Capitolo
11
Aprii gli occhi, la
persiana era aperta, la luce del mattino mi accecò, “buongiorno”
guardai la
porta, si avvicinò al letto con un tavolino, c’era una rosa, una
lettera e la
colazione, “amore…” mi portai la mano alla bocca, “questa la leggi
dopo… prima
fai colazione” posò le labbra sulle mie, mangiai il cornetto e bevvi il
succo
di frutta velocemente, volevo leggere la lettera.
Non
è una lettera… guarda dietro.
Girai il foglio, c’era un
indirizzo, “cos’è?” chiesi confusa, “vestiti… ti ci porto…” guardai
l’ora,
8.30, “tu sei pazzo… a che ora ti sei svegliato?” chiesi alzandomi dal
letto,
“a dire il vero avrò dormito si e no quattro ore, volevo troppo che
arrivasse
questo momento” disse alzandosi dal letto, andai in bagno, mi buttai
sotto la
doccia, mi asciugai velocemente, presi un jeans nero e una canottiera
larga
bianca, misi le mie amate Vans, legai i capelli in una coda e indossai
gli
occhiali da sole, “sono pronta” annunciai, “allora andiamo” sorrise,
prese un
mazzo di chiavi dalla tasca del giacchetto e uscì, chiuse la porta di
casa.
“Ma è un palazzo Chris?”
chiesi indicando l’indirizzo che era scritto sul cartello, era lo
stesso del
foglio, “adesso… scendi dall’auto” scesi seguendo il suo ordine, si
mise dietro
di me, “ora ti bendo, non lo prendere come un gioco erotico eh”
scherzò, “ma
falla finita” risposi ridendo, “ok… andiamo… ti guido io” sentii il
rumore di
un ascensore, “siamo quasi arrivati” annunciò, annuii, “ecco…” mi guidò
sempre
dritta, “aspetta qui” annunciò, sentii il rumore di una porta che si
apriva, ma
che cosa stava facendo? Mi venne a prendere e mi guidò facendomi
scendere uno
scalino, “ti tolgo la benda, ma ti chiedo di usare l’immaginazione,
immagina un
bel salone… una bella cucina, una bella…” mi tolse la benda, “una bella
casa”
concluse, mi portai la mano alla bocca, “è…” non riuscii a parlare,
“nostra”
rispose annuendo, era la casa che avevo visto il giorno prima
nell’annuncio,
“ma come…” niente, non riuscivo proprio a trovare le parole, “l’ho
comprata da
due giorni… per il tuo compleanno, sapevo che ti sarebbe piaciuta, solo
che è
tutta da rifare… vieni…” mi prese la mano, aprì la finestra di quello
che
sarebbe stato il salone, uno spazio pieno di luce e finestre, si aprì
un
terrazzo vista mare a destra e città a sinistra, dritto davanti a noi
riconobbi
il palazzo di Maya, “Non ci credo… è…” lo abbracciai, “buon compleanno”
sussurrò al mio orecchio, “portami a vederla” chiesi saltellando,
“questa è la
cucina” un arco che dal salone dava spazio a un’enorme stanza, con una
finestra
sul balcone, era luminosa, emisi un suono di stupore, mi tirò via,
“questa… è
la camera o nostra, o dei nostri figli…” annunciò aprendo una porta,
dava sul
balcone, “dei nostri figli?” chiesi fissandolo, “almeno due” rispose
abbracciandomi da dietro, “ah…” risposi sorridendo, mi prese la mano,
“bagno…”
annunciò aprendo una porta dentro la stanza, il bagno era veramente
enorme,
“fantastico… sarà nostra” decisi, “e poi… seguimi” mi prese la mano,
uscimmo
dalla camera e ci ritrovammo davanti altre tre porte, “bagno” aprì la
porta, un
bagno spazioso come l’altro si aprì davanti, “e poi stanza degli
ospiti, o dei
bambini… e un’altra stanza degli ospiti o dei bambini” aprì entrambe le
porte,
avevano entrambe finestre enormi che illuminavano tutta la stanza,
“Dio… è
bellissima” lo abbracciai di nuovo, “per te… però ora quando esci da
lavoro, o
appena abbiamo dieci minuti dobbiamo venirci a lavorare, perché voglio
che sia
fatta interamente da noi” mi sorrise, “ci lanceremo la vernice?” chiesi
con le
lacrime di gioia, “per forza” rispose baciandomi, “accetto” risposi
sorridendo,
“i progetti… anche quelli dovremmo fare” annunciò, “certamente” annuii,
“tipo
da domani si comincia” annunciò, “perfetto” risposi seria, “queste sono
le tue
chiavi” mi porse un mazzetto, “cancello, garage, porta di casa,
cassetta della
posta e codice del posto auto all’esterno” mi spiegò chiave per chiave,
“capisco…” annuii, “adesso ti riaccompagno a casa, tu esci con Maya e
io vado con
i miei genitori” mi prese la mano e chiuse la porta dietro di sè, “ma
come mai
è ridotta così?” chiesi seria, “perché è una nuova costruzione, nessuna
di
queste casa è finita” un uomo che stava uscendo da un appartamento mi
rispose,
“ah… e la sua è…” cercai di fare la domanda senza sembrare inopportuna,
“sì… io
l’ho comprata due settimane fa… ci dormirò questa notte per la prima
vota”
rispose serio, “capisco” annuii, “bene… buona giornata” rispose
chiamando
l’ascensore, “ehm… prendiamo le scale” sussurrò Chris prendendomi per
mano,
cominciammo a scendere, scale infinite, “quanto manca?” chiesi senza
fiato,
“mancano otto piani” disse raggiante, “otto piani?” sgranai gli occhi,
“considerando che casa è all’undicesimo piano… e ne abbiamo fatti tre…”
rispose
scendendo le scale, “ti aspetto giù” annunciai prendendo l’ascensore,
“che
pesaculo” rispose con la faccia indignata, lo salutai con la mano
mentre
entravo in ascensore, cominciai a pensare quanto fossi fortunata,
Chris, il mio
migliore amico di sempre stava diventando mio marito, e non potevo
chiedere di
più, e oltre tutto questo aveva comprato una casa per noi… perfetta in
tutto…
le porte si aprirono, “chi aspetta chi?” annunciò Chris dal lato
dell’ascensore, “che stregoneria hai fatto?” chiesi ridendo, “si chiama
sport…
corsa… movimento… conosci?” mi prese in giro, “sì… fai fai… prendi in
giro,
fumati una sigaretta e poi me lo dici” risposi ridendo, “ma infatti mi
chiedo
perché fumi” rispose aprendo il portone per farmi uscire, “mi chiedo
come fai a
non fumare” lo presi in giro, “perché io al mio corpo ci tengo” rispose
indicandosi, “oh… anche io ci tengo, al tuo corpo” lo provocai, lo vidi
sorridere, la cosa più bella che avessi mai visto, “la smetti di
guardarmi
così?” chiese accarezzandomi la guancia con il pollice, “non posso?”
chiesi
sorridendo, “no… perché poi io perdo i battiti” rise, “ma smettila
cretino” lo
spinsi piano, “quanto ti amo” mi baciò, “ti amo anche io” risposi
baciandolo di
nuovo, “dai, andiamo” mi aprì lo sportello della macchina, entrai e lo
richiuse, lo guardare fare il giro e entrare, “che tipo” scherzai, “ti
sei
vista?” chiese ridendo, “pff” risposi guardando il palazzo, “non c’è
che dire,
sei fantastico” mi girai verso di lui, “lo so” scherzò, “ma… casa tua?
Casa
mia?” chiesi, “una la terremo, per mandarci i parenti… l’altra la
venderemo,
scegli tu quale” rispose “la mia” decisi, “ma tu ci sei legata…”
rispose
guardandomi, “non importa… quella casa è la casa dove tutto ha avuto
inizio…”
risposi sorridendo, “se ragioni così anche la tua lo è…” rispose, “va
bene,
allora decidi tu” risposi mettendogli una mano sulla coscia, “vedremo
quale
sarà più comoda da tenere” rispose, “però… appena ricomincio a lavorare
ti do i
soldi per le spese della casa” risposi seria, “cosa? È il tuo regalo di
compleanno…
e per i nostri 26 anni insieme” rispose sbattendo le ciglia, “ma… è
troppo
seriamente” risposi, “non importa, fin quando potrò permettermelo lo
farò…” mi
accarezzò i capelli, mi sentii dannatamente in colpa, aveva speso
chissà quanto
per quella casa, “che c’è?” chiese guardandomi interrogativo, “hai
speso troppo
Chris… una casa per regalo di compleanno, il matrimonio, il vestito
degli
Oscar, che tra l’altro sono tra quattro giorni, cene e pranzi fuori,
l’anello
della proposta… stai spendendo troppo per me!” sbottai, “e ti arrabbi?
Fantastico… c’è gente che pagherebbe oro per avere un ragazzo che la
vizia, e
tu ti arrabbi” rispose lui parcheggiando sotto casa, “sì, Chris, lo so
che
pagherebbero oro le ragazze per stare con te… non c’è bisogno che
ricordarlo…
sto solamente dicendo che non puoi spendere tutti questi soldi per me!
