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Autore: funny1723    21/07/2016    2 recensioni
Athelnar!AU in cui Athelstan vuole farsi un tatuaggio e Ragnar è il tatuatore.
Dal testo:
"Athelstan maledì per l'ennesima volta i suoi compagni di seminario mentre aspettava l'arrivo del proprietario del negozio."
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Athelstan, Ragnar Lothbrok
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DI TATUAGGI E TATUATORI






Athelstan maledì per l'ennesima volta i suoi compagni di seminario mentre aspettava l'arrivo del proprietario del negozio. 
Quando, la sera prima avevano deciso di svagarsi un po' (come lecito fare alla loro età), Athelstan non si era certo aspettato quello. Non che non avesse mai scommesso in vita sua eh, solo che non si era mai trovato a dover pagare un prezzo del genere per la sconfitta. 
E tutto perchè si era rifiutato di rubare le mutandine della madre superiora (che poi di "ino" la donna aveva ben poco a dirla tutta). 
Insomma, però, costringerlo a farsi fare un tatuaggio per quello era cattiveria pura. E poi per l'amor del cielo, erano aspiranti preti loro, mica goliardici universitari costantemente ubriachi! 
Athelstan sospirò. 
Okay, si disse, se non arriva nessuno entro cinque secondi me ne vado. Dopotutto nel caso sarà stato il Signore a volere così, non io
Aveva già la mano sulla maniglia della porta quando sentì un rumore provenire da dietro al bancone. 
Quando si girò si disse che forse qualcosa il Signore gliel'aveva mandato in fin dei conti. 
Davanti a lui, pigramente appoggiato al bancone, vi era un uomo che pareva essere la reincarnazione vivente di un dio vichingo sceso in Terra. Non che Athelstan credesse agli dei vichinghi o alla reincarnazione o buon Dio, i suoi muscoli non potevano essere legali. 
Insomma e andiamo, tanta perfezione concentrata in una sola persona era quasi ridicola (ad Athelstan, però, non veniva affatto da ridere, anzi). 
"Posso esserti utile?" 
Il cuore del seminarista perse un colpo nel sentirgli pronunciare quelle parole. Il modo in cui arrotava la "r", come se ne assaporasse il suono, era a dir poco divino.
Athelstan si sentì scuotere fin nelle ossa da sensazioni che mai aveva provato prima. Sensazioni che non gli era più lecito provare.
"Ehm, sì ecco, pensavo di farmi un tatuaggio." 
L'uomo accennò un sorriso. 
"Avevi già qualcosa in mente?"
Athelstan battè le palpebre, accigliato. 
Ora che ci ragionava bene si rese conto che in effetti era andato lì senza neanche sapere cosa farsi tatuare...O dove. Probabilmente l'uomo capì la sua difficoltà, perchè aggiunse: "Se non hai ancora pensato a cosa fare puoi sempre sfogliare uno dei nostri cataloghi o magari ti posso dare un consiglio io." 
Athelstan ingoiò a vuoto. 
"Non saprei..." 
Si battè un indice sul mento, pensieroso. 
"Di sicuro niente di troppo vistoso."
Il tatuatore sorrise di nuovo. 
"Se posso permettermi, non sembri esattamente un tipo da tatuaggi..." 
Athelstan arrossì lievemente. 
"Ho perso una scommessa." 
"Ah, ora si spiegano già molte più cose." 
Athelstan corrugò la fronte. Cose? Quali cose? 
"Universitario?" 
Scosse la testa. 
"Seminarista." 
L'uomo scoppiò a ridere. 
"Sei un prete, dunque!" 
Aveva gli occhi velati dalle lacrime. 
"Athelstan." 
"Come?" 
Si passò una mano sul viso nel vano tentativo di ricomporsi.
"Mi chiamo Athelstan e per ora sono solo aspirante prete. Tu invece sei...?" 
Il tatuatore sorrise di nuovo, ignorando deliberatamente la sua domanda. 
Lo squadrava famelico. Athelstan spostò il peso da un piede all'altro.
Nessuno l'aveva mai guardato in quel modo. 
"Allora, prete, sai almeno dove vuoi fartelo, questo tatuaggio?"
Mosso da orgoglio, Athelstan si sollevò un angolo della maglia, scoprendo così il fianco candido.
"Qui." 
L'uomo si fece passare la lingua sulle labbra, facendo sentire Athelstan se possibile ancora più a disagio. 
Stava per riabbassarsi la maglia, quando le dita dell'uomo lo fermarono. Con una delicatezza che stonava con la sua figura possente, il tatuatore fece passare le dita su e giù lungo il suo fianco.
"Potresti farti una croce non più grande di tre centimetri." 
Athelstan trattenne il verso di disapprovazione che minacciò di sfuggirgli quando l'uomo tornò al suo posto dietro al bancone, staccando così le mani dal suo corpo. 
"Allora?" 
Athelstan si ritrovò ad acconsentire quasi in trance. E fu sempre in quello stato che prese un appuntamento per la settimana seguente. 
Quando arrivò alla porta la voce dell'uomo lo fermò. 
"Io sono Ragnar, comunque." Athelstan non ebbe il bisogno di girarsi per sapere che stava sorridendo di nuovo. 


 
   
 
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