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Autore: SofyTrancy    19/07/2016    0 recensioni
Ciao a tutti!
Questa è una FF AU sul mondo di Bravely Default, raccontata alternamente dai quattro personaggi principali!
In questa storia troverete tutti i personaggi appartententi al gioco... in vesti molto diverse dalle loro!
Curiosi? Allora iniziate a leggere!
(ATTENZIONE: Possibili SPOILER per chi non ha finito COMPLETAMENTE il gioco.)
(Coppie principali: Ringabel/Edea e Tiz/Agnés)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agnés Oblige, Edea, Ringabel, Tiz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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~ Agnès ~

E se a Tiz...?
 

Quando arrivammo davanti al condominio dove Tiz e Ringabel abitavano, Edea suonò il campanello.

«Vi apro subito! Salite al terzo piano!» ci urlò Tiz dalla finestra.

La serratura scattò e io e Edea entrammo nel palazzo.

Tutto ad un tratto il cuore iniziò a battermi all'impazzata, accorgendomi che sarei entrata nella casa del ragazzo che mi piaceva, nella sua cucina, nel suo salotto, nella sua camera...

Le mie guance si infiammarono, quando il ragazzo aprì la porta del suo appartamento.

«Buongiorno ragazze!» ci salutò, osservandoci salire le scale.

«B-b-buongiorno...»

«Buongiorno!– rispose Edea –Ringabel?»

Tiz sorrise gentilmente, passandosi una mano tra i capelli.

«In questo momento è sotto la doccia, vado ad avvertirlo che siete arrivate se volete.» disse, dirigendo il suo meraviglioso sorriso verso la bionda.

Una strana sensazione si fece strada dentro di me.

Osservai il modo in cui i due si guardavano.

C'era troppa... fiducia.

«Possiamo entrare?» dissi, facendo riportare l'attenzione di Tiz su di me.

«Certo.» rispose lui, facendosi da parte e facendoci entrare.

Mi guardai intorno, esaminando la piccola stanza in cui ci trovavamo.

Un divano si trovava al centro del salotto, e davanti a esso vi era una grande televisione sopra ad un piccolo cassettone; sulla parete di fronte alla porta vi era una finestra che si affacciava sulla città e che illuminava l'intera stanza.

Posai lo sguardo su una delle foto che si trovavano sulla libreria accanto all'ingresso e sorrisi notando i due bambini (molto probabilmente Tiz e Ringabel) che, sporchi di terra, mostravano fieri il castello di sabbia che avevano costruito ad un terzo bambino seduto su una sedia a rotelle.

Passai velocemente lo sguardo nelle altre foto, notando lo stesso bambino che compariva insistentemente, sempre più stanco e sciupato... fino a quando scomparve del tutto.

«Tiz...» dissi, voltandomi verso di lui.

«Sì, Agnès?» chiese il ragazzo, smettendo di parlare con Edea e sorridendomi.

«Chi è ques...»

«TIZ! Hai visto il fon?»

La voce di Ringabel mi arrivò alle orecchie e l'albino entrò nel salotto con un solo asciugamano legato alla vita.

Arrossii, notando il suo petto completamente nudo.

«Oh, ciao ragazze!» ci salutò poi, portandosi una mano a sistemarsi il ciuffo bagnato.

«VA A VESTIRTI IDIOTA!» gli gridò Edea, rossa in volto.

«Come se tutto questo non ti piacesse Angelo!– le rispose lui in modo sarcastico, facendo l'occhiolino –La piccola Dea pare apprezzar...»

Il ragazzo dai capelli grigi lo colpì con un pugno sulla nuca.

«Tiz! Sei idiota? Mi hai fatto male!» si lamentò l'albino, voltandosi verso il coinquilino.

Quando incrociò il suo sguardo lo sentii deglutire.

«Va a vestirti.» gli ordinò questo, lapidario.

«Ma...»

«VAI!» disse con gli occhi che lo minacciavano di morte.

«V-va bene! Ma non arrabbiarti!» rispose allora Ringabel, uscendo poi dalla stanza.

«Tiz... non c'era bisogno di essere così duro con lui...» sussurrai, avvicinandomi al ragazzo.

Lui si voltò verso di me, scrutandomi con il suo meraviglioso sguardo.

Vidi il suo volto intristirsi.

«Capisco...– disse poi, distogliendo lo sguardo e iniziando a camminare verso la porta sulla parete di destra –Andiamo in cucina. E' pronto.» aggiunse poi, sparendo oltre la soglia.

Prima che potessi seguirlo Edea mi tirò una leggera gomitata.

«Che...?» chiesi, confusa.

