Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Eve79    18/07/2016    0 recensioni
"Sai che ti dico Chris?" chiesi arrabbiata, "puoi fingere che non sia così, puoi mettere su i muscoli che vuoi ed avere costantemente l'aria da eroe nazionale. Aldilà di questo sei palloncino che se non vieni tenuto saldamente da chi ti ama rischi di volare via e perderti" proseguii, "perciò non avrei carattere" trasse le sue conclusioni, "Bhè vedo che ci arrivi... Chris hai due minuti di tempo per volatilizzarti" dissi indicando la porta, "sai che ti dico io a te? Che sei una fifona, una vera fifona, non accetti i sentimenti e li nascondi, perfino il tuo modo di essere è una maschera per paura che possano ferirti, sai però io di armi per ferirti ne avrei, e forse dovrei usarle per ripagarti della tua stessa moneta. Non lo farò per l'amicizia e l'affetto che mi lega a te. Nicole mi dispiace averti detto delle bugie, ma non avresti avuto mai l'intenzione di capire." disse prendendomi il braccio, "Chris per favore vattene non voglio vederti" dissi fra le lacrime. "Io credo che questa sia il momento più brutto di tutta la mia vita, guardarti piangere e pensare che sia per me" sussurò.
[Dal capitolo 3]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Aprii gli occhi, la persiana era aperta, la luce del mattino mi accecò, “buongiorno” guardai la porta, si avvicinò al letto con un tavolino, c’era una rosa, una lettera e la colazione, “amore…” mi portai la mano alla bocca, “questa la leggi dopo… prima fai colazione” posò le labbra sulle mie, mangiai il cornetto e bevvi il succo di frutta velocemente, volevo leggere la lettera.

Non è una lettera… guarda dietro.

Girai il foglio, c’era un indirizzo, “cos’è?” chiesi confusa, “vestiti… ti ci porto…” guardai l’ora, 8.30, “tu sei pazzo… a che ora ti sei svegliato?” chiesi alzandomi dal letto, “a dire il vero avrò dormito si e no quattro ore, volevo troppo che arrivasse questo momento” disse alzandosi dal letto, andai in bagno, mi buttai sotto la doccia, mi asciugai velocemente, presi un jeans nero e una canottiera larga bianca, misi le mie amate Vans, legai i capelli in una coda e indossai gli occhiali da sole, “sono pronta” annunciai, “allora andiamo” sorrise, prese un mazzo di chiavi dalla tasca del giacchetto e uscì, chiuse la porta di casa.

“Ma è un palazzo Chris?” chiesi indicando l’indirizzo che era scritto sul cartello, era lo stesso del foglio, “adesso… scendi dall’auto” scesi seguendo il suo ordine, si mise dietro di me, “ora ti bendo, non lo prendere come un gioco erotico eh” scherzò, “ma falla finita” risposi ridendo, “ok… andiamo… ti guido io” sentii il rumore di un ascensore, “siamo quasi arrivati” annunciò, annuii, “ecco…” mi guidò sempre dritta, “aspetta qui” annunciò, sentii il rumore di una porta che si apriva, ma che cosa stava facendo? Mi venne a prendere e mi guidò facendomi scendere uno scalino, “ti tolgo la benda, ma ti chiedo di usare l’immaginazione, immagina un bel salone… una bella cucina, una bella…” mi tolse la benda, “una bella casa” concluse, mi portai la mano alla bocca, “è…” non riuscii a parlare, “nostra” rispose annuendo, era la casa che avevo visto il giorno prima nell’annuncio, “ma come…” niente, non riuscivo proprio a trovare le parole, “l’ho comprata da due giorni… per il tuo compleanno, sapevo che ti sarebbe piaciuta, solo che è tutta da rifare… vieni…” mi prese la mano, aprì la finestra di quello che sarebbe stato il salone, uno spazio pieno di luce e finestre, si aprì un terrazzo vista mare a destra e città a sinistra, dritto davanti a noi riconobbi il palazzo di Maya, “Non ci credo… è…” lo abbracciai, “buon compleanno” sussurrò al mio orecchio, “portami a vederla” chiesi saltellando, “questa è la cucina” un arco che dal salone dava spazio a un’enorme stanza, con una finestra sul balcone, era luminosa, emisi un suono di stupore, mi tirò via, “questa… è la camera o nostra, o dei nostri figli…” annunciò aprendo una porta, dava sul balcone, “dei nostri figli?” chiesi fissandolo, “almeno due” rispose abbracciandomi da dietro, “ah…” risposi sorridendo, mi prese la mano, “bagno…” annunciò aprendo una porta dentro la stanza, il bagno era veramente enorme, “fantastico… sarà nostra” decisi, “e poi… seguimi” mi prese la mano, uscimmo dalla camera e ci ritrovammo davanti altre tre porte, “bagno” aprì la porta, un bagno spazioso come l’altro si aprì davanti, “e poi stanza degli ospiti, o dei bambini… e un’altra stanza degli ospiti o dei bambini” aprì entrambe le porte, avevano entrambe finestre enormi che illuminavano tutta la stanza, “Dio… è bellissima” lo abbracciai di nuovo, “per te… però ora quando esci da lavoro, o appena abbiamo dieci minuti dobbiamo venirci a lavorare, perché voglio che sia fatta interamente da noi” mi sorrise, “ci lanceremo la vernice?” chiesi con le lacrime di gioia, “per forza” rispose baciandomi, “accetto” risposi sorridendo, “i progetti… anche quelli dovremmo fare” annunciò, “certamente” annuii, “tipo da domani si comincia” annunciò, “perfetto” risposi seria, “queste sono le tue chiavi” mi porse un mazzetto, “cancello, garage, porta di casa, cassetta della posta e codice del posto auto all’esterno” mi spiegò chiave per chiave, “capisco…” annuii, “adesso ti riaccompagno a casa, tu esci con Maya e io vado con i miei genitori” mi prese la mano e chiuse la porta dietro di sè, “ma come mai è ridotta così?” chiesi seria, “perché è una nuova costruzione, nessuna di queste casa è finita” un uomo che stava uscendo da un appartamento mi rispose, “ah… e la sua è…” cercai di fare la domanda senza sembrare inopportuna, “sì… io l’ho comprata due settimane fa… ci dormirò questa notte per la prima vota” rispose serio, “capisco” annuii, “bene… buona giornata” rispose chiamando l’ascensore, “ehm… prendiamo le scale” sussurrò Chris prendendomi per mano, cominciammo a scendere, scale infinite, “quanto manca?” chiesi senza fiato, “mancano otto piani” disse raggiante, “otto piani?” sgranai gli occhi, “considerando che casa è all’undicesimo piano… e ne abbiamo fatti tre…” rispose scendendo le scale, “ti aspetto giù” annunciai prendendo l’ascensore, “che pesaculo” rispose con la faccia indignata, lo salutai con la mano mentre entravo in ascensore, cominciai a pensare quanto fossi fortunata, Chris, il mio migliore amico di sempre stava diventando mio marito, e non potevo chiedere di più, e oltre tutto questo aveva comprato una casa per noi… perfetta in tutto… le porte si aprirono, “chi aspetta chi?” annunciò Chris dal lato dell’ascensore, “che stregoneria hai fatto?” chiesi ridendo, “si chiama sport… corsa… movimento… conosci?” mi prese in giro, “sì… fai fai… prendi in giro, fumati una sigaretta e poi me lo dici” risposi ridendo, “ma infatti mi chiedo perché fumi” rispose aprendo il portone per farmi uscire, “mi chiedo come fai a non fumare” lo presi in giro, “perché io al mio corpo ci tengo” rispose indicandosi, “oh… anche io ci tengo, al tuo corpo” lo provocai, lo vidi sorridere, la cosa più bella che avessi mai visto, “la smetti di guardarmi così?” chiese accarezzandomi la guancia con il pollice, “non posso?” chiesi sorridendo, “no… perché poi io perdo i battiti” rise, “ma smettila cretino” lo spinsi piano, “quanto ti amo” mi baciò, “ti amo anche io” risposi baciandolo di nuovo, “dai, andiamo” mi aprì lo sportello della macchina, entrai e lo richiuse, lo guardare fare il giro e entrare, “che tipo” scherzai, “ti sei vista?” chiese ridendo, “pff” risposi guardando il palazzo, “non c’è che dire, sei fantastico” mi girai verso di lui, “lo so” scherzò, “ma… casa tua? Casa mia?” chiesi, “una la terremo, per mandarci i parenti… l’altra la venderemo, scegli tu quale” rispose “la mia” decisi, “ma tu ci sei legata…” rispose guardandomi, “non importa… quella casa è la casa dove tutto ha avuto inizio…” risposi sorridendo, “se ragioni così anche la tua lo è…” rispose, “va bene, allora decidi tu” risposi mettendogli una mano sulla coscia, “vedremo quale sarà più comoda da tenere” rispose, “però… appena ricomincio a lavorare ti do i soldi per le spese della casa” risposi seria, “cosa? È il tuo regalo di compleanno… e per i nostri 26 anni insieme” rispose sbattendo le ciglia, “ma… è troppo seriamente” risposi, “non importa, fin quando potrò permettermelo lo farò…” mi accarezzò i capelli, mi sentii dannatamente in colpa, aveva speso chissà quanto per quella casa, “che c’è?” chiese guardandomi interrogativo, “hai speso troppo Chris… una casa per regalo di compleanno, il matrimonio, il vestito degli Oscar, che tra l’altro sono tra quattro giorni, cene e pranzi fuori, l’anello della proposta… stai spendendo troppo per me!” sbottai, “e ti arrabbi? Fantastico… c’è gente che pagherebbe oro per avere un ragazzo che la vizia, e tu ti arrabbi” rispose lui parcheggiando sotto casa, “sì, Chris, lo so che pagherebbero oro le ragazze per stare con te… non c’è bisogno che ricordarlo… sto solamente dicendo che non puoi spendere tutti questi soldi per me! La casa, l’anello, il matrimonio, il vestito, le cene e i pranzi, ci manca solo che i tuoi pensano che sto con te per i soldi e poi è finita” urlai una volta dentro casa, “ma sei scema? Io ti sto regalando tutto questo per noi, per costruire qualcosa, per poter dire di mettere su famiglia senza doversi preoccupare che non ci entriamo! Per una cazzo di volta Nicole togliti di dosso quell’aria da io non ho bisogno di niente… fatti aiutare, e se vuoi viziare… sì esatto… voglio spendere tutti i miei soldi per farti vivere bene, a te, a me e qualsiasi cosa decidiamo di allevare, dal bambino al cane, dobbiamo stare bene… e non mi importa se dovrò spendere, ho avuto la sacrosanta fortuna di fare un lavoro che io amo, e che mi permette di poter avere non dico il lusso perché non lo voglio, ma di avere il meglio per te e per me… e tu? Mi sputi veleno contro, non ti va bene? Cambierò ma non ti lamentare” urlò anche lui, “Chris, sai che ti dico? Che non ho interesse nel discutere con te, ho sbagliato, non dovevo dirti niente, ma mangiare sul piatto di cristallo non fa per me” risposi andando in camera da letto, mi seguì, “ti sto offrendo piatti di cristallo? Sei una stronza menefreghista, ecco cosa sei” mi sentii bruciare gli occhi, non risposi mi girai di spalle aprendo la finestra, “no… scusa…” mi prese la mano, “togliti” sussurrai, “scusa, non volevo, te lo giuro” si avvicinò, “no… sai che ti dico? La stronza menefreghista se ne va, e tu rimani da solo a ricordare i nostri 26 anni insieme, anzi i tuoi 26 anni con una stronza menefreghista, che per quanto è menefreghista e stronza, ti sta dicendo che non vuole che spendi troppo per lei” presi il giacchetto, gli occhiali e la borsa, “dove vai?” chiese seguendomi, “non lo so… il più lontano possibile” risposi, “Nicole…” mi tirò per il braccio e chiuse la porta, “mi dispiace… non avrei dovuto, è che…” lo interruppi, “siamo agitati entrambi” lo abbracciai facendo cadere la borsa, “scusami… davvero, ma fidati, nessuno pensa che tu stai con me per i soldi, si vede che non è per quello… e io quello che faccio, lo faccio per noi” mi guardò negli occhi, i suoi occhi… “Chris…” lo chiamai sussurrando, “dimmi” mosse le labbra in un sorriso, “i tuoi occhi sono…” non riuscii a terminare la frase, “i miei occhi sono?” chiese curioso, “sono bellissimi… Li ho guardati una miriade di volte, ma solo adesso mi rendo conto che…” non riuscivo a parlare, rise, “che ridi?” chiesi arrabbiata, “che solo adesso ti accorgi che sono belli i miei occhi?” chiese ridendo, “no… quello lo sapevo da un pezzo, ma solo adesso mi accorgo che i tuoi occhi cambiano colore con la luce si schiariscono” dissi guardandoli, “cangianti” rispose sorridendo, annuii, “se non ti conoscessi direi che ti sei innamorata di me in questo instante” annuii, “ah sì? Prima non mi amavi?” chiese offeso, “no… cioè sì, ti amavo, ma ora, è come se… mi fossi innamorata di te di nuovo” sussurrai, “menomale, allora quando sarò a un passo dal perderti ti guarderò negli occhi sotto il sole” scherzò, “no” lo abbracciai stritolandolo, mi abbracciò anche lui. Bussarono alla porta, Chris aprì spostandosi più avanti con me tra le braccia, “ho interrotto qualcosa?” chiese Maya guardandoci, “stavamo facendo pace” disse Chris ridendo, “senti, io vado, ti chiamo più tardi, ti serve qualcosa?” chiese prendendo il giacchetto, “sì… i tuoi documenti, passo in chiesa a fare le pratiche” dissi seria, “ancora ti vuoi sposare? Ma lascia perdere” scherzò prendendo il portafogli che aveva nella tasca dietro del pantalone, “ti servono i soldi?” chiese guardandomi, lo fulminai, “come non detto, tieni, la carta d’identità qualsiasi cosa chiamami” prese le chiavi della macchina, “ciao… a dopo…” mi baciò, “ciao” chiusi la porta.

