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Autore: A_GleekOfHouseStark    17/07/2016    6 recensioni
Oliver Queen è un ragazzo di Starling City, figlio di una coppia milionaria che non gli ha mai fatto mancare nulla, ma che all'improvviso decide di tagliargli i fondi, lasciandolo con la necessità di trovare un lavoro.
Felicity Smoak studia Informatica al MIT di Boston e nonostante sia alla costante ricerca di indipendenza, vorrebbe rendere sua madre fiera di lei, anche se questo significa accontentarla e presentarle un ragazzo il giorno del Ringraziamento.
Dalla storia
“Stavo passando il pomeriggio al computer un paio di settimane fa e mentre navigavo ho trovato un sito che si chiama FakeDates.com.”
“Come sei finito su un sito del genere?” Inquisì Oliver.
Tommy arrossì violentemente.
"In cosa consiste?"
"è una piattaforma americana dove si organizzano finti appuntamenti e si creano finte relazioni. Una persona cerca un partner, comunica con un operatore e gliene viene assegnato uno in base alle sue richieste. Una volta terminato il servizio la persona versa i soldi sul conto della società che poi distribuisce gli stipendi.”
“È completamente folle, oltre che privo di senso! Chi dovrebbe assumere un finto fidanzato?”
“Durante le feste un sacco di persone si trovano in difficoltà con i genitori perché non hanno ancora presentato nessuno alla famiglia."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alone Together
Una AU! Olicity
 
Starling City, 7 novembre 2015
 
“Abbiamo deciso di tagliarti i fondi.” Disse Moira non appena il figlio maggiore entrò in casa. Aveva usato il tono che non ammetteva repliche, lo stesso con cui minacciava Thea di non uscire più se non avesse migliorato i voti a scuola.
“Cosa? Perché?” Rispose Oliver sgranando gli occhi.
“Non possiamo continuare a mantenere i tuoi sfarzi se non fai nulla per aiutarci. Sei stato espulso da due college diversi per motivi che vorrei dimenticare e accettiamo anche che tu non voglia fare domanda per altre università, ma ormai hai 22 anni e dovresti iniziare ad assumerti le tue responsabilità. Dato che vuoi a tutti i costi mantenere alto il tuo tenore di vita, dovrai iniziare a mantenerti. Da solo.”
“Mi stai dicendo che dovrò cercare lavoro? E chi mai me lo offrirà dato che ho solo il diploma del liceo?” Continuò lui con voce impertinente e cinica.
“Potresti provare a fare uno stage, di quelli retribuiti, nell’azienda di famiglia…” Propose Moira come se fosse un’idea pensata sul momento e non meditata da tempo.
“Allora è di questo che si tratta! Volete inserirmi nella vostra catena di montaggio!”
Il ragazzo si voltò per salire le scale che conducevano verso la propria camera, ma sua madre lo afferrò e disse sottovoce: “Non sputare nel piatto da cui mangi Oliver.”
“Ne abbiamo già discusso!” Il figlio iniziò ad urlare a causa di quel riflesso involontario che gli imponeva di fare sempre e comunque il contrario di ciò che gli dicevano i suoi genitori. “Non lavorerò alla Queen Consolidated e non rileverò quella dannata compagnia perché non ho intenzione di passare la vita dietro una scrivania.”
“Allora inizia a cercare un lavoro, magari troverai qualcosa che ti piace davvero.” Concluse Moira avviandosi verso la cucina, lasciandolo da solo davanti alla grande scalinata. Oliver salì e decise di chiamare Tommy, il suo unico vero amico, perché in quel momento aveva un urgente bisogno di sfogarsi.
 