«Fattelo dire, sei un'idiota.» rispose lei seguendo il ragazzo e lasciandomi sola senza spiegarmi cosa dovessi fare.

 

«Allora, su cosa dobbiamo lavorare?» chiese Ringabel, portandosi alle labbra gli spaghetti avvolti intorno alla forchetta.

«Dobbiamo scrivere le parole per una canzone.» risposi, assaporando il gusto del piatto cucinato da Tiz.

Spaghetti alla carbonara: mia mamma non me le avrebbe mai cucinati...

F-forse dovrei dirgli che mi piacciono?” pensai, quasi imbarazzata.

Dopotutto lo avrei reso felice...

«Tiz questi spaghetti sono buonissimi! Come hai fatto a farli così buoni?!»

Alzai lo sguardo, fissandolo su Edea che, quasi urlando, aveva esclamato quelle parole.

«Non esagerare Edea.– rispose lui, ridacchiando e arrossendo leggermente –Non è poi così difficile.»

«Dopo ti va di insegnarmi? Vorrei troppo riuscire a cucinarli anche io!»

Smisi di ascoltare, riprendendo a mangiare in silenzio.

Evidentemente avevo perso il momento di cercare di attirare l'attenzione di Tiz... e Edea era invece riuscita a coglierlo.

E se...

E se a Tiz piacesse Edea?”

Quel pensiero si fece strada nella mia mente, pietrificandomi.

Alzai lo sguardo e lo posai sul ragazzo che, rosso in volto stava spiegando il corretto modo di cucinare il piatto a Edea che stava prendendo appunti.

«E a te piccola Dea piace?– mi chiese all'improvviso Ringabel, sorridendomi –Le uova le ho scelte io! Quindi è tutto merito mio!»

Alzai lo sguardo, posandolo sull'albino.

«Non prenderti meriti di cose che non hai fatto.» lo rimproverò l'altro ragazzo, dandogli una leggera gomitata.

Mi feci scappare un risolino, notando come Ringabel stesse cercando di distrarmi.

«Sì, mi piace tantissimo.» risposi, sorridendo.

Le guance di Tiz si colorarono di un rosso fuoco, facendogli abbassare lo sguardo.

«G-grazie...» balbettò, ricominciando a mangiare.

Lo guardai confusa, mentre Ringabel mi faceva l'occhiolino.

Cosa voleva dimostrarmi...?

«Quale è il tuo piatto preferito?» mi chiese ad un certo punto Tiz, posando i suoi bellissimi occhi nei miei.

Arrossii anch'io, mentre i nostri sguardi si incatenavano.

«M-mi piace tantissimo il cibo piccante.– dissi, mentre sentivo le mie guance andare in fiamme –Soprattutto il pollo piccante...»

«Allora Tiz lo cucinerà stasera per te.» si intromise l'albino.

«Stasera?!» disse Tiz spaesato.

«Sì. Stasera.– ripeté con decisione Ringabel, voltandosi verso di lui –Visto che scrivere una canzone non è affatto facile, potete rimanere a cena e anche a dormire qui no? Io e Tiz dormiremo sul divano-letto.» aggiunse poi, tornando a guardare me e Edea.

I miei occhi si illuminarono.

Non avevo mai fatto un pigiama-party in vita mia.

«Io sotto il tuo stesso tetto non ci dormo.» disse prontamente la bionda, squadrandolo in malo modo.

«Non ti fidi di me nonostante ti abbia salvata? Così mi ferisci Angelo!» piagnucolò lui, attaccandosi al braccio dell'amico.

«Staccati idiota!– lo rimproverò lui, allontanandolo –La sua idea non è male comunque, lo terrò io sottocchio.» aggiunse poi, mentre con la mano sinistra teneva lontano l'albino e con la destra continuava a mangiare.

«Allora ci sto!» esclamò Edea.

«Anch'i...»

Le parole mi si bloccarono in gola, pensando a come mia madre mi aveva vietato di tornare a casa dopo le 6.

Tutta la mia felicità venne spazzata via.

«Io non posso...» sussurrai, trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi.

«Perché...?» mi chiese Tiz, con voce leggermente triste.

«Mia madre vuole che torni a casa entro le 6.» risposi io, cercando di sorridere, mentre in realtà morivo dentro.

«Non possiamo provare a convincerla?» mi domandò Edea, guardandomi in modo compassionevole.

«E' impossibile.– dissi ferma –Sarà per un'altra volta. Voi divertitevi, io vi raggiungerò domattina.» conclusi, alzandomi dalla sedia e mettendo il mio piatto sporco nel lavandino.