“Si può sapere perché avete litigato?” chiese Maya curiosa, “perché siamo entrambi in agitazione” risposi seria, “capisco” rispose annuendo, “ma cosa l’ha scaturita?” chiese insistente, “ehm, ok… te lo dirò, ma non ne fare parola con nessuno va bene?” chiesi seria, “mi stai preoccupando… sei incinta?” chiese sedendosi, “sei matta?” chiesi ridendo, “secondo me sì…” annunciò buttando la testa in dietro, “Maya… sii seria” risposi sedendomi affianco a lei, “va bene, niente nipotino… dimmi” si girò verso di me, “ha comprato una casa” annunciai guardandomi le mani, “e perché dovrebbe essere motivo di litigio?” chiese confusa, “non capisci? Casa, cene fuori, matrimonio, vestito degli Oscar, pranzi fuori, sta praticamente spendendo un patrimonio” risposi guardandola, “e… quindi?” chiese ancora più confusa, “non voglio che lo faccia, io non sto lavorando, ho praticamente finito il mio stipendio due giorni fa per pagare le bollette, mi sono rimasti cento dollari, e tra l’altro non so quando ricomincerò a lavorare, e lui che fa? Compra una casa, mi paga le cene, i pranzi, il vestito… e tutto il resto… non voglio essere mantenuta” sbottai guardandola in cagnesco, “Nicole, non è essere mantenuti, ha comprato una casa che potrete vivere come un nuovo inizio, vedila così… Casa sua? Ci sono state le sue ex… e tu le hai conosciute tutte, non ti darebbe fastidio fare il caffè in una cucina dove sai che non sei stata l’unica a farlo? Casa tua? I tuoi ex… lui li ha conosciuti tutti… e fidati che non è bello che dorma in un letto sapendo che il tuo ex ci ha dormito prima di lui… una nuova casa, dove quei muri conosceranno solo il vostro di amore, e poi c’è il fatto che se volete mettere su famiglia qui o a casa sua non è possibile in quanto non c’è spazio…” disse indicando i muri, “come sei saggia” poggiai una mano sulla sua gamba e risi, “dai idiota, sai che intendo… sapendo che è stato con le sue ex in quella casa, tu ci entreresti con tanta tranquillità?” chiese seria, “ci sono entrata quando c’erano… perché adesso no?” chiesi guardandola, “Nicole… ti da fastidio se lo sfiorano, figuriamoci se sai che è stato a letto con una donna in quella camera” rispose seria, “no… non ci voglio pensare” risposi incrociando le braccia, “ecco appunto… e per lui è lo stesso” rispose alzandosi, “comunque, ora facciamo la tinta, e nel frattempo mi racconti tutto di tuo padre e del matrimonio” annunciò tirando fuori tutti i suoi aggeggi strani, “inizio da mio padre?” chiesi avvicinandomi al tavolo, annuì mentre preparava la tinta, “credo di aver scelto questo lavoro perché sembrava che stessi preparando pozioni…” rise, “oh che bello, qualcuno che capisce Harry Potter” sussurrai, “eh?” chiese alzando lo sguardo, “ieri Chris si è visto Harry Potter con me… ma lui non capisce la magia… è un babbano” risposi ridendo, “non capirà mai l’eleganza di un Expecto Patronum” rispose Maya ridendo, “neanche di un crucio… capisci… un crucio…” mi finsi disperata aggrappandomi al suo braccio “capelli rossi, tonaca di seconda mano… tu devi essere un Wesley” recitò indicandomi, mi misi seduta affianco a lei, “senti… stiamo divagando racconta di tuo padre” ordinò, raccontai quanto accaduto, “wow… è stato davvero…” non riuscì a trovare le parole, “toccante” conclusi la frase, mi guardò e annuì, “e tu… insomma… ci credi?” chiese seria mentre cominciava a mettere il colore sulle punte, “ci voglio credere Maya, è mio padre, e francamente ne ho bisogno… faccio la dura, ma ogni momento penso a come deve essere chiamare tuo padre la sera e raccontargli la tua giornata, piangere al telefono per una bella notizia o brutta con tuo padre, farti asciugare le lacrime da lui… io non ce l’ho mai avuto… e adesso mi sento come se stessi tornando bambina” risposi scrollando le spalle, “ci credo… per quanto vale io credo che tuo padre non sia cattivo, è stato solo ingenuo nel cadere nel vizio dell’alcol” rispose, “le sue colpe sono molteplici, ed è inutile negarle, ma ora dice di essere cambiato, e se non per essere padre a me, per regalare la figura di un nonno in un futuro ai miei figli” risposi guardando il vuoto, “ci stai pensando vero?” chiese, “a cosa?” chiesi vaga, “ad avere dei figli” rispose ovvia, “sì” risposi convinta, “davvero?” chiese stupita, annuii, “sì… regalami un bambolotto da spupazzare” battè le mani, “se lo vuoi tanto perché non lo fai?” chiesi ridendo, “perché Zac non vuole, non per il momento, dice che non abbiamo abbastanza soldi, ed il tutto è abbastanza vero, ma è così frustrante” rispose togliendosi i guanti, “finito?” chiesi alzandomi, annuì sedendosi triste sulla sedia, “il lavoro non gli sta andando bene, e io faccio la parrucchiera per un salone che mi pagherà al massimo dieci dollari al giorno… come una ragazzina che non sa quello che fa… non so proprio che fare, cosa inventarmi” sospirò frustrata, “ho un’idea” annunciai sedendomi, “ho fatto la scuola di estetista io no?” chiesi sorridendo, annuì, “ecco, tu parrucchiera, Amanda la truccatrice, apriamo un salone noi” annunciai sedendomi, “socie?” chiese sorridendo, annuii, “si può fare” rispose ritrovando il sorriso, “però dobbiamo mettere da parte i soldi, e poi sei sicura? Amanda? Insomma non è molto affidabile” sussurrò, “vero… allora solo io e te… per un periodo mettiamo i soldi da parte, troviamo un bel negozio grande e ci lavoriamo su… troviamo un po’ di stagiste che aiutino così non saranno a pagamento e faranno gavetta… e nel frattempo io mi rimetto sui libri per aggiornarmi” risposi entusiasta, “Nicole, questa capoccetta non la usi solo per pensare a Chris” scherzò, “Ah… tieni” mi porse una busta la lettere enorme, “cos’è?” chiesi curiosa, “le foto dove ci siete tu e Chris, il fotografo ci ha lavorato tutto ieri, e mi ha chiamata per dirmi che oggi le potevo ritirare, le copie io le ho a casa nell’album, ma faceva piacere a me che tu le avessi” mi sorrise, “per la cronaca, ci sono anche io nelle foto con te… se ti interessa” scherzò alzandosi, la aprii, guardai le foto, mi fermai in una foto che mi incantò, io e Chris che stavamo ridendo per una battuta di Maya, lei aveva la mano alla bocca, la mia mano poggiata sul braccio di Chris mentre mi piegavo per ridere e lui che aveva la testa piegata in dietro per ridere, “sì, è la mia preferita, le ho anche in formato digitale, e comunque sei una stronza” mi indicò, “anche tu?” chiesi fingendomi triste, “anche io cosa?” chiese sedendosi con il bicchiere di succo di frutta, “a dirmi che sono una stronza, dimmi perché mai sarei stronza per te?” chiesi ridendo, “perché non c’è una foto dove sei venuta male… ce ne sono certe di Amanda…” rise, “e la stronza sarei io? Tu prendi in giro una tua amica e io sono stronza? Bella questa storia, raccontamela bene” scherzai, “se le vedessi lo diresti anche tu… e comunque ce n’è una mia e di Zac spettacolare, guarda” sbloccò il suo telefono, aprì le foto e cominciò a cercare, “eccola…” annunciò girando il telefono verso di me, si stavano guardando sorridendo, erano così belli… “stupendi… immagine del profilo immagino” la presi in giro, “no… l’immagine del profilo è questa… e ti ho anche taggata” scorse tra le foto di nuovo, aprì una foto, la foto del momento che le stavo mettendo il diadema, “è la cosa più bella che potessi fare per me” sussurrò allagando gli occhi, “ti adoro lo sai?” chiese guardandomi, “ti abbraccerei” risposi annuendo, “oddio mi ero dimenticata, andiamo a lavarli” ordinò, andammo in bagno, lavò i capelli nella doccia, tornammo in salone, “ti faccio i ricci, ho deciso” annunciò prendendo il phon, li asciugò col diffusore, e il mio riccio si fece spazio, poi attaccò il ferro fino, “comunque posso dirti una cosa?” chiese mettendo le mani giunte come in preghiera, “vai” risposi, “ti fai bionda? Ti prego… saresti così bella…” mi guardò implorante, “per il matrimonio” accettai, “davvero? Cioè ti vuoi sposare bionda?” chiese sorridendo, “sì… insomma questo rosso me lo lascio alle spalle, cambio vita” risposi scrollando le spalle, “mamma mia… quante gioie mi regali” rise, “non ci prendere gusto” risposi ridendo, “mai” sorrise, cominciò a prendere ciocca per ciocca, diventai riccia quasi come lei, “allora, adesso andiamo in chiesa a portare i documenti… poi mangiamo insieme, e mi porti a vedere la casa?” chiese implorandomi, “Chris non deve sapere niente ok?” risposi seria, “sono la tua migliore amica, come potrei tradirti?” rispose sorridendo, “va bene ti ci porterò” acconsentii, presi le chiavi della macchina, le chiavi di casa nuova, le chiavi di casa attuale, la borsa e uscimmo.

