Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Jessie    21/07/2016    2 recensioni
La prima cosa che vidi nella frazione di secondo in cui la figura si fermò, improvvisamente, a qualche metro da me, fu una copia venuta male di Edward.
Il millesimo di secondo successivo mi accorsi che era un uomo che non avevo mai visto prima. [..]
«Dove hai preso quell’anello?» domandò all’improvviso guardingo.
Spostai sorpresa lo sguardo verso il punto in cui si era fissato il vampiro. Il diamante incastonato all’anello di fidanzamento della madre di Edward scintillava al tenue riflesso del sole che filtrava appena tra le fronde degli alberi.
«È.. il mio anello di fidanzamento..» mormorai colta alla sprovvista.
«No. Quell’anello apparteneva a mia moglie. »
.
E se il passato di Edward Cullen tornasse a fargli visita in modo inaspettato? A distanza di tre anni dalla nascita di Renesmee, la famiglia Cullen, Jacob, Seth e Leah avranno a che fare con una nuova città, un nuovo branco, un nuovo ibrido, una neo-strega e nuove battaglie..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Senior Masen, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Seth Clearwater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.12
Origliare

 
 
 
Interagire con un nuovo branco fu più facile di quanto ci aspettassimo.
Nonostante i primi momenti di imbarazzo – durante i quali avevamo fatto sbrigative presentazioni ed il gruppo dei nuovi mutaforma restava compatto a squadrarci – l’entusiasmo di Edward Masen, la tranquillità del ragazzo di nome Trenton, nonché le battute dell’enorme Jaxen contribuirono a rompere il ghiaccio.
Quell’unione mal assortita di vampiri e mutaforma di etnie diverse sembrava bilanciarsi nel modo migliore, come una di quelle grandi famiglie da sitcom americana. Zachary e Justin, erano il ciclone che sconvolgeva ciò che trovava sul proprio passaggio, e di tanto in tanto si trascinavano dietro Jaxen, come un bambino troppo cresciuto. Malgrado l’aria da ragazzo di strada, si dimostrò un bontempone sempre pronto a raccontare aneddoti o a scherzare. Anche Jocelyn, con il viso duro e i suoi lineamenti nordici da amazzone di porcellana – qualche volta mi ricordava Rosalie – era in realtà molto materna e gentile, soprattutto con Renesmee, della quale sembrò innamorarsi immediatamente. Erano bastati un sorriso pieno di fossette e qualche domanda sulla sua trasformazione da lupa che Josie non l’aveva mollata un secondo, tenendola per mano a seguire le scie di lucciole che apparivano e scomparivano ai bordi della foresta: contrariamente a quanto accadeva quando era con Rosalie o chiunque di noi, gli animali non tendevano a dileguarsi in un baleno mentre la mutaforma si avvicinava e le insegnava come acchiapparle. All’inizio non ero serena all’idea di lasciarla mano nella mano di una sconosciuta; tuttavia, quando i due diabolici gemelli si erano messi a far caciara per confondere le lucciole e l’avevo sentita ridere di gusto, mi tranquillizzai.
I più pacati ed immediatamente cordiali, sia tra di loro che con noi, erano Trenton e Kala, che avevano cercato di coinvolgerci facendo qualche timida e rispettosa domanda. Non c’era motivo di non andare d’accordo con quei due, che sembravano sortire lo stesso effetto di tranquillità su Jaxen e Josie. Infatti, se separati erano giocosi ed allegri, insieme parevano irritarsi all’ennesima potenza. C’era sempre qualcosa che usciva dalla bocca di Jaxen che infastidiva Jocelyn e viceversa. Eppure non li vedevo mai ad un raggio di distanza superiore di un metro l’uno dall’altra. Mi ricordavano un po’ una vecchia coppia di coniugi che battibecca furiosamente ma non riesce a fare a meno l’uno dell’altro. O forse, nel loro caso, come due fratelli che esprimono il loro affetto latente a suon di dispetti e pizzicotti. In qualche modo sembrava che, nonostante tutto, quella bizzarra famiglia riuscisse a stare molto bene insieme.
Per quanto riguarda noi Cullen, era semplice superare l’ostilità di Rosalie attraverso l’umanità di Carlisle ed Esme. Sospettai che anche Jasper avesse fatto del suo meglio, malgrado Makeda non avesse lanciato nessuno sguardo omicida nella sua direzione. Sembrò, anzi, ammorbidirsi molto mentre chiacchierava senza sosta con Seth e i suoi. Di sicuro il fatto che  ci fossero ben tre mutaforma insieme a noi aveva giocato a nostro favore; l’appetito di Seth e Jacob si accordava benissimo con la fame  vorace di tutti gli altri, che ben presto presero a chiacchierare con loro.
Quella più a disagio, come al solito, era Leah.
Mi fu difficile capire il perché, mettendo da parte il fatto che un branco di mutaforma ancora una volta stesse sancendo una tregua con noi succhiasangue. Jacob mi aveva detto che era sempre stata convinta di essere l’unica donna-lupo, e trattava se stessa come una specie di errore genetico. Pensai che, aver scoperto le proprie radici ed aver trovato il primo gruppo misto, capitanato per giunta da una donna, potesse essere un’ottima notizia. Eppure restava sempre un po’ ai lati, in disparte, seguendo in parte suo fratello, in parte la linea degli alberi. Quando Kala e Jocelyn – che erano rientrate in casa per un po’ ad impiattare le torte insieme a Makeda – uscirono fuori e si unirono a Jaxen e Trenton, scherzando e ridendo, la vidi guardarli a lungo, con un misto di amarezza ed apatia negli occhi che non riuscii ad interpretare. Chiese il permesso di utilizzare il bagno poco dopo e, per quello che notai, concentrata com’ero sui nuovi membri e su Edward e mia figlia, non la vidi rientrare.
