Le Nuvole Contest
***
Si trattava di creare una fanfic con tema 'Gelosia' a partire da questa frase di una celebre canzone di De André:
Quello che non ho è un orologio avanti per correre più in fretta e avervi più distanti (Quello che non ho)
***
Tengo
stretta
la piccola scatola di pelle tra le mie mani: se fossi vivo sarebbero
madide di
sudore ed il mio cuore batterebbe furiosamente.
Perché
oggi
sarà un giorno importante.
La
mia vista si
annebbia per un istante, quando la vedo arrivare, solare come non mai,
con un
sorriso carico di emozione ed entusiasmo. Deglutisco.
Forza,
Jasper,
ce la puoi fare: hai affrontato di peggio!
Avanzo
verso di
lei, la guardo, stringo le dita intorno alla scatoletta che contiene
tutto
quello che provo per lei, sotto forma di un brillante ed una fascetta
d’oro.
Inspiro
e prego
perché la mia voce esca salda e convincente. Forse dovrei usare un po’
del mio
potere...
-Alice,
io
vorrei...- non mi fa terminare, che è già aggrappata al mio collo con
le sue
braccine magre e forti.
-Oh,
sì, sì
Jazz! E’ bellissimo! Io l’ho visto!- mi bacia, ma
preferirei un pugno
nello stomaco, perché non sono riuscito a stupirla e a godere della
meraviglia
nei suoi occhi.
Ancora
una volta sei arrivata prima di me...
***
C’è
chi nasce per
combattere.
Che
si tratti di una
battaglia per un fazzoletto di terra, per sostenere un ideale, per
conquistare
l’amata, il combattente si butta anima e corpo nella mischia e incassa,
affonda
e colpisce, graffiandosi e graffiando, ferendo e soffrendo, pur di
ottenere la
vittoria.
Chi
nasce con lo
spirito della guerra nelle vene è e rimarrà in eterno un combattente:
sarà in
grado di gestire armate e di guidarle verso la meta, sbaragliando la
paura e
spronando i timorosi, guardandosi dal macchiarsi di codardia e
difendendo
sempre i suoi uomini.
Chi
combatte, lo farà
fino alla sua morte e, nel Regno dei Cieli, guiderà le schiere degli
Angeli
contro le tentazioni del Demonio.
Amen.
Sì,
lo pensavo
davvero: credevo di essere un combattente, uno di quelli che non si
arrendono
mai, neanche di fronte alla morte, neanche quando le forze lo
abbandonano e
l’unica cosa che potrebbe portare conforto sarebbe il cadere
nell’oblio,
traghettati verso l’aldilà.
Mai:
non mi ero arreso
mai prima d’ora. Avevo combattuto contro mostri di ogni tipo, avevo
vinto me
stesso e la mia bestialità, riuscendo a tornare puro di spirito e
pronto a
perseguire il volere dei miei superiori.
Avevo
difeso la mia
amata e l’avevo seguita come un soldato, fedele e vigile, nel nostro
viaggio
verso la misteriosa famiglia di vampiri buoni.
Verso
il nostro futuro
rosa, diceva lei.
E’
stato dopo che mi
sono arreso.
Quando
il dubbio
sottile che da subito mi aveva stretto lo stomaco e fatto tremare le
gambe –le
gambe di un soldato non tremano mai!- si è rivelato triste realtà e il
sospetto
si è trasformato in certezza, ho capito di non essere davvero un
combattente.
L’ho
capito perché, di
fronte all’evidenza di una battaglia persa, ho rinunciato a combattere
tutta la
guerra.
Forse
l’ho fatto
perché il mio avversario sarebbe stata proprio lei, oppure perché, in
fondo,
non mi sono mai sentito degno di condividere la sua vita. Mi aveva già
salvato
una volta, non potevo pretendere che si accollasse la mia presenza per
l’eternità.
***
-Fidati
di me,
Jazz: là troveremo una casa pronta ad accoglierci e tante brave persone
che si
affezioneranno subito a noi. Io l’ho visto!- sono
scettico: a me basta
lei ed io... io speravo di bastarle.