“Bella chiesa” disse stupita Maya quando entrammo, “ti piace?” chiesi guardandomi in torno, non c’è che dire, il ragazzo aveva gusto, “moltissimo… a saperlo prima…” scherzò, “salve ragazze” il prete del giorno prima ci salutò, “salve, sono la ragazza che è venuta ieri con il fidanzato, per il matrimonio” mi presentai stringendogli la mano, “certamente, mi ricordo… ha portato i documenti?” chiese, “sì… mancano solo quelli dei testimoni di Chris perché non ci siamo ricordati di chiederli” risposi, “non fa niente, li potete portare anche alle prove… allora, Nicole Sydney Walker… bel nome” fotocopiò il documento, “grazie” risposi imbarazzata, “Sydney” mi canzonò Maya, “Savannah” risposi alla presa in giro con il suo secondo nome, “Christopher Robert Evans… è il suo ragazzo?” chiese fotocopiando anche quello, “sì” annuii, “certamente, bella coppia” rispose porgendomi i documenti miei e di Chris, “Maya Savannah Hernandez?” Indicò Maya, annuì, “sapete dalle foto non vedo bene, non vorrei che poi metto che si sposa lei con lui…” rise il parroco, rimanemmo serie guardandoci terrorizzate, “scherzo… Bene per esclusione Zachary è il suo di fidanzato” sorrise, “marito” lo corresse Maya, “ah… già avete fatto voi…” rise, “già” rispose Maya sorridendo, “bene… tutto confermato, 10 giugno alle 11.00. Ah… scusate, le devo far firmare dei fogli… dimenticavo” mi porse dei fogli, li lessi a fondo, “questi a me… e questi a voi… faccia firmare suo marito, perché ormai va detto che è suo marito, e questi quando verrà li farò firmare io… se mi dimentico ricordatelo voi… altra cosa, le prove dopo le sei” mi strinse la mano, “arrivederci” salutai, “arrivederci” salutò lui, fece un saluto con la mano a Maya e uscimmo. “Secondo te ci sta tutto?” chiese Maya, “il prete?” chiesi, annuì, “no… per niente” risposi ridendo, salimmo in macchina e mi diressi verso la casa dove ero stata poco prima, “ma abitiamo vicinissime se vieni qui” disse Maya, “già” convenni, salimmo in ascensore e spinsi il tasto 11, “Undicesimo piano? Ma sei… una schifezza… cioè abiti proprio ai bassi fondi” scherzò, “certo, certo” risi, aprii la porta di casa, “è tutta da sistemare ovviamente, è una nuova costruzione” spiegai, “Nicole è enorme” si guardò in torno, “già… tre stanze, bagno in camera da letto, balcone vista New York City, e vista mare, bagno, cucina enorme, salone altrettanto… e insomma… schifo vero” risi, “ci pensi?” chiese guardandosi in torno, “a cosa?” chiesi guardando il salone, cercai di immaginarlo arredato, “a quanto siamo cresciute? Amanda è incinta, tu sei qui, a un passo dal matrimonio, in una casa dove siete pronti ad accogliere un bambino o forse di più, e io sposata… tutto questo poco tempo fa era un gioco per noi” mi guardò, “lo ricordo come fosse ieri… Maya, se non fossi una buona madre?” chiesi preoccupandomi, “eh? Scherzi? Io ti ci vedo proprio come mamma, e a Chris come un papà, amorevoli in tutto…” mi accarezzò la schiena con la mano, la abbracciai, “dai andiamo a mangiare” sussurrò, ci sciogliemmo dall’abbraccio, uscimmo di casa, chiusi bene e chiamai l’ascensore.

“Allora… andiamo al mc?” chiese indicando una M gigante, “dai sì” entrai nel parcheggio, “quello è un posto” Maya indicò uno spazio tra due macchine, annuii, parcheggiai e ci dirigemmo verso il fast food, “ordino velocemente, tu vai a prendere posto” mi misi seduta a un tavolo, tirai fuori il telefono, otto notifiche di facebook e sedici di whats app, avevo quasi paura, aprii, le notifiche di facebook erano tutte Maya ti ha taggato in una foto, aprii le foto, una era io e lei, guardai la descrizione.

Tante volte mi sono fermata a pensare a come sarebbe stato averti come sorella, stringerti forte a me ogni volta che volevo, condividere i giocattoli, le passioni, farmi dimenticare il perché stavo piangendo due attimi fa… poi ti guardo, penso, e capisco che sei già mia sorella, che il sangue non lega, l’amore sì, e tu me ne dai tanto, da sempre.

