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Autore: JPablo99    21/07/2016    0 recensioni
Badass Crew. Un motto, uno stile di vita, una banda di fratelli. La storia di cinque ragazzi di Roma Nord, fra Rap, le canne, tutto in memoria della morte di un amico, anzi di un fratello.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

Erano saliti in cima a tutte le scale del palazzo, ma ora erano bloccati da una maledettissima porta che era bloccata da un lucchetto. Serviva qualcosa per forzarla. Due di loro erano scesi di corsa per cercare qualcosa per forzarlo, ormai erano dieci minuti ancora niente. Ne erano rimasti tre vicino alla porta chiusa, erano impazienti. Uno di loro aveva un busta di plastica in mano, mentre gli altri due chiacchieravano.

Sentirono il rumore di chi correva per le scale, la conversazione finì e uno dei due si rivolse al ragazzo con la busta

Avevano il fiato corto dato che si erano fatti di corsa dieci piani di scale, ma anche perchè canticchiavano una canzone del rapper preferito del gruppo: Sempre in giro di Gemitaiz.

disse il primo che arrivò, sventolando una tenaglia grigia. Aveva la barba ben curata e i capelli molto corti, si chiamava Gianmarco. Arrivò dietro di lui arrancando il secondo, Luca.

Gianmarco fece il segno di levarsi a tutti quanti e si mise subito in prima linea per spezzare il lucchetto. L'operazione durò qualche minuto in più del previsto ma, quando lo forzò fece entrare tutti i compagni per prima e lui aspettò, si chinò in basso e prese il lucchetto appena spaccato in mano, lo rigirò un paio di volte e se lo mise in tasca come fosse un bottino di guerra.

Gli altri gli avevano lasciato il posto vicino a Flavio, il suo migliore amico, praticamente suo fratello. Si misero seduti lì, al bordo della terrazza del palazzo più alto di Casal de Pazzi. Flavio, Gianmarco, Luca, Alessio e Edoardo. Una banda di amici, che si erano conosciuti alla squadra della parrocchia, ma non erano propriamente ragazzi di chiesa, che fumano, amano il rap e vivono essenzialmente insieme. Dal bordo di quel palazzo che dava la panoramica di Talenti, Flavio tirò fuori dalla busta di plastica un truzzo, l'aggeggio che serva a macinare l'erba, e una bustina con dentro una mezza d'erba. Si fece dare la cartina lunga da Alessio e si mise a farla. Rollare una canna era uno dei suoi passatempi preferiti, era un procedimento metodico, paziente e preciso. Apriva la cartina, prendeva un filtro o se ne faceva uno con qualcosa, solitamente un pezzo del pacchetto di sigarette, macinava l'erba con il truzzo, metteva l'erba nella cartina, tabacco, girava, leccava, bruciava la carta in eccesso, prendeva l'accendino, s'appicciava la canna e solitamente il primo tiro era secco, diretto, è corto. Venne fatta girare, a turno, tutti (tranne Edoardo, l'unico ragazzo che non fumava erba, ma non dategli mai in mano una bottiglia di Malibù) si fecero un tiro e guardarono le luci di Roma che si spegnevano. Era l'una di notte di una domenica di fine maggio, la scuola era praticamente finita e sti cazzi se domani si sarebbero alzati come dei zombie.

esclamò Luca. Per lui, era estremamente emozionante e adrenalinico, stare lassù con i piedi a mollo nell'aria, con il vento che ti accarezza perchè lui era un miracolato. All'età di sei anni, cadde dal balcone del terzo piano della casa di sua nonna per prendere un piccione e, miracolosamente a detta dei medici, si era rotto solamente un braccio e non aveva avuto danni gravi. Il suo braccio però non è totalmente guarito, non può a 180 gradi ma si ferma a 160 e per questo ha 1% di handicap, dato che è suscettibile a prese in giro di amici.