“Mi hanno tagliato i fondi.” Esclamò Oliver buttandosi sul letto. Tommy Merlyn, che lo aveva raggiunto a casa, invece era seduto sulla poltrona verde accanto alla scrivania.
“Cosa pensi di fare adesso?” Chiese lui con voce incuriosita ma al tempo stesso un po’ preoccupata.
“Non ho molte alternative: devo cercare un lavoro. Non darò mai loro la soddisfazione di inserirmi nell’azienda di famiglia.”
“Non capisco perché odi quel posto quando ti ha dato così tanto.”
“Lo odio perché l’unica cosa positiva che mi ha dato è il benessere economico. Non ho mai avuto un vero rapporto con i miei genitori perché sono sempre impegnati a lavorare per guadagnare costantemente oppure non ho idea di cosa significhi fare sacrifici. Non che mi lamenti, però…”
“Capisco la situazione.” Disse Tommy. Poi, dopo una pausa, aggiunse “Tuttavia, senza alcuna qualifica o esperienza cosa speri di trovare?”
“Questo è il motivo per cui sei qui.”
“Potresti spiegarti meglio?”
“Devi aiutarmi a trovare un lavoro che non includa fare il lavapiatti al KFC.”
“Oliver Queen che lavora come lavapiatti in un fast food! Saresti su tutti i giornali se lo scoprissero…” Rise il ragazzo.
Dopo ore di ricerca fra giornali e annunci in rete, i due non avevano ancora trovato nulla, quando Tommy scherzando esclamò:
“Amico, forse dovresti provare a sfondare su internet.”
“Cosa vuoi dire?”
“Stavo passando il pomeriggio al computer un paio di settimane fa e mentre navigavo ho trovato un sito che si chiama FakeDates.com.”
“Come sei finito su un sito del genere?”
Tommy arrossì violentemente.
“Non è questo l’importante. Quello che conta è che ora stanno assumendo perché nel periodo del Ringraziamento hanno bisogno di più personale possibile.”
Tommy ne parlava come se si trattasse di un impiego in fabbrica o in una catena di negozi quando in realtà era qualcosa di altamente discutibile.
“E in cosa consiste esattamente?”
“È una piattaforma esclusivamente americana dove si organizzano finti appuntamenti e si creano finte relazioni. Una persona chiede un partner, comunica con un operatore e gliene viene assegnato uno in base alle sue richieste. Una volta terminato il servizio la persona versa i soldi sul conto della società che poi distribuisce gli stipendi.”
“È completamente folle, oltre che privo di senso! Chi dovrebbe assumere un finto fidanzato?”
“Ogni anno, soprattutto nel periodo delle feste, un sacco di persone si trovano in difficoltà con i genitori perché non hanno ancora portato a casa un fidanzato!”
“Non riesco a crederci…” Disse Oliver alzando gli occhi al cielo “Sei sicuro che questo” disse indicando la pagina web aperta “sia legale? Che tutti lavorino di propria spontanea volontà?”
“Totalmente. Li ho chiam… Ho fatto un giro sul loro sito e posso confermarlo.” Il suo volto tornò di nuovo rosso.
Tommy si lanciò verso la scrivania e iniziò a digitare qualcosa sulla tastiera. Una volta terminato, mostrò ad Oliver quella che sembrava in tutto e per tutto una richiesta d’assunzione.
“Quanto ci metteranno a rispondere ad una mail?”
“Questo non so dirtelo…”
Malgrado l’incertezza, il ragazzo spedì quella e-mail all’indirizzo presente nel sito e due settimane dopo la sua faccia comparve su FakeDates.com come possibile scelta per un finto appuntamento. Aveva dovuto dichiarare le proprie generalità in modo da creare una scheda personale che i clienti potessero leggere per capire chi fosse e accettare una quantità infinita di regole, tra cui non intraprendere nessuna vera relazione con una di loro.
Lo avevano lasciato in attesa per giorni ma alla fine Oliver Queen aveva trovato un lavoro.
 