-Cosa
cerchi da
loro, Ali?- le domando, senza sforzarmi di celare lo scetticismo che mi
attanaglia aumentando quell’insicurezza che, da sempre, mi morde ai
polpacci e
li fa tremare, quando i fatti degenerano. Come quando ero vivo.
-Una
sorella,
due fratelli, una mamma e un papà!- squittisce, -E sono tutti
bellisimi! Io
l’ho visto!- e certo, come no! Bellissimi e pronti ad
accogliere due
randagi come noi... i miei occhi parlano al posto mio e lei lo capisce.
-Io
l’ho
visto!- insiste perforandomi il cervello oltre gli occhi con
il suo sguardo
irresistibile.
Lei
l’ha visto...
e sia...
***
Ero
un bravo soldato,
pulito ed in ordine; anche nella battaglia riuscivo a mantenermi
elegante e
composto, altero, come una statua di bronzo piazzata su un piedistallo.
Roba da
museo.
A
quanto pare, Alice
cercava qualcosa di più, inseguiva da sempre la variabile impazzita,
forse per
convincersi che fosse quella a segnare il suo destino e non le sue
scelte.
Alice cercava qualcuno che fosse imprevedibile, per lei che poteva
prevedere
ogni istante del futuro, qualcuno che la stupisse con piccoli, rozzi
gesti e la
facesse sentire come una regina bambina.
Qualcuno
come lui...
E
così si era posta
nei suoi confronti, irretendolo con le moine di una ragazzina, un po’
Lolita,
un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie, sempre in cerca, insieme a
lui, di
qualcosa di fantastico nel bosco attorno a casa.
Certo,
appariva felice
e senza la perenne ombra di insicurezza ad increspare la sua fronte
liscia, ma
poteva esserlo davvero?
***
-Jazz,
io esco,
non seguirmi.- prende le chiavi dell’auto di Edward, lascia la borsa
sul letto
e si volta, scontrosa.
-Ma
avevo
pensato di stare con te, oggi... Volevo andare al mare, come una
volta...-
cavolo, avevo progettato tutto! Erano passati trenta anni da quel
giorno...
almeno adesso volevo farle una sorpresa...
-No,
ho un
impegno, scusami. Tanto ho visto che non saremmo
andati da nessuna parte
oggi. Ciao.-
Con
le mani in
tasca chiudo gli occhi, piego la testa all’indietro, finché non cozza
contro il
legno del nostro letto a baldacchino. Ce la sbatto una seconda volta e
una
terza, facendo tremare leggermente la stoffa appesa.
Tanto
tu l’avevi già visto...
Che
senso ha
essere in due con te???
***
Lo
chiamava ‘fratello’
ed io mi ero illuso che tale fosse: penso di conoscere il momento in
cui con
quel ‘fratello’, in una delle spedizioni alla ricerca di qualcosa di
inutile,
probabilmente creato dalla sua fantasia, la situazione era andata
mutando in
qualcosa che, di fraterno, aveva ben poco.
Dico
di conoscere il
giorno, perché da allora la mia Alice si è rifiuata di farsi toccare da
me.
Era
mia moglie.
Da
quel giorno mi
travolse in battute di shopping furioso, forse per darmi il cotentino
di
degnarmi della sua presenza.
Poco
dopo sua
‘sorella’ Rosalie iniziò a seguirla e, tra loro, scoppiò una vera e
propria
guerra all’ultimo capo trendy.
Ai
miei tempi, ‘trendy’ non si
diceva... le mogli erano
fedeli e i mariti potevano riempirle di baci e carezze.
Che
amarezza...
Ben
presto mi fu
chiaro che i veri combattenti in quella casa non erano coloro che
avevano fatto
la guerra, bensì le due ragazze, l’una contro l’altra armate a colpi di
carta
di credito, nella lotta a chi riusciva ad accaparrarsi l’abito più
provocante.
Combattere apertamente non sarebbe stato trendy,
invece...
In
realtà, e lo
sapevamo tutti, l’oggetto del contendere era lui... il ‘fratello’...
gli abiti
erano per lui e il suo sorriso ebete e sornione che, di colpo, iniziò a
sfoggiare come una corona d’oro e brillanti era dovuto ad un sorplus di
attenzioni da entrambe le fanciulle. A chi tutto e a chi niente...
