere con un solo frettoloso movimento, quasi fosse acqua fresca, non poté non sentire una torsione delle budella più forte. “È successo qualcosa?”.

“E successo che devo partire di nuovo” rispose lui, con voce stentata per il bruciore dell’alcol che scendeva per la gola. C’era dell’altro, lo sentiva, ma per il momento lasciò stare. Annuì e ripose il bicchiere nel lavandino: l’avrebbe lavato dopo, decise.

“Cos’è successo?” chiese nuovamente. Cloud sospirò.

“Rufus è morto” disse semplicemente. “Anzi…credo che gli sia successo di peggio”. Raccontò la sua giornata con voce apatica, concludendo con una sbuffata di piume nere. Tifa sussultò all’indietro, guardando la grossa ala corvina nel suo bar come se fosse l’ultima cosa che volesse vedere.

“Cloud...” mormorò, arretrando fino ad appoggiarsi con le schiena allo scaffale. Le bottiglie oscillarono pericolosamente, tintinnando tra loro e minacciando di cadere. Il SOLDIER non si mosse dallo sgabello, guardandola come se nulla fosse.

“Lo so...” borbottò. “Tifa...ho bisogno di un altro giro”.

“Di cosa?” chiese lei.

“Di entrambi” fu la risposta. La ragazza capì al volo: riempì nuovamente il bicchiere del biondo e questa volta rimase accanto al bancone, scrutando l'ala con un'espressione a metà strada tra il sorpreso ed il terrorizzato. Cloud vuotò nuovamente il bicchiere in una sola sorsata e si sporse sul bancone, abbandonandolo direttamente nel lavandino.

Si alzò e si volse, diretto alla porta. Tifa assecondò l'accordo implicito e lo seguì, sfilandosi i guanti dalla cintura.

“Credi che finirà in modo diverso?” chiese, cercando con scarsi risultati di vivacizzare la questione. Lui fece una spalluccia.

“Questa volta parto avvantaggiato” osservò lui.

“Però se voli non vale!” esclamò la ragazza, mettendosi le mani guantate sul fianchi.

“Come no?” commentò lui, allontanandosi leggermente da lei e mettendosi in posizione. “Dammi almeno un po' di vantaggio!”.

“Assolutamente no” replicò lei. “Devi farti pestare, no? E allora fatti pestare”. Non aspetto una risposta che tanto non sarebbe venuta: caricò il biondo preparando una spazzata alle gambe.

Aveva la sua ala, i suoi occhi, il suo sorrisetto. Arrivò a sospettare persino che avesse anche la sua indole ed improvvisamente pensò che il nome Cloud non era appropriato per l'uomo che aveva davanti. La spazzata andò prevedibilmente a vuoto e mosse un braccio a coprire il fianco, impattando contro un calcio. Fu forte, molto forte: la sbilanciò leggermente, ma ebbe la prontezza di approfittarne per muovere una seconda ma non meno inutile spazzata alle sue gambe. Si rimise in piedi parando i pugni, arretrando di qualche passo; era una vita che non le capitava di arretrare durante un combattimento.

Cloud era migliorato, su questo non poteva discutere. Il sospetto di non avere davanti il solito Cloud si faceva sempre più intenso, sempre più forte e vivido.

Reale

Si rifiutò di pensare a quella parola, anche se con tutta probabilità era la parola che meglio di tutte le altre avrebbe espresso il suo dilemma. A sorpresa una spazzata di Cloud le fece piegare le gambe di lato e Tifa si sentì leggera ed allo stesso tempo attratta verso il basso. I riflessi entrarono in azione e si rimise in piedi agilmente, vibrando un calcio nella sua direzione ed obbligandolo a scartare di lato per evitarlo.

La polvere si sollevò, accompagnando la danza dei due che proprio non riuscivano a mandare a segno anche solo un buffetto. Parata ed attacco, seguiti da parata e contrattacco e così via, in una giostra furiosa in cui non era prevista la penna di chocobo per il giro extra.