 
Campus MIT, 21 novembre 2015
Felicity entrò nella sua stanza impetuosamente. Caitlin Snow, la sua compagna di stanza fin dall’inizio del college smise di scrivere il  suo messaggio se si girò lentamente verso la porta.
“Tutto bene?” Chiese notando il nervosismo dell’amica.
“Ho bisogno di una mano.”
“Cosa posso fare?”
“Puoi trovarmi un ragazzo da presentare a mia madre durante il pranzo del Ringraziamento?”
“Credo che questo sia fuori dalle mie competenze.” Sorrise debolmente “Posso chiederti perché devi a tutti i costi portare qualcuno a casa per le feste?”
“Un paio di mesi fa ho detto a mia madre di essere fidanzata e lo ero davvero, finché Cooper non è stato arrestato…”
“Suppongo tu non le abbia detto questo particolare durante la vostra ultima telefonata.”
“’Pronto! Ciao mamma, volevo dirti che vengo da sola perché il mio fidanzato si trova in una prigione di massima sicurezza per aver violato una o due leggi federali. A proposito, prepareremo insieme il tacchino? ’”
“Lo prendo come un no.”
“Cait ho bisogno di una mano. Non posso presentarmi da sola di nuovo. Non hai idea di quanto fosse felice quando le ho detto che avevo un ragazzo.”
“Non puoi dirle che ha avuto un imprevisto?”
“Sembrerebbe che non voglia presentarglielo o peggio, le abbia mentito.”
“Tecnicamente le mentiresti comunque…”
“Dai! Non conosci nessuno che abbia voglia di passare il ringraziamento con me e la mia per nulla invadente madre?”
“Ho già risposto a questa domanda.” Rise lei “Perché non provi a cercare su internet?”
La ragazza non aveva neanche pronunciato la parola che la bionda era già entrata in azione e stava digitando sulla tastiera.
“Io scherzavo! Non posso credere che tu stia davvero cercando un finto pretendente in rete…”
“E io non posso credere che esista il sito FakeDates.com! Guarda, c’è una scelta incredibilmente vasta di possibili accompagnatori, quindi evidentemente non sono la più disperata…”
“Sei pazza! E se si rivelasse un sito falso o una copertura per chissà quale attività illegale?” Inquisì lei.
“Le persone che hanno già usato FakeDates.com sembrano soddisfatte.” Rispose “O almeno così dicono le recensioni.”
“Seriamente, sei disposta a pagare…” si avvicinò allo schermo per guardare i prezzi “50 dollari per questo? Da dove li prenderai?”
“Se questo significa rendere felice mia madre ed evitare che si lamenti sono più che disposta. Per quanto riguarda la seconda domanda, ho lavorato come barista d’estate e tra stipendio e mance ho messo da parte un discreto gruzzolo per le emergenze e questa lo è. Chiaramente.”
“Felicity Smoak che lavora dietro un bancone? Non lo avrei mai detto.” Rise Caitlin.
“Perché, ti sembra strano?”
“Se avessi le tue capacità aspirerei a lavorare per la CIA o qualche organizzazione segreta. Sei davvero fenomenale quando si tratta di informatica e non capisco perché ti impegni assiduamente a nascondere il tuo talento.”
“Non lo nascondo!” Rispose fingendosi offesa “Semplicemente non mi piace stare sotto i riflettori o avere la pressione di lavorare in posti come quelli.”
“Allora perché sei qui?”
“Perché mi piace l’informatica e perché potrebbe tornarmi utile una laurea in futuro.”
“Davvero vuoi passare il resto della tua vita a lavorare in un ufficio nel dipartimento informatico di qualche azienda?”
“È un lavoro come un altro. Un lavoro onesto che non include dare la caccia ai criminali o diventare una criminale…”
“La pensi così da quando l’hanno arrestato vero?”
Felicity rimase in silenzio, ma dopo qualche istante esclamò: “Dai, devo chiamare per ottenere un finto appuntamento.”
Compose il numero e un bizzarro jingle le tenne compagnia per circa dieci minuti, poi una centralinista si degnò di risponderle.
“Salve, sono Grace di FakeDates, come posso esserle utile?”
“Buongiorno, mi chiamo Felicity Smoak e sono alla ricerca di un finto fidanzato per il pranzo del Ringraziamento.”
Soltanto quando lo disse si rese conto di quanto fosse patetica. Da quando era scesa così in basso? Forse dal momento dell’arresto di Cooper, da quando aveva deciso di cambiare, però sembrava non aver preso nessuna direzione in particolare.
Sentiva la sua vita come una macchina da corsa dalle mille potenzialità, ma lei era un guidatore imbranato e non faceva altro che sbandare da tutte le parti.
“Signorina è ancora in linea?” I suoi pensieri furono interrotti dalla voce squillante della centralinista.
“Sì, mi scusi…”
“Le ho chiesto dove vive così da cercare un ragazzo che lavori nelle vicinanze.”
“Starling City.”
“Okay, attenda un secondo.”
Dall’altro capo del telefono si sentiva soltanto un rumore di tasti e altri operatori che parlavano in lontananza.
“Abbiamo due alternative. Se mi dà il suo indirizzo mail le spedisco i profili in modo da scegliere. Una volta scelto è pregata di comunicarcelo con un’e-mail all’indirizzo che trova sul sito e poi le daremo istruzioni sul pagamento. Buona giornata!”
Felicity le diede l’indirizzo, salutò e attese che arrivassero i due profili.
Tre giorni dopo aveva già spedito la sua scelta: era Oliver Queen, figlio di Robert e Moira Queen, gestori di una delle più importanti aziende della città, nonché di famiglia ricca, motivo per cui si era stupita di vedere la sua scheda.
Nella sua testa, lui era uno di quelli che non avrebbe mai dovuto lavorare in vita sua.
 
