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Autore: LumLumLove    18/07/2016    11 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quince días
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Capitolo 12: Sabato 23 – seconda parte
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Ranma
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-E allora?
 
-Eh?
 
-Non mi inviti a ballare?- stringo forte le palpebre e mi obbligo a tornare con i piedi per terra.
 
Davanti a me c'è una ragazza che neanche conosco e che mi guarda impaziente. Ha i capelli tinti di un orribile rosso che non rende giustizia alla sua pelle candida e, cosa più importante, non so di che diavolo stia parlando.
 
Ma quand'è che ho iniziato a chiacchierare con lei? O, per meglio dire, è lei che ha iniziato a parlare con me e a pensare che io fossi interessato a lei! Da un pezzo non faccio altro che rispondere a tutte le sue domande annuendo automaticamente o spiccicando qualche monosillabo e potrei aver detto di sì a richieste come "balliamo"? "mi presenti ai tuoi genitori?" e "mi porti in vacanza in Europa?" senza neanche aprire bocca.
 
-No.- rispondo controvoglia, dando per conclusa la "conversazione".
 
-Che maleducato!- dice lei stizzita e sicuramente offesa dal mio evidente disinteresse.
 
Infatti non mi accorgo neanche quando va via, sono troppo assorto nei miei pensieri. Appoggiato ad uno degli innumerevoli banconi di questa gigantesca sala galleggiante, osservo la gente cercando di individuare il mio obiettivo.
 
Maledizione, sono stato io a proporre questo stupido piano.
 
Separarci per controllare meglio la situazione e scovare mio padre non sembrava affatto una cattiva idea all'inizio, dato che tre persone vedono meglio di una, ma non avevo considerato che la nostra momentanea separazione mi avrebbe causato tanta ansia.
 
Il nodo della cravatta mi fa soffocare... lo allento leggermente e slaccio il primo bottone della camicia. Approfitto di uno dei camerieri che passa davanti a me e prendo dal vassoio che ha in mano quello che spero sia un semplice bicchiere d'acqua. Ho la gola secca.
 
Ma a chi voglio darla a bere? Non sto cercando mio padre né gli yakuza. Ormai sono passati tutti in secondo piano nel mio elenco di priorità. Muovo rapidamente gli occhi tra la folla con l'intenzione di cercare Akane, per sapere solo se sta bene (e non sia in compagnia), nient'altro.
 
È come rinunciare a una caramella come premio all'uscita da scuola.
 
Quello che ha fatto Ucchan è un colpo basso. Bassissimo. Quando siamo rimasti soli ho cercato di rimediare al fatto di averle portato in casa una ragazza, ma a quanto pare non ha funzionato. Mi ha estorto tutte le informazioni possibili e, a mio avviso, le mancavano solo una luce da interrogatorio accecante, una corda per legarmi e delle tenaglie per farmi confessare.
 
"È molto carina—mi aveva detto, osservando la mia reazione e io avevo negato fermamente, come se fossi un adolescente timido. Forse è colpa del karma, ma la mia amica Ucchan ha trovato un modo migliore per farmi rimangiare le mie parole: vestire Akane in quel modo.
 
Il mio cervello è andato letteralmente in tilt davanti all'immagine che gli rimandavano i miei occhi. La sua pelle candida, i suoi capelli neri come la notte, il suo seno rigoglioso messo in evidenza dalla scollatura di quell'abito bianco che le dà l'aria di una ninfa uscita da una favola.
Una meravigliosa sposa.
 
Al diavolo la mia fottuta sorte! Sono così furioso che sarei capace di distruggere lo scafo di questa nave con un solo pugno.
 
Mi sento un grandissimo idiota.
 
Il cuore non smette di martellarmi nel petto, i miei pugni si aprono e si chiudono nervosamente e mi si spezza il respiro. Mi sembra di aver contratto una malattia, un morbo contro cui lottare per evitare che mi consumi l'anima. Anche se temo che la convalescenza non mi servirebbe a un bel niente.
 
Provo di nuovo ad allontanarla dai miei pensieri e mi concentro per cercare quel disgraziato di mio padre. Tutta colpa sua, è solo colpa sua se l'ho conosciuta, se sto diventando mentalmente instabile.
 
-Balliamo?- una voce femminile mi sorprende alle spalle, mi giro scocciato pronto a rifiutare senza sembrare troppo scortese, ma a lei non posso negare niente.
 
-Ucchan?
 
-Devo liberarmi di alcuni fornitori piuttosto noiosi, tu muovi i piedi e basta.- dice, mentre poggia tranquillamente le mani sulle mie spalle e io mi limito a obbedire.
 
-L'hai visto?- chiedo con un certo nervosismo, scrutando oltre la sua testa.
 
-Genma? Se viene dovrà prima liberarsi della mia squadra di sicurezza, non credo sia semplice.
 
-Non per sminuire i tuoi uomini ma temo che non possano fare niente contro di lui dato che è un ladro che sa il fatto suo e ha sempre un asso nella manica.
 
-Eh sì, come il tuo matrimonio.- dice con una punta di rancore. Smetto di cercare mio padre tra la gente e la guardo accigliato.
 
-Non sarai arrabbiata per questo, vero?- chiedo, attento alla sua espressione.
 
-Avresti dovuto dirmelo fin dall'inizio.-risponde, ferita.
 
-Non volevo nasconderlo.- mi scuso goffamente e sento le sue mani scivolare sui miei avambracci.
 
-Sì che volevi, forse lei riesci a ingannarla, me no.
 
-Ucchan, non ho voglia di parlarne.-e dico sul serio, qualcosa nella mia testa ha iniziato a rimbombare forte e ritmicamente, come l'allarme di un sottomarino nucleare.
 
-Lo dici perché sta per sposarsi?- chiede, continuando a ficcare il naso nella questione e io sento come se mi avessero appena infilzato il petto.
 
-Non è questo.- dico, evitando i suoi occhi verdi che mi conoscono tanto bene.
 
-Beeene, interessante.- sorride maliziosa. -Pensavo che non avrei vissuto abbastanza per vederlo.
 
-Per vedere cosa?- mi difendo, infastidito da questa imbarazzante conversazione.
 
Lei mi guarda con complicità e continua a muoversi al ritmo della melodia dolce e monotona.
 
-Ti abituerai.- sussurra con lo sguardo perso nel vuoto e io la guardo senza capire. Poi solleva la testa lentamente e mi sorride con i suoi bellissimi occhi verdi che diventano lucidi. -Il dolore diventerà normale come respirare e anche se pensi di morire, continuerai a vivere. Alla fine scoprirai che, nonostante tutto, si può tornare ad amare anche con il cuore spezzato.
 
Una lacrima rotola sulla sua guancia.
 
-Ucchan?!- chiedo preoccupato, lei schiva il mio sguardo e si stacca bruscamente da me. La frangetta le copre gli occhi per un istante, mettendo in ombra la sua espressione finché la luce della sala torna a illuminarle il viso, ora privo di ogni traccia di pianto.
 