A dispetto di questo e delle parole catastrofiche di Makeda, comunque, la serata tutto sommato andò liscia, e le formalità si sciolsero in fretta, tanto che mi misi a giocare con Renesmee ed i gemelli.
Mi divertii molto – Zac e Justin in fondo erano molto più innocui di quello che pensassi – ma riuscii  naturalmente ad imbrattarmi il vestito che mi aveva prestato Alice. A giudicare dalla sua espressione truce, non mi avrebbe mai perdonata se non fossi riuscita a mandare via la macchia.
Chiesi il permesso di utilizzare un lavandino e un po’ di sapone o di sgrassatore e Makeda m’indirizzò verso una casupola di legno sul retro, che doveva essere una specie di attrezzaia. Lì forse avrei trovato qualcosa, mi disse. Di entrare in casa, per noi vampiri naturalmente, non se ne parlava..
Annuii e mi diressi là dentro passando attraverso le fila di alberi laterali fino a raggiungere la parte della foresta che si affacciava sul retro ed inghiottiva parte di quella specie di capanno di legno.
Una volta accesa una debolissima luce quasi inesistente, mi accorsi che si trattava di una dependance in miniatura. C’era un vecchio materasso appoggiato in verticale al muro e quella che pareva un cucinotto che dava sullo spiazzo di giardino che confinava con la foresta, sul quale si affacciava il retro della cucina che stava in casa, da quel che si poteva intuire.
Presi un po’ d’acqua e mi misi al lavoro trovando una vecchia saponetta. Riuscii a smacchiarlo alla bella e meglio, per poi avviarmi per tornare indietro. I miei occhi notarono la pila di piatti di plastica ammassati sul piano – gli stessi che avevano usato poco prima – e una serie di ciotole e posate accantonate da lavare. Sospirai: erano anni che non pulivo così tanta roba. Forse se avessi dato una mano avrei dimostrato di non essere così pericolosa..
«Tu sei Leah, giusto?»
Mi accostai alla finestra nel momento in cui le mie orecchie avevano avvertito pronunciare quelle parole. Era la voce di Ashley.
Notai solo allora, sbirciando da dietro la tendina mezza raccolta al margine, che c’era Leah, seduta sui gradini del piccolo porticato che dava sulla foresta. Mi aveva vista?
Parve di no.
Vidi la licantropa che ci odiava voltarsi a verso la Capo-branco, che era giunta dal lato del giardino. La sua espressione s’indurì annuendo.
Noncurante di questo, quella donna alta si avvicinò a passi lenti e si sedette sullo scalino di fianco a lei.
«Ho notato che sei qui tutta sola, mi domandavo se ci fosse qualcosa che non andava.»
Leah scosse la testa guardando dritto davanti a sé con aria spenta. Ma accennò un sorriso.
Questo mi stupì molto.
«I vampiri non ti piacciono.» sentenziò  Ashley con aria divertita.
«Be’ è nella mia natura..» rispose Leah inarcando un sopracciglio. Eppure non c’era traccia di aggressività nelle sue parole.
 Un bel cambiamento.
«È vero. Ma non sono tutti uguali. I Cullen sembrano a posto, o non saresti qui.» disse con serenità.
Leah fece una smorfia con la bocca:«Non sono qui per loro ma per il mio branco. E poi..»
«E poi puzzano»
«Puoi dirlo forte»
Le due si osservarono per un attimo in quel lampo di intesa e poi sorrisero. Ashley scosse appena la testa:«Non sono mai stata tanto a lungo con tanti vampiri tutti insieme. Solo con Edward, e alla sua puzza sono abituata. – alzò gli occhi al cielo – ora capisco cosa prova lui quando entra in casa mia, perlomeno.»
«Immagino vi conosciate da parecchio, per affermare una cosa del genere..» ribatté Leah con una vena di sarcasmo. Storse il naso e immaginai stesse pensando al ricordo della prima volta che aveva mai annusato odore di vampiro. La imitai: nemmeno loro profumavano esattamente come un cesto di rose.
«Dal 1927, anno più anno meno.»
Leah trasalì per un istante ed io non potei fare a meno di sgranare gli occhi.
 1927.
Questo significava che era rimasta in quella forma per molto più di ottant’anni?
«È un sacco di tempo per un essere umano.» mormorò Leah con sguardo assente.
«Sì, per un essere umano lo è.»
«Già, credo sia improprio considerarsi esseri umani..» disse la quileute, mentre un velo di tristezza le scendeva sugli occhi.
Non conoscevo molto Leah, e quel lato più intimo di sé mi incuriosiva. Jacob sembrava a suo agio con lei, mi aveva detto che era stata un’ottima compagna, malgrado gli sbalzi d’umore, ma non mi capacitavo di cosa ci trovasse di simpatico. Realizzai che noi eravamo vampiri, e la sua guardia, quando eravamo presenti, era sempre alta..