“Hai intenzione di chiamarlo?” Le chiese Caitlin
“Beh la società mi ha mandato il suo numero di telefono, quindi perché no?”
“Io sono sempre più sconvolta…”
“Sta’ zitta, sono al telefono.” Bisbigliò la bionda sorridendo e coprendo il microfono con una mano. Caitlin iniziò a ridere vedendo l’amica visibilmente nervosa mentre camminava per la stanza e attendeva che quel ragazzo sconosciuto le rispondesse.
“Pronto? Sono Oliver, chi parla?”
“Oliver… Ciao! Sono Felicity. Ti ho scelto per quella faccenda del Ringraziamento…”
“Ah, certo! Me ne già hanno parlato. Posso esserti utile in qualche modo?”
“Volevo solo…  Se hai qualche minuto libero preferirei decidere adesso quando vederci prima del pranzo con mia madre. Sai, per discutere dei dettagli e tutto il resto.”
La sua amica, ancora stesa sul letto ma attenta alla conversazione, iniziò a schernirla affettuosamente imitando le sue espressioni nervose così, per evitare di scoppiare a ridere durante la telefonata, le lanciò uno dei cuscini da arredamento che si trovavano sulla poltrona.
Caitlin recepì il messaggio e Felicity tornò alla sua conversazione.
“Felicity?”
“Sì?”
“Non mi hai risposto…”
“Cosa?”
Adesso anche Oliver avrebbe capito che lei si trovava in una posizione di incredibile imbarazzo.
“Ti ho chiesto quando vorresti incontrarmi.”
“Io arriverò a Starling City lunedì, in mattinata. Studio a Boston e non riuscirò a liberarmi prima…” Felicity cercò di rendere la sua voce più neutra possibile.
“Potrebbe andare bene lunedì nel pomeriggio? Se non sei troppo stanca dal viaggio naturalmente.”
“No, nessun problema, lunedì è perfetto. Dove ci incontriamo?”
“Un posto in centro sarebbe l’ideale.”
“Davanti alla Queen Consolidated?”
“D’accordo, a lunedì allora. Un’ultima cosa: come sei fisicamente?”
“Come scusa?”
Davanti a quella domanda la ragazza non riuscì a restare neutrale e tranquilla come voleva.
“Tu hai visto la mia faccia ma io non conosco la tua, ho bisogno di una tua descrizione in modo da riconoscerti…” Felicity poteva sentire la sua risata e quel suono le piaceva. Sembrava un po’ restia, trattenuta, come se non fosse molto abituato a ridere.
“Ah, giusto. Non sono molto alta, ho i capelli biondi e gli occhi verdi. Porto gli occhiali e per sicurezza metterò un cappotto rosso, così sarò visibile anche tra la folla.”
Ci fu qualche secondo di silenzio e questo le fece pensare che Oliver potesse aver sorriso di nuovo.
“Perfetto, allora ci vediamo lunedì Felicity.”
“A lunedì!”
Stava per ringraziarlo per la disponibilità ma il ragazzo aveva già attaccato.
 
Starling City, 23 novembre 2015
Il viaggio da Boston alla sua città natale era stato più lungo del previsto e il ritardo riportato dal treno aveva causato a Felicity parecchia ansia, in particolare temeva di non presentarsi in orario all’appuntamento con Oliver. Tutte quelle ore trascorse sullo scomodo sedile e circondata da bagagli di ogni forma e dimensione l’avevano resa davvero stanca; inoltre era molto affamata, tuttavia sapeva che non avrebbe avuto il tempo né per dormire un paio d’ore né per un pasto sostanzioso. Comprò un panino in un bar lungo la strada e dopo circa quindici minuti trascinando il pesante trolley era giunta alla piccola casa dove sua madre viveva sola da quando lei si era trasferita nel campus del MIT. Bussò alla porta preparandosi mentalmente a tutta l’energia che la donna che l’aveva cresciuta era in grado di dispensare.
“Felicity!” Gridò la donna non appena aprì la porta, poi si avventò sulla figlia per abbracciarla “Sono così contenta che tu sia arrivata!”
“Ciao mamma!” disse ricambiando l’abbraccio “Anche io sono felice di essere finalmente qui.”
“Dai, entra!” Esclamò aiutandola a trascinare il bagaglio “Com’è andato il viaggio? Hai fame? Ti preparo qualcosa…”
“Devo ammettere che il viaggio non è stato molto piacevole…” Rispose lei con un eufemismo “Non ti disturbare a cucinare perché ho già mangiato.”
“E il tuo ragazzo?”
“Lui vive a Starling City… anzi, faccio una doccia ed esco per incontrarlo.” Cercò di alzarsi dal divano per evitare altre domande scomode.
“Lo vedrò giovedì vero?”
“Certamente… era così felice di conoscerti.”
“Come hai detto che si chiama?  Ha un nome che inizia per C mi sembra…”
“Oliver.” Scattò decisa “Si chiama Oliver.”
“Che strano… mi pareva un nome diverso.”
“Ti sbagli mamma.” Esclamò alzandosi definitivamente per dirigersi verso il bagno.
“Non mi hai mai raccontato niente di lui.” Disse evasiva la donna, facendo attenzione a farsi sentire dalla figlia.
“Scoprirai tutto quando verrà a pranzo!” Rispose lei affacciandosi verso il salotto “Devo davvero lavarmi ed uscire quindi basta chiacchiere.” Chiuse la porta del bagno e iniziò a prepararsi, allarmata dall’avere solo mezz’ora di tempo per sistemare i danni causati dalle ore in treno.
 
