Soccombere per mano del Signore Oscuro non le sembrò tra il
peggiore dei destini. Aveva combattuto, e aveva perso. Ma almeno ci
aveva provato.
Negli ultimi istanti di vita, Alys non pensò al mondo che
avrebbe lasciato senza il suo paladino. Non pensò al mondo
che sarebbe caduto, che sarebbe bruciato, che sarebbe stato mondato col
sangue dei suoi abitanti finché dalla terra non fosse
spuntato più nulla. Il suo mondo ormai era segnato; non
avrebbe avuto senso piangere e digrignare i denti contro un fato che
non poteva in alcun modo essere controllato.
Ciò che Alys poteva fare, però, era alzarsi in
ginocchio e fronteggiare per l'ultima volta, anche se solo con lo
sguardo – anche se solo per morire preservando un minimo di
dignità – la sua assassina.
Eloys sorrideva con l'orgoglio che solo una donna vittoriosa in un
universo fatto da e per gli uomini sarebbe stata in grado di capire. Si
guardarono senza parlarsi per molto tempo. La differenza di altezza non
le separava, bensì le avvicinava. Se non fosse stato per la
lama gocciolante che il
Signore Oscuro brandiva, sarebbero sembrate una madre
pronta a benedire la sua unica figlia con un bacio sul capo. Avevano
gli stessi capelli fiammeggianti, la stessa pallida pelle che mal
celava le vene blu come il mare.
Le somiglianze, però, finivano lì. Alys aveva il
volto tumefatto e la frangia appiccicata alla fronte incrostata di
sporco. Eloys era vestita di bianco, gli schizzi di sangue a
impreziosirle la gonna invece di macchiarla.
«Sarei quasi, quasi tentata di dirti “mi
dispiace”,» disse Eloys, rompendo il silenzio e il
duello di sguardi. Cominciò a camminare lentamente,
prendendosi tutto il tempo che le sue spalle eternamente giovani
riuscissero a sopportare. La lama frastagliata strideva contro il
pavimento lucido, lasciando dietro sé una riga rosso scuro.
«Però che senso avrebbe, a questo punto, mentire?
Tu morirai comunque e io regnerò incontrastata fino alla
fine di tutto.»
Alys chiuse gli occhi quando sentì la spada sibilare. Eloys
l'aveva impugnata con entrambe le mani, pronta a colpire.
«Sai, un po' mi hai delusa, Alys delle Terre sull'Oceano.
Quando crei la tua nemesi solitamente ti aspetti una sfida
più eccitante di questo timido, patetico tentativo di
battaglia. Ma suppongo dovesse andare così, giusto? Tu eri
la Prescelta e avresti dovuto salvare il mondo dal mio dispotico dominio.
Ma tu hai perso. Quindi io vinco.
«Ultime parole?»
Ad Alys non venne in mente nulla da dire. Pensò solo a Lana,
che giaceva a qualche metro da lei con il volto verso un cielo che non
sarebbe più riuscita a vedere. Pensò al loro
ultimo bacio. All'ultimo ti
amo bisbigliato da labbra già fredde. Va tutto bene, le
aveva sussurrato Alys, prendendo tra le mani graffiate il suo viso
morente. Non avere
paura. Puoi lasciarti andare. C'era una lancia conficcata
nel suo petto e una patina bianca a velarle le iridi color argento. Hai combattuto con valore, amore
mio. Adesso puoi riposare. Lana le aveva sorriso, un
sorriso rotto e appena accennato che l'aveva fatta scoppiare a
piangere. Ti-ti, ti
aspetterò, le aveva risposto con un filo di
voce, dall'altra parte.
Era morta con le mani strette debolmente alle sue.
Quando Alys riaprì gli occhi, si accorse di non avere un
briciolo di paura.
«Uccidetemi e basta, madre.» Sto arrivando, Lana.
Eloys, per un momento, aggrottò le sopracciglia.
Poi calò la lama sanguinante.
***
Gli incensi rituali avevano ormai formato una fitta nebbia all'interno
della tenda, quando l'Oracolo tornò al presente. Le pupille
rotearono al loro posto e il primo respiro uscì dalle labbra
dell'uomo dopo quasi mezz'ora di inattività.
Scosse la testa, facendo tintinnare i sonagli intrecciati ai suoi
capelli. Quindi si alzò e rimise incensi e carboni sul loro
scaffale.
Alys e Lana si scambiarono occhiate confuse.
«Allora?» chiese il Cavaliere che le aveva
accompagnate.
«Allora cosa?»
Il Cavaliere sbuffò stizzito.
«Alys delle Terre sull'Oceano. È lei la Prescelta?
Sarà lei a guidarci nella guerra contro il Signore
Oscuro?»
L'Oracolo si voltò verso di loro, soppesando ciascuno con la
poca attenzione che basta solo a chi ha già visto tutto.
Il Cavaliere si era fatto crescere i baffi per sembrare più
vecchio, ma restava comunque un bimbo con una spada di legno in mano e
una missione molto più grande di lui affidatagli dagli
idioti che comandavano la Resistenza.
Alys ancora non sapeva chi fosse veramente quel nemico che un fato giocherellone e
crudele l'aveva destinata a fronteggiare e saziare.
A Lana non importava. Se avesse potuto sarebbe tornata al fronte, dove
avrebbe fatto davvero la differenza, invece di esser costretta a
seguire una ragazza spuntata dal nulla.
L'Oracolo, guardandole, sospirò. Stavano in parti opposte
della piccola tenda, spostando il peso da una gamba all'altra.
Vagamente a disagio. Ancora non invadevano l'una lo spazio dell'altra,
ancora non erano
l'una lo spazio dell'altra. Ancora non avrebbero saputo tracciare a
memoria l'una il corpo dell'altra come quando si indica una
costellazione in una notte di luna nuova.
Scosse di nuovo la testa. Certe volte il suo lavoro era insopportabile.
Migliaia di anni di storia, e nessuno – nessuno –
aveva capito che il destino di una persona non era mai una cosa o
un'impresa.
«È la Prescelta.»
NdA: prima fic da
tantissimissimo tempo. Le critiche quindi sono ben accette, ma sempre
con garbo!