Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Fire Emblem    18/07/2016    1 recensioni
Eren è considerato importante per l'umanità solo per la sua abilità di trasformarsi in un Gigante. Ma se perdesse tale abilità chi, oltre ad Armin e Mikasa, continuerebbe considerarlo importante?
Forse una certa faccia da cavallo...
-Eren/Jean-
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Brutto idiota!”
Urlò arrabbiato Jean afferrando l’orlo della camicia di Eren e sbattendolo con forza contro uno degli alberi della foresta in cui stavano camminando pacificamente fino a qualche secondo prima. Il ragazzo più basso chiuse per qualche istante gli occhi ,per via del dolore causato dall’impatto fra la sua schiena e l’albero, ma li aprì poco dopo.
 
“Lasciami andare fottuta faccia da cavallo!” sibilò il più piccolo guardandolo dritto negli occhi e dimenandosi, cercando di liberarsi dalla presa dell’altro.
 
“No, non ti lascio stupido idiota suicida!”
 
Eren afferrò con forza i polsi di Jean e cercò ,inutilmente, di allentare la sua presa. “Te lo ripeto per l’ultima volta brutto stronzo, lasciami andare!”
 
“Vedi di chiudere un po’ quella boccaccia che ti ritrovi…” disse il ragazzo dai capelli bicolore abbassando il tono della sua voce mentre avvicinava la sua fronte a quella di Eren.
 
I loro visi erano ora erano molto vicini ed Jean pensò ,per qualche secondo, che il visino di Eren fosse molto più bello quand’era arrabbiato. Il suo sguardo si posò poi sulle labbra dell’altro che sembravano così soffici e candide, un forte desiderio di baciarlo nacque in lui ma il ragazzo cercò di sopprimerlo come meglio poteva.
 
“Va’ al diavolo, Jean” pensò.
 
Non voleva provare quei sentimenti per un ragazzo, si sentiva così sbagliato. Lui voleva odiare Eren, odiarlo per davvero, eppure non poteva smettere di provare quei sentimenti per lui, nonostante cercasse di sopprimerli in tutti i modi. Voleva auto convincersi di avere una cotta per Mikasa quando ,invece, il vero oggetto delle sue attenzioni era proprio quel dannato marmocchio.
 
Continuava ad amarlo nonostante tutto, nonostante fosse un marmocchio che lo faceva andare su tutte le furie. Odiava quando finivano a litigare, amava invece quei momenti in cui andavano d’accordo, avrebbe voluto avere più momenti del genere con Eren, voleva tanto diventare almeno suo amico. E invece, Eren lo odiava, non aveva nessuna possibilità.
 
“Hai sentito quello che ho detto o sei anche sordo adesso? Lasciami andare!” gridò Eren riportando l’altro ragazzo alla realtà, si era completamente perso nei suoi pensieri.
 
“Chiedimi scusa.” disse Jean con voce improvvisamente calma, continuando a tenere stretto fra le sue mani l’indumento di Eren.
 
Il ragazzo moro dilatò gli occhi dalla sorpresa, stringeva ancora i polsi di Jean ma con molta meno forza. “Cosa?”
 
“Ho detto che devi chiedermi scusa, oppure sei anche sordo adesso?” gli chiese facendogli il verso.
 
Eren lo guardò con disprezzo. “Perché dovrei essere io a scusarmi!?”
 
“Perché sei tu che hai iniziato ad insultarmi!”
 
Eren sbuffò e abbassò lo sguardo a terra. “Mi dispiace…”
 
“Oh, ti sei veramente scu-”
 
“…mi dispiace che tu abbia una faccia da cavallo.”
 
Jean sospirò rassegnato e liberò il ragazzo dalla sua presa. Il ragazzo dai capelli bicolore riprese a camminare visibilmente triste ed Eren lo raggiunse stranito. “Che gli è preso adesso?” si chiese.
 
Negli ultimi tempi Jean era solito diventare molto triste durante un loro litigio o in uno di quei momenti in cui andavano d’accordo. Jean lo faceva infuriare delle volte, ma Eren non lo odiava veramente e ne era consapevole, gli dispiaceva vederlo così anche se delle volte si comportava veramente da stronzo. Non sapeva a cosa erano dovuti questi improvvisi sbalzi d’umore, odiava ammetterlo ma negli ultimi tempi quella faccia da cavallo lo stava facendo preoccupare non poco.
 
“Hei, tutto apposto?” gli chiese cercando di non lasciar trasparire la sua preoccupazione.
 
“Come se ti importasse qualcosa.”
 