Felicity era arrivata nella piazza antistante alla Queen Consolidated con quindici minuti di ritardo. Non era decisamente un buon inizio per la sua finta relazione, ma sperava che Oliver non ci badasse troppo. Stava guardando le persone attorno a lei per vedere se qualcuno l’avrebbe riconosciuta e fermata ma nessuno lo fece. Una voce sempre più insistente dentro la sua testa le stava suggerendo di scappare e dire la verità a sua madre, che per il Ringraziamento non sarebbe stata accompagnata da nessun ragazzo perché il suo ultimo fidanzato era stato arrestato. Dopo circa dieci minuti passati ad aspettare, finalmente un ragazzo si avvicinò e disse:
“Sei tu Felicity?”
“Sì, sono io.”
“Piacere, Oliver.”
La ragazza rimase interdetta per qualche istante perché non riusciva a credere a chi aveva davanti, così in modo alquanto sorprese esclamò:
“Wow… tu sei Oliver Queen!”
“Già, pensavo lo avessi notato quando mi hai scelto.”
“Ma sei …ricco!”
Che frase profonda e piena di significato per un primo approccio.
“La mia situazione economica è quanto mai complicata.” Rispose lui accennando un sorriso, che si trasformò in una risatina sommessa quando si accorse che la ragazza aveva ancora la stessa espressione sconcertata sul volto.
“È davvero un grande problema che io sia ricco?” Chiese ironicamente.
“No!” Rispose lei con una voce forse un po’ troppo acuta. “Voglio solo dire… sei famoso, la gente ti conosce. Mi sento un po’ in soggezione accanto a te, non solo perché hai le dimensioni di un armadio e io a stento supero il metro e sessanta.”
“Credo che dovrai abituarti se vuoi che venga al pranzo da tua madre.” Rise di nuovo.
“Dio, non la fermerà più nessuno una volta che avrà creduto che sua figlia è stata per un periodo con il signor Oliver Queen. Probabilmente sarà più distrutta di me quando le racconterò che ci siamo lasciati… non che sarò felice di fingere di lasciarti perché sei davvero bello e sembri anche educato ed intelligente, ma credo che lei ci resterà ancora più male.”
“Parli sempre così tanto?” Chiese lui alla fine del discorso.
“Oddio, ti ho infastidito?”
“No, tranquilla.” Rispose lui “È piacevole avere finalmente qualcuno con cui parlare, non così tanto magari. Comunque grazie…”
“Per cosa?”
“Per tutti i complimenti. Probabilmente hai detto così tante parole in un secondo che ti devono essere sfuggiti.” Disse lui, poi si girò verso la strada: “Vogliamo andare a prendere un caffè? Mi dispiace per il ritardo ma ho seri problemi con l’orario ultimamente.”
“Non preoccuparti, oggi anche io non ero puntuale.”
I due camminarono per circa un quarto d’ora, quando Oliver si fermò davanti ad un bar che Felicity conosceva per fama ma nel quale non era mai entrata a causa dell’eccessiva sofisticatezza e ovviamente dei costi proibitivi dei prodotti.
“Lo fai apposta?” Chiese lei.
“A fare cosa?”
“Non vuoi che ti consideri come una persona ricca, però mi hai appena portato nel locale più costoso dell’intera città.”
“Se supererai anche questa ti assicuro che scoprirai che ho anche altre qualità oltre all’essere ricco.” Rispose lui accennando di nuovo uno dei suoi tipici sorrisi tirati.
 