-Non essere stupido, a lei non sei indifferente. Tu hai ancora un'opportunità.-dice, dandomi una piccola spinta. Io sbatto le palpebre confuso dal suo comportamento ma ancora di più dalle sue parole.
 
Non le sono indifferente? Che intende dire? Ma mentre continuo a crogiolarmi nei miei dubbi, la mia partner di ballo prende un bicchiere dal vassoio di un cameriere e dopo un primo sorso qualcuno la interrompe.
 
Alla fine Ucchan è la protagonista della festa, devo ritenermi fortunato se ha avuto un po' di tempo per parlare cinque minuti con me. Un nutrito gruppo di persone ronza attorno alla mia amica, circondata da risate e complimenti, e io mi allontano lentamente verso un angolo un po' più isolato per proseguire con la mia ricerca.
 
Cammino piano tra la gente, osservo con attenzione, do un'occhiata al freddo ponte esterno da cui siamo protetti grazie a una gigantesca e magnifica cupola di cristallo dalla quale penetra la luce delle stelle.
 
Sbuffo annoiato per poi scorgere un'ombra con la coda dell'occhio che si muove rapida e silenziosa. Fin troppo. Cammino in fretta evitando di urtare persone, facendomi largo tra la folla per non perderla di vista. Sono sicuro di averlo visto: era quello scriteriato di mio padre.
 
Mi fermo mentre cerco di rimettermi sulle sue tracce. Cerco che è davvero inafferrabile ma mi azzarderei a dire che io lo sono di più. Con gli anni ho imparato a conoscerlo, intuisco quello che gli passa per la testa proprio come un ispettore di polizia riconosce un delinquente.
 
So che mi sta cercando, so che ha bisogno di qualcosa che può ottenere solo grazie a me... forse vuole contattare mia madre? Estorcermi informazioni? Cammino attentamente, sapendo che se mi allontano abbastanza, se mi perdo tra la gente, forse non avrò neanche bisogno di seguirlo perché potrebbe essere lui a incontrare me.
 
I miei pensieri si moltiplicano e si intrecciano assumendo le forme più disparate, celando cospirazioni e inganni. Sento il mio rancore crescere a dismisura, serro la mandibola inconsciamente, digrignando i denti.
 
La musica risuona lenta e diverse coppie ballano in pista, mentre il vecchio è sparito come al solito senza lasciare tracce.
Sono sul punto di voltarmi quando un'altra cosa attira la mia attenzione: la vedo e mi blocco proprio come ho fatto davanti alla casa di Ucchan.
 
L'orlo del suo vestito si muove al ritmo dei suoi passi lenti, le sue mani sono posate sulle braccia di uno sconosciuto, che la guida nel ballo e le stringe la vita con una mano.
 
Li vedo chiacchierare e forse parlano di qualcosa di interessante, altrimenti non saprei spiegarmi il suo sorriso accennato, i suoi occhi attenti. Tutto il rancore accumulato contro mio padre si dissolve all'istante, trasformandosi in un altro tipo di sentimento, oscuro e potente, che mi pervade fino ai muscoli, fino a schiacciarmi il cuore.
 
È un mostro gigantesco che divora in un battito di ciglia la mia razionalità.
 
I miei piedi si muovono automaticamente verso di loro, stringo i pugni pronto a imporre la mia volontà a costo di usare la forza. Ecco cosa sto diventando... qualcuno che non conosco, un delinquente peggiore di mio padre stesso.
 
Capisco troppo tardi di essere geloso.
 
Quando la mia respirazione si interpone tra me e le mie parole, sono già troppo vicino alla coppia per fingere di trovarmi là per caso.
 
Picchietto delicatamente la spalla dello sconosciuto, che si volta sorpreso.
 
-Tocca a me.- dico piano, al ritmo dei miei gesti. Non sto chiedendo il permesso, non voglio dare spiegazioni. Quando lui si volta del tutto, lo allontano da lei e prendo il suo posto.
 
-Ranma?!- esclama arrossendo e muovendo le mani a disagio, come se con me non sapesse dove posarle.
 
Il tipo resta fermo con una faccia da imbecille nel bel mezzo della pista, tossicchia e si allontana dopo aver compreso.
Bene, sorrido malignamente mentre vedo la minaccia allontanarsi.
 
Sapevo che sarebbe successa una cosa del genere, fin da quando ci siamo separati. È troppo carina, troppo bella. Ovvio che ci sarebbe stata una fila di ragazzi pronti a portarla via.
 
-Cosa pensi di fare?- protesta, e io smetto di guardare con attenzione la sala per concentrarmi solo su di lei.
 
-Non dirmi che ho interrotto qualcosa.—rispondo, trattenendo il fiato. Le sue mani si chiudono a pugno contro i miei avambracci.
 
-No! Cosa vai a pensare?!
 
-Allora perché stavi ballando anziché vigilando?- riprendo, cercando in tutti i modi di disfarmi di quel mostro che minaccia di divorare tutta la mia ragione.
 
-Ah! Senti chi parla...!
 
Sollevo un sopracciglio, comprendendo immediatamente.
 
-Mi hai visto ballare con Ucchan?
 
Lei distoglie lo sguardo orgogliosa, non può essere arrabbiata per questo, non avrebbe alcun senso. Mi accorgo che mentre tutti si muovono attorno a noi, restiamo fermi senza fare altro, tranne discutere, ovvio.
 
Con un gesto coraggioso, sfioro la sua schiena con la punta delle dita. Il contatto mi elettrizza, un milione di volt corrono lungo la mia colonna vertebrale mentre cerco di non farmi tradire dalla mia espressione. Con l'altra mano mi affretto a prendere la sua e muovo appena i piedi cercando di confondermi nell'ambiente, incitandola a fare altrettanto.
 
La mia mano scende lentamente fino alla sua vita, scivolando su tutta la pelle nuda, e durante questo piacevole percorso mi rendo conto di un dettaglio importante.
 
-Non indossi il reggiseno!- sussurro stupito, mentre i suoi occhi castani mi guardano carichi di indignazione.
 
-Non trovi proprio niente di meglio da dire?! Non so, forse che sto bene vestita così, invece di fare commenti sul fatto che non porto il reggiseno?!- cerca di spingermi via ma io la stringo ancora di più a me. La sua vita è davvero sottile, così fragile che temo di spezzarla in due se stringessi troppo.
 
-Stai attirando l'attenzione degli altri.- sussurro di nuovo, ma i suoi selvaggi occhi castani mi fissano carichi di un rancore difficile da dissimulare.
 
-Sei un pervertito!- cerca di allontanarsi di nuovo da me e io la stringo ancora più forte, abbastanza da sollevarla da terra e metterla alla mia mercé.
-Ho visto mio padre.- dico, interrompendo le sue proteste e lei mi osserva ancora piena di rabbia ma con un certo interesse. Poi rilassa le braccia e prosegue ostinata. -E allora che facciamo qui anziché seguirlo?- insiste, le sue parole mi fanno dubitare, so che ha ragione.
 