Eren arrossì improvvisamente. “Non è che io lo stia chiedendo perché mi preoccupo per te o qualcosa del genere.”
 
“Eh, lo so, l’ho appena detto.” Rispose Jean con un tono privo di emozioni.
 
Eren odiava quando usava quel tono. Preferiva mille volte il solito tono irritante di Jean a quel tono vuoto e quasi inumano, non sopportava proprio vederlo in quello stato e soprattutto non sopportava il fatto che fosse così preoccupato per un simile bastardo.
 
“Allora? Sto ancora aspettando una risposta!”
 
“Pensavo che non ti importasse.”
 
“Non mi importa infatti, però…”
 
“Allora dovresti farti gli affari tuoi!”
 
Eren sbuffò, irritato, e gli mise il broncio. Quando lo fece Jean sentì come se il suo cuore si fosse fermato per qualche secondo, adorava quando Eren gli metteva il broncio, lo trovava dannatamente tenero e carino quando faceva l’offeso. Arrossì e distolse subito lo sguardo. Rimasero in silenzio fino a che non raggiunsero la base, poi ognuno prese la propria via.
 
“Ci vediamo faccia da cavallo” lo salutò Eren cercando di farlo arrabbiare.
 
“Sì, a dopo” rispose Jean avvolto nei suoi pensieri, l’altro lo guardò andare via con aria preoccupata e poi continuò per la sua strada.
 
Quell’oggi doveva allenarsi con Mikasa e si diresse nel luogo che avevano scelto per l’allenamento. “Ehi Mikasa, eccomi, spero di non essere in ritardo.”
 
“No, tranquillo, sei arrivato giusto in tempo” rispose sua sorella con un sorriso. “Allora, iniziamo?”
 
Eren annuì poco convinto, in realtà non gli andava molto di allenarsi. Non riusciva a smettere di pensare a Jean e a quei suoi ormai frequenti sbalzi d’umore, però ormai c’era abituato visto che il ragazzo negli ultimi tempi non ne voleva proprio saperne di uscire dalla sua testa.
 
“Forse è così triste per via della morte di Marco?” si chiese. “Nah, non credo, è passato un bel po’ da quel tragico evento, però è anche vero che quel ragazzo era il suo migliore amico, è normale che sia ancora triste.”
 
“Colpirò io per prima” gli disse la sorella, Eren annuì nuovamente anche se non aveva prestato molta attenzione alle sue parole. La ragazza si diresse verso di lui e si preparò a colpirlo, Eren era perso nei suoi pensieri e non aveva notato che Mikasa stava correndo verso di lui perciò non si difese e il colpo della ragazza lo stese facilmente a terra.
 
“Non era troppo forte, vero?” gli chiese poi la ragazza un po’ preoccupata visto che suo fratello non si alzava da terra, era rimasta un po’ sorpresa visto che aveva sferrato un colpo che pensava fosse facile da parare.
 
“No, tranquilla, sto bene” rispose il ragazzo alzandosi lentamente, in effetti il colpo che gli aveva inflitto Mikasa non era così forte, però Eren si sentiva inspiegabilmente triste. Voleva andarsene da quel luogo, lo opprimeva, voleva correre da Jean e capire a cosa fosse dovuto il suo malessere, voleva confortarlo, voleva aiutarlo, voleva abbracciarlo, voleva…
 
Scosse la testa. “Ma cosa vado a pensare!? Possibile che io sia così preoccupato per quel dannato bastardo dalla faccia da cavallo!?”
 
Mentre stava fermo a pensare venne colpito nuovamente da sua sorella. “Ma cosa ti prende oggi Eren?” gli chiese Mikasa porgendogli la mano “Non mi sembri per niente concentrato”.
 
Eren afferrò la mano della ragazza e si tirò in piedi. “Scusa Mikasa, oggi non riesco a smettere di pensare a…” disse fermandosi prima di rivelare il motivo per cui era così distratto quel giorno. Non voleva di certo che sua sorella sapesse che stava continuamente pensando ad un ragazzo, ragazzo che in teoria gli dava sui nervi!
 
“A cosa stavi pensando?”
 
Eren arrossì. “N-non sto pensando a nulla in particolare, non preoccuparti.”
 
Mikasa aveva notato l’improvviso rossore comparso sulla faccia di Eren e si insospettì non poco. “Ma se hai appena detto che oggi non riuscivi a smettere di pensare a qualcosa… o forse è un qualcuno?”
 