«Non lo è affatto. – disse con gentilezza Ashley prima di sospirare – È che.. Non mi sento più molto umana. Immagino che quando si vive tanto a lungo qualche pezzo di umanità vada perduto.»
Gli occhi cristallini di Ashley parvero fissare intensamente un gruppo di stelle luminose. Il suo sguardo sembrò riempirsi di amarezza, come portassero un grosso peso nascosto.
«E perché non hai smesso di trasformarti in un lupo?» domandò Leah accigliandosi.
Ashley non rispose, ma, aggrottando la fronte in uno sforzo di concentrazione, continuò a fissare le stesse stelle così profondamente da poterle bruciare.
Era sofferenza, la riconobbi bene.
«È complicato. » sputò fuori telegrafica.
Mi aspettai di vedere il tremolio familiare che avevo sempre notato in Jacob quando la conversazione prendeva una brutta piega, e, nel modo in cui Leah la studiava, immaginai che si aspettasse la stessa cosa. Invece si manteneva ferma, senza tremare, perfettamente padrona di se stessa. Ciò che provava le stava scuotendo le viscere, era evidente. Eppure c’era immensa pace nel suo modo di sedere ed osservare le stelle.
«Mi dispiace » rispose semplicemente Leah seguendo il suo sguardo al cielo.
Restarono in silenzio per qualche minuto fissando la notte.
«La mia trasformazione è avvenuta a 19 anni e da allora tutti questo è parte della mia vita. Ho smesso di trasformarmi per un po’, naturalmente. Vivevo una vita.. » fece una pausa sorridendo malinconica « Normale. Poi ho ripreso ». Ashley alzò le spalle fingendo un’espressione indifferente:«Ho 36 anni da allora.»
Vidi di sbieco Leah annuire con un cenno lento del capo. Sembrava non voler incrociare i suoi occhi, eppure mi parve molto più rilassata del solito.
«Ho visto che ti sei allontanata poco dopo che Kala e Joselyn si sono riunite al gruppo..» fece cambiando argomento. Le lanciò un’occhiata allusiva, che Leah non ricambiò.
«Hai visto male..» sospirò giocando con le dita delle proprie mani.
La donna non smise di a guardarla per qualche minuto con un’espressione neutrale. Il cervello di Leah sembrava pensare a qualcosa di importante.
«Tu hai l’aria di qualcuno che non ha pace.» deliberò alla fine, come avesse detto la cosa più banale del mondo.
Leah non disse una parola, ma il suoi occhi si erano di colpo intristiti.
Era chiaro che Ashley avesse ragione, ognuno di noi sapeva quanto soffrisse per Sam. Essere stata l’unica donna lupo del branco l’aveva spiazzata e la faceva sentire sola. Anche se Leah non mi stava particolarmente simpatica, era difficile non provare empatia per la sua condizione.
«Non sembri molto felice di essere un lupo. E hai la faccia di una col cuore a pezzi. »
Con due frasi Ashley aveva centrato l’obiettivo, e lo aveva detto con una semplicità e sicurezza fuori dal comune. Doveva essere un’ottima lettrice, come Edward. O forse, anche lei aveva provato le stesse sensazioni sulla pelle.
Leah le scoccò un’occhiata indecisa, come se fosse stata colta di sorpresa. Non ci era affatto abituata, ne fui sicura.
«Ti sbagli..» mormorò senza convinzione. Fece quasi per alzarsi, ma vidi che era esitante.
In fondo Ashley era la prima donna lupo che incontrava. Aveva risposte che non aveva saputo darsi negli ultimi 5 anni.
Dal canto suo, la lupa alfa non aveva dato segno di volerla fermare, né sembrava convinta che Leah se ne sarebbe andata sul serio. Non potei negare che Ashley fosse di una sicurezza disarmante. Anche la sua risposta fu pacata.
«Non è semplice essere una ragazza-lupo. Lo so bene. »
Leah aprì la bocca come per ribattere ma la vidi rimanere con la mandibola semi aperta, per poi richiuderla e tornare a fissare i propri piedi.
«Nessuno di quelli della mia tribù che si è trasformato è una donna. » disse alla fine con aria malinconica «Ne sono rimasti tutti così sorpresi che a mio padre è venuto un attacco di cuore e..»
 Non terminò la frase, ma fece un sorriso amaro che somigliò ad una smorfia di dolore più che allusiva. Sentii un brivido mentre mi accorgevo di sgranare gli occhi, e deboli ricordi mi affiorarono alla mente: l’acqua gelida che mi travolgeva, Victoria, la voce di Jacob e l’espressione di Billy di ritorno dall’ospedale. Harry Clearwater non ce l’aveva fatta. Come doveva essere sentirsi responsabili per la morte del proprio padre? Era così sbagliato, allora, l’odio che Leah provava per i vampiri, quelli che avevano innescato la sua trasformazione? Cominciavo a collegare i pezzi e mi sentii malissimo.
 «Con la mia trasformazione sono sorti altri problemi.. Fisici.» riprese in fretta Leah «Ma nessuno poteva aiutarmi ovviamente e.. Diciamo che non mi sono integrata molto bene con il mio branco. »
Conoscendo ciò che Jacob mi aveva raccontato all’inizio, e dei brutti pensieri che Leah cercava di disseminare nelle menti del branco, una parte della mia mente spaziosa pensò che il non essersi integrata molto bene era un eufemismo. L’altra ripescava inconsciamente immagini già scolorite del giorno in cui avevo deciso di saltare dagli scogli e provava pena e comprensione per lei. Ora capivo cosa intendeva Edward per “distrazione”. Che cosa bizzarra il cervello di un vampiro.