-Ricomparirà e questo è un ottimo punto per osservare tutta la sala.- dico, facendole poggiare di nuovo i piedi per terra con le sue scarpe dal tacco alto. Noto che evita di guardarmi, con un lieve rossore sulle guance, e io ne approfitto per godermi rapidamente lo spettacolo che ho di fronte, cioè la scollatura che le avvolge così meravigliosamente il seno da farmi salire la temperatura.
 
-Cosa stai guardando?- chiede alzando il mento e io distolgo lo sguardo, rosso di pura vergogna.
 
-Non sei così piatta come credevo.- sorrido sghembo, cercando di riprendere le redini della situazione, ma non ottengo altro che farla arrabbiare ancora di più.
 
-Sei...!
 
-Sei molto carina.- le parole escono dalla mia bocca prima che io possa rendermene conto, lasciando esterrefatti entrambi. Mi guarda a bocca aperta mentre la musica cambia, le sue braccia si rilassano e le sue gambe iniziano a muoversi guidando automaticamente le mie.
 
Timidamente distoglie gli occhi dai miei.
 
-Grazie, anche... anche tu.- dice con una vocina bassa e finalmente sento le sue mani arrendersi e poggiarsi sulle mie spalle.
 
Il silenzio ci avvolge all'improvviso, nonostante il frastuono che ci circonda, e decido di non fermarmi. Le sue dita sfiorano timidamente il mio collo mentre le mie mani si mostrano più sicure nel momento in cui stringo di nuovo la sua vita e mi sento in paradiso, esattamente un attimo prima che una gigantesca crepa si apra sotto i miei piedi e mi trascini nel peggiore degli inferni, proprio come la realtà.
 
Devo distrarmi con qualcosa, qualsiasi tema di conversazione può andare bene.
 
-Quindi sei... vergine.- mi prenderei a schiaffi seduta stante, evidentemente il mio cervello mi trascina in un'unica direzione.
 
-E che t'importa?- contrattacca disorientata, stringendo le dita sulle mie spalle.
 
-Niente, in realtà non mi interessa molto.- mi stringo nelle spalle cercando di non dare troppo importanza alla cosa. -Anche se potrebbe essere un bel nome.
 
-Nome?
 
-"Verginella" è più divertente di "Cinquanta yen".- sorrido mentre la vedo indignarsi, so che sto per guadagnarmi una sberla ma non posso farne a meno. Mi piace troppo quando tutta la sua mente è concentrata su di me fino al punto di esplodere. Mi procura un piacere morboso possedere per un istante tutta la sua attenzione.
 
Non sono molto diverso da un ragazzino.
 
-Non mi disturba affatto esserlo.- dice, cercando di dimostrare che le mie parole non la colpiscono più di tanto, dandomi così una lezione di maturità.
 
-Suppongo solo che quindi risulterà... un problema.
 
-Problema?! Perché dovrebbe essere un problema?
 
-Stai per sposarti e non sai neanche se farai del buon sesso.- Questa cosa la destabilizza, suppongo che parlare di dettagli così intimi non sia il suo forte, ma neanche per me lo è.
 
Si imbarazza e la trovo adorabile mentre i suoi piedi seguono i miei in pista, in un movimento così lento che anziché ballare sembra che stiamo oscillando al ritmo di una barca in acqua.
 
-Il sesso non è così importante.
 
-Questo è esattamente ciò che direbbe una ragazza che non l'ha ancora provato.
 
-Ora capisco perché tutte le tue relazioni sono finite male.
 
-Forse il sesso non è la cosa principale in una relazione, però è importante.- la correggo di nuovo.
 
-Povere ragazze, soffrendo le più terribili pene d'amore mentre il tuo unico pensiero era la taglia del loro reggiseno.
 
-Ehi! Io non sono così!
 
-Invece sei esattamente così. Sono molto più importanti cose come la sincerità o la fiducia reciproca.
 
-Sincerità? Cosa sai tu di sincerità se non ti azzardi neanche a raccontargli qualcosa di te?
 
Mi spinge via e mi guarda con le sue iridi che si fanno sempre più lucide, poi raccoglie l'orlo del vestito e mi pianta in asso. La nostra separazione mi provoca un dolore fisico. Non voglio che si allontani, mi affretto ad afferrare la sua mano e, prima che possa girarsi per urlarmi contro, le dico l'unica cosa che mi viene in mente.
 
-Scusami.- respiro come se avessi il fiatone mentre si volta e mi guarda con aria severa. –Non volevo importunarti.
 
Akane abbassa lo sguardo e io mi riavvicino lentamente, temendo che fugga spaventata come un gatto randagio.
 
Poso con delicatezza la mia mano sulla sua schiena e con movimenti leggeri riprendiamo a ballare. Non posso fare a meno di respirare il profumo dei suoi capelli, di perdermi nel suo calore anche solo per pochi secondi mentre torniamo nel punto in cui eravamo poco fa. Mi passa le mani attorno al collo e sfiora con la punta delle dita la base della mia treccia. Avverto un brivido scorrermi sulla pelle e sento la testa come se fosse immersa in una nuvola.
 
-Hai ragione.- ammette con un tono triste. -Ho paura di dirgli le cose come stanno perché temo che si accorga che non sono quella che crede e che l'abbia ingannato per tutto questo tempo.
 
-E non è così?- chiedo, interessato. Ma lei tace e nasconde il viso sulla mia spalla come se fosse stanca di tutte queste chiacchiere. –Non so com'è l'altra Akane ma io preferisco questa.
 
Solleva il volto lentamente e mi guarda stupita attraverso le lunghe ciglia che disegnano ombre leggere sulle sue guance rosse. Però nei suoi occhi noto anche qualcos'altro, sembra gratitudine, un silenzio assenso.
 
Non mi ringrazia ma non ne ho bisogno.
 
-Quando sto con Shinnosuke ho sempre paura di dire qualcosa di sbagliato. Sono sempre tesa, sarà per questo che per lui è così faticoso avvicinarsi a me.-
 
Deglutisco a vuoto e ho la gola secca, mi è sempre più chiaro che questo tipo dev'essere davvero un folle. Sento la sua pelle sottile sul palmo della mano e raccolgo tutto il coraggio che mi resta.
 
-Posso chiederti una cosa?- dico, mentre mi perdo consapevolmente nelle sue pupille e la vedo annuire timidamente. –Fin dove...? Cioè... quanto... a che punto? Sai, voi...
 
-Vuoi sapere fino a che punto siamo arrivati?- chiede incredula, meno male che è stata lei a dirlo perché io non avrei saputo come continuare senza apparire un ficcanaso o, peggio, un depravato. Le sue guance si fanno incandescenti e si morde il labbro inferiore, pensierosa, mentre io la osservo con impazienza.
 
Ma non sono io a tenere le redini della situazione, è il combattente che è in me a prendere la parola. Si sta preparando per quello che sta per ascoltare, lo sento, è disposto a lottare e per questo ha bisogno del maggior numero di informazioni possibili sul suo nemico: deve conoscere il suo avversario.
 
Indipendentemente da come si rivelerà quest'ultimo, uno scontro è uno scontro.
 