Eren alzò gli occhi al cielo visibilmente agitato. “Oh, ma tu guarda come si è fatto tardi! E’ stato un piacere allenarmi con te Mikasa, ci vediamo a cena” disse sfrecciando nella sua camera da letto ad una velocità sonica, prima che Mikasa potesse fargli qualsiasi domanda.
 
Si diresse nella sua stanza e chiuse la porta dietro di sé frettolosamente, Armin era nella stanza e stava leggendo un libro ma notò la presenza del suo migliore amico. “Bentornato Eren” gli disse con un sorriso.
 
“Sì, ciao Armin” disse Eren con tono agitato togliendosi la sua divisa per mettere i suoi abiti da civile.
 
“Stai bene?” chiese preoccupato il biondo avendo notato l’agitazione del suo amico.
 
“Sì, sì sto benissimo” mentì l’altro fiondandosi sotto le coperte “Sono solo stanco, svegliami quando è ora di cena”.
 
“Va bene” rispose poco convinto Armin, non aveva creduto alle parole del suo amico per ora non voleva insistere.
 
Eren non stava per niente bene, stava combattendo con sé stesso. Da una parte c’era l’Eren che voleva correre da Jean e dall’altra parte c’era l’Eren che era troppo orgoglioso per ammettere che era preoccupato per la faccia di cavallo.
 
Quando fu l’ora di cena Armin lo chiamò ed Eren scese subito dal suo letto, inutile dire che non aveva dormito nemmeno un po’, aveva passato tutto il tempo a pensare. I due scesero insieme nella sala pranzo e si sedettero vicino a Mikasa che guardava con sguardo sospettoso Eren, quest’ultimo però non la notò nemmeno visto che era troppo occupato a guardarsi attorno per cercare ,con lo sguardo, Jean.
 
“Ehi Eren, prima sei scappato all’improvviso, non mi hai dato nemmeno il tempo di farti qualche domanda.”
 
“Mi dispiace Mikasa.”
 
“Ti va se dopo cena parliamo un po’?”
 
“Oh no, non è necessario, davvero!”
 
Ad un certo dalla porta della sala da pranzo entrò Jean che andò a sedersi in un angolo remoto della stanza, con l’intenzione di passare tutta la serata da solo visto che non aveva proprio voglia di parlare con gli altri. Quando Eren lo vide sentì che il cuore gli batteva all’impazzata e i desideri che aveva provato fino a quel momento erano ora molto più forti.
 
Continuò a fissarlo ed ,ad un certo punto, Jean si girò verso di lui e i lo sguardi si intrecciarono per qualche attimo, poi entrambi distolsero lo sguardo imbarazzati. Mikasa guardo tutta la scena in silenzio e iniziò a formulare qualche piccola teoria, invece Armin si mise a parlare con Sasha che si era unita al loro tavolo.
 
“E’ successo qualcosa con Jean?” chiese all’improvviso la ragazza con tono preoccupato e leggermente severo, in quel momento sembrava quasi una madre che stava cercando di scoprire l’ultima marachella del figlio.
 
“Niente di nuovo, le solite cose.”  
 
Mikasa sospirò. “Non penso che riuscirò ad ottenere qualche informazione da Eren, devo trovare un altro modo per scoprire cosa sta succedendo.”
 
Anche durante la cena Eren non prestò molto attenzione né al cibo né alla conversazione che era nata, preferiva fissare Jean che mangiava in fretta e furia la sua cena. Dopo un po’,infatti, il ragazzo dai capelli bicolore si alzò dal tavolo e si diresse fuori dalla sala pranzo.
 
“Ehi Eren, ti vedo pallido, stai bene? Forse hai mal di pancia?” gli chiese Sasha notando la poca attenzione che il ragazzo riserva al suo cibo, sperando di poter finire lei la sua reazione.
 
“Sì, sto bene” rispose Eren seguendo con lo sguardo Jean che si dirigeva verso la cucina, poi si girò improvvisamente verso Sasha e avvicinò il suo piatto a lei. “Tieni, non ho fame, se vuoi puoi finire tu” si alzò subito dopo e si diresse anche lui in cucina.
 
“Eren ma non hai mangiato nu-“ cercò di dire Mikasa ma ormai il ragazzo era già andato via.
 
“Ehi Mikasa, anche tu mi sembri un po’ pallida non è che anche tu non stai bene?” le chiese con un sorriso innocente Sasha. Mikasa non la degnò nemmeno di una risposta e continuò a mangiare la sua cena.
 
“Ooooh, uffa” esclamò Sasha delusa.
 