«Non dev’essere stato semplice, considerando che non conoscevi le tue origini fino in fondo..» sospirò Ashley con aria neutra «Non hai mai pensato di andartene e cercare delle informazioni altrove?»
«Non avevo nessuna pista e comunque non pensavo ce ne fosse bisogno. Ora non faccio parte di nessun vero branco.. Diciamo che sto con Jacob e Seth.» spiegò concisa alzando le spalle.
«Ma loro ti piacciono.» asserì di nuovo la donna.
«Sì» fece Leah con un mezzo sorriso, più intenso e sincero «Sono più felice lontana da casa.»
Ashley rimase a guardarla come se le stesse scavando nella mente, poi, mantenendo sempre un’aria seria e pacata aggiunse:«E, devo dedurre che a casa c’è chi ti ha spezzato il cuore.»
Vidi le braccia di Leah percorse da brividi familiari. La guardò di scatto sulla difensiva irrigidendosi per un po’. Poi sospirò, mentre i tremori diminuivano – lo yoga forse funzionava meglio di quanto pensassi.
«Esatto.» mormorò laconica.
Ashley sospirò:«Non era il tuo imprinting.»
Quella parola sembrò scatenare in Leah una reazione allergica. Storse la bocca in una smorfia prima di riportarla all’ingiù.
«Non ero il suo imprinting.» scrollò le spalle come se volesse scacciare via qualche tremore «E poi non credo di poterne avere uno.»
«Sì invece.» ribatté con semplicità.
«Come lo sai?» sbottò contrariata.
Ashley non rispose subito. Sembrava immobile di fronte a lei; immaginai i suoi occhi di ghiaccio bloccati e fissi su quelli scuri di Leah e non desiderai essere al suo posto: facevano davvero impressione.
«Non hai ascoltato la storia prima? Raaka ebbe un imprinting, il primo della storia.» riprese qualche secondo dopo, con la voce più indurita.
Leah non disse nulla ma sembrava combattuta. Tra la voglia di chiederle qualcos’altro e quella che sospettai fosse.. Speranza. Una piccola, innocente speranza che si stava facendo strada tra i cocci del cuore di Leah. Se avesse avuto l’imprinting con qualcun altro avrebbe dimenticato Sam finalmente.
La donna-alfa alzò improvvisamente gli occhi al cielo scuotendo appena la testa indispettita:«Quindi era un uomo-lupo, quello di cui parli. Odio queste cose..» tornò a guardarla con aria comprensiva «Del stesso branco, desumo.»
«Era il mio Alfa.»
Gli occhi di Ashley si fecero tristi ed annuì con aria dispiaciuta. Eppure c’era sempre qualcosa di trattenuto e di apatico nelle sue reazioni. Non riuscii a spiegarmelo.
«Senza Jacob non saresti potuta andartene.» affermò, azzeccandoci come al solito.
Leah socchiuse gli occhi senza rispondere.
«Ci sono diverse tipologie di branchi sparsi per il mondo, Leah. Se Jacob è comprensivo come sembra, dovresti viaggiare.» disse con un sospiro «Non ce ne sono molti; come dice Makeda, la tradizione va perdendosi, i vampiri sono nomadi e fanno sì che non si attivi spesso il meccanismo che ci fa diventare quello che siamo. Ma qualcuno c’è..»
«Sei stata in altri branchi?» mormorò con un briciolo di curiosità.
«Ho incontrato una o due cacciatrici, e una mutaforma.. Differente. Ma il branco con cui sono rimasta per un po’ è stato quello Australiano, tutto al femminile.»
Gli occhi di Leah furono sorpresi, forse quanto i miei.
«Tutto femminile?»
«Sì. Erano quasi tutte discendenti da matrimoni o relazioni miste tra aborigeni e uomini bianchi. Ce n’era anche una africana, e una indiana. Erano sei.»
«Wow» sussurrò l’altra. Era la prima volta che la vedeva davvero interessata a qualcosa e una parte di me ne fu contenta e sorpresa.
«Prendevano davvero sul serio il loro compito.. A volte era un po’ intransigenti» raccontò con aria pensosa. Non ne sembrò particolarmente entusiasta, però.
«Perché non sei rimasta?»
Ashley storse la bocca scrollando la spalle:«Ho sempre fatto fatica ad adattarmi ai gruppi. Pensai che fossi più un lupo solitario, o qualcosa del genere. La verità era che il mio istinto era di natura.. Troppo competitiva, non poteva sottostare agli ordini in qualche modo.. Makeda mi spiegò, quando la conobbi, che il vero motivo per cui non riuscivo ad integrarmi ai branchi, era perché non era nata per assoggettarmi. A quanto pare avevo il sangue di un’alfa, e non potevo soffocare a lungo la mia natura. Così ho creato un branco mio» alzò le spalle come scrollasse brutti pensieri.
«Non ho ancora ben capito come si è formato questo branco» mormorò Leah «Ho sempre pensato fosse una cosa.. Tribale.. Che riguardasse legami di famiglia o cose del genere.»
Effettivamente me lo ero chiesta anche io.
