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Autore: Tinucha    19/07/2016    4 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV ANDRES
<< Emma la sirenetta. >> ridacchio guardandola mentre prende a nuotare decisamente più brava rispetto a qualche settimana fa. << Ammettilo che sono il miglior professore in circolazione. >> << Andres il fatto che tu mi abbia insegnato qualche trucchetto base non ti dà il diritto di vantarti, voglio saper nuotare davvero come una sirena. >> controbatte euforica, ma abbastanza lontana da me e da ogni mia singola fibra. Sorrido divertito, guardandola attento. << Come mai ha cominciato a mettere il costume intero? >> avvampa imprevedibilmente, ridendo nervosa ed imbarazzata. I denti sbattono tra di loro, creando un rumore assordente eppure piacevole. << Perché ho a che fare con un depravato. >> rido di cuore, annuendo. << Riprendiamo la lezione, biondina, fra un mese ti voglio iscritta al campionato. >> << Aha, mi ci vedrai, ma a quello fatto al mare con i Vargas d'estate. Muoviti vah! >>




POV LEON
La guardo, le labbra incrostate a causa della sua continua ed irritante abitudine di mangiucchiarsele quando è nervosa, e quasi non mi sembra più lei, il suo corpo tonico, la sua figura longilinea ed i suoi movimenti aggraziati, tutto di lei ha un qualcosa di sensuale. Non è più la ragazzina ingenua che mi gridava contro, il modo in cui si muove..sembra una donna. Una di quelle intoccabili ed irraggiungibili, i suoi occhi sicuri, la sua spavalderia, i suoi sorrisi innocenti. Le note di 'WORK' di Drake e Rihanna risuonano nell'aula, il suo sguardo fiero puntato nel suo riflesso. Balla sensuale, balla come se fosse l'ultimo giorno della sua vita e sorride, in quel modo peccaminoso, quel modo che manderebbe a chiunque il cervello in tilt. Sento l'adrenalina crescere nelle vene ed il sangue defluire concentrandosi spasmodicamente nel bassoventre. Inclina il capo, le labbra socchiuse, il petto accentuato. Cosa ne ha fatto della ragazzina irritante? Mi avvicino quando è il mio momento l'attiro per la vita, ma lei mi respinge ancora una volta come fa sempre. Si volta, posandomi una mano sul petto e facendo un passo indietro, scuotendo il capo. << Questo pezzo non lo ballo. >> inarco un sopracciglio, fingendomi divertito quando in realtà sono solo irritato. Irritato perché vorrei le nostre pelli a contatto, irritato perché non sopporto che sia sempre lei a decidere quando questo è il mio lavoro. << Come pensi di fare quando avrai a che fare con persone importanti? Dovresti sottostare ad un tuo superiore, non puoi non voler ballare una parte della coreografia solo perché la tua carne dovrà stare a stretto contatto con qualcuno. >> mi guarda, gli occhi da cerbiatta illeggibili, profondi, sorprendentemente intensi. << Leon. >> mi volto incontrando lo sguardo perduto di Camilla, sembra avere degli spasmi al corpo e solo in quel momento mi accorgo che sta avendo un'altra delle sue crisi d'asma. Sgrano gli occhi, avvicinandomi prontamente a lei e posandole una mano sulla guancia. Il mio sguardo puntato nel suo mentre le ripeto che va tutto bene, la sollevo tra le braccia e mi accorgo che è ogni volta più leggera. Lentamente mi siedo sul pavimento accoccolandola al mio petto e cominciando a canticchiare la nostra ninna nanna. Il respiro torna piano regolare, le sue braccia avvolgono il mio addome ed i suoi pazzi e ribelli capelli rossi sembrano cercare conforto dalle mie labbra. Li bacio una, due, forse tre volte e continuo a cantare a bassa voce ed a dondolarla.



POV VIOLETTA
Rimango ferma ed immobile in quella stanza, mentre gli occhi meccanicamente si alternano tra i due fratelli. Non so che fare, i miei piedi non accennano a muoversi da terra, e so bene di essere di troppo.
Rabbrividisco nell'ascoltare il tono di quella voce tanto arrogante ed irritante, e vederlo lì, indifeso, preoccupato mentre dimostra amore continuando a dire di non professarne.




