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Autore: Recchan8    20/07/2016    4 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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La prima cosa che Kunibert fece una volta terminate le lezioni fu andare al centro piercing in Via Massaneo per farsi i buchi alle orecchie. Dacre aveva provato a dissuaderlo, continuando a insistere sul fatto che “gli orecchini sono sempre stati da finocchi”. Kunibert non gli aveva dato ascolto; sentiva il bisogno di possedere qualcosa che lo avvicinasse il più possibile all'uomo che era nella sua vita precedente. Kunzite aveva due bellissimi pendenti argentati e Kunibert, non appena si fosse levato gli orecchini chirurgici, se ne sarebbe comprato un paio il più possibile simile a quelli che aveva visto indossare al suo riflesso.
Nonostante fosse completamente contrario a quella improvvisa decisione, Dacre aveva accompagnato l'amico al centro piercing; sperava che la vista della pistola avrebbe fatto scappare Kunibert con la coda tra le gambe. Purtroppo per lui, serviva ben altro per spaventare l'amico dai nervi d'acciaio.
-”Belli, davvero”- commentò sarcasticamente Dacre una volta che furono usciti dal centro piercing.
Kunibert si toccò i lobi delle orecchie in fiamme e si strinse nelle spalle. Che lo prendesse in giro quanto voleva, tanto a lui non importava. Dacre non poteva capire. Guardava la propria immagine riflessa nelle vetrine dei negozi di Via Massaneo e sorrideva sommessamente. Nei suoi occhi grigi brillava una fortissima luce, la determinazione di un valoroso comandante deciso a ritrovare i compagni perduti.
-”La pianti di fissarti?”- lo riportò alla realtà la voce scocciata di Dacre. -”Come sei vanitoso! Peggio di una ragazza!”-.
-”Sei invidioso?”- lo punzecchiò Kunibert assottigliando gli occhi.
Dacre fece schioccare la lingua e scosse la testa.
Lui invidioso di Kunibert?
Assolutamente sì.
A Dacre non era mai andato giù il fatto che ogni donna che i due ragazzi conoscevano sembrava avere occhi solo per Kunibert, per i suoi capelli argentati, per il suo sguardo di ghiaccio, per il suo fisico atletico e per i suoi modi impeccabili. Quando era in sua compagnia, Dacre svaniva. La luna aveva deciso di benedire Kunibert con la sua luce argentata e a Dacre era concesso solamente di vivere nascosto nella sua ombra.
-”Dovresti imparare a essere un po' più umile”- borbottò il ragazzo moro.
Kunibert non capì. Gli lanciò un'occhiata interrogativa, ma Dacre la ignorò e tornò immediatamente a essere la solita persona col sorriso stampato sulle labbra.
L'ombra appena passata nello sguardo di Dacre non sfuggì agli occhi di Kunibert. Il giovane dai capelli argentati provò a instaurare con lui un contatto visivo, ma fu tutto inutile; gli occhi di Dacre erano sfuggevoli come non lo erano mai stati. Kunibert fu tentato di piantare i piedi per terra e di obbligarlo a vuotare il sacco, ma sapeva che sarebbe stata solamente una perdita di tempo: Dacre era un ragazzo dannatamente cocciuto.
I due amici, una volta giunti in fondo a Via Massaneo, si salutarono: Dacre girò a destra, attraversò il Ponte della Perdita e si tuffò nel Viale delle Tacce, un lungo viale alberato che costeggiava il fiume Benno; Kunibert, invece, girò a sinistra, percorse Via dei Licei e passò davanti all'entrata del bar La Cartella. Lanciò una rapida occhiata dietro al bancone e storse un poco la bocca quando vide quel ragazzo castano intento a preparare due caffè a una coppia di turisti. Il ragazzo in questione, avvertendo una strana presenza, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi grigi di Kunibert. Sorrise.
-”Ciao Generale!”- lo salutò sventolando una mano.
Kunibert, leggermente stizzito, ignorò la presa in giro del ragazzo e se ne andò, le mani ficcate nelle tasche dei jeans.