La casa,
l’anello, il matrimonio, il vestito, le cene e i pranzi, ci manca solo
che i
tuoi pensano che sto con te per i soldi e poi è finita” urlai una volta
dentro
casa, “ma sei scema? Io ti sto regalando tutto questo per noi, per
costruire
qualcosa, per poter dire di mettere su famiglia senza doversi
preoccupare che
non ci entriamo! Per una cazzo di volta Nicole togliti di dosso
quell’aria da
io non ho bisogno di niente… fatti aiutare, e se vuoi viziare… sì
esatto…
voglio spendere tutti i miei soldi per farti vivere bene, a te, a me e
qualsiasi cosa decidiamo di allevare, dal bambino al cane, dobbiamo
stare bene…
e non mi importa se dovrò spendere, ho avuto la sacrosanta fortuna di
fare un
lavoro che io amo, e che mi permette di poter avere non dico il lusso
perché
non lo voglio, ma di avere il meglio per te e per me… e tu? Mi sputi
veleno
contro, non ti va bene? Cambierò ma non ti lamentare” urlò anche lui,
“Chris,
sai che ti dico? Che non ho interesse nel discutere con te, ho
sbagliato, non
dovevo dirti niente, ma mangiare sul piatto di cristallo non fa per me”
risposi
andando in camera da letto, mi seguì, “ti sto offrendo piatti di
cristallo? Sei
una stronza menefreghista, ecco cosa sei” mi sentii bruciare gli occhi,
non
risposi mi girai di spalle aprendo la finestra, “no… scusa…” mi prese
la mano,
“togliti” sussurrai, “scusa, non volevo, te lo giuro” si avvicinò, “no…
sai che
ti dico? La stronza menefreghista se ne va, e tu rimani da solo a
ricordare i
nostri 26 anni insieme, anzi i tuoi 26 anni con una stronza menefreghista,
che
per quanto è menefreghista e stronza, ti sta dicendo che non vuole che
spendi
troppo per lei” presi il giacchetto, gli occhiali e la borsa, “dove
vai?”
chiese seguendomi, “non lo so… il più lontano possibile” risposi,
“Nicole…” mi
tirò per il braccio e chiuse la porta, “mi dispiace… non avrei dovuto,
è che…”
lo interruppi, “siamo agitati entrambi” lo abbracciai facendo cadere la
borsa,
“scusami… davvero, ma fidati, nessuno pensa che tu stai con me per i
soldi, si
vede che non è per quello… e io quello che faccio, lo faccio per noi”
mi guardò
negli occhi, i suoi occhi… “Chris…” lo chiamai sussurrando, “dimmi”
mosse le
labbra in un sorriso, “i tuoi occhi sono…” non riuscii a terminare la
frase, “i
miei occhi sono?” chiese curioso, “sono bellissimi… Li ho guardati una
miriade
di volte, ma solo adesso mi rendo conto che…” non riuscivo a parlare,
rise,
“che ridi?” chiesi arrabbiata, “che solo adesso ti accorgi che sono
belli i
miei occhi?” chiese ridendo, “no… quello lo sapevo da un pezzo, ma solo
adesso
mi accorgo che i tuoi occhi cambiano colore con la luce si
schiariscono” dissi
guardandoli, “cangianti” rispose sorridendo, annuii, “se non ti
conoscessi direi
che ti sei innamorata di me in questo instante” annuii, “ah sì? Prima
non mi
amavi?” chiese offeso, “no… cioè sì, ti amavo, ma ora, è come se… mi
fossi
innamorata di te di nuovo” sussurrai, “menomale, allora quando sarò a
un passo
dal perderti ti guarderò negli occhi sotto il sole” scherzò, “no” lo
abbracciai
stritolandolo, mi abbracciò anche lui. Bussarono alla porta, Chris aprì
spostandosi più avanti con me tra le braccia, “ho interrotto qualcosa?”
chiese
Maya guardandoci, “stavamo facendo pace” disse Chris ridendo, “senti,
io vado,
ti chiamo più tardi, ti serve qualcosa?” chiese prendendo il
giacchetto, “sì… i
tuoi documenti, passo in chiesa a fare le pratiche” dissi seria,
“ancora ti
vuoi sposare? Ma lascia perdere” scherzò prendendo il portafogli che
aveva
nella tasca dietro del pantalone, “ti servono i soldi?” chiese
guardandomi, lo
fulminai, “come non detto, tieni, la carta d’identità qualsiasi cosa
chiamami”
prese le chiavi della macchina, “ciao… a dopo…” mi baciò, “ciao” chiusi
la
porta.
“Si può sapere perché
avete
litigato?” chiese Maya curiosa, “perché siamo entrambi in agitazione”
risposi
seria, “capisco” rispose annuendo, “ma cosa l’ha scaturita?” chiese
insistente,
“ehm, ok… te lo dirò, ma non ne fare parola con nessuno va bene?”
chiesi seria,
“mi stai preoccupando… sei incinta?” chiese sedendosi, “sei matta?”
chiesi
ridendo, “secondo me sì…” annunciò buttando la testa in dietro, “Maya…
sii
seria” risposi sedendomi affianco a lei, “va bene, niente nipotino…
dimmi” si
girò verso di me, “ha comprato una casa” annunciai guardandomi le mani,
“e
perché dovrebbe essere motivo di litigio?” chiese confusa, “non
capisci? Casa,
cene fuori, matrimonio, vestito degli Oscar, pranzi fuori, sta
praticamente
spendendo un patrimonio” risposi guardandola, “e… quindi?” chiese
ancora più
confusa, “non voglio che lo faccia, io non sto lavorando, ho
praticamente
finito il mio stipendio due giorni fa per pagare le bollette, mi sono
rimasti
cento dollari, e tra l’altro non so quando ricomincerò a lavorare, e
lui che
fa? Compra una casa, mi paga le cene, i pranzi, il vestito… e tutto il
resto…
non voglio essere mantenuta” sbottai guardandola in cagnesco, “Nicole,
non è
essere mantenuti, ha comprato una casa che potrete vivere come un nuovo
inizio,
vedila così… Casa sua? Ci sono state le sue ex… e tu le hai conosciute
tutte,
non ti darebbe fastidio fare il caffè in una cucina dove sai che non
sei stata
l’unica a farlo? Casa tua? I tuoi ex… lui li ha conosciuti tutti… e
fidati che
non è bello che dorma in un letto sapendo che il tuo ex ci ha dormito
prima di
lui… una nuova casa, dove quei muri conosceranno solo il vostro di
amore, e poi
c’è il fatto che se volete mettere su famiglia qui o a casa sua non è
possibile
in quanto non c’è spazio…” disse indicando i muri, “come sei saggia”
poggiai
una mano sulla sua gamba e risi, “dai idiota, sai che intendo… sapendo
che è
stato con le sue ex in quella casa, tu ci entreresti con tanta
tranquillità?”
chiese seria, “ci sono entrata quando c’erano… perché adesso no?”
chiesi
guardandola, “Nicole… ti da fastidio se lo sfiorano, figuriamoci se sai
che è
stato a letto con una donna in quella camera” rispose seria, “no… non
ci voglio
pensare” risposi incrociando le braccia, “ecco appunto… e per lui è lo
stesso”
rispose alzandosi, “comunque, ora facciamo la tinta, e nel frattempo mi
racconti tutto di tuo padre e del matrimonio” annunciò tirando fuori
tutti i
suoi aggeggi strani, “inizio da mio padre?” chiesi avvicinandomi al
tavolo,
annuì mentre preparava la tinta, “credo di aver scelto questo lavoro
perché
sembrava che stessi preparando pozioni…” rise, “oh che bello, qualcuno
che
capisce Harry Potter” sussurrai, “eh?” chiese alzando lo sguardo, “ieri
Chris
si è visto Harry Potter con me… ma lui non capisce la magia… è un
babbano”
risposi ridendo, “non capirà mai l’eleganza di un Expecto Patronum”
rispose
Maya ridendo, “neanche di un crucio… capisci… un crucio…” mi finsi
disperata
aggrappandomi al suo braccio “capelli rossi, tonaca di seconda mano… tu
devi
essere un Wesley” recitò indicandomi, mi misi seduta affianco a lei,
“senti…
stiamo divagando racconta di tuo padre” ordinò, raccontai quanto
accaduto, “wow…
è stato davvero…” non riuscì a trovare le parole, “toccante” conclusi
la frase,
mi guardò e annuì, “e tu… insomma… ci credi?” chiese seria mentre
cominciava a
mettere il colore sulle punte, “ci voglio credere Maya, è mio padre, e
francamente ne ho bisogno… faccio la dura, ma ogni momento penso a come
deve
essere chiamare tuo padre la sera e raccontargli la tua giornata,
piangere al
telefono per una bella notizia o brutta con tuo padre, farti asciugare
le
lacrime da lui… io non ce l’ho mai avuto… e adesso mi sento come se
stessi
tornando bambina” risposi scrollando le spalle, “ci credo… per quanto
vale io
credo che tuo padre non sia cattivo, è stato solo ingenuo nel cadere
nel vizio
dell’alcol” rispose, “le sue colpe sono molteplici, ed è inutile
negarle, ma
ora dice di essere cambiato, e se non per essere padre a me, per
regalare la
figura di un nonno in un futuro ai miei figli” risposi guardando il
vuoto, “ci
stai pensando vero?” chiese, “a cosa?” chiesi vaga, “ad avere dei
figli”
rispose ovvia, “sì” risposi convinta, “davvero?” chiese stupita,
annuii, “sì…
regalami un bambolotto da spupazzare” battè le mani, “se lo vuoi tanto
perché
non lo fai?” chiesi ridendo, “perché Zac non vuole, non per il momento,
dice
che non abbiamo abbastanza soldi, ed il tutto è abbastanza vero, ma è
così
frustrante” rispose togliendosi i guanti, “finito?” chiesi alzandomi,
annuì
sedendosi triste sulla sedia, il lavoro non gli sta andando bene, e io
faccio
la parrucchiera per un salone che mi pagherà al massimo dieci dollari
al
giorno… come una ragazzina che non sa quello che fa… non so proprio che
fare,
cosa inventarmi” sospirò frustrata, “ho un’idea” annunciai sedendomi,
“ho fatto
la scuola di estetista io no?” chiesi sorridendo, annuì, “ecco, tu
parrucchiera, Amanda la truccatrice, apriamo un salone noi” annunciai
sedendomi, “socie?” chiese sorridendo, annuii, “si può fare” rispose
ritrovando
il sorriso, “però dobbiamo mettere da parte i soldi, e poi sei sicura?