POV DIEGO
Rabbia. Rabbia solo rabbia. Guardo delle mani stringerle la vita, ed è rabbia. Rabbia ed odio per qualcuno che non conosco. Mi avvicino, a passo spedito e con una forza sovrumana allontano le sue mani da quel corpo. Quel corpo che non dovrà appartenere mai a nessuno. Francesca aggrotta la fronte decisamente confusa, inconsapevole della tempesta che si sta scatenando dentro di me. Nuvoloni, lampi, tuoni, fulmini e saette. << Non toccarla. >> solo questo riesco a pronunciare prima di ricevere un'innocua ed inutile spinta da parte della corvina, mi spinge via più e più volte, senza ottenere risultati. << Non toccarmi, Diego, smettila di trattarmi come se fossi di tua proprietà. >> ringhia. Quel rossetto bordeaux sembrerebbe stonare sulle sue labbra, invece la rende bellissima, il mascara le fa le ciglia più grandi evidenziando i suoi enormi occhi verdi, i lineamenti del viso sorprendentemente spigolosi. << Cosa ti sta succedendo, Francesca? >> << Non mi succede un cazzo, ti voglio solo fuori dalla mia vita. >> << Come puoi volermi fuori dalla tua vita? Cosa ti succede, eh? Sono settimane che vai avanti così, non mi rivolgi parola, passi più tempo fuori casa che dentro, che ne hai fatto del: 'Non mi separerò mai da te, fratellone'? >> Dilata le pupille, quasi non ne distinguo le iridi, le narici si allargano, gli occhi sono scurissimi. << Per me tu sei morto. >> stavolta è il mio petto a gonfiarsi prepotentemente, quasi senza accorgermene avanzo pericolosamente verso di lei, spingendola contro ogni aspettativa contro la parete. << Non puoi odiarmi senza un perché. >> riduce gli occhi a due fessure posando le mani sui miei fianchi e premendo le dita in quella pelle sensibile. << ..e a te chi lo dice che io non ce l'abbia un perché? >> Lentamente seguo la linea del suo corpo soffermandomi sull'ombelico lasciato leggermente scoperto dal maglione che indossa. Le sue mani su di me, sono quasi più prepotenti della mia persona. << Dammi questo perché, allora. >> << Fottiti, Casal. >> fa per allontanarsi e scappare, nuovamente, dalla mia presa, ma prontamente la blocco. << Parla. >> << Ti odio, e questo non è solo un perché, ma anche un dato di fatto. Saccente e prepotente, odio i tipi come te. >> << Come puoi essere cambiata così tanto, Francesca? Mischiarti con persone che ti stanno rovinando la vita. >> scuoto il capo quasi indignato, il suo sguardo è agghiacciante << Solo perché ho un piercing, mi tingo le labbra e mi godo la vita? Io mi diverto, Dieguito, fattela anche tu una risata. >> << Smettila, rivoglio mia sorella. >> i suoi occhi si fanno chiari, limpidi, illeggibili. Strattona il suo braccio, allontanandosi di colpo. << Io non sono tua sorella. >>