 

 

Tutte le mattine, dal martedì al venerdì, Nehemias, una tazzina da caffé in una mano e un panno pulito nell'altra, osservava Dacre e Kunibert trovarsi, salutarsi e incamminarsi verso l'università. Corso Nazionale e La Cartella erano luoghi situati in posti turisticamente strategici; la quantità di persone che Nehemias vedeva ogni giorno era impressionante. Non dotato di una memoria fotografica e noto tra i colleghi per il suo atteggiarsi da superiore e da uomo vissuto, solo un volto si era da sempre distinto in mezzo alla folla e si era impresso nella sua mente: quello di Kunibert. Nehemias non sapeva spiegarne il motivo, ma, da quando lo aveva visto per la prima volta, ogni volta che lo incontrava avvertiva un fastidiosissimo senso di déja-vu; la mente gli si annebbiava per qualche secondo, lo stomaco veniva attanagliato da una dolorosa morsa, e un rivolo di sudore freddo gli correva lungo la schiena. Nel corso dei giorni aveva imparato a nascondere questo suo senso di disagio dietro a una ben costruita facciata di goliardia, ma il viso di Kunibert, con i suoi risoluti e altezzosi occhi grigi, lo perseguitava anche nei sogni, insieme a una delicata ma autoritaria voce.
...Con la rinascita di questo mondo dona a voi, tristi anime, una seconda possibilità”.
Anche quel pomeriggio, intento a servire due clienti, aveva dovuto fare il possibile per non mostrare il proprio turbamento causato dalla vista di Kunibert.
La situazione stava cominciando a essere davvero pesante.

 

 

Ricordava tutto.
Tutto.
Quella maledetta e fatale notte di terrore in cui un fiume di sangue scarlatto aveva inondato e macchiato la splendida terra argentata del Silver Millennium e il fertile e rigoglioso terreno del Golden Kingdom, quando il cuore spezzato di una donna terrestre era diventato il triste ma potente ricettacolo dell'entità malvagia che aveva condotto tutti alla morte. Come aveva potuto dimenticare le grida dei due popoli trucidati da una furia inaudita? Come aveva potuto dimenticare quel raggio di luce che correva lungo la lucida lama della spada che aveva trafitto il petto del Principe Endymion? Adesso, la folle risata sguaiata di Beryl risuonava nelle sue orecchie. La Principessa Serenity si suicidò, perché una vita vissuta senza Endymion non era degna di essere chiamata tale. Uno a uno aveva visto i suoi compagni cadere, divorati da un ammasso di corpi e da un torrente di sangue. A nulla valsero gli sforzi delle protette dei pianeti, le belle guerriere che vestono alla marinara: anche loro, giovani donne nel fiore degli anni, perirono sotto i colpi scatenati dall'entità malvagia Queen Metallia. Solo alla Guerriera dell'Amore e della Bellezza fu concesso qualche attimo di vita in più. Davanti ai suoi occhi passarono delle immagini che non avrebbe mai voluto rivedere: mani tremanti di rabbia, lacrime cristalline su guance sporche di sangue, labbra rosee contratte in una smorfia di odio; una donna demoniaca trafitta dalla Spada di Cristallo d'Argento Illusorio e lei, la sua dea che si voltava a guardarlo per l'ultima volta.
Come aveva potuto farle poi del male? Come avevano potuto, lui e gli altri tre Generali Celesti, farsi manipolare dalla reincarnazione della bestia che aveva distrutto il loro regno? Come avevano potuto macchiare così l'onore del loro principe e della Regina Serenity, colei che aveva loro concesso la reincarnazione?
Kunibert, steso sul letto, incrociò gli avambracci sul volto e pianse. Le lacrime che gli rigavano il viso erano piene di rabbia e frustrazione.
Non ti domandi per quale motivo la tua anima sia stata richiamata sulla Terra una seconda volta?”, si insinuò dolcemente nella sua mente la voce di Sailor Saturn. “Quale infausto evento si sia presentato?”.
-”Ti supplico di parlarmene”- mormorò Kunibert.
Fu la venuta dell'invasore Master Pharaoh 90. La risonanza dei tre Talismani mi evocò. Il destino della Terra era stato scelto. Ruotai la mia falce, Silence Glaive, verso il basso, e la Terra venne distrutta e ricreata. E' questo il mio dovere in quanto Guerriera della Morte e della Rinascita”.
L'immagine del corpo dei suoi cari dilaniato e distrutto da forze oscure si piantò nella sua mente. Kunibert serrò la mascella e ricacciò indietro le lacrime. Chissà se Venus, almeno quella volta, era morta col sorriso sulle labbra...
Vi ho concesso una nuova possibilità perché siete anime degne di lode. Volgi lo sguardo al presente, Kunzite, perché i tuoi compagni sono più vicini di quanto tu possa immaginare”.

 

 

 

 

 

   
 
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