«A dirti la verità, non ne ho idea.. » sospirò «Ho passato metà della mia vita con Edward, ma sentivo che la mia esistenza era incompleta, mancava qualcosa. Sentivo di non avere più uno scopo nella vita. In fondo sapevo perché ero una mutaforma; dovevo proteggere gli esseri umani dai vampiri, e invece passavo il mio tempo a girare il mondo, e fare la bella vita mondana. Così ho cominciato a viaggiare per conto mio, a stare con persone della mia stessa.. “Specie”. Ma come ti ho detto, non riuscivo ad adattarmi. » fece una pausa con aria abbattuta prima di riprendere, un po’ più serena «Allora, abbattuta, sono arrivata in Texas circa nove anni fa. Edward abitava lì, e aveva conosciuto una strega, Joana Finch. La sua antenata era la donna che gli aveva donato l’anello diurno, e così avevano preso a ronzarsi intorno. Inutile dire che non piacevo molto a Joana..». Fece un mezzo sorriso divertito ma alzò gli occhi al cielo con aria leggermente seccata.
«In fondo tu non sei una protettrice?» domandò Leah aggrottando la fronte.
Rise:«Be’ sì. Ma immagino che non sia rassicurante sapere che l’uomo per cui hai una cotta abbia vissuto quasi sempre con un’altra donna, o almeno, per più di sessant’anni. »
 «Era gelosa » concluse Leah con una smorfia di disgusto sulle labbra.
Ashley scrollò le spalle:«Anche lui non le era indifferente, ma non l’aveva capito, voleva solo aiutarmi. Da quando ero ricomparsa però Edward le dedicava molto meno tempo perché mi vedeva depressa. » sbuffò, ma con dolcezza.
Vidi Leah grugnire, probabilmente disgustata dal flirt tra un vampiro ed un umana, e poi aggiungere:«Non capisco perché tu abbia vissuto così tanti anni con un succhiasangue, il nostro nemico, il motivo per cui siamo quello che siamo..»
«Non è esattamente così» la contraddisse con calma «Forse al giorno d’oggi abbiamo un concetto molto parziale di cosa sia una “strega”, considerandola colei che pratica la magia attraverso formule ed incantesimi.. Be’, in parte sì, una strega è effettivamente in grado di usare la magia che le scorre nelle vene a suo piacimento. Ma prima di essere tali, sia Raaka che Euna  - che noi stesse -  erano entrambi esseri magici, la magia è nata con loro. Nel momento in cui hanno imparato a scoprirla, sentirla e poi ad utilizzarla, hanno potuto esprimerla diventato streghe. Senza questo passo però sarebbero state solo due esseri umani, esattamente come me o come te prima che la magia che scorre dentro di noi si attivasse.»
«Mi stai dicendo che se volessi potrei essere una strega?» domandò Leah facendo una smorfia dubbiosa con le labbra.
Ashley alzò le spalle:«Forse. Tecnicamente, da quello che racconta Makeda, la magia di Raaka consisteva proprio nella capacità di assumere le sembianze di una lupa più grossa, forte, velocissima, e non invecchiava mai. Nessuno ha mai parlato di incantesimi, anche se qualcuno lo fece.»
«Come la maledizione contro il cacciatore e l’incantesimo su suo marito.» concluse Leah seguendo il ragionamento.
La storia di Makeda e poi ancora quella di Ashley mi affascinavano tanto che non riuscii a smettere di seguire quella conversazione, malgrado stessi origliando. Sperai solo che nessuno mi scorprisse, sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
La donna annuì confermando le sue teorie:«Il suo dono si è trasmesso di padre in figlio, ma come ogni strega è differente, anche i suoi figli si manifestarono in modi diversi. Col passare degli anni e delle generazioni, dei cambiamenti genetici e degli incroci, forse è diventato sempre di più un fenomeno latente, inconscio, che emerge prepotentemente come autodifesa – i vampiri sono stati la minaccia più pericolosa per Raaka, perché siamo noi ad essere i loro nemici primariamente. Se ci pensi, anche se i vampiri non potrebbero praticare magia, si presentano spesso con dei doni.. Un residuo della magia di Euna forse, passato geneticamente attraverso il morso.»
Leah la scrutò a lungo come se stesse collegando tutte le informazioni ricevute.
«Ha senso.» si limitò a dire poco dopo «Ma ancora non capisco perché tu e il vampiro siate amici.»
Quella era sicuramente una storia che mi sarebbe piaciuto conoscere. Sperai che attraverso Leah sarei stata in grado finalmente di conoscerla.
Ashley sembrò pensarci per qualche minuto poi fece un sorriso mesto:«All’inizio lo odiavo. Vivevo da sola allora, in isolamento direi. Avevo incontrato un paio di streghe a Salem un paio di anni prima, e mi avevano convinta a collaborare con loro. Me lo avevano mandato per un test, e con la scusa di consegnare un amuleto alla loro Congrega avremmo passato due settimane insieme, passando attraverso zone verdi dell’Ontario.» storse la bocca in una smorfia «La prima volta che l’ho visto entrare, se non fosse stato per il suo dono, gli avrei staccato la testa all’istante. Non avevo mai passato tanto tempo con un vampiro - la puzza era insopportabile – né ci avevo mai parlato; in quegli anni li sorprendevo mentre si nutrivano o quando stavano per farlo. Li uccidevo e basta, non mi ero mai chiesta come fossero. Sapevo che erano contro natura, che mi trasformavo per combatterli; avevo dei.. Problemi di istintività a quei tempi..» fece una breve pausa socchiudendo gli occhi per un istante.