“Cosa prendi?” Domandò lui con tono cordiale
“Un espresso.”
“Allora un espresso ed un latte macchiato.” Esclamò lui rivolgendosi alla barista, poi si diresse verso un tavolino e fece gesto a Felicity di accomodarsi. Mentre aspettavano la loro ordinazione cominciarono ad imbastire quella che doveva essere la miglior storia d’amore finta di sempre.
“Dobbiamo essere credibili.” Esordì la ragazza.
“D’accordo, ma deve esserci un pizzico di assurdità nella storia.” Replicò Oliver.
“Perché mai?”
“Perché la vita è credibile proprio per le sue assurdità, altrimenti è solo una storia scritta a tavolino.”
In quel momento Felicity si chiese perché i tabloid, la gente lo dipingevano solo come il classico cattivo ragazzo e non si preoccupavano di scavare più a fondo, di cercare la vera personalità di quel ragazzo e non limitarsi solo a ciò che voleva far emergere. Non riuscì a contenersi e decise di chiederglielo.
“Perché la gente ti considera solo come il playboy, il bamboccio della situazione?”
Oliver rimase particolarmente colpito da quella domanda, ma più in generale da quella ragazza che non riusciva a non esprimere i suoi pensieri, a controllarsi davanti agli altri.
“Perché è quello che vogliono vedere.”
“Non sarai tu che mostri loro solo quella parte del tuo carattere?”
Colpito.
Oliver Queen, che da sempre incolpava il mondo per il suo dolore e i continui giudizi, era incapace di ammettere di essere anche lui in parte colpevole. Serviva che un’universitaria bionda e dalla lingua lunga gli facesse notare il problema di fondo.
“Questa è di Orgoglio e Pregiudizio vero?” Cercò di dissimulare lui.
“Un po’ parafrasata, ma sì. “Rispose colpita dalla sua conoscenza di classici inglesi, ma cercò di non darlo troppo a vedere “Comunque dobbiamo mettere in piedi una storia.”
“Hai ragione, iniziamo.”
I due lavorarono per due intere ore nel tentativo di creare una storia verosimile, inserendo anche dettagli assurdi come Oliver aveva suggerito, che Donna Smoak avrebbe trovato credibile e soprattutto convincente. Una volta terminato, uscirono dal locale e nel buio di una serata piovosa tipica a Starling City si salutarono.
“Allora ci vediamo giovedì…” Esclamò Oliver.
“Già. All’una.”
“Sarò puntuale, promesso.”
“Grazie ancora per l’aiuto.”
“È stato uno scambio reciproco… allora a giovedì!” Disse voltandosi verso la strada.
“Ciao Oliver.” Rispose Felicity, ma lui era già andato via.
 
Starling City, 26 novembre 2015, mattina
La luce del mattino inondava quella che per anni era stata la sua camera, così Felicity Smoak non poté fa altro che aprire gli occhi e rendersi conto di avere soltanto due ore prima dell’arrivo dell’ospite.
“Quest’anno almeno verrà qualcuno.” Pensò alzandosi controvoglia dal letto. Erano anni infatti che lei e sua madre festeggiavano il Ringraziamento da sole per vari motivi, scuse patetiche con cui amici e parenti riempivano le loro orecchie anche se era molto chiaro che non volessero andare per non avere niente a che fare con “quella donna troppo particolare” e “la sua strana figlia.”
Un’altra delle ragioni che l’avevano spinta a lasciare Starling City per frequentare il college a Boston.
“Oh sei sveglia finalmente!” Esclamò Donna facendo capolino dalla porta.
“Mi dispiace di aver dormito così tanto.” Rispose lei trattenendo uno sbadiglio.
“Non preoccuparti, queste sono le tue vacanze. È giusto che ti riposi.”
“C’è qualcosa che posso fare? Cucinare, pulire…”
“Ho già passato l’aspirapolvere e pulito i mobili in soggiorno. Per quanto riguarda il cibo, devo solo infornare il tacchino. Pensa a prepararti piuttosto! Sono così felice di conoscere finalmente il tuo ragazzo!”
L’eccitazione di sua madre la faceva sentire tremendamente in colpa per quella farsa che tra poco avrebbe messo in scena.
“Anche io ne sono contenta.” Mentì lei.
“Dai, va’ a prepararti.”
“D’accordo.”
“Ti ho lasciato una sorpresa sulla sedia del bagno. Spero ti piaccia.”
“Mamma!”
“Che cosa c’è?”
“Non avresti dovuto farmi alcun tipo di regalo!”
“Felicity, posso permettermi di fare un regalo a mia figlia ogni tanto.”
“Fai già così tanti sacrifici, mi hai pagato la retta del college…”
“Quella retta l’hai pagata tu in buona parte, con i tuoi risultati e il tuo impegno.”
“Hai capito dove voglio arrivare…”
“Sì, e non mi interessa.”
“Mamma!”
“Va’ a prepararti.”
Donna Smoak si voltò verso la cucina e la ragazza, ammutolita per il dialogo appena avuto, si diresse verso il bagno.
 