Sei mia sorella.

Commentai con un cuore, aprii le altre foto, tutti e sei insieme, non aveva messo descrizioni, aprii un’altra foto, io, Maya e Amanda che parlavamo in cerchio, mi misi a leggere la descrizione.

Ventisei anni, passati minimo venti insieme a voi, ricordo quando ci siamo conosciute, e ricordo la nostra promessa, comunque vada, qualsiasi cosa facciamo nella vita non ci perdiamo, siamo qui, legate, come un tempo, forse anche di più, ma i nostri sogni si stanno avverando, sposarsi, mettere su famiglia, lavorare. Siete tutto ciò che immaginavo da bambina, e tutto ciò che voglio adesso… Grazie di tutto.

Lessi i tre commenti.

Amanda Fisher

Se non avessi voi…

Emma Powell

Che belle, quando vi rivedo?

Maya Hernandez

Organizziamo dai

La guarda avvicinarsi, “scusa chi è Emma Powell?” chiesi ridendo, “sai che non me la ricordo? Però è del liceo, non è potuta venire al matrimonio che si sposava la sorella” rispose sedendosi con il vassoio tra le mani, andai sul suo profilo, “aaaah ho capito chi è… Ci chiamava per uscire e ci inventavamo le scuse per non farlo. Cosa ci spinge a uscirci ora?” chiesi mangiando le patatine, “dai, è carina, e poi ha un figlio…” mi sorrise, “e quindi?” chiesi non capendo il nesso, “e quindi non sei curiosa di vedere il figlio com’è?” chiese ridendo, “stai diventando sempre più infima… che fine ha fatto la mia Maya?” chiesi ridendo, “va bene, usciamoci” accettai, “senti ma a che c’è l’ecografia?” chiesi sorseggiando la coca-cola, “Nicole mangi questo panino? Mi stai mettendo ansia” rise e mi porse il panino minacciosa, “stai molto tranquilla ciccia” dissi afferrando il panino, un panino senza salse, solo hamburger, che tristezza… ma non avevo fame e mi dovevo accontentare, “comunque è tra un’ora” guardò l’orologio che aveva al polso, “bene… andiamo a fumare, ti do i soldi del pranzo, e dei capelli, andiamo in macchina e andiamo sotto da Amanda” mi alzai, “tu oggi sei troppo attiva eh” mi guardò male, “tieni” le passai i soldi, “non voglio niente, levati” mi spinse, “dai tieni” le misi i soldi in mano, “oh ti levi… non li voglio” me li rimise sparsi nella borsa, “che ingrata” scossi la testa fingendomi offesa, “ma finiscila” uscimmo fuori accendendo la sigaretta, “quello è Chris?” chiese indicando un ragazzo in lontananza, annuii, “e quella?” indicò una ragazza vicino, “Carly” risposi guardando bene, “non ci vedo proprio… ah è qui con la famiglia eh” mi diede botta allusiva sul gomito, “fai finta che non li hai visti, ok? Non mi va che pensando che sto aspettando Chris o cose simili” lei annuì, “ma ti devo raccontare una cosa…” mi fece mettere seduta, “al mio matrimonio c’era la cugina di mio padre, la figlia ha la nostra età, e ogni due minuti mi veniva vicino a chiedermi se Chris fosse proprio lui, e se poteva provarci, e allora io le rispondevo provaci, ma ti conviene di no… e ridevo, quando ti ha fatto la proposta mi è venuta vicino e mi dice, Maya… è fidanzato? Con la faccetta triste come se stesse per piangere, e io ho cominciato a ridere come una matta, neanche immagini” la guardai tra il cagnesco e il voglio ridere ma ti odio, “Nicole” Scott urlò dietro di me, “ciaoo” mi alzai, salutai tutti, “come state?” chiesi non troppo convincente di non averli visti prima, “bene” rispose Lisa, “ma che fai tu qui?” chiese Chris baciandomi, “stavamo pranzando che dobbiamo andare da Amanda, e tu qui?” chiesi, “stavamo qui vicino e abbiamo pensato di mangiare qualcosa velocemente” sorrise, mi guardò scrutandomi, “ti sei fatta i capelli” annunciò dopo un po’, “buongiorno Evans” scherzò Maya, “come quando ci siamo messi insieme, apprezzo… mi piacciono, alle sette se non sono a casa fatti trovare pronta, vestiti con il vestito più bello che hai… c’è una sorpresa” mi baciò, annuii, “ciao amore, andiamo a mangiare” mi baciò di nuovo e entrò dentro, seguito dalla famiglia che mi salutò con la mano, “non lo uccidere però” rise Maya, “un’altra sorpresa… ottimo” annunciai entrando in macchina, “dai… non ti fa piacere neanche un po?” chiese seria, “sì, certo, ma non voglio fare la mantenuta” risposi uscendo dal parcheggio, mi diressi verso casa di Amanda e nel giro di un quarto d’ora eravamo lì, “scendi” ordinò Maya al telefono, “sii più carina” scherzai, “fino a prova contraria io non ho niente contro di lei… si può dire lo stesso di te?” chiese ridendo, “io ci ho chiarito” risposi seria, “certo, certo” rispose scendendo dall’auto, Amanda entrò in macchina, “ansia?” chiese Maya chiudendo lo sportello, “no… penso solo che potrei subire una lobotomia con più tranquillità” rispose con la voce tremante, “dai tranquilla” Maya si sporse per accarezzarle la gamba. Il viaggio fu in silenzio, arrivammo davanti la clinica. “Ryan?” chiese Maya guardandosi in torno, “sta arrivando” rispose sedendosi, “si può fumare?” chiese Maya, “stanno fumando tutti” rispose Amanda guardandosi in torno, “fumi con me? Almeno se ci strillano, ci strillano in due” mi porse l’accendino, “va bene…” risposi ridendo, presi la sigaretta e accesi, “Nicole ti sei rifatta il seno?” chiese Amanda guardandomi, “eh?” chiesi guardandomi il seno, “è più sporgente vero?” chiese conferma a Maya, “oddio si Nicole, ma è push-up?” chiese ridendo, “ragazze no, non ho rifatto il seno e non è push-up… e ora mi state facendo venire i complessi” risposi seria, “complessi? Hai un seno che parla da solo” mi guardò Maya, “la smettiamo di parlare del mio di seno?” chiesi coprendomi ancora di più, “quando ho scoperto di essere incinta avevo il seno gonfio come il tuo, come se mi stesse per venire il ciclo” disse Amanda, “non sono incinta” risposi seccata, “potresti, che ne sai…” rispose Maya, “no” incrociai le braccia, effettivamente facevano anche un po’ male, “provi a fare un test?” chiese Amanda, “ho avuto il ciclo non posso essere incinta” risposi seria, “che ne sai? Può venire il ciclo lo stesso… soprattutto se dura molto meno del solito” rispose seria, buttai la sigaretta, “vi giuro che se non state zitte vi lascio qui e me ne vado” risposi entrando nella clinica, “Fisher” chiamarono, “Ryan?” chiese Maya, “eh… dai entrate voi” ci tirò dentro, “è la prima ecografia?” chiese la ginecologa, “sì” rispose sorridendo, “ok… determineremo lei di quanto è” la fece sdraiare, “questo liquido è freddo” la avvisò, lo spalmò sulla pancia, e cominciò a muovere l’attrezzo sulla pancia, “eccolo… bhè… è un po’ grande per essere di poche settimane, direi che è entrata nel secondo mese da poco” la dottoressa la guardò, “cosa?” chiese confusa, “ha avuto il ciclo nel mese precedente?” chiese seria la dottoressa, “sì, ma è durato due giorni, pensavo fosse stress” rispose, “capisco… bene, ora sentiamo il battito del suo cuore” annunciò spostandosi di poco, rimasi imbambolata, il seno gonfio, il ciclo che è durato stranamente poco, ma è impossibile, insomma stavo con Chris da tre giorni… “scusate” uscii fuori dalla stanza, “Nicole” una voce mi chiamò, mi girai, “sono dentro, stanno facendo sentire il battito” annunciai a Ryan uscendo fuori dalla clinica, presi il cellulare e cominciai a fare le mie ricerche, scoprii che la fecondazione avviene in pochi minuti se c’è l’ovulo già nelle tube, e che l’impianto accade tra i cinque e i settegiorni, ed erano passati cinque e sette giorni, potevo essere incinta, non sapevo come sentirmi, chiamai Chris.