Attendo con ansia mentre lei sembra pentirsi di aver accettato di rispondere alla mia domanda.
 
-Ci siamo solo baciati.- confessa con tutto il disagio che potrebbe mai concentrarsi in una sola persona.
 
-Soltanto?- il combattente che è in me si sta sbellicando dalle risate.
 
-L'ultima volta è stata durante un appuntamento, la scorsa primavera.
 
-Ma è inverno!- le rispondo, facendole presente una cosa ovvia.
 
-L'altro bacio ce lo siamo scambiati molto tempo fa.
 
-Come "l'altro"? Mi stai dicendo che vi siete baciati... due volte?
 
Annuisce imbarazzata e io ascolto il mio grido di battaglia feroce, così forte che se non sapessi che è solo nella mia testa sarei stramazzato al suolo. Questo significa che al momento perdo solo due a uno. Il suo vantaggio è davvero minimo.
 
-No sa fare l'amore, non sa baciare... povera "verginella".-la prendo in giro di proposito, con la ferma intenzione di spostare la conversazione a mio vantaggio.
 
-Sì che sa baciare.- si difende, con orgoglio.
 
-Non ci credo, scommetto che nessuno ti ha mai baciato sul serio.
 
-Forse abbiamo un concetto differente su cosa significhi un bacio.- dice stando al gioco e senza farsi intimorire.
 
-Può darsi... però ti assicuro che se ti baciassi io cambieresti idea.-
I miei occhi sono fissi sulle sue labbra truccate di rosa, che si aprono e si chiudono nascondendo la sua lingua biforcuta. Sento che ho appena perso il controllo delle mie azioni e delle mie parole e sono completamente perso in questo minuscolo spazio in cui stiamo fingendo di ballare, sondandoci alla ricerca della più minuscola scintilla che ci faccia mandare tutto al diavolo. Sono chiuso in questa gabbia formata dalle sue braccia intorno al mio collo e non ho scampo.
 
-Ti ricordo che mi hai già baciato una volta e non è stato un granché.-dice tra lo scettico e il divertito. Sta giocando con me, sta ridendo di me. Se non fa attenzione sarò costretto a farle rimangiare quello che ha detto.
 
-Non mi ricordo, quindi non conta.
 
-Io penso di sì.- sento che prende delicatamente la mia treccia tra le dita.
 
-Hai paura di scoprire che finora ti sei sbagliata di grosso?
 
-Ti ritieni tanto bravo?
 
-Vuoi una dimostrazione pratica?- chiedo trattenendo il fiato, le mie mani sono ancorate all'inizio dei suoi fianchi, appoggio il palmo destro sulla sua schiena, attirandola e annullando quasi del tutto la distanza che ci separa, tanto che avverto il suo seno premermi contro il petto. Il mio cuore batte all'impazzata, contro di lui non posso lottare.
 
-Lo fai solo per dimostrare qualcosa?- la tensione che avverto nella sua voce non mi stupisce affatto ma è stata lei a infilarsi in questa situazione. Ora non ho nessuna intenzione di tornare indietro.
 
-C'è una cosa che devi sapere di me.- rispondo, mentre il mio cervello, ormai preda dell'adrenalina, mette il turbo e i miei desideri e le mie inquietudini si concentrano sulle sue labbra. Non credo di aver mai desiderato una bocca come in questo momento. Abbasso la testa e avverto il suo fiato, socchiudo gli occhi concentrandomi sul mio obiettivo e lei mi imita, stringendo i suoi occhi castani davanti alla mia sfacciata vicinanza.
 
-Odio perdere.
 
Chiude gli occhi, si lascia guidare da me o forse dal momento, non mi importa, non penso di buttare all'aria questa opportunità. Mi avvicino ancora e mi inumidisco le labbra preparandomi a impossessarmi delle sue, quando all'improvviso tutte le luci in sala si spengono e la gente inizia a urlare.
 
Per un secondo resto fermo senza sapere che fare. Muoio dalla voglia di annullare la ridicola distanza che ci separa, di assaggiare le sue labbra almeno una volta e capire se posso tornare indietro o devo abbandonarmi del tutto a quello che provo.
 
Ma non ho tempo di continuare a riflettere, sono così vicino a lei che sento le sue palpebre aprirsi nell'oscurità e le sue pupille fissare le mie.
 
-Che sta succedendo?- chiede, allontanandosi di un palmo.
 
Serro i denti così tanto che potrebbero sanguinarmi le gengive. Molto riluttante, la lascio andare.
 
E purtroppo ho una vaga idea di quello che sta succedendo.
 
Farò fuori il vecchio appena mi capita tra le mani.
 
-Presto! Ukyo è in pericolo!–urla lei, raccogliendo la parte inferiore dell'abito e scivolando via tra la folla come un serpente in acqua.
 
-Aspetta!- grido, cercando di afferrarla per un polso, ma per pochi centimetri non riesco a bloccarla. Akane corre sorprendentemente veloce sui tacchi alti e schiva persone con tanta abilità che chiunque direbbe che più che cercare Ukyo stia facendo di tutto per allontanarsi da me.
 
La perdo per colpa di due tizi in tiro che mi intralciano il percorso. Mi accorgo di correre verso una delle pareti del salone, dritto verso una delle porte laterali che si aprono sul ponte.
 
-Suocero!- la ascolto urlare mentre il freddo mi colpisce il viso e la notte stellata mi avvolge sul mare aperto. Giro su me stesso mentre vedo sparire la sua sagoma alla fine della prua.
 
-Akane!- esclamo a pieni polmoni.
 
Le sue scarpe risuonano ritmicamente sull'imbarcazione, corro a più non posso sapendo che ha trovato mio padre prima di me... Forse perché lei lo stava cercando davvero.
 
Interrompo bruscamente la mia corsa quando raggiungo la prua e mi accorgo di essere solo. Guardo alle mie spalle e vedo che quella stupida ha appena terminato la sua discesa sulla scaletta fino ad arrivare al ponte sottostante.
 
-Torna qui immediatamente!- dico con un tono di legittima preoccupazione, ma lei finge di non sentire.
 
Mi sporgo sulla scala pronto ad acciuffarla, poi penserò al vecchio.
 
Sento un altro urlo che non fa che aumentare il mio nervosismo. Non capisco quello che dice, sento solo l'eco della sua voce trascinata via dal vento. La sottocoperta è un lunghissimo corridoio con decine di piccole porte su un lato, mentre sull'altro c'è un parapetto che impedisce di cadere in mare. La rincorro nella direzione che le ho visto prendere mentre ero di sopra. Non so che stia succedendo, non capisco quand'è che ho perso il controllo.
 
Corro verso la parte inferiore della nave, l'acqua fa ondeggiare l'imbarcazione e il pavimento diventa instabile.
 
-Akane!-urlo disperato, ormai fuori di me. Alla fine del corridoio c'è un enorme spazio in cui il delicato pavimento in legno viene sostituito da uno un po' meno raffinato, in cui sono ammucchiati oggetti come corde e strane ancore avvolte attorno a enormi bastoni di acciaio forgiato che servono per attraccare l'imbarcazione al porto.
 