Amanda?
Insomma non è molto affidabile” sussurrò, “vero… allora solo io e te…
per un
periodo mettiamo i soldi da parte, troviamo un bel negozio grande e ci
lavoriamo su… troviamo un po’ di stagiste che aiutino così non saranno
a
pagamento e faranno gavetta… e nel frattempo io mi rimetto sui libri
per
aggiornarmi” risposi entusiasta, “Nicole, questa capoccetta non la usi
solo per
pensare a Chris” scherzò, “Ah… tieni” mi porse una busta la lettere
enorme,
“cos’è?” chiesi curiosa, “le foto dove ci siete tu e Chris, il
fotografo ci ha
lavorato tutto ieri, e mi ha chiamata per dirmi che oggi le potevo
ritirare, le
copie io le ho a casa nell’album, ma faceva piacere a me che tu le
avessi” mi
sorrise, “per la cronaca, ci sono anche io nelle foto con te… se ti
interessa”
scherzò alzandosi, la aprii, guardai le foto, mi fermai in una foto che
mi
incantò, io e Chris che stavamo ridendo per una battuta di Maya, lei
aveva la
mano alla bocca, la mia mano poggiata sul braccio di Chris mentre mi
piegavo
per ridere e lui che aveva la testa piegata in dietro per ridere, “sì,
è la mia
preferita, le ho anche in formato digitale, e comunque sei una stronza”
mi
indicò, “anche tu?” chiesi fingendomi triste, “anche io cosa?” chiese
sedendosi
con il bicchiere di succo di frutta, “a dirmi che sono una stronza,
dimmi
perché mai sarei stronza per te?” chiesi ridendo, “perché non c’è una
foto dove
sei venuta male… ce ne sono certe di Amanda…” rise, “e la stronza sarei
io? Tu
prendi in giro una tua amica e io sono stronza? Bella questa storia,
raccontamela bene” scherzai, “se le vedessi lo diresti anche tu… e
comunque ce
n’è una mia e di Zac spettacolare, guarda” sbloccò il suo telefono,
aprì le
foto e cominciò a cercare, “eccola…” annunciò girando il telefono verso
di me,
si stavano guardando sorridendo, erano così belli… “stupendi… immagine
del
profilo immagino” la presi in giro, “no… l’immagine del profilo è
questa… e ti
ho anche taggata” scorse tra le foto di nuovo, aprì una foto, la foto
del momento
che le stavo mettendo il diadema, “è la cosa più bella che potessi fare
per me”
sussurrò allagando gli occhi, “ti adoro lo sai?” chiese guardandomi,
“ti
abbraccerei” risposi annuendo, “oddio mi ero dimenticata, andiamo a
lavarli”
ordinò, andammo in bagno, lavò i capelli nella doccia, tornammo in
salone, “ti
faccio i ricci, ho deciso” annunciò prendendo il phon, li asciugò col
diffusore, e il mio riccio si fece spazio, poi attaccò il ferro fino,
“comunque
posso dirti una cosa?” chiese mettendo le mani giunte come in
preghiera, “vai”
risposi, “ti fai bionda? Ti prego… saresti così bella…” mi guardò
implorante,
“per il matrimonio” accettai, “davvero? Cioè ti vuoi sposare bionda?”
chiese
sorridendo, “sì… insomma questo rosso me lo lascio alle spalle, cambio
vita”
risposi scrollando le spalle, “mamma mia… quante gioie mi regali” rise,
“non ci
prendere gusto” risposi ridendo, “mai” sorrise, cominciò a prendere
ciocca per
ciocca, diventai riccia quasi come lei, “allora, adesso andiamo in
chiesa a
portare i documenti… poi mangiamo insieme, e mi porti a vedere la
casa?” chiese
implorandomi, “Chris non deve sapere niente ok?” risposi seria, “sono
la tua
migliore amica, come potrei tradirti?” rispose sorridendo, “va bene ti
ci
porterò” acconsentii, presi le chiavi della macchina, le chiavi di casa
nuova,
le chiavi di casa attuale, la borsa e uscimmo.
“Bella chiesa” disse
stupita Maya quando entrammo, “ti piace?” chiesi guardandomi in torno,
non c’è
che dire, il ragazzo aveva gusto, “moltissimo… a saperlo prima…”
scherzò,
“salve ragazze” il prete del giorno prima ci salutò, “salve, sono la
ragazza
che è venuta ieri con il fidanzato, per il matrimonio” mi presentai
stringendogli la mano, “certamente, mi ricordo… ha portato i
documenti?”
chiese, “sì… mancano solo quelli dei testimoni di Chris perché non ci
siamo
ricordati di chiederli” risposi, “non fa niente, li potete portare
anche alle
prove… allora, Nicole Sydney Walker… bel nome” fotocopiò il documento,
“grazie”
risposi imbarazzata, “Sydney” mi canzonò Maya, “Savannah” risposi alla
presa in
giro con il suo secondo nome, “Christopher Robert Evans… è il suo
ragazzo?”
chiese fotocopiando anche quello, “sì” annuii, “certamente, bella
coppia”
rispose porgendomi i documenti miei e di Chris, “Maya Savannah
Hernandez?”
Indicò Maya, annuì, “sapete dalle foto non vedo bene, non vorrei che
poi metto
che si sposa lei con lui…” rise il parroco, rimanemmo serie guardandoci
terrorizzate, “scherzo… Bene per esclusione Zachary è il suo di
fidanzato”
sorrise, “marito” lo corresse Maya, “ah… già avete fatto voi…” rise,
“già”
rispose Maya sorridendo, “bene… tutto confermato, 10 giugno alle 11.00.
Ah…
scusate, le devo far firmare dei fogli… dimenticavo” mi porse dei
fogli, li
lessi a fondo, “questi a me… e questi a voi… faccia firmare suo marito,
perché
ormai va detto che è suo marito, e questi quando verrà li farò firmare
io… se
mi dimentico ricordatelo voi… altra cosa, le prove dopo le sei” mi
strinse la
mano, “arrivederci” salutai, “arrivederci” salutò lui, fece un saluto
con la
mano a Maya e uscimmo. “Secondo te ci sta tutto?” chiese Maya, “il
prete?”
chiesi, annuì, “no… per niente” risposi ridendo, salimmo in macchina e
mi
diressi verso la casa dove ero stata poco prima, “ma abitiamo
vicinissime se
vieni qui” disse Maya, “già” convenni, salimmo in ascensore e spinsi il
tasto
11, “Undicesimo piano? Ma sei… una schifezza… cioè abiti proprio ai
bassi
fondi” scherzò, “certo, certo” risi, aprii la porta di casa, “è tutta
da
sistemare ovviamente, è una nuova costruzione” spiegai, “Nicole è
enorme” si
guardò in torno, “già… tre stanze, bagno in camera da letto, balcone
vista New
York City, e vista mare, bagno, cucina enorme, salone altrettanto… e
insomma…
schifo vero” risi, “ci pensi?” chiese guardandosi in torno, “a cosa?”
chiesi
guardando il salone, cercai di immaginarlo arredato, “a quanto siamo
cresciute?
Amanda è incinta, tu sei qui, a un passo dal matrimonio, in una casa
dove siete
pronti ad accogliere un bambino o forse di più, e io sposata… tutto
questo poco
tempo fa era un gioco per noi” mi guardò, “lo ricordo come fosse ieri…
Maya, se
non fossi una buona madre?” chiesi preoccupandomi, “eh? Scherzi? Io ti
ci vedo
proprio come mamma, e a Chris come un papà, amorevoli in tutto…” mi
accarezzò
la schiena con la mano, la abbracciai, “dai andiamo a mangiare”
sussurrò, ci
sciogliemmo dall’abbraccio, uscimmo di casa, chiusi bene e chiamai
l’ascensore.
“Allora… andiamo al mc?”
chiese indicando una M gigante, “dai sì” entrai nel parcheggio, “quello
è un
posto” Maya indicò uno spazio tra due macchine, annuii, parcheggiai e
ci
dirigemmo verso il fast food, “ordino velocemente, tu vai a prendere
posto” mi
misi seduta a un tavolo, tirai fuori il telefono, otto notifiche di
facebook e
sedici di whats app, avevo quasi paura, aprii, le notifiche di facebook
erano
tutte Maya ti ha taggato in una foto, aprii le foto, una era io e lei,
guardai
la descrizione.
Tante
volte mi sono fermata a pensare a come sarebbe stato averti come
sorella,
stringerti forte a me ogni volta che volevo, condividere i giocattoli,
le
passioni, farmi dimenticare il perché stavo piangendo due attimi fa…
poi ti
guardo, penso, e capisco che sei già mia sorella, che il sangue non
lega, l’amore
sì, e tu me ne dai tanto, da sempre.
Sei
mia sorella.
Commentai con un cuore,
aprii le altre foto, tutti e sei insieme, non aveva messo descrizioni,
aprii
un’altra foto, io, Maya e Amanda che parlavamo in cerchio, mi misi a
leggere la
descrizione.
Ventisei
anni, passati minimo venti insieme a voi, ricordo quando ci siamo
conosciute, e
ricordo la nostra promessa, comunque vada, qualsiasi cosa facciamo
nella vita
non ci perdiamo, siamo qui, legate, come un tempo, forse anche di più,
ma i
nostri sogni si stanno avverando, sposarsi, mettere su famiglia,
lavorare.
Siete tutto ciò che immaginavo da bambina, e tutto ciò che voglio
adesso…
Grazie di tutto.