 
“Sei pronta?” Chiese Donna bussando alla porta.
“Sì.” Rispose Felicity aprendo “E tu non avresti dovuto spendere così tanti soldi per un vestito.”
“Ne abbiamo già parlato.”
“Lo so, ma ciò non toglie che avresti potuto evitare.”
“Felicity, ascoltami bene perché lo ripeterò solo una volta: voglio che smetti di pensare ai nostri problemi finanziari. Non hai neanche venticinque anni e già ti comporti come se ne avessi quaranta. Non creare problemi anche dove non ce ne sono.”
“Ma la mancanza di soldi è un problema!”
“Non sarà certo un regalo a peggiorare ulteriormente la situazione.” Donna fece un respiro profondo e aggiunse “Ho voluto comprarti questo vestito perché sento come se non facessi abbastanza per te, come se non fossi presente come dovrei. È un modo per dirti che ci sono, che ti penso anche se non ti chiamo tutti i giorni, che una parte di me non si è ancora abituata, e difficilmente lo farà, all’idea che stai crescendo e prima o poi dovrò accettare che hai spiegato le ali da un pezzo.”
“Mamma!”
Felicity la abbracciò stretta, per un paio di minuti che dovevano colmare tutta la distanza, tutto il tempo trascorso lontane l’una dall’altra. Quell’idillio fu interrotto solo dal suono del campanello e la ragazza decise di separarsi e andare ad aprire la porta.
“Oliver! Ciao!”
Il ragazzo salutò brevemente le due donne, presentandosi alla madre con quell’educazione che lo contraddistingueva, poi, senza preamboli né avvertimenti, baciò Felicity.
Fu il peggior bacio della storia.
Imbarazzata e rigida, la ragazza si staccò e si girò verso sua madre, la quale aveva assistito alla scena e sembrava davvero entusiasta.
“Siete davvero carini!” Esclamò mentre la figlia era ancora paonazza in volto.
“Grazie signora Smoak.” Rispose Oliver “È soprattutto merito di sua figlia.”
“Sono d’accordo con la galanteria, ma chiamami Donna per favore.” Rise lei, poi aggiunse: “Felicity, stai bene?” Disse rivolgendosi alla figlia “Sei completamente rossa.”
“Sì!” Ribatté lei forse tropo velocemente “Fa caldo qui, no?” Poi tentò di cambiare discorso “Vogliamo andare a tavola? Prendo gli antipasti…”
“Accompagna Oliver in sala da pranzo, penso io ai piatti.” La rimbeccò sua madre.
Quando Donna si allontanò, il ragazzo esclamò sommessamente:
“Quel bacio non era affatto credibile.”
“Quel bacio non era affatto previsto!” Rispose lei.
Oliver Queen rise.
“Pensavo che il nostro scopo fosse quello di essere creduti.”
“Dai, andiamo a mangiare.” Rispose Felicity divertita, ma anche un po’ stizzita.
Non le piaceva essere contraddetta.
 
“Prego Oliver, serviti pure. Qui ci sono delle torte salate, questo è il corn bread e lì ci sono diverse salse.”
“Ha preparato tutto lei?” Chiese lui, sembrando davvero interessato.
“Ti avevo detto di darmi del tu Oliver.” Rise Donna “E comunque sì.” Concluse fieramente.
“Il Ringraziamento è l’unica occasione in cui si mette seriamente dietro ai fornelli.” S’intromise Felicity.
“Non sminuirmi tesoro.” Ribatté sua madre ironicamente.
“Non c’è niente di male a non amare cucinare.” Disse Oliver “Non è mica una colpa. Siamo così abituati all’equazione Donna=Cucina che ci sembra assurdo trovarne una che odia stare dietro ai fornelli, ma non lo è affatto. Sono cresciuto in mezzo a donne forti, tra cui mia madre, e mi hanno insegnato che non dipende il sesso se sei determinato a diventare qualcuno di importante... O non ti piace cucinare.”
Felicity rimase a bocca aperta dal discorso serio e giusto del ragazzo e sentì in lei salire una rabbia per tutto quel potenziale sprecato e bistrattato dai media, una rabbia che non aveva mai provato per persone conosciute meno di una settimana prima.
“Sono totalmente d’accordo.” Rispose Donna “Sono felice che mia figlia abbia trovato un ragazzo intelligente come te. Se lo merita.”
“Sono io che mi sento lusingato a stare con sua figlia.”
Che attore nato.
Era talmente bravo che Felicity per qualche istante aveva rischiato di crederci.
Donna sicuramente l’aveva fatto.
 