Mi immaginai un vampiro preso dalla smania della caccia e potei capire quanto sembrasse animalesco indirizzarla contro un essere umano; ma pensare ad Ashley e i suoi occhi minacciosi per un certo verso mi terrorizzava ancora di più. Quella donna aveva qualcosa di terrificante, sia che si trattasse del suo essere stata ferma ai suoi trentasei anni tanto a lungo, sia per la sua tranquillità surreale.
«Edward sembrava così.. Disperato, spaventato.» riprese dopo qualche istante, con un tono di voce più morbido «Non era di certo il solito vampiro con cui avevo a che fare. Soffriva, aveva sete e la cosa mi dava il voltastomaco, ma mi spiazzava anche: i vampiri che avevo visto si gettavano sulle persone senza pensarci; lui trovava la mia presenza – o perlomeno l’odore – altrettanto ributtante ma non badava a me, se ne stava rannicchiato lì a combattere l’istinto ogni volta che ci accampavamo. Be’ all’inizio era anche terrorizzato a morte da me » ridacchiò appena, sardonica «Non sapeva cosa fossi né aveva mai creduto che un essere umano potesse trasformarsi in un lupo gigante.»
Il sorriso che fece mise in mostra una fila di denti bianchissimi e dall’aria affilata. Sì, decisamente, non avrei mai voluto trovarmela contro..
Pure Leah era un misto tra ammirazione ed allerta; se ne stava seria ad ascoltare senza interromperla. Non credo mi fosse mai capitato di vederla così assorta e paziente.
Ashley scosse la testa appena con un mezzo sorriso, forse ripensato a quello che aveva appena detto:«Hazel, la strega, gli aveva detto che per la durata della nostra “missione” non avrebbe dovuto nutrirsi di sangue umano, o il loro patto per tenere a bada il luccichio della sua pelle, sarebbe saltato. Quando si era recato da lei, lo stesso giorno che si era presentato da me, Edward aveva già gli occhi tendenti al nero opaco, quindi la sua riserva di sangue cominciava a scarseggiare. » entrambe storsero la bocca dal disgusto « Un’altra sera di silenzio in cui se ne stava acquattato ad un albero, lontano da me, non riuscii a trattenermi – era un  bel po’ che non avevo un dialogo civile con una persona, in effetti. Gli chiesi perché dovesse per forza nutrirsi di persone. Sembrò stupito, ma mi rispose che stava cercando di usare le sacche di sangue degli ospedali, che non voleva uccidere nessuno. Gli dissi che per me non cambiava le cose e lui ribatté che non poteva farci nulla, che lo trovava ributtante ma che non lo aveva scelto. In realtà ero parecchio colpita.. Ero abituata a vederli come creature demoniache devote al sangue, mi avevano detto che il motivo per cui mi trasformavo era per proteggere gli umani dalla sua razza. Però volevo capirne di più di questa dipendenza.. Non che avessi intenzione di  lasciarmi incantare comunque. Senza rifletterci gli sbottai che anche gli esseri umani dovevano mangiare per forza, ma cacciavano animali e non persone della stessa specie. Va da sé che lo scioccai. Rimase a fissarmi impietrito, spiritato. Pensai che si stesse arrabbiando o qualcosa del genere, sapevo che l’autocontrollo non fosse il massimo per un vampiro assetato.
Invece mi disse che non ci aveva mai pensato.
Era spiazzato ed ammise di sentirsi piuttosto stupido. Ma vidi nascere una speranza assolutamente impossibile nei suoi occhi neri. Mi pregò di accompagnarmi mentre andavo a caccia, e lo vidi per la prima volta, travolto dalla sete, azzannare un animale, berne il sangue e riuscire a saziarsi.» i suoi occhi si spostarono su quelli di Leah che non nascondevano la nausea evocata da quelle parole, ma poi riprese più serenamente «Quando vide che la cosa non aveva comportato nulla di diverso, nessun effetto collaterale, sembrò scoppiare di gioia. Se non avessimo provato repulsione per la diversa temperatura del corpo o per l’odore, credo che mi avrebbe abbracciata tanto era felice.» alzò gli occhi al cielo, affettuosamente «Mi ringraziò molte volte e mi spiegò quanto fosse sollevato all’idea di non dover uccidere più un umano. Questa cosa mi colpì parecchio, e in un certo senso da quel giorno i rapporti tra di noi si fecero perlomeno cordiali; Edward era sempre estremamente di buon umore e cercava di sdebitarsi in ogni modo. Si offrirà di cacciare animali per me, di prepararmi del fuoco o giacigli su cui dormire. Era assurdo e parecchio fastidioso alle volte, ma in fondo lo trovavo divertente.»
«Per questo sei diventata pappa e ciccia con un succhiasangue?» domandò Leah arricciando il naso. Non sembrò ostile come al solito, ma nella sua ottica probabilmente non era del tutto giustificante.