“Ei, che succede?” rispose al primo squillo, non riuscivo a parlare, “Nicole? Nicole che succede?” chiese preoccupato, “n-n-iente… è che… no lascia stare” farfugliai, “Nicole che è successo?” chiese di nuovo con il suo tono preoccupato, “sono in clinica, e mi sto annoiando, mi tieni compagnia?” chiesi mentendo, “c’è qualcosa che non va?” lo sentii camminare, “no, niente, mi sto annoiando, mi puoi tenere compagnia?” chiesi di nuovo sedendomi su un gradino, “certo” rispose tranquillamente, “che fai?” chiesi, “ho appena finito di mangiare, ora andiamo io e Scott a fare dei giri, mi dici che succede?” chiese sussurrando, “niente, fidati… solo che fanno entrare solo due persone a vedere l’ecografia, e quando è arrivato Ryan sono uscita io…” risposi mentendo, non potevo non dirglielo, ma dirglielo per telefono era squallido. “Non ti aspetti che ci creda vero?” lo sentii sorridere, “potrei dirtelo per telefono quello che succede, ma preferisco dirtelo quando ci vediamo” risposi allacciandomi la scarpa, “senti, se vuoi io ti raggiungo e parliamo, hai una voce troppo strana” disse calmo, lo immaginai davanti a me a spostarmi i capelli come fa sempre in questi momenti, “no, ci vediamo a casa” risposi attaccando, “che succede?” si mise seduta affianco a me Maya, “niente” sorrisi, “sei scappata” rispose guardandomi, “mi stava chiamando Chris” mentii, “no… non mi hai convinto, riprova” rispose guardandomi negli occhi, “sono così pessima a mentire?” chiesi ridendo, “sì” rispose sorridendo, “e comunque sta arrivando Chris… mi ha chiesto di mandargli l’indirizzo, se non vuoi dirlo a me, dillo a lui… ma dillo a qualcuno” rispose abbracciandomi. Passarono alcuni minuti e li passammo in silenzio, “che hai fatto?” chiese Scott sedendosi affianco a me, “Chris?” chiesi guardandomi le scarpe, “sta pagando il biglietto del parcheggio, non vuoi dirmelo?” chiese, “lasciamoli stare” Maya lo prese per il braccio e lo portò alle macchinette, “amore” Chris si mise seduto vicino a me, “non c’era bisogno che venivi… te l’ho detto, non è successo niente” risposi guardando altrove, “ce l’hai con me?” chiese triste, lo abbracciai, senza dire niente, “va bene, ti serve questo” sussurrò, “non voglio partorire” sbottai, “eh?” chiese ridendo, “ero qui stavo fumando una sigaretta quando Amanda mi ha detto che ho il seno più gonfio…” mi interruppe ridendo, “è vero però” sorrise malizioso, “e che lei quando si è accorta di essere incinta lo aveva così… poi siamo entrate dentro, e la dottoressa ha detto una cosa sul ciclo… e sono scappata fuori a cercare se fosse possibile, e Chris… è possibilissimo” sussurrai, “e l’unica cosa che ti esce dopo aver scoperto che potresti essere incinta è… non voglio partorire?” chiese ridendo, “ma perché ridi” urlai, si girarono tutti, compresi Scott e Maya, “rido perché è surreale, insomma tu scopri che potresti avere un figlio e non dici oddio non sono pronta, o oddio che bello, dici NON VOGLIO PARTORIRE” rise di nuovo enfatizzando la mia frase, “Chris…” lo guardai in cagnesco, “senti sai che ti dico? Tu sei fuori, ma come una terrazza… più suonata di una campana, ma se fosse così, se fosse realmente che aspetti un bambino… io sarei l’uomo più felice del mondo, e non sto scherzando, mi troveresti sui tetti a ballare… e poi prima o poi sarebbe successo, che paura hai?” chiese spostandomi i capelli dal viso come avevo immaginato poco prima, “di non farcela, di non farlo uscire sano, di non dargli una buona vita… insomma… di non esserne all’altezza” ammisi, “lo capisco, ma non può terrorizzarti tanto da dire non voglio partorire prima di esserne certa… senti facciamo così andiamo in farmacia e poi andiamo a casa va bene?” chiese alzandosi dal muretto, mi tese la mano e mi alzai anche io, “dammi le chiavi della macchina” chiese Chris, gliele passai, “Maya… te la lasciamo a te, noi dobbiamo fare una cosa…” si avvicinò a Scott, parlò all’orecchio e Scott mi guardò sorridendo, “Chris” lo richiamai minacciosa, “sì amore arrivo” rispose continuando a parlare con Scott e nel frattempo si avvicinò Maya, “ciao” disse allontanandosi, “Gliel’hai detto vero?” chiesi incrociando le braccia, “ehm che cosa?” chiese guardandomi, “che stiamo andando a fare il test” risposi entrando in macchina, “no in realtà gli ho detto a Scott che andavamo a casa perché non ti sentivi bene e Maya mi ha chiesto che avevi e io ho risposto che non lo volevi dire… tutto qua” se stava mentendo, lo fece bene, mi convinse, “scendo io… aspetta qui” scese, sbloccai il telefono, aprii facebook e trovai come primo post una donna incinta e tutta una didascalia lunga, cominciai a leggerla, “ne ho presi due” annunciò tendendomi la busta, “va bene” risposi bloccando il telefono, si faceva sempre più concreta la questione, arrivammo all’ascensore, le porte si aprirono e uscì un enorme culla, due gemelli, “buonasera” il marito della donna che portava la carrozzina, Chris rispose cordiale, io fissai la carrozzina, “ehm… Nicole…” mi chiamò Chris, “vedi? Metti che sono due?” chiesi seria, “avremo più amore da spargere” rispose sorridendo, “tu sorridi, tutto pace e amore, è a me che spetterà, spinga, spinga ancora… per non so quanto” dissi isterica, “tu sei matta” rise, le porte si aprirono, aprì casa velocemente e entrai buttandomi sul divano, “che ore sono?” chiesi, “le cinque meno dieci” rispose sedendosi sulla poltrona, “ok… allora alle mai, faccio il test” annunciai nascondendo la testa sotto il cuscino, “sai invece ho un’idea, quanto tempo devi aspettare per sapere i risultati?” chiese prendendo la busta, “quindici minuti” risposi dall’oltretomba, “bene… i sanitari ci sono, e funzionano… andiamo” mi alzò, “che vuoi fare?” chiesi alzando la testa, “facciamolo lì, un nuovo inizio se sarà positivo, qualcosa che ci legherà di più se sarà negativo…” disse prendendomi la mano, mi alzai, mi sembrava logico come pensiero, uscimmo. Ci dirigemmo nella nuova casa.

“Dai andiamo… te l’ho ritardato il momento visto?” chiese Chris ridendo, “come fai a stare così tranquillo? Come faceva Amanda a stare tranquilla? Come faccio io a essere così agitata, non sono mai stata agitata…” mi bloccò le spalle, “respiro profondo, entri in bagno e fai pipì… poi ti fai prendere da quello che vuoi” mi spinse nel bagno della camera da letto, non mi poggiai, misi il bastoncino sotto, tirai la catena, misi il tappo e lo poggiai sul lavandino mentre mi lavavo le mani, “ora quindici minuti giusto?” chiese Chris mettendolo nella scatola, annuii, “vieni, andiamo fuori” sentii che anche lui si stava irrigidendo, lo posammo a terra e ci mettemmo seduti, il tramonto sul mare, mi fermai a guardarlo, e notai che Chris già lo stava facendo, cominciai a pensare a come sarebbe cambiata la vita, un figlio, un piccolo Chris o una piccola me, sorrisi al pensiero che sarei potuta diventare madre, avere una femminuccia da segnare a danza, o un maschietto da segnare a milioni di sport, pensai a Chris che padre sarebbe stato, sorrisi di nuovo, il timer suonò, “ok… lo guardiamo insieme” disse prendendo la scatola, la aprì piano, lo tirò fuori e guardammo due linee rosa nette, “due linee?” chiese Chris, “è positivo” annunciai, “cosa?” chiese serio, “è positivo Chris” risposi, mi abbracciò, “domani andiamo a fare le analisi va bene?” chiesi seria, “sì” rispose lui abbracciandomi di nuovo, “per scrupolo fai l’altro” chiese ridendo, “ma che ridi” risposi, “sono felice, se tutto va bene mi regalerai un figlio…” sorrise, “ah… mi metto in società con Maya appena avremo i soldi e il posto” annunciai, “finalmente, farai il tuo lavoro” mi baciò, “dai… andiamo a casa, ti devi fare la doccia, e cambiare” disse alzandosi, mi tirò su, “lo terrai vero?” chiese indicando… aspetta stava indicando il test o la pancia, “di preciso di cosa stiamo parlando?” chiesi gesticolando, “del test” rispose, “ah… certo che lo terrò se è veramente così” sorrisi, “ma secondo te… quanto ci metto a rimettere in sesto casa?” chiese mettendomi un braccio in torno al collo, “secondo me ci mettiamo poco… domani veniamo qui e iniziamo” risposi, “no, no… tu non ti muovi” intimò, “eh? Non cominciare a limitarmi la vita, fin quando potrò farò” dissi seria, “va bene, non ti obbligo a nulla, però quando ti stanchi ti fermi ok?” chiese prendendomi i gomiti, “va bene, comunque stavo pensando di iniziare dai bagni…” dissi, “e che vuoi fare?” chiese andando in bagno, “questo in camera nostra, a te come piacerebbe?” chiesi guardandolo, “non saprei, non ha finestre, perciò un colore che non lo renda buio, un panna” decise, gli diedi il cinque, “avrei detto lo stesso colore” risposi, “perciò dobbiamo prendere le mattonelle” disse guardando il cemento a terra, “sai qui dove sta il lavandino mettere all’altezza dello specchio delle mattonelle con dei fiori… tipo bianchi e rosa, quelle grandi…” feci capire la grandezza appoggiando le mani sul muro, “sì… e poi qui cambieremo la vasca vero?” lo guardai indicando una vasca orribile proprio standard, “certo… e la metteremo in tono con i mobili…” rispose mettendomi un braccio dietro le spalle, “perciò domani prendiamo i mobili per il bagno, e le mattonelle?” chiesi guardandolo, annuì, “all’altro?” chiese dirigendosi al bagno sul corridoio, “doccia da cambiare decisamente, io in realtà i bagni li immaginavo uguali… oppure con le mattonelle della stessa consistenza cambiando solo i colori” annunciò, “io questo, visto che è luminoso lo farei più sul marrone, con le stesse mattonelle che ti dicevo io prima con i fiori beige e rosa chiaro” risposi guardandomi in torno, “mi piace” accettò, “dai andiamo che andiamo a festeggiare un compleanno… anche se il regalo lo hai fatto tu a me oggi…” disse prendendomi per mano, chiuse la porta alle nostre spalle e chiamammo l’ascensore, Chris poggiò una mano sulla pancia, “speri di sentire qualcosa?” chiesi ridendo, “no… è solo che non ci credo che tu possa…” lo interruppi, “puoi sempre tenerlo tu se vuoi” mi uscì acida, “senti lo capisco che è un po’ tutto insieme, ci siamo messi insieme un mese fa quasi, e ora stiamo organizzando il matrimonio e sei incinta al novanta percento… ma se sei agitata ti calmi, perché sei acida” rispose allontanandosi da me, “lo so… scusa, è che…” non riuscii a finire la frase, mi abbracciò, “è che ho paura” ammisi, “di cosa?” chiese entrando nell’ascensore, “di fallire… ho mille progetti e sembra che la vita mi stia sorridendo, insomma un uomo che ho sempre amato mi sta per sposare, mi renderà madre, mio padre è tornato e mi ha chiesto scusa e sembra che vada tutto per il meglio, e poi c’è il progetto di lavoro con Maya, questa casa…” dissi cercando il suo sguardo, “stai finalmente prendendo la tua parte nel mondo, non fallirai” mi strinse forte, “non sai quanto sono terrorizzata, posso sbagliare nel lavoro, posso sbagliare tutto quello che vuoi, ma con te e con il bambino non voglio sbagliare niente” dissi guardandoci riflessi allo specchio, “non sbaglierai” promise, le porte si aprirono, “ah… non una parola con Amanda o Maya o i tuoi genitori… solo quando sarà sicuro” dissi prendendogli la mano, “va bene” sorrise.