Lessi i tre commenti.
Amanda Fisher
Se non avessi voi… ♥
Emma Powell
Che belle, quando vi
rivedo?
Maya Hernandez
Organizziamo dai
La guarda avvicinarsi,
“scusa chi è Emma Powell?” chiesi ridendo, “sai che non me la ricordo?
Però è
del liceo, non è potuta venire al matrimonio che si sposava la sorella”
rispose
sedendosi con il vassoio tra le mani, andai sul suo profilo, “aaaah ho
capito
chi è… Ci chiamava per uscire e ci inventavamo le scuse per non farlo.
Cosa ci
spinge a uscirci ora?” chiesi mangiando le patatine, “dai, è carina, e
poi ha
un figlio…” mi sorrise, “e quindi?” chiesi non capendo il nesso, “e
quindi non
sei curiosa di vedere il figlio com’è?” chiese ridendo, “stai
diventando sempre
più infima… che fine ha fatto la mia Maya?” chiesi ridendo, “va bene,
usciamoci” accettai, “senti ma a che c’è l’ecografia?” chiesi
sorseggiando la
coca-cola, “Nicole mangi questo panino? Mi stai mettendo ansia” rise e
mi porse
il panino minacciosa, “stai molto tranquilla ciccia” dissi afferrando
il
panino, un panino senza salse, solo hamburger, che tristezza… ma non
avevo fame
e mi dovevo accontentare, “comunque è tra un’ora” guardò l’orologio che
aveva
al polso, “bene… andiamo a fumare, ti do i soldi del pranzo, e dei
capelli,
andiamo in macchina e andiamo sotto da Amanda” mi alzai, “tu oggi sei
troppo
attiva eh” mi guardò male, “tieni” le passai i soldi, “non voglio
niente,
levati” mi spinse, “dai tieni” le misi i soldi in mano, “oh ti levi…
non li
voglio” me li rimise sparsi nella borsa, “che ingrata” scossi la testa
fingendomi offesa, “ma finiscila” uscimmo fuori accendendo la
sigaretta, “quello
è Chris?” chiese indicando un ragazzo in lontananza, annuii, “e
quella?” indicò
una ragazza vicino, “Carly” risposi guardando bene, “non ci vedo
proprio… ah è
qui con la famiglia eh” mi diede botta allusiva sul gomito, “fai finta
che non
li hai visti, ok? Non mi va che pensando che sto aspettando Chris o
cose
simili” lei annuì, “ma ti devo raccontare una cosa…” mi fece mettere
seduta,
“al mio matrimonio c’era la cugina di mio padre, la figlia ha la nostra
età, e
ogni due minuti mi veniva vicino a chiedermi se Chris fosse proprio
lui, e se
poteva provarci, e allora io le rispondevo provaci, ma ti conviene di
no… e
ridevo, quando ti ha fatto la proposta mi è venuta vicino e mi dice,
Maya… è
fidanzato? Con la faccetta triste come se stesse per piangere, e io ho
cominciato a ridere come una matta, neanche immagini” la guardai tra il
cagnesco e il voglio ridere ma ti odio, “Nicole” Scott urlò dietro di
me,
“ciaoo” mi alzai, salutai tutti, “come state?” chiesi non troppo
convincente di
non averli visti prima, “bene” rispose Lisa, “ma che fai tu qui?”
chiese Chris
baciandomi, “stavamo pranzando che dobbiamo andare da Amanda, e tu
qui?”
chiesi, “stavamo qui vicino e abbiamo pensato di mangiare qualcosa
velocemente”
sorrise, mi guardò scrutandomi, “ti sei fatta i capelli” annunciò dopo
un po’,
“buongiorno Evans” scherzò Maya, “come quando ci siamo messi insieme,
apprezzo…
mi piacciono, alle sette se non sono a casa fatti trovare pronta,
vestiti con
il vestito più bello che hai… c’è una sorpresa” mi baciò, annuii, “ciao
amore,
andiamo a mangiare” mi baciò di nuovo e entrò dentro, seguito dalla
famiglia
che mi salutò con la mano, “non lo uccidere però” rise Maya, “un’altra
sorpresa… ottimo” annunciai entrando in macchina, “dai… non ti fa
piacere
neanche un po?” chiese seria, “sì, certo, ma non voglio fare la
mantenuta”
risposi uscendo dal parcheggio, mi diressi verso casa di Amanda e nel
giro di
un quarto d’ora eravamo lì, “scendi” ordinò Maya al telefono, “sii più
carina”
scherzai, “fino a prova contraria io non ho niente contro di lei… si
può dire
lo stesso di te?” chiese ridendo, “io ci ho chiarito” risposi seria,
“certo,
certo” rispose scendendo dall’auto, Amanda entrò in macchina, “ansia?”
chiese
Maya chiudendo lo sportello, “no… penso solo che potrei subire una
lobotomia
con più tranquillità” rispose con la voce tremante, “dai tranquilla”
Maya si sporse
per accarezzarle la gamba. Il viaggio fu in silenzio, arrivammo davanti
la
clinica. “Ryan?” chiese Maya guardandosi in torno, “sta arrivando”
rispose
sedendosi, “si può fumare?” chiese Maya, “stanno fumando tutti” rispose
Amanda
guardandosi in torno, “fumi con me? Almeno se ci strillano, ci
strillano in
due” mi porse l’accendino, “va bene…” risposi ridendo, presi la
sigaretta e
accesi, “Nicole ti sei rifatta il seno?” chiese Amanda guardandomi,
“eh?”
chiesi guardandomi il seno, “è più sporgente vero?” chiese conferma a
Maya,
“oddio si Nicole, ma è push-up?” chiese ridendo, “ragazze no, non ho
rifatto il
seno e non è push-up… e ora mi state facendo venire i complessi”
risposi seria,
“complessi? Hai un seno che parla da solo” mi guardò Maya, “la
smettiamo di
parlare del mio di seno?” chiesi coprendomi ancora di più, “quando ho
scoperto
di essere incinta avevo il seno gonfio come il tuo, come se mi stesse
per
venire il ciclo” disse Amanda, “non sono incinta” risposi seccata,
“potresti,
che ne sai…” rispose Maya, “no” incrociai le braccia, effettivamente
facevano
anche un po’ male, “provi a fare un test?” chiese Amanda, “ho avuto il
ciclo
non posso essere incinta” risposi seria, “che ne sai? Può venire il
ciclo lo
stesso… soprattutto se dura molto meno del solito” rispose seria,
buttai la
sigaretta, “vi giuro che se non state zitte vi lascio qui e me ne vado”
risposi
entrando nella clinica, “Fisher” chiamarono, “Ryan?” chiese Maya, “eh…
dai entrate
voi” ci tirò dentro, “è la prima ecografia?” chiese la ginecologa, “sì”
rispose
sorridendo, “ok… determineremo lei di quanto è” la fece sdraiare,
“questo
liquido è freddo” la avvisò, lo spalmò sulla pancia, e cominciò a
muovere
l’attrezzo sulla pancia, “eccolo… bhè… è un po’ grande per essere di
poche
settimane, direi che è entrata nel secondo mese da poco” la dottoressa
la
guardò, “cosa?” chiese confusa, “ha avuto il ciclo nel mese
precedente?” chiese
seria la dottoressa, “sì, ma è durato due giorni, pensavo fosse stress”
rispose, “capisco… bene, ora sentiamo il battito del suo cuore”
annunciò
spostandosi di poco, rimasi imbambolata, il seno gonfio, il ciclo che è
durato
stranamente poco, ma è impossibile, insomma stavo con Chris da tre
giorni…
“scusate” uscii fuori dalla stanza, “Nicole” una voce mi chiamò, mi
girai,
“sono dentro, stanno facendo sentire il battito” annunciai a Ryan
uscendo fuori
dalla clinica, presi il cellulare e cominciai a fare le mie ricerche,
scoprii
che la fecondazione avviene in pochi minuti se c’è l’ovulo già nelle
tube, e
che l’impianto accade tra i cinque e i settegiorni, ed erano passati
cinque e
sette giorni, potevo essere incinta, non sapevo come sentirmi, chiamai
Chris.
“Ei,
che succede?” rispose al primo squillo,
non riuscivo a parlare, “Nicole? Nicole che succede?” chiese
preoccupato,
“n-n-iente… è che… no lascia stare” farfugliai, “Nicole che è
successo?” chiese
di nuovo con il suo tono preoccupato, “sono in clinica, e mi sto
annoiando, mi
tieni compagnia?” chiesi mentendo, “c’è qualcosa che non va?” lo sentii
camminare, “no, niente, mi sto annoiando, mi puoi tenere compagnia?”
chiesi di
nuovo sedendomi su un gradino, “certo” rispose tranquillamente, “che
fai?”
chiesi, “ho appena finito di mangiare, ora andiamo io e Scott a fare
dei giri,
mi dici che succede?” chiese sussurrando, “niente, fidati… solo che
fanno
entrare solo due persone a vedere l’ecografia, e quando è arrivato Ryan
sono
uscita io…” risposi mentendo, non potevo non dirglielo, ma dirglielo
per
telefono era squallido. “Non ti aspetti che ci creda vero?” lo sentii
sorridere, “potrei dirtelo per telefono quello che succede, ma
preferisco
dirtelo quando ci vediamo” risposi allacciandomi la scarpa, “senti, se
vuoi io
ti raggiungo e parliamo, hai una voce troppo strana” disse calmo, lo
immaginai
davanti a me a spostarmi i capelli come fa sempre in questi momenti,
“no, ci
vediamo a casa” risposi attaccando, “che succede?” si mise seduta
affianco a me
Maya, “niente” sorrisi, “sei scappata” rispose guardandomi, “mi stava
chiamando
Chris” mentii, “no… non mi hai convinto, riprova” rispose guardandomi
negli
occhi, “sono così pessima a mentire?” chiesi ridendo, “sì” rispose
sorridendo,
“e comunque sta arrivando Chris… mi ha chiesto di mandargli
l’indirizzo, se non
vuoi dirlo a me, dillo a lui… ma dillo a qualcuno” rispose
abbracciandomi.