aggiunse Alessio che alitò in faccia a Edoardo la boccata d'erba

La canna fece il suo corso e tornò dal suo rollatore Flavio che si lasciò andare facendo un secondo tiro completamente di diverso dal primo. Diceva che una canna andava assaporata al secondo tiro non al primo, che l'erba più buona, quella di qualità sta al centro. La seconda boccata era quasi eterna, respirava erba e aria contemporaneamente, entrava in circolo nei polmoni, si girava tutto il corpo ed usciva. Sugli occhi di Flavio scese una leggera nebbiolina, quasi un velo. Che sensazione magnifica! Nel frattempo che Flavio toccava il suo nirvana, Edoardo, suo compagno di banco, collegò il suo telefono alla cassa verde portatile della HP e mise la musica. Di chi?? Di Gemitaiz, naturalmente. Il loro artista preferito. Saltò la prima canzone, per mettere la seconda canzone, la canzone che mettevano in questi momenti, la chiamavano “la canzone della fattanza” o “il pezzo dello sfascio” perchè sostanzialmente sulle note di Bene, l'essere fatti ci calzava a pennello.

disse Gianmarco a Flavio, mentre l'arpeggio della canzone iniziava. Gianmarco era il beatboxer del gruppo, aveva un talento pazzesco ed è fantastico sentirlo. Per esempio, il suo pezzo forte è l'ingresso nella discoteca, dove tu senti all'inizio la musica a basso volume e il rumore del biglietto staccato, piano piano che ti avvicini la musica sale, fai gli ultimi scalini per entrare in pista e poi parte la musica a palla come fosse un cd.

disse Edoardo e Flavio insieme. Ci fu un attimo di silenzio, terrificante, si guardarono tutti ed urlarono al cielo in coro e si misero a ridere tutti per un paio di minuti. Il Mado era il loro trademark, era ciò che li distingueva, la parola con cui aprivano e chiudevano una frase, una battuta, un gioco fra loro. Nel loro Mado si racchiudeva tutta loro amicizia e chiunque passi un'po di tempo viene contagiato da questo modo e dal loro tono di voce che parte basse e finisce stridulo per prenderti in giro.

Dopo le risate, la discussione si spense. Al contrario venne accesa un'altra canna e venne fatto un intero giro e quando Flavio espirò il suo secondo tiro venne chiamato da Alessio.

rispose Flavio con un occhio chiuso per mettere a fuoco il compagno.

Passò anche qui un paio di attimi di silenzio finché Alessio esclamò singhiozzando, poi fece un paio di colpi di tosse finché non iniziò a ridere. Flavio fece capolino e lo vide che si stava ribaltando e scoppiò a ridere anche lui. E come un domino, la risata coinvolse tutti e si concluse con un paio di mado infilati consecutivamente.

Mado che serata!

Mentre la musica continuava ad aleggiare nell'aria, i cinque ragazzi continuavano a sparare cazzate e a ridere. Si erano fatte tipo le tre e mezza di notte, nell'aria riecheggiava Quello che mi chiedi e Flavio si alzò e si allontanò dal cornicione, si abbassò per allacciarsi le scarpe, ritornò in piedi, si batté la mano sul petto, proprio sopra il cuore, si baciò il dorso della mano e poi indicò il cielo e si fermò. Si alzò Gianmarco e ripeté lo stesso rituale e a turno tutti i ragazzi su quel tetto lo fecero finché si trovarono tutti in piedi abbracciati come una squadra mentre canta l'inno. Si sciolsero insieme dall'abbraccio, si presero per le mani, fecero tre passi, si misero in piedi proprio dove pochi minuti prima erano seduti, al limite del cornicione, si affacciavano sul baratro, sul nulla, sull'aria che li avrebbe trasportati giù in un attimo in una spirale di morte. Non gliene fregava niente a nessuno. Avrebbero sempre vissuto, al limite. E se sarebbero morti, sarebbero morti con i propri fratelli. Presero una boccata d'aria, si lanciarono delle occhiate furbe. E alle 3.48 della domenica 29 maggio 2016 strinsero la presa delle mani e urlarono forte, con tutto il fiato che avevano, a squarciagola risuonò come un fendente nella notte romana. Dopo l'urlo ognuno faceva qualcosa, chi tirava una bestemmia sommessa, chi sputava giù verso la strada, chi sbuffava, chi mandava a fanculo il cielo come un gesto simbolico. Erano tutte imprecazioni contro la morte. Erano stati vicini alla morte e al baratro e ora erano lì a raccogliere le loro cose, pronti per tornare a casa.

Uscirono dalla porta e Flavio rimase per ultimo in piedi sulla cassa che si trovava a destra della porta.

disse Luca, mimandogli con le mani il gesto di andare via.

gli rispose, salto giù dalla cassa, si portò un dito sulla bocca e disse <è per Lorenzo>

Uscì dalla porta che si richiuse con un tonfo.

Mado che serata!

 

   
 
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