“Vado a farmi la doccia anche io… tu metti il vestito più bello” annunciò, annuii, e ci risiamo, bloccata davanti l’armadio a svuotarlo per trovare qualcosa, trovai un vestito panna fatto con la scollatura a cuore, maniche a tre quarti di pizzo e la gonna svasata, cercai le scarpe con il tacco panna, le trovai, mi truccai velocemente, con una sfumatura sui toni del marrone, eyeliner e matita all’interno dell’occhio nera, arricciai di nuovo i ricci che si erano sciolti e rimisi nell’armadio i vestiti, “mi vesto e usciamo” annunciò Chris nudo alle prese con l’asciugamano, “ti odio” dissi uscendo dalla stanza, “che ho fatto?” chiese ridendo, “che hai fatto? Vai in giro per casa così… tranquillamente, come se non ci fosse nessuno… con questo fisico perfetto…” dissi sporgendo solo la testa, “che c’è, ti eccita?” chiese scherzando, “no, mi disturba” risposi entrando in camera di nuovo, “ah sì? Direi il contrario” mi prese per i polsi e mi spinse sul letto, “Chris… non usciamo più di casa poi, te lo dico” lo avvertii, “andrebbe bene lo stesso” mi baciò il collo, “dai vestiti” gli diedi uno schiaffetto sul sedere e lo feci alzare da sopra di me, mi misi seduta sul letto, “meglio questi o questi?” chiese facendomi vedere dei pantaloni strettissimi in entrambi i casi, uno nero e uno grigio, “grigio” sentenziai, “la camicia bianca…” la cercò aprendo l’armadio, la trovò subito, lo guardai chiudersi i bottoni, poi passò a quelli dei polsi, “la lampo dei pantaloni” suggerii, si guardò e si mise a ridere, “no… non ridere ti prego” scherzai, “perché?” chiese sorridendo, “perché ti stai allacciando i bottoni della camicia e ridi anche? Mi vuoi morta?” chiesi scherzando, “mai, amore mio” mi baciò.