I miei passi accelerano il ritmo, distinguo due figure che discutono vicino al parapetto, nascoste nell'oscurità.
 
-Dammela, ho detto!- dice lei, sforzandosi.
 
-Questa faccenda non ti riguarda!- l'inconfondibile voce del vecchio riecheggia nella notte. I miei timori diventano realtà quando li vedo litigare a pochi metri da me.
 
Entrambi stanno lottando per la katana, Akane l'ha afferrata da un lato e il vecchio dall'altro, e ognuno tira verso di sé con determinazione.
 
Corro verso di loro pronto a mediare, ma una repentina raffica di vento scombina le carte in tavola.
 
Avverto l'eco lontana di un tuono e capisco che sta per avvicinarsi una tormenta.
 
Un'onda si abbatte sulla coperta, bagnandomi i piedi e spingendomi contro una delle giganti bobine di corda. Appoggio le mani a terra e mi sollevo come posso, mentre la barca torna stabile per un attimo. Ma sono sicuro che la mareggiata sia appena iniziata.
 
Quando sollevo lo sguardo non vedo più le due sagome, ma avverto solo silenzio. Un brivido corre lungo la mia colonna vertebrale quando mi sovviene una terribile idea di ciò che può essere successo.
 
Erano troppo vicini al parapetto, troppo per mantenere l'equilibrio.
 
-Akane!- la mia preoccupazione mi manda nel panico e quasi cado in avanti quando le mie mani raggiungono la fredda ringhiera di metallo. I miei occhi osservano isterici il mare scuro, l'immensa distesa d'acqua che si staglia davanti a me a soli tre metri di altezza.
 
-Ranma!- la sua voce... è la sua voce! La cerco e finalmente la trovo aggrappata debolmente a una delle ultime barre che formano la protezione della coperta. Le sue gambe sfiorano l'acqua nella parte inferiore della nave, si regge con una sola mano mentre con l'altra stringe forte un enorme fagotto contro il suo petto.
 
Non impiego molto a individuare mio padre, che a qualche metro di distanza, è aggrappato come una zecca alla balaustra per non cadere.
 
Corro verso di lei e le tendo la mano, ma per pochi centimetri non riesco a raggiungerla, è troppo in basso.
 
-Stupida! Lascia quella roba e aggrappati!- dico mentre mi allungo oltre l'impossibile per cercare di sfiorare le sue dita.
 
-Non posso, è quello che stavamo cercando!
 
-Così cadrai! Afferra la mia mano!

-Ma...!
 
-Ma chi diavolo se ne importa di quella maledetta katana?! La tua incolumità è mille volte più...!- non termino la frase perché una nuova onda si infrange su di noi. La vedo cadere come in un'immagine al rallentatore, le sue dita si staccano dalla superficie cui era aggrappata e i suoi occhi spalancati mi fissano colmi di terrore.
 
-No!!
 
L'impotenza invade ogni fibra del mio essere, un urlo sfugge dalla mia bocca mentre mi tolgo frettolosamente la giacca e, senza pensarci un attimo, mi lancio dietro di lei tuffandomi nel mare gelido.
 
L'acqua mi inghiotte, il freddo è così intenso che per un attimo mi sembra di essere stato investito da un camion. Il mio cervello si annebbia, non riesco a respirare. Risalgo in superficie e prendo una boccata d'aria, lancio una rapidissima occhiata solo per avere conferma che Akane non è qui, quindi questo significa...
 
-Non farmi scherzi!- mi fiondo in acqua e i miei occhi riescono a stento a intravedere qualcosa nell'oscurità ma so che devo trovarla, devo, sarà sicuramente sul fondo perché altrimenti... no, non voglio pensare a cosa potrebbe succedere se non ci riesco.
 
Con il fiato sospeso, sul punto di perdere la ragione e di affondare io stesso nell'acqua ghiacciata della costa di Osaka, allargo le braccia e nuoto a più non posso, ancora e ancora, proseguendo con la mia angosciante ricerca.
 
I polmoni mi bruciano a causa della mancanza di ossigeno, i muscoli si muovono sempre più lentamente, paralizzati dal freddo atroce. Solo i miei occhi continuano a funzionare perfettamente, ormai abituati all'oscurità, e proseguono nella ricerca frenetica di ciò che mi sta a cuore.
 
La cosa più importante. La donna che io...
 
È come un'illuminazione, come se la mia stessa rivelazione acquatica mi mostrasse la via. L'acqua diventa più chiara, la luce della luna penetra come se fosse un potente riflettore, un raggio che punta dritto sulla sua delicata figura. La sua pelle candida splende ancora di più, accarezzata dalla vaporosa stoffa del vestito, che fluttua dietro di lei con la trasparenza di una medusa, dandole l'aspetto di una meravigliosa creatura marina.
 
La afferro per la vita e le sollevo il volto per unire le sue pallide labbra alle mie, cercando di dividere con lei l'ultimo refolo d'aria che mi resta nei polmoni. Apre appena gli occhi prima che io afferri la sua mano per trascinarla verso la superficie. Più velocemente che posso, spingendo forte con le gambe contro il mare che ci avvolge.
 
Quando raggiungiamo la superficie prendo fiato e respiro in maniera isterica, mentre lei fa altrettanto tirandomi per un braccio, come se non riuscisse a stare a galla. Si sbraccia inutilmente e affonda di nuovo, mi immergo di nuovo per riprenderla e con un gesto sicuro passo un braccio sul suo torace, la afferro sul petto senza esitazione e inizio a nuotare verso la costa, dove intravedo delle luci in lontananza. La nave ormai ci ha lasciati indietro.
 
Non so di quanti chilometri ci siamo allontanati né dove ci troviamo ma cerco di orientarmi con le luci lontane e giallastre che restano accese nella notte e spero solo che non siano così lontane come sembrano da questo freddo oceano.
 
Il silenzio ci avvolge. Avverto la sua respirazione affannata, le sue braccia tremanti e agitate da spasmi causati dall'ipotermia.
 
-Non provare a svenire!- dico cercando di essere deciso, ma il freddo mi prende la gola e le onde colpiscono il mio viso, soffocando in parte la mia frase.
 
Sono al limite delle forze, all'improvviso sento molto caldo nonostante faccia freddissimo. Non so più da quanto tempo io stia nuotando, trascinando il suo corpo delicato che sento sempre più pesante. Le mie gambe scalciano stancamente in acqua, i miei movimenti diventano man mano più lenti.
 
So che non reggerò ancora a lungo. Avverto appena la sua respirazione leggera, la sua pelle così fredda che mi sembra di abbracciare un blocco di ghiaccio.
 
"Resisti".
 
E non so se lo dico a lei o a me, la testa mi gira, ho solo voglia di riposare, fermarmi solo un attimo per recuperare le forze. Ma una vocina interna non smette di urlarmi che se mi fermo tutto è perduto.
 
