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Autore: Florence    21/04/2009    17 recensioni
Mi chiamo Jasper e con una moglie come te, ogni mio progetto non è mai una sorpresa e diventa banale. Ma ho deciso che stavolta correrò più veloce io, per farti capire quanto faccia male sentirsi prevedibile…
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prevedibile_by_Florence_EFP
Fanfiction Terza Classificata al
Le Nuvole Contest

***
Si trattava di creare una fanfic con tema 'Gelosia' a partire da questa frase di una celebre canzone di De André:
Quello che non ho è un orologio avanti per correre più in fretta e avervi più distanti (Quello che non ho)

***

~ PREVEDIBILE ~

Tengo stretta la piccola scatola di pelle tra le mie mani: se fossi vivo sarebbero madide di sudore ed il mio cuore batterebbe furiosamente.

Perché oggi sarà un giorno importante.

La mia vista si annebbia per un istante, quando la vedo arrivare, solare come non mai, con un sorriso carico di emozione ed entusiasmo. Deglutisco.

Forza, Jasper, ce la puoi fare: hai affrontato di peggio!

Avanzo verso di lei, la guardo, stringo le dita intorno alla scatoletta che contiene tutto quello che provo per lei, sotto forma di un brillante ed una fascetta d’oro.

Inspiro e prego perché la mia voce esca salda e convincente. Forse dovrei usare un po’ del mio potere...

-Alice, io vorrei...- non mi fa terminare, che è già aggrappata al mio collo con le sue braccine magre e forti.

-Oh, sì, sì Jazz! E’ bellissimo! Io l’ho visto!- mi bacia, ma preferirei un pugno nello stomaco, perché non sono riuscito a stupirla e a godere della meraviglia nei suoi occhi.

Ancora una volta sei arrivata prima di me...

 

 

***

 

 

 

 

C’è chi nasce per combattere.

Che si tratti di una battaglia per un fazzoletto di terra, per sostenere un ideale, per conquistare l’amata, il combattente si butta anima e corpo nella mischia e incassa, affonda e colpisce, graffiandosi e graffiando, ferendo e soffrendo, pur di ottenere la vittoria.

Chi nasce con lo spirito della guerra nelle vene è e rimarrà in eterno un combattente: sarà in grado di gestire armate e di guidarle verso la meta, sbaragliando la paura e spronando i timorosi, guardandosi dal macchiarsi di codardia e difendendo sempre i suoi uomini.

Chi combatte, lo farà fino alla sua morte e, nel Regno dei Cieli, guiderà le schiere degli Angeli contro le tentazioni del Demonio.

 

Amen.

 

 

Sì, lo pensavo davvero: credevo di essere un combattente, uno di quelli che non si arrendono mai, neanche di fronte alla morte, neanche quando le forze lo abbandonano e l’unica cosa che potrebbe portare conforto sarebbe il cadere nell’oblio, traghettati verso l’aldilà.

Mai: non mi ero arreso mai prima d’ora. Avevo combattuto contro mostri di ogni tipo, avevo vinto me stesso e la mia bestialità, riuscendo a tornare puro di spirito e pronto a perseguire il volere dei miei superiori.

Avevo difeso la mia amata e l’avevo seguita come un soldato, fedele e vigile, nel nostro viaggio verso la misteriosa famiglia di vampiri buoni.

Verso il nostro futuro rosa, diceva lei.

 

E’ stato dopo che mi sono arreso.

 

Quando il dubbio sottile che da subito mi aveva stretto lo stomaco e fatto tremare le gambe –le gambe di un soldato non tremano mai!- si è rivelato triste realtà e il sospetto si è trasformato in certezza, ho capito di non essere davvero un combattente. 

L’ho capito perché, di fronte all’evidenza di una battaglia persa, ho rinunciato a combattere tutta la guerra.

 

Forse l’ho fatto perché il mio avversario sarebbe stata proprio lei, oppure perché, in fondo, non mi sono mai sentito degno di condividere la sua vita. Mi aveva già salvato una volta, non potevo pretendere che si accollasse la mia presenza per l’eternità.