Appena arrivato nella cucina, ormai deserta, vide Jean che stava pulendo le pentole e i piatti già sporchi. Eren lo fissò per qualche istante e poi si avvicinò al ragazzo lentamente, prese una spugna ed iniziò anche lui a lavare le stoviglie.
 
Jean non sembrava aver notato la sua presenza ,o almeno questo credeva il Titan Shiffer visto che non si era degnato di concedergli nemmeno uno sguardo. “Non c’è bisogno che mi aiuti qui, se vuoi puoi anche andare” disse il ragazzo dai capelli bicolore, lo sguardo sempre fisso sulle stoviglie.
 
“Devo aiutarti, oggi tocca ad entrambi pulire! Inoltre sono sicuro che non ce la faresti mai da solo!”
 
Jean non rispose, Eren si sentì come se gli avessero pugnalato il petto. Non amava litigare con Jean però… cavolo, preferiva mille volte litigare con lui che essere totalmente ignorato. Non era nello stile di faccia da cavallo non rispondere alle sue provocazioni, cosa diamine gli era preso? Che si fosse arrabbiato sul serio quella volta?
 
“L-la cena di oggi era molto buona, vero?” chiese imbarazzato.
 
“Non più del solito, in realtà.”
 
Il ragazzo più piccolo rivolse poi il suo sguardo ad una delle finestre presenti in quella stanza. “Questa sembra una splendida sera, dimmi farai la tua solita passeggiata notturna?”
 
“Penso di sì.”
 
Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, ogni tentativo che faceva andava in fumo. Sembrava come se Jean non volesse parlare con lui… sicuramente si comportava così per quello che era successo quella mattina. Quella volta era stato davvero Eren a cominciare e ci era anche andato giù pesante, forse doveva scusarmi, veramente questa volta…
 
“Ehi Jean…”
 
Jean continuava a pulire.
 
“… po-potresti guardarmi in faccia? Avrei una cosa importante da dire.”
 
A quelle parole il ragazzo più alto si girò lentamente verso Eren che era ormai diventato rossissimo dall’imbarazzo. “Senti… mi spiace per quello che è successo ‘sta mattina, sono stato un bastardo lo so, però ti prego… non ignorarmi!”
 
Jean lo guardava con occhi stupiti, non poteva credere alle sue orecchie. “Si è davvero scusato!?” pensò mentre il suo cuore minacciava di uscirgli dal petto.
 
“Mi stai davvero chiedendo scusa?”
 
“Sì, questa volta davvero! Mi sento in colpa, mi… mi dispiace, okay? Però non farmelo ripete mai più e smettila di ignorarmi, va bene? Odio quando lo fai” disse tutto d’un fiato con lo sguardo rivolto da un’altra parte, stando molto attento ad non incrociare lo sguardo di Jean.
 
Dall’altra parte il ragazzo più alto si sentiva venire meno. “Odia quando lo ignoro? Significa che vuole le mie attenzioni? Forse lui mi…” scosse la testa e si precipitò  fuori dalla cucina ad una grande velocità. Eren lo seguì a ruota ma ,nella sala pranzo, c’erano ancora tutti e Mikasa fermò suo fratello per delle spiegazioni.
 
“Eren, ho visto che Jean è scappato via… cos’è successo?”
 
“Vorrei saperlo anche io, Mikasa” disse dirigendosi fuori dalla sala pranzo.
 
“Aww, questa è forse una fuga d’amore? Che teneri” disse Sasha entusiasta prima di addentare un altro boccone di cibo.
 
Eren nel frattempo cercò Jean dappertutto, lo trovo poi fuori disteso su un prato, intendo a guardare le stelle. Gli si avvicinò lentamente e ,durante il tragitto, sentiva di nuovo il suo cuore battere fortissimo. “Perché diamine il mio cuore batte così forte!? Non stavo nemmeno correndo.”
 
“E-ehi” disse per attirare l’attenzione dell’altro ragazzo che subito gli rivolse uno sguardo sorpreso.
 
“E-eren!?” gli chiese di rimando Jean, imbarazzato e stupito allo stesso tempo “Cosa ci fai qui?”.
 
“Bah, niente…” rispose altrettanto imbarazzato Eren sedendosi vicino ,ma nemmeno troppo, al ragazzo più alto “…volevo solo parlare con te.”
 
“Con me? Cosa vorresti dirmi?”
 
Eren esitò per qualche istante e poi gli chiese “Ecco, sai, oggi ti ho visto un po’ strano… è successo qualcosa?”
 
“Ancora? Ma non avevi detto che non ti importava?” chiese Jean con un sorriso beffardo.
 