Il pranzo proseguì senza troppi momenti imbarazzanti o domande eccessivamente indiscrete da parte di Donna, che non aveva ancora dato segno di aver riconosciuto nel suo fidanzato il figlio milionario di Robert e Moira Queen, Oliver continuò a recitare la parte del fidanzato modello e in tutto questo Felicity si sentiva tremendamente in bilico fra il senso di colpa per aver mentito a sua madre e la paura di rimanere troppo coinvolta con il suo finto ragazzo. Mangiarono il tacchino ripieno con contorno di complimenti e convenevoli, altre torte salate e le patate.
Poi arrivò il dolce, e con lui la domanda per cui si erano preparati, per cui le avevano studiate tutte per risultare credibili.
“Allora, come vi siete conosciuti?” Chiese Donna.
“Hai presente quando quest’estate ti ho detto che lavoravo in una caffetteria? Beh lui era a Boston per… per quale motivo eri a Boston?” Chiese rivolgendosi ad Oliver.
“Viaggio di famiglia. I miei genitori hanno un appartamento in centro per quando fanno affari lì e devono restarci parecchio. Avevo deciso di accompagnarli, ma quel pomeriggio mi ero staccato da loro per fare una passeggiata in città. Sono entrato in un bar e l’ho vista dietro al bancone che armeggiava vicino alle tazze del caffè.”
“Ha ordinato un latte macchiato e ha scritto il suo numero sul tovagliolo.” Continuò la ragazza.
“Wow, sembra un film…” Commentò sua madre.
“A dire il vero ho una buona conoscenza di commedie romantiche, vivendo con una sorella adolescente. Ho pensato che una di quelle tattiche un po’ stucchevoli avrebbe funzionato.”
“E in effetti…” Disse Felicity abbassando lo sguardo.
“Il giorno dopo sono rientrato nel bar perché non mi aveva ancora chiamato, ma lei non era più dietro al bancone. Stavo per uscire quando è entrata di corsa dalla porta, dicendo troppe parole al secondo.” Disse Oliver ridendo. “Era arrivata in ritardo.”
“E poi?” Chiese donna come se qualcuno le stesse raccontando la trama di un romanzo rosa e volesse sapere il seguito.
“Gli ho detto…” Esclamò Felicity.
“Mi hai urlato, è diverso!” La interruppe lui.
“Gli ho urlato ‘Tu sei quello di ieri! Del numero di telefono!’”
“Inutile dire che tutto il locale si è girato verso di noi…”
“Una volta tornata al college l’ho chiamato per scusarmi, ma lui non demordeva e alla fine abbiamo iniziato ad uscire insieme.”
Donna sembrava soddisfatta dalla storia.
Ce l’avevano fatta.
 
 
 
 
Starling City, 26 novembre 2015, sera
 
Una volta terminato il pranzo, i tre avevano pulito tutto, anche Oliver malgrado fosse l’ospite, ma aveva insistito per aiutare. Si era ormai fatta sera e il ragazzo, dopo lunghi saluti, era uscito per tornare a casa, seguito da Felicity che alla fine aveva deciso di accompagnarlo, almeno per ringraziarlo dato che difficilmente si sarebbero rivisti.
“Ci tenevo a ringraziarti! Se non fosse stato per te questa giornata non sarebbe stata così tranquilla.” Esclamò la ragazza.
“È il mio lavoro, ma prego.” Rispose Oliver “Sono stato bene, tua madre è una brava donna e sono sicuro che prima o poi troverai un ragazzo vero da presentarle.
“Mi piacerebbe renderla felice come lo era oggi.”
“Scommetto che lo è sempre, anche se non te lo dice o non lo mostra.”
Ci furono alcuni istanti di silenzio.
“Alla prossima, Felicity Smoak.”
“Grazie ancora, è stato un piacere avere a che con te.”
Il ragazzo alzò la mano in segno di saluto, poi si girò e scomparve nella nebbia.
 
 
Boston, 20 giugno 2015
Terminati i corsi all’università, Felicity tornò a lavorare part-time nella caffetteria dell’estate precedente. Fortunatamente il proprietario, conoscendola, aveva deciso di assumerla di nuovo, giusto per quei tre mesi prima di riprendere gli studi.
Era impegnata a servire i clienti, disposti in una fila infinita davanti a lei.
Gente che aspettava il proprio caffè prima di iniziare una nuova settimana lavorativa o semplicemente era lì per caso o per perdere tempo.
Quando un suo collega, uno nella sua stessa situazione che arrivava da Central City e aveva iniziato a settembre l’università, le diede il cambio alla macchina del caffè, lei iniziò a sparecchiare i tavoli. Prese bicchieri, tazze e tutto quello che le capitava a tiro per infilarlo successivamente in lavastoviglie.
Aveva appena iniziato, ma subito si fermò, perché il suo sguardo era stato attirato da qualcosa.
Una scritta nera su un tovagliolo.
 
Spero che questo biglietto arrivi alla persona giusta, che in teoria ha già il mio numero e non dovrebbe avere paura ad usarlo.
-Oliver
 
Che cos’era quella, se non un’assurda coincidenza?
Potevano esserci mille variabili che non avrebbero mai portato quel biglietto nelle sue mani, eppure ci era finito.
Felicity riuscì a sentire la sua voce chiaramente.
La vita è credibile proprio per le sue assurdità, altrimenti è solo una storia scritta a tavolino.


Note dell'autrice :3
Ciao a tutti! Da tanto tempo volevo pubblicare questa storia e finalmente vede la luce! Non è esattamente convenzionale e l'idea del sito di finti appuntamenti deriva da un post trovato tempo fa su Tumblr.
Spero vi sia piaciuta, alla prossima!
-A_GleekOfHouseStark
   
 
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