 

 

***

-Fidati di me, Jazz: là troveremo una casa pronta ad accoglierci e tante brave persone che si affezioneranno subito a noi. Io l’ho visto!- sono scettico: a me basta lei ed io... io speravo di bastarle.

-Cosa cerchi da loro, Ali?- le domando, senza sforzarmi di celare lo scetticismo che mi attanaglia aumentando quell’insicurezza che, da sempre, mi morde ai polpacci e li fa tremare, quando i fatti degenerano. Come quando ero vivo.

-Una sorella, due fratelli, una mamma e un papà!- squittisce, -E sono tutti bellisimi! Io l’ho visto!- e certo, come no! Bellissimi e pronti ad accogliere due randagi come noi... i miei occhi parlano al posto mio e lei lo capisce.

-Io l’ho visto!- insiste perforandomi il cervello oltre gli occhi con il suo sguardo irresistibile.

Lei l’ha visto... e sia...

***

 

 

 

Ero un bravo soldato, pulito ed in ordine; anche nella battaglia riuscivo a mantenermi elegante e composto, altero, come una statua di bronzo piazzata su un piedistallo. Roba da museo.

A quanto pare, Alice cercava qualcosa di più, inseguiva da sempre la variabile impazzita, forse per convincersi che fosse quella a segnare il suo destino e non le sue scelte. Alice cercava qualcuno che fosse imprevedibile, per lei che poteva prevedere ogni istante del futuro, qualcuno che la stupisse con piccoli, rozzi gesti e la facesse sentire come una regina bambina.

Qualcuno come lui...

E così si era posta nei suoi confronti, irretendolo con le moine di una ragazzina, un po’ Lolita, un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie, sempre in cerca, insieme a lui, di qualcosa di fantastico nel bosco attorno a casa.

Certo, appariva felice e senza la perenne ombra di insicurezza ad increspare la sua fronte liscia, ma poteva esserlo davvero?

 

 

 

***

-Jazz, io esco, non seguirmi.- prende le chiavi dell’auto di Edward, lascia la borsa sul letto e si volta, scontrosa.

-Ma avevo pensato di stare con te, oggi... Volevo andare al mare, come una volta...- cavolo, avevo progettato tutto! Erano passati trenta anni da quel giorno... almeno adesso volevo farle una sorpresa...

-No, ho un impegno, scusami. Tanto ho visto che non saremmo andati da nessuna parte oggi. Ciao.-

Con le mani in tasca chiudo gli occhi, piego la testa all’indietro, finché non cozza contro il legno del nostro letto a baldacchino. Ce la sbatto una seconda volta e una terza, facendo tremare leggermente la stoffa appesa.

Tanto tu l’avevi già visto...

Che senso ha essere in due con te???

***

 

 

 

Lo chiamava ‘fratello’ ed io mi ero illuso che tale fosse: penso di conoscere il momento in cui con quel ‘fratello’, in una delle spedizioni alla ricerca di qualcosa di inutile, probabilmente creato dalla sua fantasia, la situazione era andata mutando in qualcosa che, di fraterno, aveva ben poco.

Dico di conoscere il giorno, perché da allora la mia Alice si è rifiuata di farsi toccare da me.

Era mia moglie.

Da quel giorno mi travolse in battute di shopping furioso, forse per darmi il cotentino di degnarmi della sua presenza.

Poco dopo sua ‘sorella’ Rosalie iniziò a seguirla e, tra loro, scoppiò una vera e propria guerra all’ultimo capo trendy.

 

Ai miei tempi, ‘trendy’ non si diceva... le mogli erano fedeli e i mariti potevano riempirle di baci e carezze.

Che amarezza...

 

Ben presto mi fu chiaro che i veri combattenti in quella casa non erano coloro che avevano fatto la guerra, bensì le due ragazze, l’una contro l’altra armate a colpi di carta di credito, nella lotta a chi riusciva ad accaparrarsi l’abito più provocante. Combattere apertamente non sarebbe stato trendy, invece...

