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Autore: notmoose    17/07/2016    1 recensioni
In quei semplici secondi, si dimenticò di Aslaug, di Lagherta, Bjorn, Ivarr, Ubbe, Sigurd e di Hvitserk e soprattutto, in quel momento voleva ritornare quel semplice contadino che era un tempo, voleva dimenticarsi, per un po' della responsabilità che lentamente lo stava sciupando, dell'enorme paese che aveva nelle sue mani.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Athelstan, Ragnar Lothbrok
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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vikings


You promised me.

Ragnar amava il modo in cui Athelstan si lasciava andare e quel giorno, si era veramente lasciato andare. Ormai il monaco, stava nella sua angusta dimora da anni, ed erano migliori amici, fratelli, amanti. Quel giorno Athelstan, entrò contento nella solita sala, in cui quasi tutti i giorni si recavano duchi dal resto della Scandinavia, creando scompiglio e banchetti, seguiti da alcol e sesso.

Athelstan si avvicinò con fare veloce, sorrise a Ragnar in una maniera intensa e gli sussurrò «Sono rinato, sono di nuovo cristiano.» Ragnar si stupì alle sue parole e successivamente da quelle che uscirono dalla propria bocca, «Athelstan non puoi lasciarmi, io ti amo.» i due si guardarono intensamente e si giurarono semplicemente lealtà e fedeltà. Ragnar aveva sentimenti contrastanti per l'uomo davanti a sé, che stringeva tra le braccia. Lo amava, ne era consapevole. Lo amava come un genitore ama un figlio, ma anche come un marito ama la propria moglie. Ragnar lo voleva, in quel momento non voleva altro. In quei semplici secondi, si dimenticò di Aslaug, di Lagherta, Bjorn, Ivarr, Ubbe, Sigurd e di Hvitserk e soprattutto, in quel momento voleva ritornare quel semplice contadino che era un tempo, voleva dimenticarsi, per un po' della responsabilità che lentamente lo stava sciupando, dell'enorme paese che aveva nelle sue mani.

Probabilmente, Athelstan capì ciò che passava lentamente per la mente contorta del vichingo, perchè il suo sguardo divenne più dolce del solito. Quel ragazzo era dolce, lo era pure quando brandiva un'ascia ed era ricoperto di sangue, gli sembrava quel martire che lui amava tanto, mh come si chiamava...ah si Gesù Cristo. Athelstan non faceva altro che parlare di questo essere in grado di fare cose impossibili. Da come gliel'aveva descritto, gli ricordava Athelstan, ovviamente per tutto, tranne per come brandiva l'ascia. Nonostante tutto, per essere ancora un verginello come vichingo, ci metteva anima e corpo nei suoi obiettivi. Voleva essere un bravo vichingo, capace e lo divenne. Ma dopo quel suo “sono rinato, Dio mi ha mandato un segnale” Ragnar non sapeva più che pensare.

Ragnar fece scorrere lentamente la sua mano sul braccio di Athelstan, coperto da tessuto chiaro e grezzo e intrecciò le dita con quelle più sottili del monaco.
Non dissero nulla, Athelstan uscì dalla sala, trascinandosi Ragnar per le strade di Kattegat. Percepì lo sguardo degli abitanti su di loro, ma poco gli importò, continuò a camminare a testa alta. Il vichingo cercò di rimanere serio nel vedere in lontananza la sua vecchia casa e che si stava dirigendo proprio in quel luogo pieno di ricordi, insieme al suo migliore amico. Entrarono e Ragnar come al solito non si disturbò minimamente di non fare rumore. Athelstan si sedette in una delle sedie sgangherate dove solitamente si accomodava sempre Ragnar, mentre il vichingo si sedette ai piedi del basso materasso fatto di paglia. Si guardarono per alcuni secondi che parvero eterni, fino a quando Athelstan parlò «Ragnar, ti prometto che non ti abbandonerò. Siamo fratelli. Non importa se il nostro dio è differente. Ma chi lo sa, magari sono la stessa persona e ci incontreremo nel Valhalla o in Paradiso.» Ragnar notò Athelstan fare spallucce. «Athelstan, amico mio. Il Valhalla o il Paradiso, quello che diamine è, lo voglio assaporare ora, con te.» furono parole di cui Ragnar stesso si stupì e fece un veloce movimento di mano, quasi per congedare questo discorso, ma il vichingo rise visibilmente nel vedere Athelstan arrossire in quel modo.

Tutto fu molto veloce, Ragnar si accorse solo in quel momento di come anche Athelstan voleva lo stesso. Percepì tutto da quel suo bacio così passionale e poco casto. Ragnar tirò il corpo del ragazzo contro il letto, bloccandogli i polsi poco sopra la testa con una mano, mentre quella libera, arrivava quasi al punto di strappargli i vestiti, in quel momento ingombranti, di dosso. Il bacio venne prolungato, dando l'impressione al vichingo di essere sul punto di perdere il fiato, ma poco gli importava, in quel momento il suo interesse era tutto sul quel meraviglioso monaco sotto di sé.
Le gambe di Athelstan furono velocemente attorno al bacino massiccio di Ragnar e il suo modo così lento e passionale in cui lo possedette, fece fremere d'eccitazione il monaco. Ragnar in quel momento non era lo stesso. Non era rude, rozzo e sarcastico come il suo solito. Era passionale, sensuale e dannatamente bello, che Athelstan si lasciò sfuggire un gemito di piacere, così intenso che Ragnar gli sussurrò con voce roca, contro il suo orecchio un semplice «Athelstan.»
Sentire Ragnar sussurrare in quel modo così diverso il nome del monaco, lo fece fremere nuovamente.
Le spinte del ragazzo erano forti, ma lente, quasi per fare impazzire il povero cristiano e Ragnar era visibilmente divertito nel vedere Athelstan in quel modo.
Ragnar leggeva dall'espressione di Athelstan come si sentiva. I suoi occhi languidi erano pieni di voglia, ma anche spaventati, probabilmente aveva paura di quel suo Dio. Cosa c'era di male, nell'amare una persona che era del tuo stesso sesso? Odino di sicuro non si sarebbe fatto questo problema.
Però leggeva pure come gli piaceva essere posseduto in quel modo, sentiva le sue unghia graffiare la propria schiena inarcata e questo non faceva altro che aumentare l'eccitazione del vichingo. Arrivarono al limite quasi all'unisono, dopo quelle spinte forti e lenti e Athelstan ansimò ad alta voce un semplice «Padre, perdonami.» Ragnar rise a quelle sue parole e scompigliò i capelli bruni del ragazzo «Smettila di chiedere sempre perdono al tuo Dio.»