Ma
la goccia che fece
traboccare il vaso e che rese di me il più codardo dei codardi, più di
un
ammutinato, più di un disertore, fu sorprenderli insieme a comprare
degli abiti
in un negozio equivoco, una volta che lei
aveva visto che sarebbe
rimasta sola con Rosalie a chiacchierare come ‘amiche’ giù in città.
Io
invece avevo
visto l’ombra della bugia incombere sul nostro matrimonio
come un enorme
nuvolone carico di grandine. Forse avevo iniziato a leggere nel futuro
anch’io,
o forse, dopo tanto sopportare, mi ero stufato di fare la parte
dell’idiota.
Una
cosa sola mi era
rimasta della mia vita da combattente: la dignità.
Fu
per questo che
presi le mie cose, le mie quattro medaglie e abbandonai il campo di
battaglia
senza issare bandiera bianca: se fossi rimasto a guardarli, nella loro
relazione quasi innocente, da quanto era sconclusionata e infantile,
avrei
finito per abituarmici e approvarla.
No.
C’è
chi nasce
combattente e la prende sempre in tasca.
Ho
impiegato tutta la
mia esistenza, ma sono arrivato finalmente a capire me stesso:
semplicemente
non sono un combattente.
Io
sono nato stratega,
ed uno stratega sa quando è il momento di ritirarsi e sa quando
attaccare.
Sono
sparito dalla
villa dei Cullen, lasciando loro in eredità quella piccola stronza che
ben
presto avrebbe reso la loro vita assai complicata, colpendo con il
sorriso
sulle labbra, rubando mentre ti porge la mano, tradendo mentre ti dice
che ti
ama. Io lo avevo visto...
Tu
vedi nel futuro,
piccola strega?
Allora
io vivrò
nel futuro, mettendo avanti il mio orologio per essere lontano da te,
quando
arriverai per torturarmi. Correrò più veloce dei vostri progressi come
folli
amanti e, quando ti sarai stancata anche di lui, forse attratta da...
chissà...
un altro ‘fratello’? un ‘padre’ così giovanile da non poterselo fare
scappare?
bene, allora, mi troverai ad aspettarti al varco, dove penserai di non
trovare
nessuno a fermare i tuoi piani.
Batterò
cassa, cara mia
ed allora la mia strategia avrà la sua realizzazione.
Prevederai
le mie
mosse, ma io sarò sempre un passo avanti a te e ti smaschererò in
eterno,
costringendoti a rinunciare ai tuoi piani, alle tue ambizioni. Ti farò
mia e
non avrai alcuna scusa più per respingermi, perché le scuse saranno
svanite
prima che tu le possa vedere.
Mi
seguirai e mi
adorerai... oh, sì... perché sarai schiacciata dalla prevedibilità
delle tue
mosse, non potrai più affidarti al caso, agli eventi imprevisti e
pazzi, no,
non più.
Pianificherò
la tua
vita intrappolandoti in schemi nei quali ti sentirai prigioniera, tu,
anima
libera e libertina, tu, fiele nel mio sangue.
Ho
capito cosa sono
nato a fare: per ogni cosa esiste uno scopo e rendere la tua vita un
inferno
sarà il mio.
Spero
così che, quando
sentirai il tuo cuore bruciato dalle fiamme come l’ho sentito io nel
momento in
cui mi hai tradito, ti deciderai ad amarmi davvero, con sincerità, che
tu lo
preveda o no.
Ed
allora tornerò a
combattere per te.
~FINE (forse...)~
Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.
***
Twilight, i Cullen sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.
La
storia
narrata di 'Prevedibile', le circostanze e quanto non appartiene a
Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è
consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su
questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate
che non è consentito
né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica
integrale o di parti di essi, specialmente senza
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Come avrete visto, ho scritto "forse", dopo la parola fine...
Ho
infatti intenzione di trasformare questa One-Shot in una raccolta di
più One-Shots, ognuna dal punto di vista dei quattro personaggi
incriminati...
spero di trovare il tempo per farlo!
Rimanete sintonizzati!!! ^___~