Passarono alcuni minuti e li passammo in silenzio, “che hai fatto?”
chiese
Scott sedendosi affianco a me, “Chris?” chiesi guardandomi le scarpe,
“sta
pagando il biglietto del parcheggio, non vuoi dirmelo?” chiese,
“lasciamoli
stare” Maya lo prese per il braccio e lo portò alle macchinette,
“amore” Chris
si mise seduto vicino a me, “non c’era bisogno che venivi… te l’ho
detto, non è
successo niente” risposi guardando altrove, “ce l’hai con me?” chiese
triste,
lo abbracciai, senza dire niente, “va bene, ti serve questo” sussurrò,
“non
voglio partorire” sbottai, “eh?” chiese ridendo, “ero qui stavo fumando
una sigaretta
quando Amanda mi ha detto che ho il seno più gonfio…” mi interruppe
ridendo, “è
vero però” sorrise malizioso, “e che lei quando si è accorta di essere
incinta
lo aveva così… poi siamo entrate dentro, e la dottoressa ha detto una
cosa sul
ciclo… e sono scappata fuori a cercare se fosse possibile, e Chris… è
possibilissimo” sussurrai, “e l’unica cosa che ti esce dopo aver
scoperto che
potresti essere incinta è… non voglio partorire?” chiese ridendo, “ma
perché
ridi” urlai, si girarono tutti, compresi Scott e Maya, “rido perché è
surreale,
insomma tu scopri che potresti avere un figlio e non dici oddio non
sono
pronta, o oddio che bello, dici NON VOGLIO PARTORIRE” rise di nuovo
enfatizzando la mia frase, “Chris…” lo guardai in cagnesco, “senti sai
che ti
dico? Tu sei fuori, ma come una terrazza… più suonata di una campana,
ma se
fosse così, se fosse realmente che aspetti un bambino… io sarei l’uomo
più
felice del mondo, e non sto scherzando, mi troveresti sui tetti a
ballare… e
poi prima o poi sarebbe successo, che paura hai?” chiese spostandomi i
capelli
dal viso come avevo immaginato poco prima, “di non farcela, di non
farlo uscire
sano, di non dargli una buona vita… insomma… di non esserne
all’altezza”
ammisi, “lo capisco, ma non può terrorizzarti tanto da dire non voglio
partorire prima di esserne certa… senti facciamo così andiamo in
farmacia e poi
andiamo a casa va bene?” chiese alzandosi dal muretto, mi tese la mano
e mi
alzai anche io, “dammi le chiavi della macchina” chiese Chris, gliele
passai,
“Maya… te la lasciamo a te, noi dobbiamo fare una cosa…” si avvicinò a
Scott,
parlò all’orecchio e Scott mi guardò sorridendo, “Chris” lo richiamai
minacciosa, “sì amore arrivo” rispose continuando a parlare con Scott e
nel
frattempo si avvicinò Maya, “ciao” disse allontanandosi, “Gliel’hai
detto
vero?” chiesi incrociando le braccia, “ehm che cosa?” chiese
guardandomi, “che
stiamo andando a fare il test” risposi entrando in macchina, “no in
realtà gli
ho detto a Scott che andavamo a casa perché non ti sentivi bene e Maya
mi ha
chiesto che avevi e io ho risposto che non lo volevi dire… tutto qua”
se stava
mentendo, lo fece bene, mi convinse, “scendo io… aspetta qui” scese,
sbloccai
il telefono, aprii facebook e trovai come primo post una donna incinta
e tutta
una didascalia lunga, cominciai a leggerla, “ne ho presi due” annunciò
tendendomi la busta, “va bene” risposi bloccando il telefono, si faceva
sempre
più concreta la questione, arrivammo all’ascensore, le porte si
aprirono e uscì
un enorme culla, due gemelli, “buonasera” il marito della donna che
portava la
carrozzina, Chris rispose cordiale, io fissai la carrozzina, “ehm…
Nicole…” mi
chiamò Chris, “vedi? Metti che sono due?” chiesi seria, “avremo più
amore da
spargere” rispose sorridendo, “tu sorridi, tutto pace e amore, è a me
che
spetterà, spinga, spinga ancora… per non so quanto” dissi isterica, “tu
sei
matta” rise, le porte si aprirono, aprì casa velocemente e entrai
buttandomi
sul divano, “che ore sono?” chiesi, “le cinque meno dieci” rispose
sedendosi
sulla poltrona, “ok… allora alle mai, faccio il test” annunciai
nascondendo la
testa sotto il cuscino, “sai invece ho un’idea, quanto tempo devi
aspettare per
sapere i risultati?” chiese prendendo la busta, “quindici minuti”
risposi
dall’oltretomba, “bene… i sanitari ci sono, e funzionano… andiamo” mi
alzò,
“che vuoi fare?” chiesi alzando la testa, “facciamolo lì, un nuovo
inizio se
sarà positivo, qualcosa che ci legherà di più se sarà negativo…” disse
prendendomi la mano, mi alzai, mi sembrava logico come pensiero,
uscimmo. Ci
dirigemmo nella nuova casa.
“Dai andiamo… te l’ho
ritardato il momento visto?” chiese Chris ridendo, “come fai a stare
così
tranquillo? Come faceva Amanda a stare tranquilla? Come faccio io a
essere così
agitata, non sono mai stata agitata…” mi bloccò le spalle, “respiro
profondo, entri
in bagno e fai pipì… poi ti fai prendere da quello che vuoi” mi spinse
nel
bagno della camera da letto, non mi poggiai, misi il bastoncino sotto,
tirai la
catena, misi il tappo e lo poggiai sul lavandino mentre mi lavavo le
mani, “ora
quindici minuti giusto?” chiese Chris mettendolo nella scatola, annuii,
“vieni,
andiamo fuori” sentii che anche lui si stava irrigidendo, lo posammo a
terra e
ci mettemmo seduti, il tramonto sul mare, mi fermai a guardarlo, e
notai che
Chris già lo stava facendo, cominciai a pensare a come sarebbe cambiata
la
vita, un figlio, un piccolo Chris o una piccola me, sorrisi al pensiero
che
sarei potuta diventare madre, avere una femminuccia da segnare a danza,
o un
maschietto da segnare a milioni di sport, pensai a Chris che padre
sarebbe
stato, sorrisi di nuovo, il timer suonò, “ok… lo guardiamo insieme”
disse
prendendo la scatola, la aprì piano, lo tirò fuori e guardammo due
linee rosa
nette, “due linee?” chiese Chris, “è positivo” annunciai, “cosa?”
chiese serio,
“è positivo Chris” risposi, mi abbracciò, “domani andiamo a fare le
analisi va
bene?” chiesi seria, “sì” rispose lui abbracciandomi di nuovo, “per
scrupolo
fai l’altro” chiese ridendo, “ma che ridi risposi, “sono felice, se
tutto va
bene mi regalerai un figlio…” sorrise, “ah… mi metto in società con
Maya appena
avremo i soldi e il posto” annunciai, “finalmente, farai il tuo lavoro”
mi
baciò, “dai… andiamo a casa, ti devi fare la doccia, e cambiare” disse
alzandosi, mi tirò su, “lo terrai vero?” chiese indicando… aspetta
stava
indicando il test o la pancia, “di preciso di cosa stiamo parlando?”
chiesi
gesticolando, “del test” rispose, “ah… certo che lo terrò se è
veramente così”
sorrisi, “ma secondo te… quanto ci metto a rimettere in sesto casa?”
chiese
mettendomi un braccio in torno al collo, “secondo me ci mettiamo poco…
domani
veniamo qui e iniziamo” risposi, “no, no… tu non ti muovi” intimò, “eh?
Non
cominciare a limitarmi la vita, fin quando potrò farò” dissi seria, “va
bene,
non ti obbligo a nulla, però quando ti stanchi ti fermi ok?” chiese
prendendomi
i gomiti, “va bene, comunque stavo pensando di iniziare dai bagni…”
dissi, “e
che vuoi fare?” chiese andando in bagno, “questo in camera nostra, a te
come
piacerebbe?” chiesi guardandolo, “non saprei, non ha finestre, perciò
un colore
che non lo renda buio, un panna” decise, gli diedi il cinque, “avrei
detto lo
stesso colore” risposi, “perciò dobbiamo prendere le mattonelle” disse
guardando il cemento a terra, “sai qui dove sta il lavandino mettere
all’altezza dello specchio delle mattonelle con dei fiori… tipo bianchi
e rosa,
quelle grandi…” feci capire la grandezza appoggiando le mani sul muro,
“sì… e
poi qui cambieremo la vasca vero?” lo guardai indicando una vasca
orribile
proprio standard, “certo… e la metteremo in tono con i mobili…” rispose
mettendomi un braccio dietro le spalle, “perciò domani prendiamo i
mobili per
il bagno, e le mattonelle?” chiesi guardandolo, annuì, “all’altro?”