Ashley alzò le spalle:«Non lo so Leah. Io ero sola, lui era solo e pareva ben deciso a dovermi restituire un favore, come se gli avessi salvato la vita o chissà cosa, con quella frase. Abbiamo cominciato a parlare; ovviamente ero riluttante, all’inizio, ma ho scoperto che andavamo molto più d’accordo di quello che credessi.» sospirò «Quando il nostro compito era terminato ed Hazel gli donò l’anello mi accorsi che tornare in solitudine sarebbe stato alquanto triste. Non lo avrei mai ammesso né gli avrei mai chiesto di restare, ma un po’ mi dispiaceva tornare alla mia monotona, solitaria vita di prima. Sorprendentemente mi propose di seguirlo, in giro per il mondo per sdebitarsi, e per tenere a bada la sua brama di sangue umano. Non so perché ma accettai.. E da allora abbiamo vissuto quasi sempre insieme, siamo amici. »
Leah annuì con aria poco convinta, ma fui sicura che i suoi pensieri non erano sulla stessa linea d’onda di Ashley. In perfetta ed antitetica sincronia con Leah, dopo questo racconto il buon senso di Ashley me la fece apprezzare molto di più.
«Quindi, dicevi che sei finita qui insieme a lui e quella Joana di cui mi parlavi?» chiese Leah cambiando argomento. L’affetto che legava Ashley ad Edward, fui certa, l’aveva parecchio nauseata.
 Ashley scosse la testa con calma:«Ho deciso che fosse ora di cambiare aria, da sola. Era chiaro che per Joana la mia presenza era di troppo, e io non avevo nessuna voglia di litigare. Pensai di chiedere a lei e alla sua Congrega di streghe di Brownsville se potessero aiutarmi. Dissero che in California avrei trovato le mie risposte.»
Sentii Leah soffiare, come in disaccordo.
«Non ti piace la California?» domandò Ashley senza capire.
«Come hai capito che non fosse un trucco per allontanarti?» domandò accigliandosi appena.
Ashley rise appena ed annuì:«Ci ho pensato, ma non m’importava un granché; se mi avesse dato le indicazioni sbagliate per gelosia, potevo tornare indietro ed infastidirla molto più di quello che pensasse. E poi la Congrega non aveva secondi fini con una Protettrice.»
Leah annuì e sembrò soppesare quelle parole. Dopo qualche istante di silenzio, prima che Ashley potesse continuare il suo racconto, domandò:«E lui e questa..Joana sono ancora insieme?»
«No. Non andò a finire bene tra loro..» tagliò corto storcendo le labbra, con un tono di voce che non lasciava presagire nulla di buono « Ad ogni modo, la Congrega mi consigliò di chiedere a Makeda, una strega Africana che viveva a Pacifica. Aveva poteri oracolari, avrebbe potuto comprendere meglio il mio destino. »
Leah, come lo ero io, aveva l’aria di essere stata molto colpita da quell’affermazione lasciata in sospeso; sembrò esitare, ma non indagò oltre.
«Quindi Makeda vede il futuro..»
Mi parve di vedere Ashley scuotere la testa:«Makeda ha una chiara percezione di ciò che la riguarda e soprattutto dei mutaforma. Ha delle sensazioni particolari, e sa dove conduce il destino delle persone, diciamo a lungo termine. » alzò le spalle «Capì il mio, anzi, sembrò quasi aspettarmi. Mi spiegò la faccenda dell’alfa e mi disse che stavano convergendo lì, vicino a San Francisco, altre forze che avevano bisogno di una guida. Altre persone senza un passato che ben presto si sarebbero trasformate – a quanto pare San Francisco era una zona notturna molto popolata dai vampiri – senza sapere perché né come. Mi diede uno scopo.  Così, con l’aiuto di Makeda li ho trovati. »
«E vivete tutti insieme a casa sua» concluse distrattamente «Non ti dà fastidio?»
«La casa è grande, e nessuno del branco aveva esattamente una casa alla quale tornare..» spiegò con pazienza.
Leah aggrottò la fronte pensosa.
«Il primo che trovai fu Trenton. Aveva vent’anni, era fuggito di casa, con una situazione famigliare difficile. La sua trasformazione avvenne due anni dopo, ma nel frattempo gli offrimmo un posto dove stare. Più tardi arrivarono in città Jaxen e Jocelyn, venti e diciassette anni, dal Sud America. Erano in fuga, più o meno.. Jax era cresciuto in un quartiere povero, dentro il giro della malavita, e aveva trascinato con sé Josie, un’orfana. Sono finiti insieme come cane e gatto ma ci sono rimasti. Jax era in trasformazione quando lo abbiamo trovato, Josie ci mise un paio di anni. In quanto a Kala, se n’è andata dall’India a diciotto anni con i gemelli dopo che i suoi sono morti in un incidente aereo. Si è trasformata qualche mese dopo; Zachary e Justin – dodici anni - sono i suoi fratelli adottivi, trapiantati dall’Australia. »
«Dodici anni? » domandò sbigottita, specchio della mia stessa reazione.
In tutta risposta Ashley scrollò le spalle indifferente:«Loro si sono trasformati un anno fa. Ma li usiamo come sentinelle; sono così piccoli che riescono ad arrampicarsi in cima agli alberi. Non voglio farli combattere, è troppo presto.»
Probabilmente incapace di aggiungere altro, Leah annuì incerta, mentre Ashley, improvvisamente si alzava sospirando con un aria tranquilla:«Dovremmo tornare; i dolci di Makeda sono fenomenali, credimi..»
Leah alzò appena le spalle indecisa.