Continuo a muovere le mie estremità esauste come un automa, ma alla fine le mie gambe smettono di agitarsi in acqua. I vestiti sono sempre più pesanti, lei è pesante, tutto è pesante, tranne l'acqua che mi attira verso il fondo con la forza di gravità. Infine affondo.
 
Per un secondo il mio corpo cede al dolce tepore dell'incoscienza, finché i piedi non toccano la morbida sabbia del fondo marino. Sento le ginocchia urtarvi contro e i miei occhi si spalancano di colpo davanti alla ragazza che galleggia in acqua svenuta a pochi centimetri da me. Sollevo le mani per stringerla tra le mie braccia, quando mi accorgo dell'aria che accarezza la punta delle mie dita.
 
Possibile che...? Calpesto la terraferma e mi alzo in piedi scoprendo che l'acqua mi arriva appena a metà del petto. Respiro famelico... ce l'ho fatta, ho raggiunto la costa. Sollevo Akane per le ascelle e, raccogliendo le mie ultime forze, la trascino fuori dall'acqua.
 
Crollo sulla riva. L'acqua gelata continua a colpirci ma ormai non può farci più niente perché siamo in salvo.
 
Mi chino su di lei per accertarmi che respiri e noto che è più bianca della morte in persona, le labbra sono violacee e ha gli occhi chiusi, ma la sua espressione non ricorda minimamente la dolcezza che emana mentre dorme.
 
-Ehi!- la scuoto senza riguardo, muovendola bruscamente per le spalle. –Ehi, apri gli occhi! Maledizione, Akane, rispondi!
 
Ma le mie urla e gli scossoni non sortiscono alcun effetto. Il cuore mi batte furioso nel petto, riesco a malapena ad avvertire la sensibilità delle mani a causa del freddo terribile. La luna fa risplendere ancora di più la sua pelle bianca e umida e i miei capelli inzuppati gocciolano sul suo viso immobile. Le do un paio di colpi sulla guancia con il palmo della mano, deve respirare! Deve, o io stesso smetterò di farlo in questo stesso istante.
 
Le sollevo il mento, non me ne intendo molto di pronto soccorso, ma almeno conosco le basi. Estendo bene il suo collo per facilitare l'entrata dell'aria, inspiro profondamente per riempire i miei polmoni e chiudo la sua bocca con la mia espirando con disperazione, pregando che questo bacio vitale me la restituisca. Mi allontano e prendo fiato, pronto a ripetere la manovra, quando la vedo muoversi sotto di me e girarsi sul fianco sinistro per tossire violentemente, sputando acqua salata e respirando in maniera agonizzante.
 
-Akane!- e in questo istante mi accorgo di respirare davvero per la prima volta da quando sono risalito in superficie. Si stringe su se stessa, le sue gambe nude si piegano sul petto e noto che ha perso le scarpe.
 
Trema ma non emette alcun suono, quindi capisco che è sotto shock.
 
-Ti porterò via da qui.- e più che un'affermazione mi sembra di aver fatto una promessa. Sono esausto ma riesco a raccogliere le ultime forze per prenderla in braccio, sollevarla e stringerla al mio petto.
 
Solo allora mi accorgo del pesante oggetto legato alla sua mano sinistra. Il braccio pende mollemente, si aggrappa disperatamente al mio collo con il braccio destro e affonda il volto nella mia spalla, mentre la sua mano sinistra resta inerte, con la katana saldamente legata. Come se non avesse la forza di sollevarla.
 
Non riesco a staccare gli occhi dalla spada e sento una collera improvvisa montarmi dentro. Akane ha rischiato la vita per quella roba, è quasi morta per recuperarla. La stupida ha preferito cadere in fondo al mare piuttosto che lasciarla.
 
Vorrei urlare, dirle quanto sia stupida, vorrei che vedesse la mia ira incontrollata che minaccia di farmi impazzire.
 
Scema. Stupida. Irresponsabile.
 
Che ne sarebbe stato di te? E della tua famiglia? E del tuo fidanzato? Che ne sarebbe stato di me se ti avessi perso?
 
Mi mordo la lingua, cerco di resistere come posso mentre i miei piedi mi allontanano dalla riva con lei in braccio. Non è il momento, però dopo mi sentirà. Cavolo se mi sentirà! Urlerò finché non avrò più fiato.
 
Mi allontano dalla spiaggia e calpesto il suolo con i piedi nudi, i miei vestiti grondano acqua lungo la fredda strada che porta al paesino. Akane trema contro il mio petto e sento il suo corpo sempre più pesante.
 
Se non avessi nuotato per tutti quei chilometri, se non fossimo rimasti tanto a lungo nell'acqua gelida, se non fossi così stanco, se sentissi ancora le dita dei miei piedi... non sarebbe così difficile portarla in braccio. Potrei portarla per ore senza battere ciglio, ma ora... anche io mi sento mancare.
 
Un passo dietro l'altro, uno per volta. Avverto un ronzio nelle orecchie e sento i muscoli in preda a spasmi, come se urlassero al limite delle forze.
 
Mi trascino fino a delle porte chiuse, barcollo finché non compare una luce davanti ai miei occhi. Vedo un piccolo cartello ma non mi disturbo a leggerlo. Si tratta di una casa tradizionale con porte scorrevoli ed entro senza chiedere permesso, camminando sulle mie gambe fino a un piccolo ingresso. Finalmente un po' di calore.
 
Poggio Akane sul pavimento di legno, che continua a tremare, e crollo a terra al suo fianco perché mi rendo conto di non essere in condizioni molto migliori delle sue.
 
Avverto dei passi e sollevo la testa, un'anziana corre verso di noi spaventata.
 
-Tesoro, sveglia, ci sono dei clienti!- Urla mentre si avvicina a noi. –Oddio, sta piovendo?- chiede ingenuamente, io mi appoggio al suolo con le mani e riesco a sollevarmi e mettermi seduto.
 
-No... siamo caduti in mare da una barca.
 
Mi guarda incredula mentre dietro di lei compare un vecchio che ci guarda con apprensione.
 
-Preparerò un bagno caldo, tu pensa alla camera.- dice, mentre si allontana nel corridoio. Lei annuisce e guarda preoccupata Akane.
 
-Sarà meglio che stiate al caldo, muoviti, è gelata!- si affretta in uno stretto corridoio indicandomi di seguirla. Sollevo Akane che, completamente indifesa, si lascia trasportare come se fosse una bambola di pezza. È davvero gelida. Sollevo le sue gambe e stringo ancora una volta il suo corpo minuto contro il mio, mentre afferra la katana e la stringe a sé, come se non volesse separarsene per niente al mondo.
 
Grugnisco in maniera impercettibile e senza accorgermene mi ritrovo nel bagno. Una stanza con un'unica finestrella nell'angolo superiore destro e, davanti a noi, il pavimento in legno e una grande vasca da bagno di quasi tre metri di lunghezza. Il vapore mi dà un po' di sollievo.
 
-Venite, toglietevi questa roba bagnata mentre preparo il letto.- mi incita la signora mettendo una mano nella vasca per controllare la temperatura. Impiego un secondo di troppo a capire ciò che mi sta dicendo.
 