Lo scontro finì all'improvviso, dal nulla. Cloud sbatté l'ala una sola volta, spedendo la nuvola di polvere che si era sollevata in faccia a Tifa. Momentaneamente accecata, menò un colpo a caso che Cloud afferrò. Le torse il braccio dietro la schiena e la schiacciò a terra, in una leva perfetta.

Tifa sbatté le palpebre, confusa, mentre la terra le baciava le labbra e rendeva la sconfitta secca ed amara.

“Ho perso...” borbottò, incredula. “Non ci posso credere...ho perso”.

“Capita a tutti” osservò la voce di Cloud sopra di lei.

“Hai barato però!” esclamò. “Avevi detto niente ala!”.

“Prima cosa, l'hai detto tu” puntualizzò lui. “E poi avevi detto niente volo: io non mi sono staccato da terra”. La liberò dalla presa e la tirò su, abbracciandola subito dopo. “Tifa...” mormorò, ma lei lo scostò da sé.

“Ah no” disse, incrociando le braccia e dandogli le spalle per nascondere un sorrisetto. “Dovrai fare di più se vuoi qualcosa da me, Cloud”. Attimi di silenzio, poi sentì le braccia forti del biondo avvolgerle delicatamente la vita. Ebbe appena il tempo di sentirsi bene, poi perse il contatto con il suolo e rimase a guardare l'orizzonte farsi più basso e gli anfibi penzolare nel vuoto, mentre il suolo di allontanava sempre più.

“Woah! Cloud, ma che fai?!!” esclamò agitandosi. Il SOLDIER la strinse ancora di più.

“Non volevi qualcosa di più?” le sussurrò all'orecchio. “Che ne dici di farti un giretto sul deserto?”.



Cloud fu nuovamente in compagnia del vento. Le proteste di Tifa sostarono per qualche secondo nelle sue orecchie finché non raggiunse un'altezza sufficiente per un volo tranquillo verso l'esterno della città. Sotto di loro, i bassifondi scorrevano veloci ed il vento copriva quello sgraziato suono di traffico e quel cattivo odore di smog che aveva sempre sentito al risveglio, quando apriva la finestra della camera.

Il vento gli sussurrò parole, come aveva sempre fatto, ricordandogli quello che era stato e quello che sarebbe stato, nel bene e nel male, e si sentì vagamente meglio nel sentire la presa salda e leggermente spaventata di Tifa sul suo braccio.

Sentiva di star condividendo qualcosa con lei.

Qualcosa di diverso da una scazzottata fatta così per fare. Qualcosa di diverso dal sellino della moto. Qualcosa di diverso dalle lenzuola del loro letto, anche se desiderava tanto in quel momento un'altro duello con lei, questa volta in orizzontale.

Un'altra volta; un'altra ancora...

Ma del resto così doveva andare, no? Era anche tempo che lei si rendesse conto di ciò che realmente era l'uomo che aveva detto di amare. Doveva sapere quello che era successo e quello che sarebbe successo e quale miglior narratore del vento per un racconto simile? Tifa lo sentiva e lui sapeva che lei arrivava anche a capirlo.

Tifa smise di contorcersi e si guardò intorno, riscoprendo il mondo su cui viveva; vedendolo dall'alto, con il sole in faccia e gli uccelli svolazzarle a distanza di sicurezza, si rese conto che in fin dei conti non faceva poi così schifo. Il vento tra i capelli non puzzava di muffa, il cielo era di un infinito blu e quello stesso deserto che per anni aveva visto come grigio e spento le apparve luminoso come una grande distesa dorata.

Le si illuminarono gli occhi ed una risatina eccitata sfuggì dalle sue labbra: era tutto troppo bello perché una ragazza come lei potesse apprezzarne la vista. Una ragazza come lei, cresciuta tra i monti di Nibelheim e sbocciata nei bassifondi, dietro al bancone di un bar pregno dell'odore di caffè e tabacco ed alcol.