Arrivammo in un ristorante, “sai stavo pensando che Maya non mi ha fatto gli auguri… è strano, lei lo ricorda sempre il mio compleanno” dissi appoggiando la testa sulla spalla di Chris, “già… è strano” sorrise, “salve… abbiamo un tavolo prenotato, Evans” disse al ragazzo, “mi segua…” ci fece strada, entrammo in una stanza buia, partì una canzone, la riconobbi dopo un po’, Just the way you are di Bruno Mars, un video con le foto di quando ero piccola si fece largo sullo sfondo della sala, con Maya all’asilo mentre litigavamo per un gioco, alla recita della scuola, facevo il gattino e Maya la gabbianella, con i mei fratelli mentre facevo il bagno al mare, con mia sorella alla comunione, con Chris alla festa dei miei dieci anni, con Maya e Amanda a una festa di una compagna di classe, con Chris mentre fumavo la prima sigaretta, con Lisa e Bob alla cerimonia del diploma, Il compleanno dei miei ventuno anni con Chris, Zac, Maya, Ryan e Amanda che facevamo il brindisi, una foto mia e di Chris che correvamo al parco, me e Amanda al mare sorridenti, Maya e io al suo matrimonio, al matrimonio di Maya e Zac che stavamo ridendo io, lei e Chris, una mia foto scattata da Maya molto tempo fa, la foto di quando avevo fatto la modella per Amanda, la felpa aperta e il reggiseno di fuori, truccata pesantemente con gli occhi sfumati di nero e le labbra rosse, la foto vestita da pin-up sempre per fare da modella a Amanda, e in fine una foto di oggi… quando stavamo fuori alla chiesa… mi girai verso Chris, ma non c’era solo lui, c’erano tutti, “sorpresa” urlarono, “vi odio… sappiatelo” dissi seria, “tesoro mio, non sai quanto ho sentito il peso di non averti fatto gli auguri” urlò Maya abbracciandomi, “anche io l’ho sentito il peso che non mi hai fatto gli auguri” risposi ridendo, “noi tutti abbiam un compleanno…ogni anno” partì cantando, “ed uno solo all’anno haimé ce n’è” cantai, “ma ci son 364 non compleanni” cantò, “e questi noi preferiamo festeggiar” cantai, prese i bicchieri, me ne passò uno, “un buon non compleanno, a te” cantò, “a te, a me?” “un buon non compleanno, a te” “a te, a me?” cominciò a saltarmi in torno, “brindiamo tutti insieme, con un altro po’ di thè” cantai, “un buon non compleanno a te” cantò abbracciandomi, “mi stai monopolizzando Maya” scherzai, “tanti auguri bimba mia” mio padre mi abbracciò, ricambiai, “il matrimonio?” chiese curioso, “il 10 giugno… se mai il 9 dormi da me… tanto lui dormirà a casa sua” dissi indicando Chris, “va benissimo” rispose serio, “auguri” Lisa mi abbracciò, e dietro di lei tutta la famiglia di Chris, i miei fratelli, i genitori di Maya, Zac, Ryan e Amanda. “Perché te ne sei andata così prima?” chiese offesa, “non mi sentivo bene… perdonami, che ti hanno detto?” chiesi sorseggiando lo spumante, “ah no…” passò Chris e me lo tolse, “mi hanno detto che… scusa ma perché Chris ti ha appena tolto il bicchiere?” chiese confusa, “non posso bere, non mi sono sentita bene” mentii alla grande, “ma hai dato di stomaco?” chiese preoccupata, annuii, “sei incinta…” sentenziò, “chi è incinta?” chiese Maya, “nessuno… è Amanda che è pazza” dissi ridendo, “comunque che ti hanno detto?” chiesi cambiando discorso, “che sono due gemelli, che stanno bene per adesso e mi hanno tolto alcuni alimenti… per il resto tutto ok… e a quanto pare sono incinta di due mesi” annunciò, “due gemelli?” chiesi stupita, “già… ho il terrore di partorire” annuii, “ma a te che importa non sei incinta no?” mi stuzzicò, “infatti… che importa a me del parto” risi, “già…” rispose allusiva sedendosi, andai a prendere posto affianco a Chris e alla mia sinistra avevo Maya, “Chris almeno a Maya io glielo dico… tu scegline una di persona e dillo a chi vuoi… amici no parenti” dissi al suo orecchio, “va bene…” sussurrò, “Maya mi accompagni in bagno? Non mi sento bene” non mentii, mi stava girando la testa da morire, “certo” si alzò, camminai lentamente verso il bagno, “metti i polsi sotto l’acqua, bagna il viso” disse Maya facendolo al posto mio, “ci sei?” chiese tamponandomi il collo con l’acqua fredda, annuii, “che c’è? Sei strana da oggi pomeriggio…” disse sedendosi affianco a me, “sono incinta… una probabilità su mille che non lo sia” risposi guardandola, “woooh, no… cioè l’hai detto prima a Amanda? Ti odierò per sempre” disse guardandomi in cagnesco, “no, Amanda non lo sa, lo sospetta, ha visto Chris togliermi il bicchiere” risposi, “Chris lo sa?” chiese confusa, “certo che lo sa, abbiamo fatto il test insieme” risposi sorridendo, “e come l’ha presa?” chiese, “bene, certo siamo entrambi scossi… ma l’ha presa bene” risposi poggiando la testa sul muro, “e tu come l’hai presa?” chiese accarezzandomi il braccio, “non lo so…” risposi, “ragazze… come stai?” chiese Amanda, “scusate…” mi alzai, “devo dare di stomaco…” dissi cercando di trattenerlo, “vieni” Maya mi prese i capelli e mi portò in bagno vicino alla tazza, “Amanda chiama Chris, digli di venire un attimo” disse seria, “vado” uscì dal bagno, “piccola…” mi ritirai su, “ma adesso si sta scatenando? O anche oggi pomeriggio?” chiese, “a dire la verità è da due giorni che sto così… nausea, giramenti di testa… ma erano momenti, si vede che aver bevuto ha aumentato tutto…” dissi togliendomi le scarpe, “eccomi” disse Chris, lo intravidi, “vai a dire ai camerieri che lei non può mangiare quelle cose… si è sentita male, e poi o tu o Amanda dite a mia madre di venire con le borse sia mia che sua” disse tenendomi i capelli, “che è successo?” chiese Chris inginocchiandosi sotto di me, non volevo che sapesse che mi stavo sentendo male, “mi serve solo un po’ d’aria” dissi tra le lacrime, “va bene… qualsiasi cosa chiama sul tuo… tieni” mi diede il suo cellulare, arrivò Mary, “che è successo?” chiese Mary alzandomi, “non regge l’alcol” mi coprì Maya, “mmm… se ha la nausea la dobbiamo portare fuori… e comunque l’ho capito che non è alcol” mi guardò, cercai di abbozzare un sorriso, mi portarono fuori passando per il nostro tavolo, “che è successo?” chiese mio padre, insieme ai miei fratelli si alzarono, vidi Chris calmarli, l’aria fresca mi fece tornare lucida ma non tolse quel senso di nausea, “mamma tu sei medico… aiutala” disse Maya, “ok… dammi i polsi” mi sorrise, allungai in avanti i polsi, “respira piano, mi raccomando” sussurrò, spinse su un punto preciso del polso, “ti si dovrebbe attenuare il senso di nausea, lo facevo sempre quando ero incinta di Maya…” mi tranquillizzò, l’aveva capito… “Chris…” Maya ci si scontrò, “scusa” disse venendo verso di me, “ti ho portato la camomilla” me la porse, “bravo” si complimentò Mary, sorseggiai piano, “no…” mi ritornò su in un baleno, gliela ridiedi, trattenendo il senso di nausea, “non può ingerire nulla… ma deve mangiare qualcosa… lo sapevi che è incinta?” scherzò Mary, “certo” rispose Chris ridendo, “congratulazioni” gli strinse la mano, mi schiarii la voce, “i convenevoli magari dopo, quando non starò per morire” dissi, “Chris tienile la testa ferma, io cerco una cosa in borsa” poggiai la testa sul fianco di Chris, “che succede qui fuori?” chiese mio padre, “si sente poco bene… nulla di che…” rispose Mary, “vuoi che rimango qui?” chiese accarezzandomi il mento, annuii lentamente, “ecco... prova a mangiare questa” mi diede una caramella, la sputai, “non ci riesco” sussurrai senza forze, “ma che ha?” chiese a Chris mio padre, “non lo so” rispose Chris scuotendo la testa, era palese che voleva che glielo dicessi io… “tesoro cos’hai? Non farmi preoccupare” disse piegandosi sotto le mie gambe, “sono incinta” risposi seria, “scherzate vero?” chiese guardandosi in torno, guardò tutte facce serie, “dai, siete bravissimi, ma lo scherzo è finito” guardò Maya, “non è uno scherzo…” affermai, “oddio… ma allora sei cresciuta veramente… e quando… cioè quando sei andata all’ospedale per colpa mia lo eri?” chiese preoccupato, “probabilmente ero stata fecondata, ma non ero incinta” risposi, “almeno quello” rispose abbracciandomi, “sono felice per te tesoro mio” mi abbracciò, “no… non mi muovere troppo” dissi sentendo la nausea aumentare, “scusa… ma Chris portiamola all’ospedale” disse serio, “da un eccesso un altro papà… dal sanguinario all’oddio ha la nausea perché è incinta portiamola in ospedale” scherzai, “non voglio che tu stia male…” disse serio, “lo so… ma portarmi all’ospedale non aiuterà” risposi, “come sta?” chiese Maya, “lo sapevi che è incinta?” chiese mio padre, “lo sanno tutti ora… facciamo prima ad entrare e annunciarlo” disse Chris ridendo, mi alzai lentamente, “ei… come sta?” Lisa e Bob arrivarono nella cerchia, “ha la nausea” spiegò Chris facendo spallucce, “ti ha fatto male qualcosa?” chiese preoccupata Lisa, “no… diciamo che è perché… dillo tu” mi diede una botta, “no, io al mio l’ho detto io” risposi seria, “ehm… ok… grazie” mi baciò, “tranquillo” sussurrai accarezzandogli la spalla, “è incinta” annunciò accarezzandomi i capelli, “wow… non vedevamo l’ora” ci abbracciarono, “lo dite anche a Carly, Scott e Shana?” chiese Lisa sorridendo, “certo… appena possiamo entrare” rispose Chris mettendomi una mano sul fianco, “io vado a drogarmi” disse mio padre entrando, “perché?” chiesi ridendo, “mia figlia è incinta… la più piccola… ho bisogno di qualcosa” rise, “Maya… avvicinati” la chiamai, “che c’è?” si avvicinò, “hai una macchia sul vestito…” la avvertii, “di cosa?” chiese preoccupata, “credo che sia vino” la indicai, una macchia enorme sulla coscia, “porca miseria e adesso?” chiese mettendosi le mani tra i capelli, “non ti preoccupare… ora lo togliamo” dissi camminando dentro, mi seguì, “vieni andiamo al bagno, entrai nella sala, “scusate… vi spiego tutto tra dieci minuti” dissi sparendo in bagno di nuovo, “dammi un tovagliolo di stoffa” ordinai, me lo passò, lo bagnai, ci passai sopra un po’ di borotalco che ci offriva il bagno del ristorante e lo passai sulla macchia, piano piano si sbiadì, “fantastico… e hai ancora dubbi se sarai una brava mamma?” chiese abbracciandomi, “grazie di tutto” sussurrai, “ma di che… la mia piccola Nicki sta crescendo” mi scompigliò i capelli, uscimmo dal bagno, “ok… Chris dì cosa succede” passai la palla, “no… lo diciamo insieme…” disse diventando rosso, “che pappa molle che sei” lo presi in giro, andai vicino a lui, “oggi abbiamo appreso che stiamo per diventare genitori…” annunciai sedendomi, “e lo dite così? Auguri” mia sorella abbracciò Chris, e poi me, la guardai in cagnesco, “auguri” mio fratello mi tenne abbracciata per un po’ troppo, “lo sapevo… l’avevo chiesto io… te lo ricordi” Scott abbracciò Chris, “sì, lo ricordo” rispose ridendo, abbracciammo