 

In realtà, e lo sapevamo tutti, l’oggetto del contendere era lui... il ‘fratello’... gli abiti erano per lui e il suo sorriso ebete e sornione che, di colpo, iniziò a sfoggiare come una corona d’oro e brillanti era dovuto ad un sorplus di attenzioni da entrambe le fanciulle. A chi tutto e a chi niente...

 

 

Ma la goccia che fece traboccare il vaso e che rese di me il più codardo dei codardi, più di un ammutinato, più di un disertore, fu sorprenderli insieme a comprare degli abiti in un negozio equivoco, una volta che lei aveva visto che sarebbe rimasta sola con Rosalie a chiacchierare come ‘amiche’ giù in città.

Io invece avevo visto l’ombra della bugia incombere sul nostro matrimonio come un enorme nuvolone carico di grandine. Forse avevo iniziato a leggere nel futuro anch’io, o forse, dopo tanto sopportare, mi ero stufato di fare la parte dell’idiota.

 

 

Una cosa sola mi era rimasta della mia vita da combattente: la dignità.

Fu per questo che presi le mie cose, le mie quattro medaglie e abbandonai il campo di battaglia senza issare bandiera bianca: se fossi rimasto a guardarli, nella loro relazione quasi innocente, da quanto era sconclusionata e infantile, avrei finito per abituarmici e approvarla.

 

No.

 

C’è chi nasce combattente e la prende sempre in tasca.

Ho impiegato tutta la mia esistenza, ma sono arrivato finalmente a capire me stesso: semplicemente non sono un combattente.

Io sono nato stratega, ed uno stratega sa quando è il momento di ritirarsi e sa quando attaccare.

 

Sono sparito dalla villa dei Cullen, lasciando loro in eredità quella piccola stronza che ben presto avrebbe reso la loro vita assai complicata, colpendo con il sorriso sulle labbra, rubando mentre ti porge la mano, tradendo mentre ti dice che ti ama. Io lo avevo visto...

 

Tu vedi nel futuro, piccola strega?

Allora io vivrò nel futuro, mettendo avanti il mio orologio per essere lontano da te, quando arriverai per torturarmi. Correrò più veloce dei vostri progressi come folli amanti e, quando ti sarai stancata anche di lui, forse attratta da... chissà... un altro ‘fratello’? un ‘padre’ così giovanile da non poterselo fare scappare? bene, allora, mi troverai ad aspettarti al varco, dove penserai di non trovare nessuno a fermare i tuoi piani.

Batterò cassa, cara mia ed allora la mia strategia avrà la sua realizzazione.

 

Prevederai le mie mosse, ma io sarò sempre un passo avanti a te e ti smaschererò in eterno, costringendoti a rinunciare ai tuoi piani, alle tue ambizioni. Ti farò mia e non avrai alcuna scusa più per respingermi, perché le scuse saranno svanite prima che tu le possa vedere.

Mi seguirai e mi adorerai... oh, sì... perché sarai schiacciata dalla prevedibilità delle tue mosse, non potrai più affidarti al caso, agli eventi imprevisti e pazzi, no, non più.

Pianificherò la tua vita intrappolandoti in schemi nei quali ti sentirai prigioniera, tu, anima libera e libertina, tu, fiele nel mio sangue.

 

Ho capito cosa sono nato a fare: per ogni cosa esiste uno scopo e rendere la tua vita un inferno sarà il mio.

 

Spero così che, quando sentirai il tuo cuore bruciato dalle fiamme come l’ho sentito io nel momento in cui mi hai tradito, ti deciderai ad amarmi davvero, con sincerità, che tu lo preveda o no.

 

 

Ed allora tornerò a combattere per te.

 

 

~FINE (forse...)~


***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, i Cullen sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Prevedibile', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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Come avrete visto, ho scritto "forse", dopo la parola fine...

Ho infatti intenzione di trasformare questa One-Shot in una raccolta di più One-Shots, ognuna dal punto di vista dei quattro personaggi incriminati...
spero di trovare il tempo per farlo! 

Rimanete sintonizzati!!! ^___~

   
 
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