chiese dirigendosi
al bagno sul corridoio, “doccia da cambiare decisamente, io in realtà i
bagni
li immaginavo uguali… oppure con le mattonelle della stessa consistenza
cambiando solo i colori” annunciò, “io questo, visto che è luminoso lo
farei
più sul marrone, con le stesse mattonelle che ti dicevo io prima con i
fiori
beige e rosa chiaro” risposi guardandomi in torno, “mi piace” accettò,
“dai
andiamo che andiamo a festeggiare un compleanno… anche se il regalo lo
hai
fatto tu a me oggi…” disse prendendomi per mano, chiuse la porta alle
nostre
spalle e chiamammo l’ascensore, Chris poggiò una mano sulla pancia,
“speri di
sentire qualcosa?” chiesi ridendo, “no… è solo che non ci credo che tu
possa…”
lo interruppi, “puoi sempre tenerlo tu se vuoi” mi uscì acida, “senti
lo
capisco che è un po’ tutto insieme, ci siamo messi insieme un mese fa
quasi, e
ora stiamo organizzando il matrimonio e sei incinta al novanta
percento… ma se
sei agitata ti calmi, perché sei acida” rispose allontanandosi da me,
“lo so…
scusa, è che…” non riuscii a finire la frase, mi abbracciò, “è che ho
paura”
ammisi, “di cosa?” chiese entrando nell’ascensore, “di fallire… ho
mille
progetti e sembra che la vita mi stia sorridendo, insomma un uomo che
ho sempre
amato mi sta per sposare, mi renderà madre, mio padre è tornato e mi ha
chiesto
scusa e sembra che vada tutto per il meglio, e poi c’è il progetto di
lavoro
con Maya, questa casa…” dissi cercando il suo sguardo, “stai finalmente
prendendo la tua parte nel mondo, non fallirai” mi strinse forte, “non
sai
quanto sono terrorizzata, posso sbagliare nel lavoro, posso sbagliare
tutto
quello che vuoi, ma con te e con il bambino non voglio sbagliare
niente” dissi
guardandoci riflessi allo specchio, “non sbaglierai” promise, le porte
si
aprirono, “ah… non una parola con Amanda o Maya o i tuoi genitori… solo
quando
sarà sicuro” dissi prendendogli la mano, “va bene” sorrise.
“Vado a farmi la doccia
anche io… tu metti il vestito più bello” annunciò, annuii, e ci
risiamo,
bloccata davanti l’armadio a svuotarlo per trovare qualcosa, trovai un
vestito
panna fatto con la scollatura a cuore, maniche a tre quarti di pizzo e
la gonna
svasata, cercai le scarpe con il tacco panna, le trovai, mi truccai
velocemente, con una sfumatura sui toni del marrone, eyeliner e matita
all’interno dell’occhio nera, arricciai di nuovo i ricci che si erano
sciolti e
rimisi nell’armadio i vestiti, “mi vesto e usciamo” annunciò Chris nudo
alle
prese con l’asciugamano, “ti odio” dissi uscendo dalla stanza, “che ho
fatto?”
chiese ridendo, “che hai fatto? Vai in giro per casa così…
tranquillamente,
come se non ci fosse nessuno… con questo fisico perfetto…” dissi
sporgendo solo
la testa, “che c’è, ti eccita?” chiese scherzando, “no, mi disturba”
risposi
entrando in camera di nuovo, “ah sì? Direi il contrario” mi prese per i
polsi e
mi spinse sul letto, “Chris… non usciamo più di casa poi, te lo dico”
lo
avvertii, “andrebbe bene lo stesso” mi baciò il collo, “dai vestiti”
gli diedi
uno schiaffetto sul sedere e lo feci alzare da sopra di me, mi misi
seduta sul
letto, “meglio questi o questi?” chiese facendomi vedere dei pantaloni
strettissimi in entrambi i casi, uno nero e uno grigio, “grigio”
sentenziai,
“la camicia bianca…” la cercò aprendo l’armadio, la trovò subito, lo
guardai
chiudersi i bottoni, poi passò a quelli dei polsi, “la lampo dei
pantaloni”
suggerii, si guardò e si mise a ridere, “no… non ridere ti prego”
scherzai,
“perché?” chiese sorridendo, “perché ti stai allacciando i bottoni
della
camicia e ridi anche? Mi vuoi morta?” chiesi scherzando, “mai, amore
mio” mi
baciò.
Arrivammo in un
ristorante,
“sai stavo pensando che Maya non mi ha fatto gli auguri… è strano, lei
lo
ricorda sempre il mio compleanno” dissi appoggiando la testa sulla
spalla di
Chris, “già… è strano” sorrise, “salve… abbiamo un tavolo prenotato,
Evans”
disse al ragazzo, “mi segua…” ci fece strada, entrammo in una stanza
buia,
partì una canzone, la riconobbi dopo un po’, Just the way you are di
Bruno
Mars, un video con le foto di quando ero piccola si fece largo sullo
sfondo
della sala, con Maya all’asilo mentre litigavamo per un gioco, alla
recita
della scuola, facevo il gattino e Maya la gabbianella, con i mei
fratelli
mentre facevo il bagno al mare, con mia sorella alla comunione, con
Chris alla
festa dei miei dieci anni, con Maya e Amanda a una festa di una
compagna di
classe, con Chris mentre fumavo la prima sigaretta, con Lisa e Bob alla
cerimonia del diploma, Il compleanno dei miei ventuno anni con Chris,
Zac,
Maya, Ryan e Amanda che facevamo il brindisi, una foto mia e di Chris
che
correvamo al parco, me e Amanda al mare sorridenti, Maya e io al suo
matrimonio, al matrimonio di Maya e Zac che stavamo ridendo io, lei e
Chris,
una mia foto scattata da Maya molto tempo fa, la foto di quando avevo
fatto la
modella per Amanda, la felpa aperta e il reggiseno di fuori, truccata
pesantemente con gli occhi sfumati di nero e le labbra rosse, la foto
vestita
da pin-up sempre per fare da modella a Amanda, e in fine una foto di
oggi…
quando stavamo fuori alla chiesa… mi girai verso Chris, ma non c’era
solo lui,
c’erano tutti, “sorpresa” urlarono, “vi odio… sappiatelo” dissi seria,
“tesoro
mio, non sai quanto ho sentito il peso di non averti fatto gli auguri”
urlò
Maya abbracciandomi, “anche io l’ho sentito il peso che non mi hai
fatto gli
auguri” risposi ridendo, “noi tutti abbiam un compleanno…ogni anno”
partì
cantando, “ed uno solo all’anno haimé ce n’è” cantai, “ma ci son 364
non
compleanni” cantò, “e questi noi preferiamo festeggiar” cantai, prese i
bicchieri, me ne passò uno, “un buon non compleanno, a te” cantò, “a
te, a me?”
“un buon non compleanno, a te” “a te, a me?” cominciò a saltarmi in
torno,
“brindiamo tutti insieme, con un altro po’ di thè” cantai, “un buon non
compleanno a te” cantò abbracciandomi, “mi stai monopolizzando Maya”
scherzai,
“tanti auguri bimba mia” mio padre mi abbracciò, ricambiai, “il
matrimonio?”
chiese curioso, “il 10 giugno… se mai il 9 dormi da me… tanto lui
dormirà a
casa sua” dissi indicando Chris, “va benissimo” rispose serio, “auguri”
Lisa mi
abbracciò, e dietro di lei tutta la famiglia di Chris, i miei fratelli,
i
genitori di Maya, Zac, Ryan e Amanda. “Perché te ne sei andata così
prima?”
chiese offesa, “non mi sentivo bene… perdonami, che ti hanno detto?”
chiesi
sorseggiando lo spumante, “ah no…” passò Chris e me lo tolse, “mi hanno
detto
che… scusa ma perché Chris ti ha appena tolto il bicchiere?” chiese
confusa,
“non posso bere, non mi sono sentita bene” mentii alla grande, “ma hai
dato di
stomaco?” chiese preoccupata, annuii, “sei incinta…” sentenziò, “chi è
incinta?” chiese Maya, “nessuno… è Amanda che è pazza” dissi ridendo,
“comunque
che ti hanno detto?” chiesi cambiando discorso, “che sono due gemelli,
che
stanno bene per adesso e mi hanno tolto alcuni alimenti… per il resto
tutto ok…
e a quanto pare sono incinta di due mesi” annunciò, “due gemelli?”
chiesi
stupita, “già… ho il terrore di partorire” annuii, “ma a te che importa
non sei
incinta no?” mi stuzzicò, “infatti… che importa a me del parto” risi,
“già…” rispose
allusiva sedendosi, andai a prendere posto affianco a Chris e alla mia
sinistra
avevo Maya, “Chris almeno a Maya io glielo dico… tu scegline una di
persona e
dillo a chi vuoi… amici no parenti” dissi al suo orecchio, “va bene…”
sussurrò,
“Maya mi accompagni in bagno? Non mi sento bene” non mentii, mi stava
girando
la testa da morire, “certo” si alzò, camminai lentamente verso il
bagno, “metti
i polsi sotto l’acqua, bagna il viso” disse Maya facendolo al posto
mio, “ci
sei?” chiese tamponandomi il collo con l’acqua fredda, annuii, “che
c’è? Sei
strana da oggi pomeriggio…” disse sedendosi affianco a me, “sono
incinta… una
probabilità su mille che non lo sia” risposi guardandola, “woooh, no…
cioè
l’hai detto prima a Amanda? Ti odierò per sempre” disse guardandomi in
cagnesco, “no, Amanda non lo sa, lo sospetta, ha visto Chris togliermi
il
bicchiere” risposi, “Chris lo sa?” chiese confusa, “certo che lo sa,
abbiamo
fatto il test insieme” risposi sorridendo, “e come l’ha presa?” chiese,
“bene,
certo siamo entrambi scossi… ma l’ha presa bene” risposi poggiando la
testa sul
muro, “e tu come l’hai presa?” chiese accarezzandomi il braccio, “non
lo so…”
risposi, “ragazze… come stai?” chiese Amanda, “scusate…” mi alzai,
“devo dare
di stomaco…” dissi cercando di trattenerlo, “vieni” Maya mi prese i
capelli e
mi portò in bagno vicino alla tazza, “Amanda chiama Chris, digli di
venire un
attimo” disse seria, “vado” uscì dal bagno, “piccola…” mi ritirai su,
“ma
adesso si sta scatenando? O anche oggi pomeriggio?” chiese, “a dire la
verità è
da due giorni che sto così… nausea, giramenti di testa… ma erano
momenti, si
vede che aver bevuto ha aumentato tutto…” dissi togliendomi le scarpe,
“eccomi”
disse Chris, lo intravidi, “vai a dire ai camerieri che lei non può
mangiare
quelle cose… si è sentita male, e poi o tu o Amanda dite a mia madre di
venire
con le borse sia mia che sua” disse tenendomi i capelli, “che è
successo?”