Ashley ancora una volta si sintonizzò sui suoi pensieri: «Nessun branco è perfetto, nemmeno il mio, anche se ora vedi i ragazzi scherzare e ridere. Siamo diventati una famiglia, ma questo non significa che le difficoltà non ci siano e non ci siano state. In un certo senso per noi è sempre stato così, siamo sempre stati.. Misti. Forse da dove vieni tu la novità li ha sconvolti. Non devi pensare di essere sbagliata » le lanciò uno sguardo allusivo «I problemi fisici.. mensili, tornano a calibrarsi col tempo»
Gli occhi di Leah, ancora colta alla sprovvista, saettarono sui suoi con un filo di imbarazzo. Non riuscì a mostrare un’espressione arrogante, come la vedevo spesso fare.
Ashley sorrise:«Il nostro corpo subisce uno stress, all’inizio, per parecchi anni a dire il vero. È normale che anche queste cose abbiano ripercussioni sul resto. Le lupe, in quanto animali, hanno un ritmo biologico differente dal nostro, ma passerà. Come passerà il resto..».
Detto questo si voltò e tornò alla festa, lasciando me e Leah di stucco.
 
Flashforward
 
«Reese, Jasper: voi starete sull’ala sinistra e destra, come abbiamo deciso.» intimò Ashley cinerea.
Jasper annuì e lanciò uno sguardo verso Edward:«So che vorresti proteggere Bella; ma la tua capacità di leggere nel pensieri ci sarà di grande aiuto in battaglia.»
Ovviamente mio marito emise un sibilo contrariato:«Non se ne parla Jasper. E no, Renesmee non resterà qui.»
«Edward..» cominciai invano mentre scuoteva la testa in un uno cenno secco.
«Ci penserà Vicky» s’intromise Ashley asciutta guardando un punto indistinto del cielo «Ed Axel . Inoltre, con Rosalie ed Esme non ci sarà da preoccuparsi di Renesmee.»
Il lupo rossiccio grugnì contrariato mentre Seth guaiva guardando la ragazza oltre le mie spalle.
Quando Renesmee diede due pacche comprensive a Jacob e guardò Edward con aria seria la situazione sembrò calmarsi per qualche istante:«Sarò più al sicuro qui dove potete vedermi.»
Scambiai un’occhiata ansiosa verso Edward e poi Jake, che sembravano avere tutti e due la stessa espressione - umana ed animalesca – tormentata dal dubbio. Guardai in direzione di Rosalie la trovai cinerea e determinata.
«Nessuno toccherà mia nipote.» sentenziò senza remore.
Esme annuì di buon grado di fianco a lei, posandole una mano sulle spalle.
Ashley sospirò grave:«L’incolumità di Renesmee è l’ultima di cui dovreste preoccuparvi. È per la vostra famiglia che viene.»



 
Grazie mille a tutti i lettori e a tutti quelli che continuano a recensire; come non mi stancherò mai di ripetere, sono molto contenta di sapere cosa ne pensiate ;)
Ho cercato di focalizzarmi un po' su Ashley per mostrare lati di lei che all'inizio non sono venuti fuori; non so il perché ma sono molto affezionata a questo peronsaggio. Ditemi cosa ne pensate ora che avete scoperto qualcosa in più su di lei, se vi va (sia che siano commenti negativi che positivi, nessuna offesa!). 
Al prossimo capitolo,
Jess

Ps. Per maggiore chiarezza inserisco di seguito una specie di "anagrafe" per capire meglio le età dei personaggi facente parte del nuovo branco; faccio riferimento all'anno di pubblicazione di Breaking Dawn, 2008, e conto tre anni da lì (2011), considerando che la nostra storia prende avvio proprio dopo quel lasso di tempo. Naturalmente c'è da considerare anche che i mutaforma, dopo la trasformazione e finché continuano a mutare, non invecchiano più fisicamente, ma, come spiega la Meyer, dimostrano già più anni di quelli che avrebbero rispetto all'età in cui si traformano per la prima volta. 

Ashley -> Ha 35/36 anni dal1922. Nel 2011 avrebbe 124 anni
Trenton -> incontra Ashley a 20 anni e si trasforma due anni dopo (22). Nel tempo presente avrebbe circa 27 anni
Jax -> incontra Ashley a 20 anni e si trasforma subito. Nel tempo presente avrebbe circa 24 anni
Josie -> incontra Ashley a 17 anni e si trasforma a 19. Nel tempo presente avrebbe 21 anni
Kala -> incontra Ashley a 18 anni e si trasforma pochi mesi dopo. Nel tempo presente avrebbe 21 anni
Zac/Justin (i gemelli) -> incontrano Ashley a 9 anni e si trasformano ad 11. Nel tempo presente avrebbero 12 anni
Edward senior Masen -> è stato trasformato nel 1918 ed è fisso ai suoi 37 anni. Incontra Ashley nel 1927. Da vampiro avrebbe 93 anni; ha vissuto, dalla nascita umana sino ad ora,130 anni 
Makeda -> ha conosciuto Ashley quando quest'ultima è andata a cercarla a San Francisco (circa 2003). Aveva 49 anni. Nel tempo presente ne ha 59. Il suo processo di invecchiamento è come quello di qualsiasi essere umano. Da strega potrebbe essere in grado di ridurre il proprio processo di invecchiamento, ma non ne è interessata.

Pps. Dopo il prossimo capitolo, ve lo prometto, rivelerò chi è Izzy, e permetterò anche di vedere le cose dalla sua prospettiva. Pazientate ancora un capitolo ;)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Jessie