POV VIOLETTA
<< Non tardare! >> esordisce il nonno gesticolando nervosamente con le mani, seguito ed appoggiato prontamente da zia Angie. Roteo gli occhi, sbuffando. << Voglio solo fare una passeggiata, e voi andate a letto presto. >> vedo le labbra della bionda aprirsi per dire qualcosa, ma la blocco << Ho le chiavi, non tarderò, voglio solo prendere una boccata d'aria fresca. >> e senza aggiungere altro li mando un bacio volante aprendo la porta e scappando letteralmente. Cammino lentamente per le strade di Buenos Aires, respirando un po' d'aria pulita e sentendomi libera. Una brezza leggera, mi fa rabbrividire facendomi stringere nel piumino che indosso. Lo tiro su fino a coprirmi labbra e naso, ed infilo il cappuccio. Cammino distrattamente, senza prestare attenzione a dove vado. Mi guardo attorno, vedendo gli alberi scompigliati dal vento, ed il cielo blu notte pieno di stelle, quella vista sembra farmi rilassare sommessamente, i miei occhi finiscono su una panchina e lo vedo. Sorseggia un'Heineken, per poi sigillare una sigaretta tra le labbra, lo sguardo vacuo e perduto. Indossa un giubbottino nero di pelle sbottonato, riesco ad intravedere una maglietta bianca ed aderente, mi chiedo come faccia a non avere brividi di freddo. Il jeans stretto che aderisce alle sue gambe toniche e le superga bianche. Mi avvicino, sorridendo divertita e rubandogli la sigaretta portandomela alle labbra. Aggrotta la fronte confuso, guardando il vuoto tra le sue mani ed alzando lo sguardo. << Sei anche una ladra adesso, Castillo? >> posa i gomiti sulle sue gambe aperte invitandomi con il capo a sedermi al suo fianco. << Hai scoperto il mio segreto, Vargas, dovrò ucciderti. >> ridacchiamo colpiti da un imbarazzante silenzio. << Non sei così male, sì insomma, quello che hai fatto oggi per tua sorella.. >> annuisco, incapace di trovare le parole giuste. << Non dire che sono dolce, perché non lo sono. >> volto il capo nella sua direzione, schiudendo la bocca e portandomi la sigaretta alle labbra. La nicotina scorre nelle vene. << Sei dolce. >> << Non sarei tanto dolce se ti prendessi qui, ora, in questo momento e su questa panchina. >> gli tiro un pugno leggero sul petto, scandalizzata dalla sua affermazione, arrossendo visibilmente. << Non puoi scherzare così con un'alunna, lo sai, vero? >> << In questo momento non sono il tuo professore, siamo solo un diciannovenne ed una mocciosa che si scambiano parole sconvenienti. >> << Sei dolce. >> ripeto ancora, scatenando in lui le reazioni sperate. << E tu sei irritante. >> << Tu, arrogante. >> << Odiosa. >> lo guardo stizzita gettando la sigaretta ed inumidendomi le labbra. << Devo andare, professore, se torno tardi mi metteranno in punizione. >> << Ti accompagno, ragazzina, non vorrei ti perdessi. >> << E se non gradissi la tua compagnia? >> si alza, lo sguardo fiero e divertito. << Se non la gradissi non staresti parlando con me, Castillo. >> Serro le labbra in una linea dura, alzandomi lentamente e cominciando ad incamminarmi, avverto i suoi passi dietro di me. << Comunque non puoi dire di non essere dolce, il modo in cui hai cullato tua sorella afferma il contrario. >> << Ed anche se lo fossi? >> << Smettila di irritarmi, hai un talento che ti dovrebbe essere riconosciuto. >> esclamo infastidita sistemandomi i capelli e sospirando. << Allora, come mai un ragazzo di diciannove anni con capacità e talento rifiuta una proposta importante ed allettante da Los Angeles per rimanere qui a Buenos Aires a fare l'insegnante? >> posso avvertire ogni suo singolo muscolo irrigidirsi. << Dove abiti? >> capisco fin da subito di aver scelto una discussione accesa ed un argomento toccante. << Lì infondo. >> gli indico la stradina di casa, mentre lui infilandosi le mani nei jeans annuisce avanzando in quella direzione. Di nuovo quel silenzio imbarazzante e sconveniente, non sono mai stata brava con le parole, e lui non è un gran chiacchierone. Roteo gli occhi, sorpassandolo e posandogli una mano sul petto. I suoi occhi scendono a guardare le nostri pelli a contatto, mi allontano quasi come se una potente e rovente scossa mi avesse presa con se. << Meglio che non ti avvicini, se mi vedono tornare con un ragazzo si faranno film mentali. >> << ..ma io sono un bravissimo, affidabile e responsabile ragazzo, ed in più sono il tuo professore di ballo, ti accompagnerò fino alla porta e mi assicurerò che tu vada a dormire per essere in forma durante la lezione di domani. >> ridacchia alla mia occhiata truce, mentre io mi stringo nelle spalle. << Dì un po', non stai gelando così vestito? >> << Sono un fuoco, non ho bisogno di calore. >> alzo gli occhi al cielo. << A domani, Vargas, sono arrivata alla base. >>




POV FRANCESCA
<< È lui? >> la bionda annuisce scostandoti una ciocca di capelli dal viso. << Sì, è lui, ma non devo fargli capire che sono qui per vederlo. >> << Forse se smetti di guardarlo come se fosse l'ultimo sopravvissuto ad una guerra mondiale con te, riuscirai nel tuo intento. >> << Senti, sorella, da quando esci in gruppo con quello Smith sei diventata insopportabile ed implacabile. >> Lambisco le dita, leggermente rinsecchite, con la punta della lingua sistemandomi i capelli disinvoltamente. << Buttati nella mischia, comportati da civetta, bevi un paio di cocktail e salutami Marco. >> sbotto sorridendole maliziosa. Sorpasso la folla creatasi al centro del locale, raggiungendo il bancone e lo vedo. Li vedo. Non ho nulla di quella donna. Ha i boccoli accentuati di un biondo ossigenato che non infastidisce affatto alla vista, le labbra sottili quasi invisibili colorate di un rosso fuoco, gli occhi azzurri come il colore del mare, ed un corpo quasi invisibile. Automaticamente i miei occhi scorrono sulla mia figura. Sono bassissima, mi dovrei considerare una nana, le mie labbra sono carnose e grosse, forse un po' troppo, ed il mio fisico non è scultoreo come il suo. << Cosa prendi? >> mi volto meccanicamente a guardare il barman << Qualcosa di forte. >> La gola brucia quando quel liquido scorre giù amaro e spietato, scorre fin dentro le vene, irradiandosi nelle ossa. Diego sembra svogliato, disinteressato. Si alza, ignorandola ed infilando una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans, afferra il pacchetto di Malboro uscendo dal locale. Lo seguo a ruota, dipingendomi sul viso un'espressione totalmente indifferente.
   
 
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