-No! Cioè... io non posso...
 
La donna mi fissa contrariata, non mi passa inosservato il modo in cui mi guarda, con Akane stretta tra le mie braccia... pare non capire. Ai suoi occhi sembriamo di sicuro una giovane coppia.
 
-Entrate nella vasca o la ragazza non vedrà la luce del sole.- dice mentre si alza e mi passa accanto. Sento un brivido che non ha nulla a che vedere con l'ipotermia. -Non siate timidi.- e, senza aggiungere altro, chiude la porta dietro di sé.
 
Sento uno goccia d'acqua cadere dal rubinetto alla vasca, avverto la respirazione debole di Akane, che continua a tremare con violenza tra le mie braccia, preda degli spasmi con cui cerca di lottare abbracciandosi con disperazione.
 
Va bene, in fondo non è la prima volta che la spoglio. Solo che stavolta temo di non essere abbastanza ubriaco.
 
Deglutisco e capisco di non avere scelta. Maledizione.
 
La poggio a terra per metterla seduta, lei non dice una parola e non so se sia a causa dello shock o perché davvero non si rende conto di ciò che succede. Ma un attimo fa non respirava neanche, non posso pretendere molto.
 
Mi avvicino a lei con mani tremanti e a malapena sento la punta delle dita, cosa che in questo momento mi sembra una benedizione.
 
Trovo la piccola cerniera sul fianco e con uno sforzo la abbasso lungo la stoffa spiegazzata e bagnata. Lei resta rannicchiata su se stessa e tremante, le tolgo la katana di mano e la poggio in un angolo mentre continuo con quello che sto facendo. Mi sposto alle sue spalle, rispettando nel limite del possibile la sua intimità, e finisco di abbassare la cerniera del vestito finché quest'ultimo non cade, arricciandosi al suolo.
 
Akane non reagisce neanche, resta nella stessa posizione, ora nuda fino alla vita. Quella stupida avrebbe dovuto scegliere un abito con un maledetto reggiseno.
 
Senza pensare oltre, la sollevo dal pavimento e noto che indossa solo un minuscolo paio di mutandine che non mi azzardo a togliere per evitare di perdere del tutto il raziocinio, quindi la prendo in braccio e con attenzione la metto in acqua. Quando è immersa fino al collo spalanca di colpo gli occhi, come se il calore immediato le bruciasse.
 
Urla. Si aggrappa al bordo della vasca respirando affannosamente come se avesse appena corso una maratona.
 
Le do le spalle e mi tolgo la cravatta, lascio cadere a terra la camicia e, a petto nudo, finisco di sbottonare i pantaloni. Quando resto solo in boxer, giro leggermente la testa verso di lei.
 
Akane non mi guarda, distoglie il volto timidamente. Le sue mani continuano a tremare aggrappate al bordo della vasca, anche se un po' meno rispetto a prima.
 
Finisco di spogliarmi del tutto, dato che non ho niente da nascondere e non amo immergermi nella vasca vestito. Per un attimo, la mia mente anchilosata non è per niente dispiaciuta dalla situazione.
 
Quando metto un piede in acqua capisco perché Akane ha gridato. Le mie estremità congelate fanno malissimo a causa del tremendo sbalzo di temperatura. Mi immergo fino al torace e mi lascio sfuggire un lamento di dolore quando mi sento andare in fiamme. Sono tentato di uscire dall'acqua a gambe levate.
 
Improvvisamente sento una risatina, guardo accigliato la ragazza che condivide la vasca con me, ancora con lo sguardo fisso sulla parete opposta.
 
-C-che c'è?- chiedo arrabbiato, accorgendomi di tremare.
 
-N-nessuno t-ti ha spiegato che n-non si può i-immergere una persona g-gelata in a-acqua così calda?- dice girando la testa poco per volta, fino a guardarmi con la coda dell'occhio.
 
-C-certo che no.- rispondo orgoglioso.
 
-P-può subire uno shock.- dice lei sospirando, lasciando che l'acqua calda inizi a dare gli effetti sperati.
 
-Tu eri già sotto shock.- rispondo con un ringhio. Non è proprio il momento di darmi lezioni di medicina.
 
Restiamo in silenzio, rotto solo da qualche goccia d'acqua che colpisce la superficie.
 
Sospiro sentendomi cullare dal calore, mi appoggio al bordo della vasca e chiudo gli occhi.
 
-Grazie.- dice la sua voce vellutata. Mi volto e apro un po' gli occhi trovandomi davanti il suo viso arrossato e le labbra rosee che stanno recuperando il colore originale. -Mi hai salvato la vita.
 
Faccio una smorfia e il ricordo della tragedia sfiorata riaccende la mia rabbia.
 
-Non penso di rifarlo.- dico, rendendomi conto che la lingua ha agito prima del cervello, e una furia mi invade. –Quindi la prossima volta che ti comporti tanto stupidamente da rischiare la vita per... –indico la spada abbandonata sul pavimento del bagno- ... quella, non contare su di me.-
 
-Capisco.- risponde, abbassando lo sguardo. –Mi dispiace molto che...
 
-Cosa ti dispiace?!- urlo. -Che cosa? Aver rischiato la tua vita? Aver rischiato la mia?
 
-I-io...- balbetta sull'orlo delle lacrime. Mi sposto nella vasca per affrontarla e la vedo coprirsi il seno nell'acqua, come se non l'avessi già visto.
 
-Questa è l'ultima volta.- la minaccio, consapevole che le mie parole sono cariche di pura frustrazione piuttosto che rancore. -Se hai così tanta voglia di divorziare e gettarti in missioni suicide, troverò il modo di firmare quei fottuti documenti! Pensi che voglia sopportare ancora a lungo una pazza come te?
 
Vedo le sue lacrime cadere, grosse e cristalline. Si confondono con l'acqua della vasca quando terminano il percorso sulle sue guance.
 
Apre e chiude la bocca come un pesce che ha abboccato all'amo.
 
-Ho dimenticato di lasciarvi degli asciugamani.- l'anziana apre la porta nel momento meno opportuno e io mi allontano di un metro da Akane in meno di mezzo secondo.
 
La porta si richiude e tra noi cala uno scomodo silenzio. Non la guardo, non posso dopo le barbarie che le ho appena rovesciato addosso.
 
Sono ostaggio della mia gelosia, come sempre capisco un minuto troppo tardi che quella katana rappresenta molto più che un debito o un tesoro.
 
Il modo in cui la stringeva, il fatto che non l'abbia lasciata a costo di morire annegata... tutto mostra la sua ferma convinzione. La sua irremovibile volontà di sbarazzarsi di me e continuare con la sua vita.
 
La spada le importa più della sua stessa vita. O, in altre parole, le importa più del suo fidanzato che di me.
 
Non che non lo sapessi, ma la prova concreta davanti ai miei occhi mi fa sentire un miserabile.
 
La ascolto singhiozzare ancora ma non mi giro per consolarla.
 

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Infine si alza ed esce dalla vasca mentre io, testardo, continuo a fissare imperterrito la porta.
 