chiese Chris inginocchiandosi sotto di me, non volevo che sapesse che
mi stavo
sentendo male, “mi serve solo un po’ d’aria” dissi tra le lacrime, “va
bene…
qualsiasi cosa chiama sul tuo… tieni” mi diede il suo cellulare, arrivò
Mary,
“che è successo?” chiese Mary alzandomi, “non regge l’alcol” mi coprì
Maya,
“mmm… se ha la nausea la dobbiamo portare fuori… e comunque l’ho capito
che non
è alcol” mi guardò, cercai di abbozzare un sorriso, mi portarono fuori
passando
per il nostro tavolo, “che è successo?” chiese mio padre, insieme ai
miei
fratelli si alzarono, vidi Chris calmarli, l’aria fresca mi fece
tornare lucida
ma non tolse quel senso di nausea, “mamma tu sei medico… aiutala” disse
Maya,
“ok… dammi i polsi” mi sorrise, allungai in avanti i polsi, “respira
piano, mi
raccomando” sussurrò, spinse su un punto preciso del polso, “ti si
dovrebbe
attenuare il senso di nausea, lo facevo sempre quando ero incinta di
Maya…” mi
tranquillizzò, l’aveva capito… “Chris…” Maya ci si scontrò, “scusa”
disse
venendo verso di me, “ti ho portato la camomilla” me la porse, “bravo”
si
complimentò Mary, sorseggiai piano, “no…” mi ritornò su in un baleno,
gliela
ridiedi, trattenendo il senso di nausea, “non può ingerire nulla… ma
deve
mangiare qualcosa… lo sapevi che è incinta?” scherzò Mary, “certo”
rispose
Chris ridendo, “congratulazioni” gli strinse la mano, mi schiarii la
voce, “i
convenevoli magari dopo, quando non starò per morire” dissi, “Chris
tienile la
testa ferma, io cerco una cosa in borsa” poggiai la testa sul fianco di
Chris,
“che succede qui fuori?” chiese mio padre, “si sente poco bene… nulla
di che…”
rispose Mary, “vuoi che rimango qui?” chiese accarezzandomi il mento,
annuii
lentamente, “ecco... prova a mangiare questa” mi diede una caramella,
la
sputai, “non ci riesco” sussurrai senza forze, “ma che ha?” chiese a
Chris mio
padre, “non lo so” rispose Chris scuotendo la testa, era palese che
voleva che
glielo dicessi io… “tesoro cos’hai? Non farmi preoccupare” disse
piegandosi
sotto le mie gambe, “sono incinta” risposi seria, “scherzate vero?”
chiese
guardandosi in torno, guardò tutte facce serie, “dai, siete bravissimi,
ma lo
scherzo è finito” guardò Maya, “non è uno scherzo…” affermai, “oddio…
ma allora
sei cresciuta veramente… e quando… cioè quando sei andata all’ospedale
per
colpa mia lo eri?” chiese preoccupato, “probabilmente ero stata
fecondata, ma
non ero incinta” risposi, “almeno quello” rispose abbracciandomi, “sono
felice
per te tesoro mio” mi abbracciò, “no… non mi muovere troppo” dissi
sentendo la
nausea aumentare, “scusa… ma Chris portiamola all’ospedale” disse
serio, “da un
eccesso un altro papà… dal sanguinario
all’oddio ha la nausea perché è incinta portiamola in ospedale”
scherzai, “non
voglio che tu stia male…” disse serio, “lo so… ma portarmi all’ospedale
non
aiuterà” risposi, “come sta?” chiese Maya, “lo sapevi che è incinta?”
chiese
mio padre, “lo sanno tutti ora… facciamo prima ad entrare e
annunciarlo” disse
Chris ridendo, mi alzai lentamente, “ei… come sta?” Lisa e Bob
arrivarono nella
cerchia, “ha la nausea” spiegò Chris facendo spallucce, “ti ha fatto
male
qualcosa?” chiese preoccupata Lisa, “no… diciamo che è perché… dillo
tu” mi
diede una botta, “no, io al mio l’ho detto io” risposi seria, “ehm… ok…
grazie”
mi baciò, “tranquillo” sussurrai accarezzandogli la spalla, “è incinta”
annunciò
accarezzandomi i capelli, “wow… non vedevamo l’ora” ci abbracciarono,
“lo dite
anche a Carly, Scott e Shana?” chiese Lisa sorridendo, “certo… appena
possiamo
entrare” rispose Chris mettendomi una mano sul fianco, “io vado a
drogarmi”
disse mio padre entrando, “perché?” chiesi ridendo, “mia figlia è
incinta… la
più piccola… ho bisogno di qualcosa” rise, “Maya… avvicinati” la
chiamai, “che c’è?”
si avvicinò, “hai una macchia sul vestito…” la avvertii, “di cosa?”
chiese
preoccupata, “credo che sia vino” la indicai, una macchia enorme sulla
coscia,
“porca miseria e adesso?” chiese mettendosi le mani tra i capelli, “non
ti
preoccupare… ora lo togliamo” dissi camminando dentro, mi seguì, “vieni
andiamo
al bagno, entrai nella sala, “scusate… vi spiego tutto tra dieci
minuti” dissi
sparendo in bagno di nuovo, “dammi un tovagliolo di stoffa” ordinai, me
lo
passò, lo bagnai, ci passai sopra un po’ di borotalco che ci offriva il
bagno
del ristorante e lo passai sulla macchia, piano piano si sbiadì,
“fantastico… e
hai ancora dubbi se sarai una brava mamma?” chiese abbracciandomi,
“grazie di
tutto” sussurrai, “ma di che… la mia piccola Nicki sta crescendo” mi
scompigliò
i capelli, uscimmo dal bagno, “ok… Chris dì cosa succede” passai la
palla, “no…
lo diciamo insieme…” disse diventando rosso, “che pappa molle che sei”
lo presi
in giro, andai vicino a lui, “oggi abbiamo appreso che stiamo per
diventare genitori…”
annunciai sedendomi, “e lo dite così? Auguri” mia sorella abbracciò
Chris, e
poi me, la guardai in cagnesco, “auguri” mio fratello mi tenne
abbracciata per
un po’ troppo, “lo sapevo… l’avevo chiesto io… te lo ricordi” Scott
abbracciò
Chris, “sì, lo ricordo” rispose ridendo, abbracciammo tutti, “e chi c’è
qui?