“Cloud!” esclamò, come se quella semplice parola potesse descrivere tutta la meraviglia, tutta l'immensità di ciò che aveva sotto gli occhi. Il volo fu troppo breve per i suoi gusti e quando vide stagliarsi nuovamente davanti ai suoi occhi la sagoma deforme di Midgar riconobbe che lo sarebbe stato anche se avessero volato per tutto il giorno. Posando nuovamente i piedi nella polvere davanti al bar fu come tornare ad impantanarsi nella melma fino al ginocchio.

“Quelle ali...” mormorò, voltandosi verso il SOLDIER. “...le voglio anche io...”.

“Non dirlo” ammonì lui scuotendo la testa. “Sono molto pesanti da portare”.

“Sai che non potrò mai farti star bene come hai appena fatto tu con me?” mormorò lei, con gli occhi che lucevano commossi. Cloud sorrise e, avvicinatosi, la cinse alla vita con un braccio.

“Oh si che puoi...” sussurrò prima di fondere insieme le loro labbra.



Era arrivata la mattina ed il bianco che filtrava dalle sue palpebre abbassate a provarlo. Tifa mugugnò assonnata, stirandosi e lasciandosi scappare un sorriso nel sentire il lieve, caldo torpore in mezzo alle gambe nude. Cloud aveva avuto ragione: apparentemente l'aveva fatto star bene. E doveva essere per forza così, perché lei stava divinamente.

Si volse verso la parte vuota del letto e si riaddormentò, mancando di sentire il lieve crepitare del foglietto sul lenzuolo.

Il Lifestream scorre come un fiume
Non aspettarmi per cena
Cloud




La chiesa dei bassifondi: lì era cominciata, lì si era giunti alla prima svolta e sempre lì sarebbe finita. Cloud guardava la piccola pozza d'acqua tremolare davanti ai suoi piedi e strinse l'elsa della Buster Sword.

“Non dovrei chiederlo” mormorò. “Ma stammi accanto per quest'ultima battaglia...statemi tutti quanti accanto, perché questa volta avrò bisogno di ben più di un aiuto...”.

Un'esplosione di piume nere e l'ala aggiunse il tocco corvino all'interno della chiesa, che malgrado fosse in rovina quello era l'unico colore che mancava all'appello. Una piuma volteggiò davanti ai suoi occhi e si posò placida sulla polla. L'acqua tremolò leggermente, descrivendo ampi cerchi che s'infransero contro i calcinacci attorno, poi fu invasa da una tonalità verde acida, che scorreva e pulsava come

un fiume

se fosse viva e lo stesse chiamando a sé, a casa, alla guerra. Volse un’occhiata alla chiesa diroccata che un tempo era stata il suo rifugio, quando non c’era modo per lui di fare quello che stava per fare. Davanti a lui, la pozza di Lifestream lo chiamava con il suo quasi impercettibile fruscio. Vieni avanti: non c’è modo di fare quello che vuoi fare senza fare quello che stai per fare.

Lasciò cadere la faretra delle sette spade e chiuse gli occhi, ascoltando il tonfo del cuoio vuoto. Strinse l’elsa della spada e mosse un passo, lasciando che il

fiume

flusso del pianeta gli cingesse le gambe. La sua mente fu attraversata da due ultimi pensieri prima che un abbagliante verde acido la invadesse.

Tifa. Sephiroth.

Chiudiamola…



NOTA DELL’AUTORE: salve a tutti e scusate i molteplici ritardi nella stesura di questa storia. Siamo praticamente alla fine della fic e ci tenevo a ringraziare tutti coloro che l’hanno letta, l’anno commentata ed anche coloro che lo faranno in un futuro. Presto online l’epilogo.

E come sempre, alla prossima, stay tuned

Leonhard
   
 
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