***

Ora Ragnar è silenzioso, sul cavallo, mentre con una mano sorregge la corda dell'altro equino. Non dice nulla, pensa solo alla bellezza e alla serenità di quel giorno, a come si erano lasciati andare e a come avevano ammesso il loro amore. In lontananza si percepisce il rumore scrosciante del torrente, mentre scende dal cavallo per prendere il corpo senza vita che si trova nell'altro. Con un movimento veloce se lo carica sulla spalla, sorpassando il torrente e successivamente la fitta vegetazione del sentiero davanti a sé. «Cosa faccio per te.» dà una lieve pacca sul sedere del ragazzo, cominciando a camminare silenziosamente, sorreggendo in una mano una pala dal manico in legno, fin troppo rozzo e un bastone nodoso e ricurvo trovato durante il tragitto. «Certo che per essere così piccolo sei davvero pesante» ansima, continuando a camminare, guardandosi di tanto in tanto in torno, puntando gli occhi glaciali e pieni di dolore sulla vegetazione verde. Essa si muove, leggermente, creando lievi rumori, in grado di far tremare anche il più grande vichingo di tutti i tempi. Si ricorda quel punto così alto, così bello e pacifico, è quello in cui Athelstan per la prima volta gli aveva fatto sentire una preghiera cristiana, era stato Ragnar stesso a proporgli di fargliela sentire, la sua era ed è ancora tutta curiosità. Posa il corpo avvolto da un lenzuolo bianco sul terreno, sdraiandosi accanto e sussurrare «Questo è il posto più alto, vicino al tuo Dio, che posso darti.» Si alza successivamente, cominciando a spalare lentamente il terreno umido, appoggiando successivamente il corpo senza vita, nel momento in cui crea una fossa sul terreno, in grado di fare entrare il ragazzo. Si siede sul terreno, mantenendo nelle mani callose i due legni ricurvi e nodosi. Fissa davanti a sé, sentendo il fiato mancare per qualche secondo, cominciando a parlare «Non ho mai saputo cos'è un martire» si interrompe, accennando una risata, per poi riprendere «E continuo a non sapere. Eri un bravo uomo, Athelstan. Ti ho sempre rispettato per questo.» Comincia a rigirarsi lentamente il bastone tra le mani, pulendo appena la punta con le dita e tenendo lo sguardo basso «Mi hai insegnato molto. Ti sei visto sempre come un debole e in conflitto, ma per me, tu eri impavido perchè tu hai sempre osato.» trattiene una smorfia di dolore,mormorando «Perchè sei morto? Avevamo ancora molto di cui parlare.» Prende nuovamente la pala, cominciando a muovere velocemente le mani, usando una corda grezza per legare il legno a quello della pala, creando così una croce fatta di lacrime e tristezza «Ho sempre creduto che la morte è un destino di gran lunga migliore rispetto la vita, ti riunirai con i tuoi cari. » Stringe con forza la corda, sentendo nel mentre un groppo in gola formarsi «Ma noi non ci incontreremo mai, amico mio.» accenna una risata amara «Ho la sensazione che il tuo Dio potrebbe obiettare una mia visita, per te, in Paradiso. Cosa devo fare adesso?» trattiene un gemito nel sentire la voce incrinarsi e le lacrime bagnare il proprio viso «Ti odio perchè mi hai lasciato! Io sto soffrendo per la tua perdita.» Sussurra, percependo il rumore scrosciante dell'acqua contro le piante e poco dopo il proprio viso bagnato, dalla pioggia e dalle lacrime amare. «Non c'è nulla che adesso può consolarmi. Sono cambiato. E anche tu.» sussurra, guardandosi intorno, alzandosi lentamente. Fissa per un ultima volta il terreno rialzato nel punto in cui si trovava l'uomo che amava, conficcando con lieve forza la croce poco sopra la montagnetta di terra ormai completamente bagnata. S'incammina, dando un'ultima occhiata dietro di sé, stringendo il ciondolo a forma di croce del cristiano con un pugno, mentre con la mano libera, si asciuga la tristezza dal suo volto. Percepisce il vento diventare forte e insistente, dando l'impressione di sussurrare un semplice «Athelstan.»

Avevi promesso che non mi avresti lasciato.

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E' la prima volta che scrivo dopo tanto e pubblico, Diciamo che è per la prima volta per me scrivere pure una One-Shot e giuro che mi scuso per questa simile porcata, non so cosa ne penserete, ma è stato più forte di me e non potevo trattenermi dal non pubblicarla. Per di più dovevo per forza scrivere del mio personaggio preferito e di Athelstan, perchè ammettiamolo sono dannatamente belli.

Tanto amore

   
 
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