Complimenti Agnès, hai appena fatto in modo che Edea e Tiz stiano sotto lo stesso tetto per un'intera notte.” pensai, mentre mi dirigevo verso il mio zaino e iniziavo a tirare fuori i vari appunti che potevano servirci per scrivere la canzone.

 

Il resto della giornata passò troppo in fretta.

Quando ci alzammo dalla tavola erano ormai le 3 passate e iniziammo a fare i compiti seriamente solo da dopo le 4.

Alle 5:30, non avevamo neanche scritto un rigo della canzone ma Ringabel aveva insistito per scriverne una su un personaggio di un libro: una sacerdotessa che dopo aver perso tutto riusciva a trovare il coraggio di andare avanti grazie ai suoi nuovi amici.

Sorrisi, notando che da come la descriveva quella ragazza assomigliava tantissimo a me.

«Sicura che non puoi provare a chiamare a casa?» mi domandò Edea, accompagnandomi verso la porta.

«Meglio di no, mia mamma si arrabbierebbe solo.– risposi, aggiustandomi lo zaino sulle spalle –Per la canzone, voi stasera provate a buttare giù qualcosa, io farò lo stesso. Poi domani ne riparliamo.» aggiunsi poi, sorridendo.

«A domani allora Agnès...» mi salutò Tiz, leggermente giù di morale.

«A domani.» dissi, uscendo dall'appartamento mentre la porta mi si chiudeva alle spalle.

Iniziai a scendere i vari gradini, trattenendo le lacrime che ancora minacciavano di uscire.

Perché toccava a me soffrire tanto?

Perché quella donna non poteva capire che non poteva trattarmi così?

Perché quella donna non voleva capire che io non ero...

Scossi la testa, cercando di eliminare tutti quei pensieri negativi.

Dovevo continuare a stare al suo gioco.

Da quando Olivia era morta le ero rimasta solo io...

Ma ciò non vuol dire che io non possa vivere la mia vita!”

Tirai un calcio al lampione di fronte a me, e solo in quel momento mi accorsi che mi trovavo già in mezzo alla strada.

La prima lacrima iniziò a solcarmi il volto, seguita da una seconda, una terza, una quarta...

Non riuscivo più a sopravvivere in quella situazione.

Non potevo sempre fare solo quello che voleva farmi fare mia madre.

«Io non sono Olivia!» gridai, portandomi le mani al viso.

Perché doveva essere colpa mia se lei era morta?

Perché dovevo essere io la sua sostituta?

Cosa avevo da espiare? Cosa avevo fatto di male!?

Il suono della campana mi arrivò alle orecchie, facendomi capire che erano ormai le 6.

Mi asciugai in fretta le lacrime, iniziando a correre verso casa.

Non dovevo peggiorare ancora la situazione.

Se fossi arrivata in ritardo...

Decisi di non pensarci e continuai a correre.

Mancava poco a casa mia, solo pochi metri e avrei toccato il cancelletto.

Con un ultimo scatto entrai all'interno del vialetto, mettendo una mano sulla maniglia della porta di casa che si aprì all'improvviso.

«Sei in ritardo.» disse fermamente la donna di fronte a me.

Mi fermai, cercando di riprendere fiato.

«S-scusami.» riuscii a dire, poggiando il pesante zaino a terra.

«Fa niente. Sono solo pochi minuti.» rispose lei, posizionandosi la borsa da lavoro sulla spalla destra.

Che stesse... uscendo...?

«Dove vai...?»

«Dovrò star via fino a domani sera per problemi a lavoro, mi hanno chiamato 10 minuti fa.– mi spiegò lei con fare sbrigativo, sorpassandomi e dirigendosi verso la macchina –Ti ho lasciato la cena in frigo, per domani a pranzo puoi benissimo mangiare qualche cibo in scatola. Ricordati di chiudere bene tutte le porte e le finestre prima di andare a dormire.» aggiunse poi, aprendo la portiera.

«Tornerai domani sera...?» chiesi, incredula.

«Sì, te l'ho appena detto. Ci vediamo domani tesoro.» concluse, mettendo in moto e allontanandosi velocemente dall'abitazione.

Al mio cervello ci volle qualche minuto per elaborare ciò che era appena successo.

Se lei se ne era andata... io ero libera di...

Afferrai velocemente il cellulare, aprendo poi la rubrica e chiamando il numero da me desiderato.

Rispondi ti prego!”

«Agnès? E' successo qualcosa?» mi chiese la voce di Tiz.

«Posso venire! Tiz, posso venire!» esclamai io, mentre il cuore mi batteva forte nel petto.

Finalmente ero libera di fare un qualcosa che da anni desideravo.

   
 
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