L’amore di nonno?” mio padre era partito, andato… via… “ma non lo
facciamo noi
così… lo fai tu?” chiesi scherzando, “sì” rispose guardandomi male, “ah
ok…”
risposi sedendomi, finimmo di mangiare alle undici di sera, “adesso i
regali…”
annunciò Chris, “se mi hai fatto un altro regalo ti uccido la vita”
dissi
guardandolo no male, di più, fece il vago, “tieni, questo è da parte
mia e di
Josh” disse India, aprii la bustina, c’era una scatola, la tirai fuori,
la
aprii e trovai un bracciale di perle, bellissimo, “oddio grazie
ragazzi” li
abbracciai, “questo è dal tuo papà” disse porgendomi una busta enorme,
“siccome
so che Chris ha comprato casa per voi, ed ora capisco anche perché… ho
deciso di
regalarvi i soldi, un piccolo aiuto per la casa” scrollò le spalle,
“grazie” lo
andai ad abbracciare, “e questo è dai suoceri, Chris tutto il giorno ci
ha
sopportato per fare questo” Lisa mi passò una scatola, molto grande a
dire il
vero, la aprii, “è una cosa che devi mettere in viaggio di nozze,
promettimelo”
disse Carly, “va bene” promisi, lo tirai fuori, era un vestito corto
sopra le
ginocchia, bianco con una cinta oro, molto largo sulla vita e sulla
pancia,
c’erano anche le scarpe oro e la borsa oro, “grazie mille” abbracciai
tutti,
“da parte nostra” disse Miguel, mi passò una busta abbastanza grande,
“anche
noi abbiamo avuto l’idea di comprarti qualcosa per il viaggio di nozze,
se non
ti piace o non ti starà lo cambiamo” rise Mary, aprii la busta e tirai
fuori un
vestitino color canna da zucchero, scollo a barchetta e stretto solo
sotto al
seno poi scendeva morbido, “grazie” li ringraziai, “spero di non ingrassare
tutto in un mese” scherzai, “da parte nostra” disse Amanda indicando
anche
Ryan, era una busta di Victoria Secret’s, “questo vi ringrazio ma non
lo apro
qui…” dissi abbracciandoli, “dai non lo tiri fuori” disse Amanda, “va
bene”
aprii la busta, guardai il completo intimo che aveva il reggiseno nero
con solo
le coppe e poi un filo finissimo che congiungeva il tutto, e le
bretelline
finissime, il perizoma idem, e poi c’era una specie di camicia da notte
credo
fatta in pizzo… “bellissimi” diventai tutta rossa, Chris rise, “sì sì,
tanto
già è incinta… non posso neanche dirgli di starle lontano” scherzò mio
padre
fingendosi esasperato, ridemmo tutti, “questo è da parte mia e di Zac”
disse
Maya, la guardai, “è meglio se non lo apri il mio… è il set dell’intimo
che
dovrai indossare il gran giorno… ci tenevamo a fartelo noi… manca solo
il sopra
perché non sapendo quello che indosserai non ci siamo sbilanciati, ma
se
andiamo da Victoria Secret’s ce l’hai pagato” disse sorridendo,
“grazie”
abbracciai anche loro, “e poi c’è il mio…” disse Chris, “io ti ammazzo…
fai che
arriviamo a casa e ti ammazzo” lo minacciai, “apri…” aprii la busta,
“prima
leggi cosa c’è scritto… capra” scherzò, “ah…” risi, “al tuo giorno, che
sia
anche un po’ il nostro” lo guardai… sorrise, tirai fuori il regalo, una
mega
busta per un piccolo regalo, aprii la scatolina, vuota, “perché il vero
regalo
è questo” mi alzò i capelli facendo segno di tenerli alzati, si mise
dietro di
me e posò una collana sul mio collo, la chiuse, un cuore d’oro bianco
con
dentro un diamantino, “grazie” saltai tra le sue braccia, sentimmo mio
padre
schiarirsi la gola, Chris mi accarezzò la nuca baciandomi, “sono qui
io… sono
suo padre, so che ormai non conto più niente, ma io sono qui” si
lamentò, “buonasera,
faccio in tempo a lasciare il regalo a mia figlia adottiva?” una voce
che
conoscevo fin troppo bene, “Grace” urlai, corsi verso di lei, “tesoro
mio” mi
abbracciò, “che dici?” chiese guardandomi, “troppe cose…” dissi
sorridendo,
“tieni… e poi mi racconti tutto” mi passò il regalo, “va bene” sorrisi,
scartai
il pacco, era una cornice, la foto di me e lei in una cornice
d’argento, “sei
sempre la figlia femmina che non ho mai avuto” mi abbracciò di nuovo,
“il 10
giugno sei invitata a un matrimonio” dissi mettendo le mani sulla
pancia, “e
battesimo” disse mio padre disperato, “il tuo matrimonio, ci sono
arrivata, il
battesimo di chi?” chiese guardandosi in torno, “era un allusione al
fatto che
ho appena scoperto di aspettare un bimbo” dissi stanca persino di dirlo
io…
pensa di ascoltarlo gli altri, “congratulazioni piccola mia, quindi
diventerò
nonna” mi abbracciò, “congratulazioni anche a te” abbracciò anche
Chris,
“perciò adesso devo stare attenta che al negozio non fumi, e non mangi
schifezze” disse seria, “tuo marito?” chiesi preoccupata, “sta molto
meglio,
tra pochi giorni lo dimettono, infatti credo che tornerai a lavorare
tra
massimo quattro giorni… poi a giugno vai in viaggio di nozze, a luglio
non si
lavora quasi per niente, vieni per stare seduta, agosto siamo chiuse…
dura la
vita” scherzò, “non immagini” risposi ridendo, “ti chiamo io quando
devi venire
va bene? Vado a casa che sono stremata, buon compleanno, e auguri per
tutto…
verrà anche mio marito al matrimonio eh” mi baciò la guancia, “ciao
Grace”
salutai, se ne andò, “il tuo capo? È figa” disse India, “è come una
mamma”
dissi teneramente, “senti vogliamo andare a casa anche noi?” chiese
Chris, “buonanotte
a tutti, e grazie ancora dei regali” salutai tutti, Chris prese tutti i
regali
e li mise in macchina, io entrai, “come stai?” chiese, “sono stata
meglio, ma
il senso di nausea forte è passato” risposi “non vedo l’ora che ti
viene il
pancione” disse accarezzando il pancia, “anche io” ammisi, “mi fai
vedere i
regali” mi fece l’occhiolino, “no, li vedrai in luna di miele” risposi
seria,
“sì, mamma” rispose ridendo, “mi sta piacendo l’idea sai?” chiesi
sorridendo, “di
cosa?” chiese guardandomi, “di avere un bambino, con te io posso
affrontare
qualsiasi cosa” dissi accarezzandogli la coscia, “ce la caveremo”
promise
mettendo la sua mano sulla mia, annuii. “senti… domani mattina andiamo
a fare
le analisi, poi facciamo colazione e andiamo a fare i giri per la casa…
poi
pranziamo a casa, io esco con Scott e mio padre a vedere il vestito per
me, e
tu devi andare con Maya, Amanda, Carly, mamma e Shana a vedere il
vestito da
sposa” disse programmando la giornata, “va bene” risposi controllando
il
telefono, mi accorsi che era quello di Chris, mi tenni dallo
sbloccarlo. Arrivammo
davanti la porta di casa, “Chris… sbrigati” dissi mettendo una mano sul
petto, “che
c’è?” chiese, non riuscivo a parlare, la nausea mi aveva sopraffatto,
aprì la
porta, corsi in bagno, mi bagnai il viso, “come mai?” Chris si posò
sullo
stipite della porta, “il tuo profumo… mi ha dato la nausea” risposi
prendendo
aria, “buono a sapersi” si finse offeso, “apri l’acqua della doccia”
dissi
appoggiata alla finestra spalancata, “vai a fare la doccia, rimango
qui” disse
sedendosi sulla tazza, mi spogliai passando i vestiti a Chris,
“potrebbe essere
interessante” disse guardandomi entrare in doccia, non risposi, mi
limitai a
sorridere, mi lavai velocemente, non lavai i capelli, Chris mi passò
l’accappatoio,
“a che ora ci dobbiamo svegliare domani mattina?” chiese baciandomi,
“alle
sette… così arriviamo per primi, ci sbrighiamo…” si tolse la camicia,
“ci
sbrighiamo e poi?” si avvicinò lentamente a me, mi baciò il collo, “e…
andiamo
a comprare le cose” dissi sentendo decisamente troppo caldo, si
allontanò
entrando in doccia, mi asciugai mettendo l’intimo e la canottiera, “hai
visto i
miei pantaloncini?” chiesi cercandoli, “stanno in camera da letto”
rispose uscendo
dalla doccia, “ciao” uscii dal bagno, ma perché mi metteva così a
disagio oggi,
andai in camera da letto e misi il pantaloncino, “si può sapere che
cos’hai?”
chiese ridendo, “eh?” chiesi diventando tutta rossa, era in boxer neri
e nient’altro,
lo guardai, “non so che mi prende, mi imbarazzi” mi girai di spalle,
“cioè tu
per ventisei anni mi hai visto seminudo, e oggi, che tra l’altro ti
vorrei
ricordare che sono il tuo ragazzo, ti imbarazzo?” rise, “non lo so,
sento un
caldo… tu non lo senti?” chiesi sudando, “Nicole… sono gli ormoni”
disse
facendomi sedere sul letto, “e questa cosa la potrei sfruttare a mio
favore… perché
non è imbarazzo quello che provi, ma è altro” disse malizioso, “Chris…
per
favore… non so che cosa è… prima di saperlo non avevo nulla” dissi
seria, “non
te ne accorgevi, ma focosa lo eri lo stesso” mi fece l’occhiolino, “non
sei d’aiuto”
dissi aprendo la finestra, “sai che c’è? Sei troppo agitata… vieni qui”
mi
abbracciò, “andrà benissimo, avrai una gravidanza fantastica, un parto
normale,
come ogni donna ha fatto a questo mondo, e stringerai tra le braccia la
cosa
più bella che la vita ti può regalare… perciò smettila, ti concedo di
stritolarmi, soffocarmi, sgozzarmi… anche picchiarmi se vuoi, ma stai
tranquilla, per questo” mi mise la mano sulla pancia, “tu sarai con
me?” chiesi
guardando fuori dalla finestra, “certo” rispose scoccando un bacio
sulla
tempia, “e se proprio lo vuoi sapere, la cosa che mi preme di più è
stringerti
la mano quando starai partorendo” disse cercando il mio sguardo, lo
guardai
negli occhi, “bene io lo salterei quel momento se è possibile” risi,
“ma sei
una fifona” scherzò dandomi un pizzichetto sul fianco, “ho una paura
folle del
parto” dissi seria, “mancano nove mesi, non pensi che a farti venire il
panico
c’è ancora tempo?” chiese spostandomi la ciocca di capelli che cadeva
sul viso
dietro l’orecchio, “dai andiamo a dormire, che domani è una giornata
pesante”
dissi aprendo il letto, ci mettemmo a letto, “buonanotte amore” dissi
poggiando
le labbra sulle sue, “buonanotte piccolina” mi corrispose il bacio.
Poggiò la
mano sulla mia pancia, mi accarezzò dolcemente finchè non lo sentii
rallentare
il respiro e rilassare il corpo, lo guardai dormire per credo un’ora,
ma ci
sarei potuta stare di più, la luce di New York gli dava un riflesso
sulle
spalle e sul viso quasi angelico, i suoi capelli arruffati, non potei
evitare
di sorridere nel vedere che aveva un aspetto così fanciullesco,
accarezzai il
suo viso, poggiai la fronte sul suo petto, la sua mano sapeva di
protezione
sulla pancia, la sua promessa era concreta, sarebbe andato tutto bene.
Scusate… *mi vado a nascondere* ho promesso di aggiornare più frequentemente, ma non ho una buona connessione e neanche molto tempo a disposizione, sto cercando di fare il meglio che posso. Ora detto questo vi chiedo scusa anche di quanto sia lungo questo capitolo e forse un po’ noiosetto, ma serve per entrare nel pieno della storia. Grazie mille a chi legge sempre, a chi mi dedica tempo per recensire, leggere questa storia. Al prossimo appuntamento che spero sia al più presto.