“Se te lo sto chiedendo evidentemente mi interessa, no?” disse spontaneamente, solo qualche secondo dopo realizzò cosa aveva detto e ,per l’imbarazzo, nascose la testa in mezzo alle gambe.
 
Il cuore di Jean perse un battito, sapere che quel marmocchio si interessava a lui lo rendeva così dannatamente felice. “Diamine, possibile che questo dannato idiota abbia tutto questo controllo sulle mie emozioni!?” si chiese infuriato.
 
“Niente, mi sento solo un po’ triste.”
 
“Per qualche motivo in particolare?”
 
Jean rimase in silenzio per qualche secondo. “Sì.”
 
“E quale sarebbe questo motivo, di grazia?”
 
Il ragazzo dai capelli bicolore iniziò a fissare le stelle, Eren invece continuava a fissarlo aspettando una risposta. “Posso farti una domanda?” gli chiese dopo un po’ Jean con un tono calmo.
 
Eren annuì. “Certo.”
 
“Eren tu… hai mai avuto una cotta per qualcuno?” gli chiese con una punta di imbarazzo, questa domanda fece arrossire il Titan shiffer fino alle orecchie.
 
“N-non so, perché? Tu hai una cotta per qualcuno?” disse fingendosi totalmente indifferente.
 
“Penso di sì.”
 
“E’ questo il motivo per cui sei così triste?” disse calmando leggermente il suo imbarazzo “Non dovresti essere felice o cose del genere?”
 
“Quando sono con… quella persona, lo sono, però allo stesso tempo stare con quella persona mi rende anche molto triste”
 
“Perché?”
 
“Perché non penso che ricambi i miei sentimenti, sai litighiamo spesso” disse rendendosi conto solo dopo di quello che aveva detto, arrossì violentemente e diede le spalle ad Eren che lo guardava un po’ confuso.
 
“C-c-cioè, voglio dire che…”
 
“Litigate e allora?”
 
“In teoria ci odiamo. O almeno, quella persona odia me.”
 
“Non è detto che ti odi solo perché litigate spesso” disse Eren con un tono dolce e spontaneo che fece scogliere il cuore di Jean.
 
“Perché, tu non mi odi?” gli chiese il ragazzo disteso per terra girandosi lentamente verso di lui.
 
“Che c’entro io!?”
 
“Ni-niente, era un esempio…”
 
Eren lo guardo con uno sguardo serio e sincero. “No, non ti odio Jean, per niente. Delle volte sei irritante, ma di certo non ti odio!”
 
Jean lo guardò stupito, pensava che il suo cuore sarebbe scoppiato di felicità di lì a poco. “Davvero non mi odi?” gli chiese entusiasta alzando la schiena da terra e avvicinandosi ad Eren.
 
“Sì… perché, tu mi odi?”
 
Jean fece un sorrisetto malizioso. “Bah, non saprei, certo che i motivi per odiati li avrei brutto pazzo suicida.”
 
“Come mi hai chiamato?” gli chiese infuriato l’altro avvicinandosi con la mano destra stretta in un pugno.
 
Jean scoppiò a ridere. “Ma dai, stava solo scherzando.”
 
Eren sbuffò. “Mi rimangio tutto, ti odio dal profondo del mio cuore faccia da cavallo” disse mettendo di nuovo quell’adorabile broncio che Jean adorava.
 
“Nemmeno io ti odio Eren, anche se sei un pazzo suicida.”
 
“E tu sei una faccia da cavallo. I cavalli come te a quest’ora non dovrebbero già dormire? Dimmi, l’hai già mangiata la tua zolletta di zucchero serale, cavallo?” gli chiese Eren con un sorrisetto irritante.
 
“Come osi brutto idiota!?” urlò Jean fingendosi arrabbiato “Adesso me la paghi.”
 
“Pff, ma sta zitto” disse alzandosi da terra “Sei il cavallo più lento e brutto che abbia mai visto in vita mia” disse sorridendo con aria di sfida ed iniziando a correre.
 
Jean rimase seduto a guardarlo per qualche istante, non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che si fosse innamorato di uno come Eren, eppure non poteva ignorare i suoi sentimenti anche se avrebbe voluto. “Alla fine ha detto che non mi odia” pensò sorridendo.
 
“Ehi, muovi quel tuo flaccido culo, cavallo da quattro soldi!” gli urlò Eren che si era fermato un attimo.
 
“Adesso sei proprio finito, ritieniti fortunato se potrai ancora camminare dopo che avrò finito con te idiota!”
 
Sì, alla fine non si odiavano poi così tanto.
  
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