tutti, “e chi c’è qui? L’amore di nonno?” mio padre era partito, andato… via… “ma non lo facciamo noi così… lo fai tu?” chiesi scherzando, “sì” rispose guardandomi male, “ah ok…” risposi sedendomi, finimmo di mangiare alle undici di sera, “adesso i regali…” annunciò Chris, “se mi hai fatto un altro regalo ti uccido la vita” dissi guardandolo no male, di più, fece il vago, “tieni, questo è da parte mia e di Josh” disse India, aprii la bustina, c’era una scatola, la tirai fuori, la aprii e trovai un bracciale di perle, bellissimo, “oddio grazie ragazzi” li abbracciai, “questo è dal tuo papà” disse porgendomi una busta enorme, “siccome so che Chris ha comprato casa per voi, ed ora capisco anche perché… ho deciso di regalarvi i soldi, un piccolo aiuto per la casa” scrollò le spalle, “grazie” lo andai ad abbracciare, “e questo è dai suoceri, Chris tutto il giorno ci ha sopportato per fare questo” Lisa mi passò una scatola, molto grande a dire il vero, la aprii, “è una cosa che devi mettere in viaggio di nozze, promettimelo” disse Carly, “va bene” promisi, lo tirai fuori, era un vestito corto sopra le ginocchia, bianco con una cinta oro, molto largo sulla vita e sulla pancia, c’erano anche le scarpe oro e la borsa oro, “grazie mille” abbracciai tutti, “da parte nostra” disse Miguel, mi passò una busta abbastanza grande, “anche noi abbiamo avuto l’idea di comprarti qualcosa per il viaggio di nozze, se non ti piace o non ti starà lo cambiamo” rise Mary, aprii la busta e tirai fuori un vestitino color canna da zucchero, scollo a barchetta e stretto solo sotto al seno poi scendeva morbido, “grazie” li ringraziai, “spero di non ingrassare tutto in un mese” scherzai, “da parte nostra” disse Amanda indicando anche Ryan, era una busta di Victoria Secret’s, “questo vi ringrazio ma non lo apro qui…” dissi abbracciandoli, “dai non lo tiri fuori” disse Amanda, “va bene” aprii la busta, guardai il completo intimo che aveva il reggiseno nero con solo le coppe e poi un filo finissimo che congiungeva il tutto, e le bretelline finissime, il perizoma idem, e poi c’era una specie di camicia da notte credo fatta in pizzo… “bellissimi” diventai tutta rossa, Chris rise, “sì sì, tanto già è incinta… non posso neanche dirgli di starle lontano” scherzò mio padre fingendosi esasperato, ridemmo tutti, “questo è da parte mia e di Zac” disse Maya, la guardai, “è meglio se non lo apri il mio… è il set dell’intimo che dovrai indossare il gran giorno… ci tenevamo a fartelo noi… manca solo il sopra perché non sapendo quello che indosserai non ci siamo sbilanciati, ma se andiamo da Victoria Secret’s ce l’hai pagato” disse sorridendo, “grazie” abbracciai anche loro, “e poi c’è il mio…” disse Chris, “io ti ammazzo… fai che arriviamo a casa e ti ammazzo” lo minacciai, “apri…” aprii la busta, “prima leggi cosa c’è scritto… capra” scherzò, “ah…” risi, “al tuo giorno, che sia anche un po’ il nostro” lo guardai… sorrise, tirai fuori il regalo, una mega busta per un piccolo regalo, aprii la scatolina, vuota, “perché il vero regalo è questo” mi alzò i capelli facendo segno di tenerli alzati, si mise dietro di me e posò una collana sul mio collo, la chiuse, un cuore d’oro bianco con dentro un diamantino, “grazie” saltai tra le sue braccia, sentimmo mio padre schiarirsi la gola, Chris mi accarezzò la nuca baciandomi, “sono qui io… sono suo padre, so che ormai non conto più niente, ma io sono qui” si lamentò, “buonasera, faccio in tempo a lasciare il regalo a mia figlia adottiva?” una voce che conoscevo fin troppo bene, “Grace” urlai, corsi verso di lei, “tesoro mio” mi abbracciò, “che dici?” chiese guardandomi, “troppe cose…” dissi sorridendo, “tieni… e poi mi racconti tutto” mi passò il regalo, “va bene” sorrisi, scartai il pacco, era una cornice, la foto di me e lei in una cornice d’argento, “sei sempre la figlia femmina che non ho mai avuto” mi abbracciò di nuovo, “il 10 giugno sei invitata a un matrimonio” dissi mettendo le mani sulla pancia, “e battesimo” disse mio padre disperato, “il tuo matrimonio, ci sono arrivata, il battesimo di chi?” chiese guardandosi in torno, “era un allusione al fatto che ho appena scoperto di aspettare un bimbo” dissi stanca persino di dirlo io… pensa di ascoltarlo gli altri, “congratulazioni piccola mia, quindi diventerò nonna” mi abbracciò, “congratulazioni anche a te” abbracciò anche Chris, “perciò adesso devo stare attenta che al negozio non fumi, e non mangi schifezze” disse seria, “tuo marito?” chiesi preoccupata, “sta molto meglio, tra pochi giorni lo dimettono, infatti credo che tornerai a lavorare tra massimo quattro giorni… poi a giugno vai in viaggio di nozze, a luglio non si lavora quasi per niente, vieni per stare seduta, agosto siamo chiuse… dura la vita” scherzò, “non immagini” risposi ridendo, “ti chiamo io quando devi venire va bene? Vado a casa che sono stremata, buon compleanno, e auguri per tutto… verrà anche mio marito al matrimonio eh” mi baciò la guancia, “ciao Grace” salutai, se ne andò, “il tuo capo? È figa” disse India, “è come una mamma” dissi teneramente, “senti vogliamo andare a casa anche noi?” chiese Chris, “buonanotte a tutti, e grazie ancora dei regali” salutai tutti, Chris prese tutti i regali e li mise in macchina, io entrai, “come stai?” chiese, “sono stata meglio, ma il senso di nausea forte è passato” risposi “non vedo l’ora che ti viene il pancione” disse accarezzando il pancia, “anche io” ammisi, “mi fai vedere i regali” mi fece l’occhiolino, “no, li vedrai in luna di miele” risposi seria, “sì, mamma” rispose ridendo, “mi sta piacendo l’idea sai?” chiesi sorridendo, “di cosa?” chiese guardandomi, “di avere un bambino, con te io posso affrontare qualsiasi cosa” dissi accarezzandogli la coscia, “ce la caveremo” promise mettendo la sua mano sulla mia, annuii. “senti… domani mattina andiamo a fare le analisi, poi facciamo colazione e andiamo a fare i giri per la casa… poi pranziamo a casa, io esco con Scott e mio padre a vedere il vestito per me, e tu devi andare con Maya, Amanda, Carly, mamma e Shana a vedere il vestito da sposa” disse programmando la giornata, “va bene” risposi controllando il telefono, mi accorsi che era quello di Chris, mi tenni dallo sbloccarlo. Arrivammo davanti la porta di casa, “Chris… sbrigati” dissi mettendo una mano sul petto, “che c’è?” chiese, non riuscivo a parlare, la nausea mi aveva sopraffatto, aprì la porta, corsi in bagno, mi bagnai il viso, “come mai?” Chris si posò sullo stipite della porta, “il tuo profumo… mi ha dato la nausea” risposi prendendo aria, “buono a sapersi” si finse offeso, “apri l’acqua della doccia” dissi appoggiata alla finestra spalancata, “vai a fare la doccia, rimango qui” disse sedendosi sulla tazza, mi spogliai passando i vestiti a Chris, “potrebbe essere interessante” disse guardandomi entrare in doccia, non risposi, mi limitai a sorridere, mi lavai velocemente, non lavai i capelli, Chris mi passò l’accappatoio, “a che ora ci dobbiamo svegliare domani mattina?” chiese baciandomi, “alle sette… così arriviamo per primi, ci sbrighiamo…” si tolse la camicia, “ci sbrighiamo e poi?” si avvicinò lentamente a me, mi baciò il collo, “e… andiamo a comprare le cose” dissi sentendo decisamente troppo caldo, si allontanò entrando in doccia, mi asciugai mettendo l’intimo e la canottiera, “hai visto i miei pantaloncini?” chiesi cercandoli, “stanno in camera da letto” rispose uscendo dalla doccia, “ciao” uscii dal bagno, ma perché mi metteva così a disagio oggi, andai in camera da letto e misi il pantaloncino, “si può sapere che cos’hai?” chiese ridendo, “eh?” chiesi diventando tutta rossa, era in boxer neri e nient’altro, lo guardai, “non so che mi prende, mi imbarazzi” mi girai di spalle, “cioè tu per ventisei anni mi hai visto seminudo, e oggi, che tra l’altro ti vorrei ricordare che sono il tuo ragazzo, ti imbarazzo?” rise, “non lo so, sento un caldo… tu non lo senti?” chiesi sudando, “Nicole… sono gli ormoni” disse facendomi sedere sul letto, “e questa cosa la potrei sfruttare a mio favore… perché non è imbarazzo quello che provi, ma è altro” disse malizioso, “Chris… per favore… non so che cosa è… prima di saperlo non avevo nulla” dissi seria, “non te ne accorgevi, ma focosa lo eri lo stesso” mi fece l’occhiolino, “non sei d’aiuto” dissi aprendo la finestra, “sai che c’è? Sei troppo agitata… vieni qui” mi abbracciò, “andrà benissimo, avrai una gravidanza fantastica, un parto normale, come ogni donna ha fatto a questo mondo, e stringerai tra le braccia la cosa più bella che la vita ti può regalare… perciò smettila, ti concedo di stritolarmi, soffocarmi, sgozzarmi… anche picchiarmi se vuoi, ma stai tranquilla, per questo” mi mise la mano sulla pancia, “tu sarai con me?” chiesi guardando fuori dalla finestra, “certo” rispose scoccando un bacio sulla tempia, “e se proprio lo vuoi sapere, la cosa che mi preme di più è stringerti la mano quando starai partorendo” disse cercando il mio sguardo, lo guardai negli occhi, “bene io lo salterei quel momento se è possibile” risi, “ma sei una fifona” scherzò dandomi un pizzichetto sul fianco, “ho una paura folle del parto” dissi seria, “mancano nove mesi, non pensi che a farti venire il panico c’è ancora tempo?” chiese spostandomi la ciocca di capelli che cadeva sul viso dietro l’orecchio, “dai andiamo a dormire, che domani è una giornata pesante” dissi aprendo il letto, ci mettemmo a letto, “buonanotte amore” dissi poggiando le labbra sulle sue, “buonanotte piccolina” mi corrispose il bacio. Poggiò la mano sulla mia pancia, mi accarezzò dolcemente finchè non lo sentii rallentare il respiro e rilassare il corpo, lo guardai dormire per credo un’ora, ma ci sarei potuta stare di più, la luce di New York gli dava un riflesso sulle spalle e sul viso quasi angelico, i suoi capelli arruffati, non potei evitare di sorridere nel vedere che aveva un aspetto così fanciullesco, accarezzai il suo viso, poggiai la fronte sul suo petto, la sua mano sapeva di protezione sulla pancia, la sua promessa era concreta, sarebbe andato tutto bene.

Scusate… *mi vado a nascondere* ho promesso di aggiornare più frequentemente, ma non ho una buona connessione e neanche molto tempo a disposizione, sto cercando di fare il meglio che posso. Ora detto questo vi chiedo scusa anche di quanto sia lungo questo capitolo e forse un po’ noiosetto, ma serve per entrare nel pieno della storia. Grazie mille a chi legge sempre, a chi mi dedica tempo per recensire, leggere questa storia. Al prossimo appuntamento che spero sia al più presto.

  
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