Vedo la sua schiena nuda, le natiche incollate sugli slip bagnati. Mi consolo ammirando da lontano la sua perfetta silhouette mentre si avvolge in un asciugamano ed esce dal bagno senza voltarsi.

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Una camera. Nonostante l'abbia detto più volte all'anziana, pare non capisca. Ha solo una camera.
 
Se almeno ci fosse un divano o qualcosa di simile non mi sarei preoccupato. Potrei dormire anche nel corridoio.
 
Invece no, hanno solo una camera. Ovviamente con un solo futon matrimoniale.
 
Una situazione che qualche ora fa mi sarebbe sembrata interessante ora diventa il mio peggior castigo.
 
Scivolo piano nella camera, immersa nella più cupa oscurità. Indosso solo uno yukata e nient'altro dato che il resto della mia roba è stesa ad asciugare, insieme a quella di Akane. Incluse le mutandine minuscole.
 
Sdraiarmi accanto a lei sotto le coperte è un'idea pessima di per sé. Farlo quando so che non indossa neanche biancheria intima è un'autentica tortura.
 
Sarà un miracolo se non mi lancia fuori dal letto con un pugno.
Il futon si trova al centro della stanza, noto il punto in cui è sdraiata lei e mi dirigo verso il lato opposto con prudenza. Mi sdraio piano dandole le spalle, senza tentare troppo la sorte.
 
Forse si è già addormentata, forse ha continuato a piangere per le mie parole finché non si è arresa tra le braccia di Morfeo.
 
Inutile girarci attorno... chiudo gli occhi e cerco di dormire dato che sono esausto.
 
Poi mi accorgo di un leggero rumore che proviene proprio dall'altro lato del letto. Mi giro piano su me stesso e noto il tremore della sua schiena.
 
-Hai ancora freddo?- chiedo, mio malgrado. In fondo io sono rimasto più a lungo nella vasca e mi sento un po' in colpa.
 
La vedo rannicchiarsi e assumere una posizione fetale.
 
-No.- risponde orgogliosa, ancora ferita.
 
Sospiro. Neanche io sono disposto a cedere.
 
-Se batti i denti per tutta la notte non riuscirò a dormire!- rispondo con un tono lamentoso, consapevole di provocarla.
 
-Lasciami in pace.-ribatte lei.
 
Il mio orgoglio e la mia razionalità mi impongono di lasciarla perdere e cercare di dormire, ma il mio cuore sembra avere tutt'altra opinione.
 
-Vieni.- una parola così semplice ma nel contempo carica di significato. Akane si gira per guardarmi negli occhi, con le sopracciglia aggrottate e le palpebre gonfie, segno di altre lacrime versate di recente.
 
-Cosa?- chiede confusa.
 
-Vieni qui.- ripeto, con fare sicuro quanto nervoso, pregando che non avverta l'ombra del dubbio che alberga nella mia voce. –Puoi avvicinarti finché non ti scaldi un po'.
 
Mi osserva riluttante finché non viene scossa da un nuovo brivido. A dire il vero non si può dire che la camera sia isolata bene.
 
-E perché dovrei farlo?- ringhia mentre le sue iridi brillano e il suo orgoglio si erge in difesa.
 
-Hai un'idea migliore?- chiedo sentendomi stupido, perché è chiaro che dormire insieme è stato un grandissimo errore. Le do le spalle e sospiro, stringo gli occhi cercando di concentrarmi su qualsiasi cosa che mi permetta di non pensare al luogo in cui mi trovo, finché non sento la sua guancia poggiarsi sulla mia schiena, le sue dita sottili aggrapparsi a me e le sue gambe nude che spuntano tra le pieghe dello yukata sfiorare le mie.
 
Mi sorprende sentire quanto sia fredda la sua pelle e il cuore mi batte un po' più forte a sentirla così vicina ma nel contempo così lontana.
 
Mando al diavolo quella vocina dentro di me che continua a dirmi che mi pentirò di tutto questo, che mi consiglia di mantenere le distanze e di continuare a tenere su la mia maschera di tipo duro. La mia sicura e inespugnabile muraglia.
 
Mi volto e le cingo la vita con un braccio, invitandola a poggiare la testa sulla mia spalla, abbracciandola senza timori e intrecciando le nostre gambe in un contatto intimo, di solito concesso solo agli amanti.
 
E con lei tra le mie braccia sento per la prima volta che va tutto bene, i miei problemi non sono poi così gravi e le ferite non fanno male. Tutto diventa più bello, l'aria stessa che respiro mi sembra più profumata.
 
-Mi dispiace.- mi scuso per le mie parole di prima, ben consapevole che non se le meriti dato che non ha colpa dei sentimenti che provo per lei. Arrossisco e deglutisco a vuoto, armandomi di coraggio. –Non volevo parlarti in quel modo, so che eri spaventata. Anche io ho avuto paura quando ho visto che eri in pericolo... io... –ma non sento altro che il suo respiro regolare e impiego un secondo di troppo a capire che si è addormentata.
 
La mia espressione si rilassa e sorrido come un autentico idiota. Il calore del mio corpo ha agito come un balsamo... non appena l'ho stretta tra le mie braccia ha ceduto, esausta.
 
Non ho bisogno di nient'altro. Solo per questa notte, solo per un momento finché non spunta l'alba. Chiudo gli occhi cercando di aggrapparmi il più possibile a questa momentanea felicità, cullato dal fatto che le conseguenze non mi tormenteranno almeno fino a domani.

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NdA: Hola! Questo capitolo sembrava non finire mai eh? Però sono stata fiera di me quando l'ho terminato! E sono soddisfatta della tensione che sono riuscita a creare tra loro, dato che solo pochi giorni prima sembrava una missione quasi impossibile. Invece qui nasce ed esplode senza pietà e, sì sì, avrà delle conseguenze, eheh.
Come sempre, grazie mille a tutti per la pazienza e soprattutto a chi lascia una recensione!
LUM
 
NdT: ok ok, ho tardato un pochino ma solo un poco, vero? Spero di sì! Mea culpa, ho staccato un po' e mi sono fiondata in ferie XD Comunque ecco la seconda parte di questo sabato 23 :D Spero vi sia piaciuto così com'è piaciuto a me la prima volta che l'ho letto... è uno dei miei preferiti!
Spero sia gradita anche la fanart, stavolta ho cercato di impegnarmi con effetti speciali (seee, vabè) al pc e mi auguro che il risultato sia credibile ahah!
Ringrazio tutti i lettori fedeli e soprattutto chi lascia una recensione, sempre graditissime (le risposte che mancano arrivano presto!).
Un ringraziamento doppio va alla mia cara LadyChiara93 che mi dà sempre una mano enorme con le traduzioni delle recensioni anche se il tempo scarseggia! Mi raccomando, "descansa" un po' sennò mi arrabbio XD Scherzo, un abbraccio :)
Infine, saluto tutte le mie adorate Ladies che mi accompagnano ogni giorno... e come farei ormai senza di voi??
Ci leggiamo presto prestissimo.
Grazie a tutti,
Spirit99
   
 
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